Not Good Enough
Lampeggiano le 5.01 sul soffitto, quando Tony si alza di
scatto dal letto e, col respiro affannoso, cerca di rimettere in ordine i suoi
pensieri.
Zoe, al suo fianco, si sveglia quasi subito e comprende
subito la causa della sua repentina sveglia. Abbraccia Tony in un movimento
silenzioso, avvolgendo un braccio sulle sue spalle, per comunicargli la sua
presenza.
Capita spesso che abbia degli incubi e lei è sempre lì
per rassicurarlo.
«Un brutto sogno?»
Tony annuisce, con lenta rassegnazione, quasi non si
aspettasse di vedere quei sogni cessare.
«Cosa c’era?»
Zoe glielo chiede tutte le volte, ma Tony non le risponde
mai.
«Non ricordo.»
Lei sospira, speranzosa che prima o poi Tony avrà
abbastanza fiducia per aprirsi con lei e rivelarle la causa dei suoi incubi:
per il momento, si limiterà a stargli vicino e a sostenerlo come può.
Come Zoe sa, infatti, lui ricorda chiaramente tutti i
suoi incubi – come potrebbe non
ricordare? -.
C’è sempre Lei.
A volte in alcuni lei torna, per poi andarsene di nuovo e
lasciarlo ancora solo; a volte sogna di dimenticarla e si sveglia con un dolore
che pulsa sordo tra la cassa toracica e la gola perché nessun dolore può mai
essere peggio del non averla mai conosciuta; a volte sogna che ritorni e lo
baci delicatamente, ridendo del suo stupore e, anche se Zoe non l’ha mai
notato, da questi sogni si sveglia piangendo perché riapre gli occhi e lei non
c’è, non la tiene tra le braccia e non vede il suo sorriso.
A volte, come in questa notte, sogna che lei muoia: la
vede a terra, inerme in una pozza di sangue e gli occhi sbarrati e vuoti; la
vede in pericolo e inizia a correre per salvarla, ma non arriva mai in tempo e
lei si accascia al suolo sempre prima che la possa raggiungere; spesso la vede
morta in un deserto, forse vecchia reminiscenza della sua prigionia in Somalia
dove pensava che fosse davvero morta in quel deserto, e la sabbia dorata è
rossa, tanto da fargli male agli occhi e lei è abbandonata tra le dune, col
vento che le scompiglia i capelli e si
porta via con sé anche la sua vita.
«Coricati. Cerca di dormire.»
Lampeggiano le 5.34 sul tetto, grazie all’orologio
elettronico di Zoe, quando lei gli scuote leggermente la spalla.
Tony annuisce meccanicamente e si distende, mentre lei lo
abbraccia.
«Sono qui.» gli dice sempre, per rassicurarlo.
E Tony le rivolge un sorriso tirato, sentendosi peggio
che mai. Piega la testa dall’altro lato, quasi incapace di guardarla, perché
quando le dice quella frase, l’unica cosa che riesce a pensare è il suo volto, la sua voce e il taglio dei suoi
occhi – e che sia Lei a dirgli quella frase -.
Zoe è lì e, per quanto lui ci abbia provato, non basta.
Sono passati quasi tre anni.
Ma Ziva non c’è.
Non sarà mai
abbastanza.
Fine.
Ero in un mood un po’
triste e questo ne è uscito.
Onestamente, non ho più
seguito la serie da quando Ziva se ne è andata, ma so dalle varie informazioni
che ho visto da Internet che hanno introdotto il personaggio di Zoe, per far
ricominciare la vita sentimentale di Tony.
E ho provato ad immaginare
quello che lui prova, in un ipotetico scenario dove lui e Zoe stanno insieme da
un po’ di mesi (ho scritto tre anni proprio per questo.)
Tuttavia, il riferimento a
Zoe può essere preso anche in maniera più generale: volevo intendere con questa
fic che, qualunque donna ci sia al fianco di Tony,
non sarà mai abbastanza dopo Ziva.
L’ispirazione per questa fic viene da questa vignetta, che ha il potere di stringere
il mio cuore ogni volta che ne leggo le poche righe; la lessi per la prima
volta tanti anni fa e non la capì subito, notando solo dopo She e you.
Rileggendola qualche
giorno fa, non ho potuto che associarla a Ziva e Tony, anche per il riferimento
al deserto.
Che dire altro, spero vi
piaccia, anche se molto malinconica. Quanto mi manca Ziva ç_ç
e Tony e Ziva.
Un bacione,
EclipseOfHeart