Have a heart and try me
('cause without love I
won't survive)
Note:
Hello! Qui trovate una raccolta di One-shot, Flashfic e Dabble che ho
deciso di unire in un unico posto. I paring e i rating variano da pezzo
a pezzo (troverete tutto nello specchietto a inizio di ogni
"capitolo"), quindi se c'è qualcosa che non gradite skip e vai avanti.
Poiché un filo conduttore deve sempre esserci, per me,
eccolo: have a heart
and try me; no, non appartiene a me, ma alla canzone Love Hurts degli
Incubus. Si tratta quindi di coraggio e di amore, in tutte le sue forme
e facce.
Avendo una netta preferenza per la coppia Casey/Severide (credo si sia
anche capito), molti pezzi saranno su di loro, ma non tutti; allo
stesso modo, non tutti saranno incentrati sull'amore romantico
comunemente inteso. Credo ci sarà qualche AU e What if?,
tanto per divertirmi e sperimentare.
Ho parlato abbastanza? Immagino di sì. Quindi, dico solo:
ogni parare, anche il più piccolo, è ben accetto (aka ardentemente
desiderato).
Enjoy, if you dare.
Ax.
Titolo: #1:
Natural and real
Introduzione:
Dal testo: "Naturale e
reale, sussurrò, guardandolo negli occhi.
Fu un momento, uno scambio di sguardi, e nessuno dei due era realmente
lì. Entrambi vedevano occhi diversi, calmi e sinceri.
L'amore per Matthew li univa, il suo amore li divideva."
Ambientato da qualche parte dopo l'episodio 2x10 "Not Like This".
Genere:
Romantico
Rating:
Giallo
Avvertimenti:
Nessuno
Personaggi:
Matthew Casey, Kelly Severide, Gabriela Dowson
Coppie:
Slash; Het
Declaimer: I
personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo
di lucro. Il titolo si riferisce largamente alla canzone I know it's over
dei The Smiths (listen, please).
Natural and real
Gabriella Dowson sapeva che Matthew Casey non era
suo.
Lo era stato per una attimo, momenti di appartenenza qui e
là in quei mesi. Matt era stato suo quando aveva bussato
alla sua porta e l'aveva baciata, quando tra le lenzuola le aveva detto
di amarla, quando aveva disegnato nel cielo la storia del loro futuro,
saggiando le stelle con occhi sognanti.
Poi tutto si era distrutto. Non c'era stato uno scoppio
eclatante o un boato, nulla paragonabile al crollo di un edificio o al
terribile frastuono di un tamponamento a catena.
Era stata una catastrofe silente, mentre Matt si allontanava
da lei strisciando nel buio. Pretendere che fosse ancora il suo uomo
divenne pian piano un'ingenuità insostenibile.
Finché la tragedia aveva colpito: la testa di
Matt schiacciata da una trave.
Quando si era risvegliato e le aveva sorriso, guardandola e
stringendole la mano, Gabby aveva creduto che nulla fosse perso, ma
tutto ritrovato. Era un paramedico per vocazione e ora le sembrava, nel
dramma, una benedizione poter curare la persona che amava. L'amore
sarebbe tornato ad essere naturale e reale, anche per loro. Allora
tutto il resto avrebbe perso importanza.
Non importava che lui non lasciasse a Gabby la
possibilità di rimettere insieme i pezzi, dopo una giornata
distruttiva.
Non importavano i non
stasera e i ho
bisogno di star solo.
Non importava che lui, ancora dentro lei, gemesse a occhi
chiusi, il labbro morso a sangue. Distante.
Non importava che sulle spalle le sussurrasse di amarla, ma
le sue mani fossero fredde.
Smise improvvisamente di dirle quelle tre parole, di
baciarla dopo aver fatto l'amore, di carezzarle il collo prima di
addormentarsi. Cominciò a voltarle la schiena nel letto e
per due volte i suoi occhi divennero rossi di pianto.
Non importava.
Lei avrebbe fissato i pezzi al loro posto.
Gabby voleva credere che ogni cosa sarebbe cambiata,
perché lei lo avrebbe curato e perché il suo
amore era naturale e reale.
Una notte Gabby capì che la testa di Matt si era
divisa in due in un modo che lei non aveva voluto vedere, ancor prima
che una trave la rompesse.
Una notte, quella notte, la notte, Matt la
svegliò e le carezzò il viso.
Era dispiaciuto.
La guardò negli occhi quando lo disse.
Non posso
fingere di amarti.
Lei aveva annuito, perché lo sapeva. Lui non
chiuse gli occhi e lei lo ringraziò, perché
finalmente era sincero.
La mattina seguente lei si svegliò sola, tutte le
cose che erano state di Matt non c'erano più, quelle che
erano state loro
le aveva lasciate a lei. Perché l'amore di lei era naturale
e reale, ma non quello di Matt.
Due mesi dopo Gabby vide Kelly e Matt ridere intorno al
tavolo del pranzo. Si guardavano come se non esistesse altro. Matt si
voltò e incontrò il suo sguardo per un attimo;
lei vide per la prima volta in lui ciò che aveva visto allo
specchio mille volte.
L'amore di Matt era naturale e reale, ma non era per lei.
Era un pomeriggio freddo e nevoso quando Matthew si
presentò alla sua porta con un pasticcio di carne. Lei gli
aveva dato la ricetta, una vita prima.
Seduto sul divano, la guardò con la stessa nuda
sincerità di quella notte così lontana. Le disse
che si sarebbe trasferito da Kelly e lei pianse. Era felice.
Era felice perché sapeva che Matt non avrebbe
più avuto incubi e mal di testa. Sapeva che non avrebbe
più finto e schivato il tocco tra le lenzuola. Sapeva che
meritava un amore naturale e reale.
La sera era bionda e umida, oltre le finestre e
nelle strade vuote.
Kelly uscì e si avviò lungo
il vialetto, avvicinandosi con cautela all'uomo ritto in mezzo alla
nebbia.
«Casey, hai perso completamente il
cervello?»
Rise, ma no ebbe risposta. Lo aveva appena fatto entrare, la
porta ancora aperta alle sue spalle, quando dita bagnate gli
afferrarono il volto. Le labbra di Matt erano fredde contro le sue, la
lingua calda non chiese permesso prima di invadergli la bocca.
Kelly non ebbe tempo di dire no, e ne fu grato.
Quando si scostò, gli occhi azzurri erano
spalancati e calmi. Sinceri.
La mattina dopo seppe che Casey era fuggito da Gabby. Per
lui.
Kelly capì che il mondo non sarebbe finito al suo
risveglio. Imparò presto a incontrare gli occhi chiusi di
Matt tra le lenzuola, la guancia che scompariva nel cuscino e l'angolo
della bocca tirato in un sorriso. Scoprì il piacere di
addormentarsi sapendo che il letto sarebbe stato ancora caldo, al suo
risveglio. Anche quando c'era la bufera che sfregava contro le
finestre, anche quando parole dure e crudeli essudavano ancora dalle
mura della stanza.
Matthew non andava via, mai.
Stringeva i denti contro i suoi insulti, costruendo di notte
mobili che il mattino avrebbe distrutto.
Si ripuliva il labbro spaccato, sciogliendo i muscoli sotto
una doccia calda, e Kelly lo sentiva infilarsi silenzioso sotto le
lenzuola.
Matt tornava sempre, anche contro l'orgoglio e la rabbia. Al
mattino era sempre lì, a un soffio dal suo cuore.
Fu d'impulso e tra un gemito e un grugnito, che Kelly disse
le tre parole che avrebbero potuto distruggere il suo universo.
Ti amo,
cazzo.
Matthew affondò i denti nella pelle della sua
spalla, le unghie nella schiena, e inarcò il corpo. Quando
il piacere scivolò via, lo guardò e sorrise.
Al mattino era ancora lì, ma aveva gli occhi
aperti e lucidi.
Sì,
ti amo anch'io, disse.
Kelly pensò che avrebbe davvero potuto piangere.
Due mesi e una vita dopo, Kelly guardava gli occhi scuri di
Dowson e si chiedeva perché Matt non l'amasse. Si chiedeva
perché lo amasse così tanto da rinunciare a una
sicurezza, a una vita diversa, una vita sognata così a
lungo. Come se le sue pupille avessero una risposta segreta, un oracolo
sul fondo, Kelly la guardò e non disse nulla.
Tu lo ami?
Riuscì solo ad annuire, un riflesso.
Lei sorrise, ma una lacrima era sull'orlo della sua palpebra.
Naturale e
reale, sussurrò, guardandolo negli occhi.
Fu un momento, uno scambio di sguardi, e nessuno dei due era
realmente lì. Entrambi vedevano occhi diversi, calmi e
sinceri. L'amore per Matthew li univa, il suo amore li divideva.
Lui ti ama
come non amerà mai nessuno.
Dowson si voltò, incamminandosi sotto il sole
freddo di Chicago.
Allora Kelly comprese che il perché non era
importante.
Il loro amore era naturale e reale, nient'altro.
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