rafe e danny
- Quella maledetta camicia
hawaiana è ancora li. Non è possibile, quel dannato
cretino se
l'è portata dietro anche adesso, che mancano meno di 24 ore
all'attacco! Meno di 24 ore alla loro quasi certa morte, e la
camicia hawaina dai colori improbabili e imbarazzanti fa capolino dalla
borsa dove impunemente sta frugando e lo fissa come un dannato serpente
corallo. E come tale, è probabilmente velenosa.
- Danny la fissa, la
vede rotta e rovinata, sporca di nero e di grasso; ma come la sfiora
con la punta delle dita, sente un brivido alla spina dorsale che
mescola paura, angoscia e tanto, tanto caldo proprio in fondo allo stomaco. Cristo, Rafe!
-
"Cosa ci trovi di tanto interessante nella mia roba, eh?"
-
Danny sente la sua voce e si solleva dritto, lasciando il borsone
aperto sul letto di sotto dove non c'è nessuno, e senza voltarsi
aggira i montanti di metallo nella claustrofobica cabina. Adesso lui
è imbarazzato, e come al solito fa la sola cosa che riesce a
fare per mascherarlo. Non risponde nemmeno e pianta un muso lungo e
scuro, fa l'incazzato, che gli riesce benissimo.
-
"Ehi! mi hai sentito?"
-
Eccome se l'ha sentito, ma si volta a guardarlo solo dopo che ha
raggiunto la sicurezza del suo letto, a circa venti centimetri di
altezza in meno dei capelli bagnati dell'altro, che lo fissa
ancora sulla soglia con addosso i pantaloni e le scarpe, più
o meno gocciolante dalla doccia "Danny? Cos'è, adesso non mi rispondi nemmeno?"
-
"Mi serviva una maglietta, scusami! non credevo che ti costasse tanto!"
-
Danny sbuffa e nasconde dietro quella pietosa bugia il suo aver frugato
impunemente tra la roba del suo migliore amico. Sente i capelli lisci
che si appiccicano alla fronte e al collo, prudono in modo
insopportabile. Lo odia, davvero, in quel momento lo odia proprio!
Steso sul fianco, con un braccio ripiegato sotto la testa, gli da le
spalle e continua a odiarlo.
-
"E da quando le mie magliette ti vanno bene?"
-
Rafe sospira, finalmente entra e chiude la porticina di metallo con
tanto di oblò opaco e polveroso "Come mai sei rimasto senza?" chiede distratto e
Danny si da improvvisamente dell'idiota, perchè quasi balbetta
"no, è che... mi mancano quelle bianche e...."
-
"E chissenefrega? Ma ti ascolti?" lo interrompe Rafe, che si solleva di
scatto dalla parte sbagliata, cioè la sua. Danny sussulta e
fissa i suoi occhi ora grigi, Rafe
appoggia i gomiti sul letto di sopra, alzando appena le spalle e
ritrovandosi improvvisamente a meno di dieci centimetri dal suo volto,
che ammutolisce "Danny, credi davvero che domani ci chiederanno
l'alta uniforme? Non ci serve per spaccare il culo ai musi gialli!"
-
Cristo, il suo alito è sempre stato così caldo? Danny si
sente improvvisamente soffocare, lì dentro. Apre la bocca, ma
non riesce a dire niente. Si volta di scatto disteso e volta la faccia
al compagno, all'amico di sempre. Rafe si solleva con una mezza
imprecazione, il comportamento dell'amico inizia a dargli sui nervi.
-
"Danny, ma che diavolo ti prende?" chiede allora aspramente,
armeggiando con i suoi
vestiti. Danny vorrebbe rispondere, ma sente il rumore della sacca che
viene presa in mano dall'altro; serra gli occhi e tace, perchè
proprio...
-
"Oh..."
-
Danny si blocca, e vorrebbe quasi sbuffare di frustrazione. Solo questo
dice Rafe, dopo aver visto che sopra di tutto nel suo
borsone c'è la camicia hawaina. Come per l'altro, il carico di
ricordi che porta con se lo fa ammutolire. I suoi movimenti, fino a
pochi secondi prima veloci e concitati, si fanno lenti e probabilmente
impacciati, mentre la scosta e la posa sulla branda vuota, per arrivare
al resto della sua biancheria. Danny è immobile, ma conosce quei
suoni di abiti spostati, di cerniere aperte e chiuse; li conosce e li
ascolta attento, all'improvviso, perchè gli rivelano molto
più di quanto vorrebbe.
-
Il silenzio è carico, e non lo sopporta più; così
cede e si volta. Danny si gira lentamente sul fianco, vede Rafe
ritto di fronte a lui con la camicia tra le sue mani, la rigira e
la fissa senza alzare lo sguardo. Danny sente un guizzo allo stomaco,
non può impedirselo. E come sempre, risponde male.
-
"Te la sei portata anche qui?"
-
Danny si darebbe un pugno da solo, ma proprio non sa porre le domande
giuste; lui pone sempre quelle sbagliate e nel modo sbagliato. Questa
perpetua paura di essere secondo, di non essere alla sua altezza, lo fa
diventare aggressivo e immancabilmente patetico; come i suoi capelli
sudati e incollati. ma Rafe lo sa, e come sempre è stato e
semrpe sarà, non reagisce come gli altri.
-
Rafe non lo guarda, nel silenzio teso fissa il tessuto colorato così dannatamente
fuoriluogo e tace. Quando finalmente alza gli occhi su Danny, forse sarebbe meglio se non
l'avesse fatto.
-
"Tu invece no, a quanto pare..."
-
Quelle parole, senza eufemismi da signorine, sono peggio di un colpo di
fucile. Danny non risponde sentendosi di colpo incapace di formulare un
solo
pensiero coerente, apre la bocca, ma non esce alcun suono. Si fissano,
in un silenzio che è più opprimente che mai.
-
"Rafe..." è la sola parola che gli esce fuori, mentre si solleva
sui gomiti, attento a non sbattere la testa sul soffitto basso.
-
"Lascia stare" lo interrompe brusco l'altro, con una smorfia forse
dolente, ma potrebbe essere una sua impressione. A Danny adesso quasi
manca l'aria.
-
"No, Rafe, ascoltami, io..." quasi si sporge, ma Rafe si china ed
estrae una maglietta bianca dal borsone, ficcando di nuovo al suo posto la
maledetta camicia.
-
"Non c'è niente da dire, quindi..." dice voltandosi, ma Danny
improvvisamente trova che rispondergli è vitale "non è
vero, Rafe, non è come..."
-
"A no, e allora com'è?" si gira di scatto, rabbioso e a denti
stretti, allargando le mani in un gesto plateale e strafottente;
proprio un gesto da Rafe "Dimmelo Danny, perchè prima frughi
nella mia roba e poi
giudichi, e a me non sta bene, sai? non sta bene per niente!" ringhia
al suo viso, puntandogli un dito contro "Tu non..."
-
"Non sono bravo come te!" Danny lo dice prima di pensarlo e, oddio, afferra inconsulto il polso dell'altro, quasi per impedirgli di colpirlo al petto o di allontanarsi. Entrambe le cose; Danny si accorge solo mentre lo fa che lo sta toccando. Lo vuole semplicemente a quella giusta distanza, ne lontano ne vicino.
-
"Non sono..." ripete piano, mezzo disteso a fissare l'amico in piedi
davanti a lui "Non sono come te! io..." le parole muoiono in gola, con
la sua bocca aperta e quasi balbetta il resto, mentre la pelle del
polso di Rafe gli scotta addosso "io non... non so trovare parole, non
so fare le cose... non con te..."
-
"ok, adesso basta!" Rafe l'interrompe nel modo più assurdo, con
il volto improvvisamente spaventato e con quell'inconsulto gesto di
mettergli una mano sulla bocca. Danny spalanca gli occhi e un sussulto
gli esce dalle labbra a occhi adesso sbarrati, Rafe si sporge appena verso
di lui e preme sulla sua bocca le falangi della sinistra "non dire
altro, Danny, ti prego, non dire..." si ferma anche lui, stavolta,
prima di finire la frase con gli occhi che tremano come la voce "non dire nient'altro..."
-
Danny si allontana di scatto, lascia il suo polso e rotola a oltre un
metro da lui. Finisce a pancia sotto, fissandolo con gli occhi fuori
dalle orbite e Rafe, strano a dirsi, indietreggia fino a poggiarsi
sulla paratia grigia della cabina microbica in cui si trovano, con il
respiro veloce e gli occhi fissi addosso al suo migliore amico.
-
Si guardano entrambi, gli occhi appena più grandi e troppe
immagini davanti. Forse se fossero rimasti fermi e zitti, le immagini sarebbero cessate. Forse.
-
Slang!
-
Sussultano entrambi e a Danny quasi sfugge un verso
di sorpresa quando la porta si spalanca con un sonoro colpo metallico.
-
"Signori, permettete una parola?"
- "Maggiore!"
rispondono all'unisono e Rafe è già
sull'attenti, mentre Danny si affretta a trovare il bordo del letto per
scendere e il Maggiore Doolittle entra di un passo all'interno. Si
affiancano sulla stessa linea immaginaria con le braccia al busto e i
volti ritti e fieri, fissando l'uomo dai penetranti occhi azzurri
rimanere a
guardarli all'ingresso con un lieve sorriso che gli si allarga sulla
bocca asciutta, per poi abbozzare un sospiro e alzare la mano "Comodi,
ragazzi, comodi... Sono qui solo come... come un semplice compagno
d'armi!" dice con una voce quasi normale, se non fosse che normale è
impossibile per il Maggiore Doolittle, e Rafe e Danny ci mettono un
momento per comprendere effettivamente le sue parole e iniziare a
obbedire, rilassando le spalle e le posture militari. Lui aspetta
che lo comprendano e sciolgano l'espressione prima di parlare ancora, e
prende un profondo respiro
"stasera ceniamo prima!" annuncia con un tono che forse vorrebbe essere
più allegro e rilassato, ma che in entrambi ha un significato
quasi orribile.
-
"Signore?" Rafe domanda in una sola parola che sa raccogliere benissimo tutto quello che deve dire e il Maggiore cerca di
alzare semplicemente le spalle "Stasera... vorrei che ci fosse qualche
ora libera, seppur su questa teiera con le eliche, insomma... un po' di aria in più,
per tutti voi! Per voi che domani renderete il nostro paese
fiero del nostro corpo d'aviazione!" dice ridendo in maniera forzata,
troppo forzata e battendo le mani a simulare un'allegria che in realtà
e drammaticamente tragica.
-
I due ragazzi tacciono, lo fissano comprendendo tutto, ma davvero
tutto, in pochi istanti. Danny trattiene il fiato, ma Rafe prova di
nuovo.
-
"Signore, noi..."
-
"Volevo solo avvisare io tutti voi, volevo dirvelo... di persona, ecco..." lo interrompe Doolittle con la faccia
quasi congelata sull'espressione qualunquista che cerca sempre di
darsi, soprattutto mentre spiega come distruggere il nemico senza
pietà. Il Maggiore sorride ancora e infila una mano in tasca
"tra mezz'ora tutti alla mensa, ragazzi! stasera, ho dato ordine di dare fondo alle scorte!"
-
Dovrebbe essere motivo di gioia; dovrebbe. Nessuno risponde a
quell'affermazione e Doolittle, dopo un paio di interminabili secondi, si lascia andare finalmente a
un'espressione di rammarico e... compianto. Sospira, infila le mani in
tasca e lascia dietro a se il silenzio, mentre si volta e reinfila la
porta.
- Non si risponde a una simile scena, nossignore, non
devono nemmeno dirtelo in marina, lo sanno tutti, che diamine! Ma...
mentre l'uomo sta uscendo, ecco Danny, oddio, lui e le
sue dannate domande sbagliate, ecco che parla! e Rafe si morde la
guancia perchè vorrebbe tappargli la bocca con un calzino! oppure con
un b... Rafe ha un principio di capogiro e sente la maledetta voce di Danny; la
sente e
pare per una volta talmente vera, talmente giusta e altrettanto sbagliata da fare
paura.
-
"E' come l'ultima cena, signore?"
-
Il Maggiore si blocca e Rafe quasi lo prenderebbe a pugni, il suo
dannato compagno, perchè ha appena detto le parole peggiori che
postesse dire, Che diamine Danny! ma la sua espressione di poco prima è
così vivida nella sua mente... come un angolo della camicia
hawaiana che sporge
ancora dalla borsa, che lo fissa e lo fa sentire su una lama di rasoio
di fronte a Doolittle.
- Allora alza gli
occhi anche lui, e fissa l'uomo che ha di fronte, fissa le sue iridi
azzurre e quasi imbarazzanti per la loro chiarezza. Rafe capisce, come
sempre, prima di Danny, a cui la speranza del
ragazzo di campagna non verrà mai meno.
-
Il Maggiore però non mente, mai. Ora non sorride più; lo fissa e dice solo la verità.
-
"Se la vuoi mettere così... ma io non mangio solo pane e vino, e non faccio miracoli, purtroppo"
- E' la risposta
peggiore di tutte le possibili, ma anche la più
sincera. Il Maggiore esce e chiude la porta, un altro clack metallico.
Si ritrovano a fissare l'oblò per qualche secondo, e poi si
rendono conto di come sono vicini. Si scostano l'uno dall'altro
dandosi un'occhiata di sfuggita. Rafe però ad un tratto si
sente... sfinito. Sospira e si appoggia
alla paratia, volge gli occhi sulla schiena del compagno che adesso gli
da le spalle reggendosi al letto a castello "Non sai mai stare zitto,
eh?"
-
Chissà perchè l'ha detto; ma Danny tace, si solleva e non lo guarda in faccia e prende
l'asciugamano. Forse fare la doccia, adesso è la cosa migliore.
-
"Faccio veloce" dice soltanto, ed esce dalla cabina dove l'aria è troppo spessa.
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