Myrarei
aveva un fiore.
Myrarei
era sempre stata felice di quello che già aveva, ma nel
profondo del suo cuore una voce chiamava un piccolo fiore, lo
desiderava così ardentemente da farla quasi arrossire.
Dal giorno
in cui quello era finalmente nato nel centro del suo Giardino, non
era riuscita a curarsi di altro.
Era così
piccolo e fragile quel sottile fusto verde, che si piegava a ogni
soffio di vento, e Myrarei restava a guardare stupefatta il miracolo
del suo piccolo fiore, che cercava di mettere le sue radici nella
terra.
Le piaceva
così tanto quella piccola margherita che la annaffiava ogni
giorno con cura, e chiedeva al Sole di scaldarla dall'alto con i suoi
raggi.
Margherita
cresceva lentamente, sotto i tocchi gentili di Myrarei e grazie ai
caldi raggi del Sole.
Con il
passare dei mesi, Myrarei si rese conto che curare il suo fiore
diventava sempre più difficile. Margherita cresceva, il suo
corpicino verde si allungava, cominciava a guardarsi intorno, non le
bastavano più solo le mani gentili di Myrarei e i caldi
raggi
del Sole, Margherita voleva avere delle risposte.
E, se non
le otteneva da Myrarei, cercava di ottenerle da sola. Fu
così
che il suo fusto sottile cominciò a piegarsi, e Myrarei non
capiva perché, semplicemente annaffiandolo con cura, non
tornasse come era prima. Allora, con dolore, prese una stecca, e le
pose di fianco a Margherita.
Il piccolo
fiore urlò e si dimenò, ma Myrarei strinse i
denti, e
guardò lentamente lo stelo che si raddrizzava. Ogni giorno
il
piccolo stelo cercava, nella speranza di scoprire da solo il mondo,
di sporgersi a guardare oltre la rete che chiudeva il Giardino di
Myrarei, e inesorabilmente si piegava verso terra. Era sempre un
momento doloroso per Myrarei dover mettere delle stecche al suo
piccolo fiore delicato, ma aveva capito che solo così quello
poteva rimanere dritto.
Adesso,
anche il fiorellino ha trovato il perché di quelle stecche,
e
non può che ringraziare Myrarei per averle messe.
Un
giorno, Myrarei si interrogò sul futuro di Margherita. Come
sarebbero stati i suoi petali? Gialli, rossi, viola?
Quando
Myrarei era ancora un fiore, i suoi petali erano stati blu, e sperava
che anche quelli di Margherita lo diventassero.
Un
giorno, Margherita si aprì, lentamente, rivelando dei lunari
petali bianchi.
Myrarei
si morse un labbro, ma non rivelò la sua delusione.
Margherita
era diversa da Myrarei, desiderava stare da sola per ore
semplicemente a guardare il cielo, amava le storie di paesaggi
fantastici che il Sole le raccontava da Lassù.
Myrarei
non capiva, ma accettava.
Quando a
Margherita cominciavano a spuntare delle foglioline verdi, Myrarei le
guardava allungarsi lentamente, valutando se fossero sane o meno.
Quando cominciavano a diventare nere, Myrarei le recideva
delicatamente, cercando di non urtare Margherita, che aveva poche
foglioline ed era affezionata ad ognuna di esse.
Così,
innaffiando, scaldando, recidendo e ponendo qualche stecca, Myrarei
aiutava Margherita a crescere, fino a che non sarebbe stata in grado
di farlo da sola.
Un giorno,
un Umano entrò nel giardino, e nonostante gli avvertimenti
di
Myrarei, Margherita si sporse a guardarlo. Le grandi scarpe di Umano
calpestarono Margherita, che si piegò al suolo lasciando
cadere qualche petalo.
Myrarei
consolò Margherita, e la aiutò a raddrizzarsi,
con
tocchi gentili e delicati.
Da quel
giorno, altri Umani entrarono nel giardino di Myrarei, ma Margherita
aveva imparato a raddrizzarsi da sola, ormai.
Adesso,
il fiorellino ringrazia tanto Myrarei, per non averla illusa che il
mondo finisse lì, nel Giardino, e che nessun Umano l'avrebbe
mai calpestata, perché sa che può succedere
tante,
troppe volte. Margherita ha capito che l'importante è
riuscire
a raddrizzarsi.
Adesso
Margherita sta mettendo le ali.
Sono
piccole e fragili, come lo erano quelle di Myrarei quando anche lei
era un fiore, e si muovono piano, ma ci sono. Impalpabili, svolazzano
lentamente.
Myrarei
sa che un giorno Margherita prenderà il volo, come anche lei
aveva fatto, e andrà lontano, per costruirsi un Giardino
tutto
suo.
Il
suo fiorellino sta imparando piano piano a lasciar cadere le foglie
che nascono nere, e a dissetarsi con la pioggia, senza aver bisogno
dell'annaffiatoio di Myrarei.
Ogni
tanto una piccola lacrima pizzica l'angolo dell'occhio di Myrarei, ma
lei e il Sole non possono che continuare ad allontanarsi, e a
guardare da lontano come lo stelo di Margherita diventa sempre
più
alto e spesso e verde.
Magari
Margherita avrà ancora bisogno di qualche piccola stecca, o
di
una mano gentile che la aiuti a raddrizzarsi di nuovo, ma per adesso
Myrarei la offre al cielo, aspettando il momento in cui le sue
impalpabili ali diventeranno forti abbastanza da farle spiccare il
volo.
E il
fiorellino non potrà che ringraziare la sua Myrarei, per
averle insegnato come si fa, a volare.
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