Alla mia famiglia
La
pioggia batte incessantemente sui vetri del locale: è una
sera
ventosa e tempestosa a Seattle, una sera nella norma. La ragazza in
piedi dietro al bancone del bar fischietta mentre pulisce il piano di
legno con uno straccio e sorride ogni volta che vede entrare uomini e
donne bagnati fradici, oppure quando li nota esitare e poi uscire
correndo con il solo cappuccio della giacca in testa, per poi sparire
nella notte. Questi sono i momenti in cui riesce ad apprezzare il suo
lavoro, quando se ne sta al calduccio al riparo dal tempaccio. Poco
altro le piace dello stare a servire ubriaconi nel bel mezzo della
notte e uomini d'affari la mattina presto: ascoltare di sfuggita le
loro storie e i loro racconti è una di queste, ma anche
conversare
con i clienti abituali senza neppure conoscere il loro nome
è
divertente, per non parlare della felicità che prova quando
vede
nascere un nuovo amore. Allo stesso tempo odia vedere la gente
litigare, soprattutto se poi inizia una rissa e lei e Logan devono
intervenire per fermare i contendenti: inutile dire che quando
è da
sola ha la peggio e ci guadagna qualche livido.
Mentre
prepara il martini che la giovane donna seduta a qualche metro da lei
ha ordinato, allo stesso tempo tiene d'occhio il tè
richiesto
dall'anziana coppia al tavolino nell'angolo e la osserva con un
sorriso: vede i due coniugi tenersi per mano e guardarsi negli occhi
mentre lei parla animatamente. Lui non le toglie gli occhi di dosso:
probabilmente sono sposati da anni, eppure lui non smette di amarla.
Oh, spera vivamente anche lei di fare ancora quell'effetto sul suo
fidanzato tra qualche decennio!
Scuote
la testa e si chiede che cosa ci fanno lì due
ultrasessantenni alle
undici e mezzo di sera, poi fa spallucce: saranno in vacanza, non li
ha mai visti da queste parti. Consegna loro le bevande calde e mentre
torna indietro si ferma ad un tavolo poco più avanti:
"Il
solito, dottor Webber?" lui la sente e alza lo sguardo: è un
giovane chirurgo mulatto e dal sorriso cado, si è molto
affezionata
a lui. Viene qui quasi tutte le sere e, se non c'è troppa
gente, lui
e la barista fanno anche una piacevole chiacchierata.
"Solo
del caffè" risponde lui, al che lei alza un sopracciglio:
"A
quest'ora?!" ribatte, scettica: non commenta mai le scelte dei
suoi clienti, ma Webber è pur sempre Webber, deve
approfondire la
questione. "Ha il turno di notte?" continua, curiosa
"Aspetto
la mia fidanzata: prenderemo gli alcolici dopo: intanto mi tengo
sveglio!"
"Contento
Lei... Caffè in arrivo, allora!" ribatte con entusiasmo.
Prepara la bevanda canticchiando, poi adocchia il martini: diavolo,
se ne era scordata! Sorride e allunga il drink alla giovane rossa con
il vestito a fantasie verdi e gialle: sicuramente lei non
indosserebbe mai un abito del genere, ma deve ammettere che a quella
donna sta davvero bene!
"Ecco
qui" esclama con tono allegro, mentre l'altra alza lo sguardo: i
suoi occhi tristi portano la barista a rabbuiarsi di colpo.
"Solo
acqua, grazie: mi sono appena ricordata che devo evitare gli
alcolici. Ma non buttarlo via: dallo pure a quel giovanotto
lì,
sembra aver bisogno di qualcosa che lo rallegri" dice,
allontanando il bicchiere con la mano destra. La mora la guarda
stranita -le persone sole e tristi la buttano sempre giù- e
commenta:
"È
fidanzato"
"Oh,
hai frainteso, darling: non ci sto provando. Ho
troppi
problemi per imbarcarmi anche in una relazione. Digli che offre la
casa, anche se pagherò io, o riferiscili quello che vuoi. E
se non
gli piace offrilo a qualcun altro" ribatte l'altra con
nonchalanche, facendo tintinnare i braccialetti che ha al polso.
Fatto
sta che alla fine il chirurgo si ritrova a sorseggiare un martini con
la sua fidanzata, anche se lui non è rimasto molto convinto
dall'
"Offre il locale, un premio fedeltà per i clienti abituali
che
arrivano questa sera!" della giovane.
"Che
fai, offri alcolici, ora?" commenta Logan quando la sua
dipendente gli passa accanto.
"Lo
ha pagato la signora lì" ribatte lei, punta nel vivo: odia
le
frecciatine!
"Non
lo beve più: ha cambiato idea" continua, mentre riempie un
bicchiere con acqua e limone.
"E
lo ha offerto Richard" replica il proprietario del locale,
scettico.
"Sì,
e per la cronaca ho puntualizzato che lui è fidanzato per
evitare
che si crei uno dei teatrini patetici che tanto odi. E piantala di
parlarmi con il tono che usa un nonno per rimproverare la nipotina di
due anni!" sbotta infine, per poi tornare dalla rossa, mentre la
voce di lui la raggiunge:
"Sei
sprecata per questo lavoro, Maylors!"
Lei
sbuffa, ma decide di lasciar cadere la conversazione: non ha voglia
di mettersi a discutere, non questa sera; le sono bastate le litigate
fatte sia la mattina che il pomeriggio con il fidanzato.
"Ecco
qui, spero che non abbia cambiato idea un'altra volta" esclama,
e il tono esce più cattivo di quanto volesse. Non appena se
ne
accorge si porta una mano alla bocca: "Scusi, non do-" si
interrompe quando nota l'altra trattenere una risata.
"Qualcuno
qui si è alterato tutto d'un colpo, e dubito che sia per
colpa mia"
commenta infine, guardando negli occhi quella strana barista con il
grembiule quasi slacciato e i capelli malamente raccolti in una coda.
"Diciamo
che ognuno ha i suoi problemi" ribatte la mora, per poi
allontanarsi. Poco dopo ritorna a prendere il bicchiere sporco e si
mette a pulire il bancone vicino a lei.
"Avevo
chiesto solo dell'acqua, ma grazie per aver aggiunto il limone"
comincia la cliente, la quale evidentemente odia il silenzio. L'altra
si ferma un attimo e alza lo sguardo, poi sorride e ritorna al suo
lavoro.
"Sembri
intelligente per fare la barista" continua la rossa, con
un'improvvisa voglia di attacar bottone. La mora sbuffa, odia parlare
della sua vita privata con degli sconosciuti, ma alla fine, senza
volerlo, si ritrova a ribattere, frustrata:
"Infatti
ho una laurea in legge. Più la specialistica e tre tirocini
con
avvocati brillanti. Ah, e sono uscita con due cento e lode,
scarsuccio per avere lavoro, no?"
L'altra
la guarda a occhi spalancati: "Che diavolo ci fai qui?!"
chiede stupita: "Dovrebbero chiamarti a centinaia!" a questo
punto la ragazza si blocca e stringe con forza la pezza nella mano
chiusa a pugno:
"Sono
donna" ribatte infine, con un tono che alla cliente sembra fin
troppo rassegnato.
"Eddai,
non ci credo che nessuno ti chiama" la mora alza finalmente lo
sguardo, ma lo riabbassa subito:
"In
realtà ho appena ricevuto un'offerta per un anno a New York
in un
prestigioso studio. Tirocinio, ma ben pagato. Ma rifiuterò"
"E
perché mai?"
"Ho
un ragazzo, anche lui avvocato: viviamo assieme da tempo e
trasferirci tutti e due con il rischio di essere entrambi senza
lavoro tra poco più di un anno non è un'opzione
possibile"
replica, mentre smette di scatto di lucidare il bancone, che sta
diventando uno specchio: da quando in qua parla della sua vita
personale con degli sconosciuti?! Non lo ha mai fatto... Sospira e si
sposta verso i tavoli, lontana dal bancone e dalla rossa. Beh, forse
non abbastanza, visto che la sua voce le giunge forte e chiara
qualche metro dietro di lei:
"Da
quanto stai qua?" le chiede. Sbuffa, ma risponde ugualmente:
è
sicura del fatto che se non otterrà risposta l'altra non la
lascerà
più in pace:
"Un
anno e mezzo"
"E
quindi da un anno e mezzo ritorni a casa la sera e trovi il tuo
ragazzo che ti racconta dei fantastici casi che sta seguendo con
qualche fantastico team di avvocati, mentre tu sei qui a guadagnarti
da vivere pulendo i tavoli. Diamine, a me salterebbero i nervi!"
La
giovane si volta a guardarla negli occhi e le sorride, ironica: "E
a me no" ribatte, tranquilla.
"E
allora perché non vai a New York: è una
città stupenda, sai?"
"Sbaglio
o su questo argomento siamo già passate?!"
"Però
hai detto 'rifiuterò', ergo non lo hai ancora fatto"
"Lo
farò" sbuffa l'altra, mentre osserva che è vero:
non ha ancora
chiamato lo studio. Non sa perché ha agito così:
domani sarà la
prima cosa che farà, poco ma sicuro!
"Rettifico:
non lo hai ancora fatto, quindi pensi che potresti cambiare idea"
osserva la rossa, mentre la barista si chiede se sia avvocato anche
lei. A giudicare dai vestiti no, ma allora ha sbagliato lavoro,
sicuramente.
"No"
continua a negare, sicura.
"Tanto
lo so che lo vuoi fare" bene, ora la canzona pure:
probabilmente le ha dato troppa confidenza, ma è
così facile
aprirsi con quella donna bizzarra. Non sa che l'altra non demorde
perché vuole spingerla a seguire il suo sogno: la
barista/avvocatessa ne ha la possibilità, al contrario di
lei,
perché buttare tutto al vento?
"Prova,
tanto è solo un anno: tu a New York e il tuo ragazzo a
Seattle. Se
va male torni qui, se va bene magari nel frattempo lui trova lavoro
lì
da te"
"Jim
non me lo lascerà mai fare" obietta la mora.
"Ci
sono tante cose che gli uomini non vogliono!" osserva l'altra
alzando una mano in aria con fare teatrale, poi continua, addolcendo
il tono di voce: "Se la vostra relazione vale la pena
funzionerà, sennò vuol dire che non era
abbastanza forte e, in
fondo, allora è meglio che finisca"
"Forse
ha ragione, sa?" osserva l'interessata dopo un attimo di
silenzio, mentre si mette a pulire il tavolo dietro alla cliente. La
guarda sorridendo e da lì la rossa capisce che
seguirà il suo
consiglio.
"Io
ho sempre ragione!" ribatte sorridendo, per poi aggiungere con
fare teatrale un: "E ti prego, dammi del tu: avremo sì e no
quattro anni di differenza!"
La
mora sorride e annuisce, mentre decide di farle una domanda, forse
desiderosa di non concludere la loro conversazione: "È
avvocato
anche Lei?" le chiede, cercando risposta alla domanda che si era
posta poco prima.
"Oh,
no, darling, attrice. Faccio musical e teatro, ma i
mio
preferito rimane sempre Shakespeare. Vengo da New York e sono qui in
tour" in poche parole le racconta la sua vita, con una
confidenza che alla sua ascoltatrice sembra davvero strana.
"E
il resto della compagnia dove lo hai lasciato?" chiede infine,
con tono scherzoso, mentre si accorge con piacere che è
stato
davvero facile passare subito dal Lei al tu con quella donna.
"Al
ristorante a festeggiare" ribatte l'attrice facendo spallucce,
mentre l'altra la guarda ad occhi spalancati. La rossa sorride e si
sente in dovere di spiegare: "Ho appena scoperto che la mia
carriera andrà in frantumi o che, in alternativa,
dovrò commettere
un omicidio" a quelle parole la mora trasalisce: ecco, lo sapeva
di non doversi fidare!
"Ok,
non voglio saperne nulla" ribatte parlando velocemente, mentre
alza le mani e si allontana. L'altra sorride divertita e la afferra
per un braccio prima che scappi:
"Sono
incinta" spiega infine con tono pacato.
"Non
ti servirà un avvocato: bene" reagisce l'altra, ancora
leggermente nervosa, riuscendo però ad alleggerire il clima
che si
era creato: "Ma ancora non afferro il senso delle tue parole"
continua poi.
"Cinque
settimane fa sono andata a letto con un uomo che credevo sarebbe
stato l'amore della mia vita: sono stata sciocca, quindi eccomi qui.
Single e incinta. Il mio lavoro mi porta a viaggiare molto: gestire
un bambino e allo stesso tempo andare in tour non è la cosa
migliore, diciamocelo"
"Non
lo hai più cercato?" chiede l'interlocutrice a fine sfogo, e
continua non appena nota la rossa guardarla male: "Quel tipo"
"Oh,
non lo troverò più: sono stata sciocca a credere
che avrebbe
lasciato il suo lavoro per me. E anche se volessi non lo troverei"
ribatte con noncuranza: "Ma non è questo il punto"
"A
me piacerebbe avere un bambino. Anzi, una bambina: la porterei con me
a New York e ce la caveremmo benissimo! Coccole e baci, dolcezza,
storie, ma anche sgridate e litigi: amerei tutto dei momenti passati
con quell'esserino che dipende da me" commenta la mora con occhi
sognanti, mentre l'attrice rotea gli occhi:
"Frena
un po': aspetta di avere un lavoro stabile, dai retta a me"
l'altra a queste parole si risveglia e la guarda con faccia
indignata:
"Lo
so bene, ma fantasticare non fa male a nessuno" ribatte facendo
spallucce: "E comunque tu potrai benissimo viaggiare con tuo
figlio: hai una compagnia che te lo può tenere.
Andrà a scuola a
sei anni, e a quel punto sarai affermata e potrai rinunciare a
qualche tour. Pensa a quanto si divertirà a fare le prove
con te! Un
maschietto farà da prode cavaliere volentieri, mentre se
è una
femminuccia adorerà provare tutti i tuoi costumi" osserva,
mentre osserva la rossa perdersi nelle fantasticherie che lei le sta
descrivendo.
"Solo
perché sei madre mica devi rinunciare ai tuoi sogni: siamo
donne,
non schiave" osserva infine: "Me lo diceva sempre mia madre
e se non erro poco fa me lo hai ricordato anche tu"
A
queste parole la rossa sorride e pensa che forse la barista ha
ragione: avere qualcuno sempre al suo fianco sarà
impagabile.
Immagina un bambino che batte le mani da dietro le quinte ridendo,
felice per la sua mamma, ma ripiomba subito all'amara realtà:
"Vivo
in un bilocale e non ho un quattrino" osserva amaramente, ma
l'altra non si lascia scoraggiare:
"Guadagnerai.
E non credo che ti odierà perché non potrai
comprargli tutto ciò
che vuole: gli basteranno una spada o una bambola e un po' di affetto
: ti amerà" conclude con un sorriso, subito ricambiato dalla
rossa:
"Grazie.
Sei un ottimo avvocato" dice, mentre di sfuggita butta l'occhio
sull'orologio che porta al polso: "Ti lascio tornare al tuo
lavoro ora" continua, e la mora si ricorda solo in quel momento
che si trova al bar come dipendente. Si volta subito, cercando gli
occhi di Logan: lui la nota e fa spallucce, indicandole la sala quasi
vuota. Lei in risposta mima un 'Grazie' a fior di labbra e corre a
battere lo scontrino alla sua 'confidente'.
L'altra
paga, indossa il cappotto e infine le porge la mano: "È
stato
un piacere conoscerti. Per la cronaca, io sono Martha"
"Johanna"
ribatte lei sorridendole e stringendole la mano: "Chiamami se
avrai bisogno di una babysitter a New York" conclude, e nessuna
delle due in quel momento pensa al fatto che la Grande Mela
è una
metropoli e che loro non si sono scambiate i numeri di telefono,
dando per scontato di averlo già in rubrica, come solo gli
amici da
anni fanno. Si salutano con un abbraccio, convinte che si rivedranno.
Angoletto
di Hope-barra-Gio:
Piccola
storiella ripescata da uno dei miei mille quaderni. È un po'
diversa
da solito, ma spero abbiate gradito comunque.
Alla
prossima!
|