Il gelo che mi avvolge

di Hiryuran
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19 dicembre
Oggi sono particolarmente felice! Tra qualche giorno verrà a farmi visita il Generale Inverno. E’ l’unica persona che si è occupata di me fin da bambino. Ricordo ancora quello mi diceva: mi aveva promesso che sarei diventato forte, che sarei stato circondato da persone che mi avrebbero voluto bene. Sono grande oggi. I Baltici restano sempre intorno a me, qualche volta Alfred ha bisogno di me e viene a trovarmi, le mie sorelline sono sempre dalla mia parte (forse Natalia un po’ troppo). Ho stretto un buon rapporto con tutti i paesi…penso. Potrei dire di avere quello che desideravo grazie alla guida del Generale. Perchè tuttavia quando si avvicina l’inverno e osservo la scia dei fiocchi di neve accompagnati dal vento, una misteriosa malinconia si impadronisce del mio cuore, come se tutto questo fosse una mera fantasia? E’ la tua mano che mi stringe il cuore, Generale? Perché a volte riesco a scorgere la paura sui volti delle persone in mia presenza? Eppure non sono un mostro: parlo sempre con modi gentili e amichevoli accompagnati da un sorriso. Non riesco a capire: sarà il tempo. Scrivo questo diario, i miei pensieri prendono forma, mentre fuori dalla finestra, sull’orizzonte il sole sta cedendo il posto alla luna senza lasciare incustodita la lucentezza della neve che cade imbiancando le strade e la campagna. Arriva la notte, e con essa il caos che mi perseguita. Ho sempre paura di restare solo: non so quali pensieri possano impadronirsi di me dal mio inconscio e trascinarmi nel buio quando mi trovo a confrontarmi con me stesso. Voglio vedere il sole, voglio vedere la luce. Alle volte, derelitto in questo gelo di sensazioni che mi avvolge, penso che non arriverà mai quel giorno in cui potrò correre in un posto caldo lungo un enorme prato di girasoli aggiungendo tempo alla mia ingenuità. Forse non sono ancora pronto per questo clima. Forse devo mitigare, aspettare che il tempo faccia il suo corso. La mia aspirazione è quella. Voglio che il sorriso sul mio volto sia vero, non falso. Ho bisogno del calore in questi momenti. La neve è una cara amica, che porta con sé la mia memoria. Fin da bambino l’ho sempre vista tinta di rosso, così come la mia sciarpa e le mie mani. Ma questo voleva il Generale: dovevo imparare a essere forte. Solo così avrei potuto avere tanti amici e vivere in posto circondato dai sorrisi delle persone. Ho lasciato indietro queste cose. Sono in una gabbia di ghiaccio. Vorrei cambiare, vorrei trovare il calore per sciogliere queste catene, ma la bestia invernale mi tiene ben stretto. Vorrei poter esprimere le mie vere emozioni, ma non sono ben accetti i concetti dei sentimenti. Scrivo. Scrivo con la testa poggiata sulla mano sinistra, come se avesse bisogno di essere retta, come se non fosse qui. Scrivo e la notte è calata. La luna risplende alta nel cielo. Tutto tace, tutto è tranquillo. Socchiudo gli occhi e tiro un sospiro. La stanchezza incombe sulle mie spalle. E’ questo il momento della giornata che preferisco. Mi lascerò avvolgere dalle braccia di Morfeo fino al mattino. Le sue braccia fanno sì che il mio sonno sia tranquillo: guida nel sonno profondo me e i miei pensieri più emarginati. Un filosofo disse che noi proviamo più paura a causa della nostra immaginazione che a causa della realtà effettiva delle cose. Forse è davvero così. Unica mia gioia è quindi il riposo notturno, quando tutto è assopito e senza cognizione. Si, aspetterò quel giorno, aspetterò di poter vivere nei paesi del sud. Fino ad allora, la neve mi farà compagnia, il freddo mi stringerà e il sonno mi fornirà sollievo. Un’eterna lotta. Alla fine è questo ciò che dovrei fare: dormire. Dormire fino a quando vedrò cieli chiari senza nuvole. Dormire fino a quando potrò ridere in faccia al freddo dopo aver risolto i miei confusi pensieri. Dormire fino a quando vorrò davvero svegliarmi. Dormire…morire…non più.




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