Anima

di Senichi
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Capitolo 2 – Pessime Notizie

Sono passati esattamente nove anni da quando mio padre è andato via di casa e quasi un anno da quando sono diventato allievo del maestro Richard.

Mia madre è morta.

Un giorno di primavera, dopo gli allenamenti, decisi di recarmi nel bosco per riposare dal duro lavoro. Mi sedetti alla base di un albero e poggiai la schiena sul tronco. Ammiravo con piacere i raggi di sole e attraversavano gli spazi vuoti tra le foglie degli alberi. Illuminavano il bosco a tratti, lasciando un’aria mistica, ma allo stesso tempo confortante. Socchiusi gli occhi davanti a quel raggio di sole per fare uno di quei giochi di luce. Alla fine chiusi definitivamente gli occhi per qualche secondo, assaporando ogni singolo suono di quel fantastico bosco.

“ Perché andare via? Qui sto così bene… ”

Il solo pensiero mi fece alzare di scatto. 
“Cosa son andato a pensare? Voglio andare via di qui! ”
Con fuori mi recai all’uscita del bosco, finché non intravidi un piccolo lampone. Tornai indietro per raccogliere alcuni frutti da regalare a mia madre. In quel periodo era continuamente colpita da una forte debolezza che non le consentiva neanche di reggersi in piedi. Finito riempire la mia borsa corsi immediatamente a casa, felice per il piccolo pensiero a mia madre.
Aprii la porta « Mamma, sono tornato ». 



Nessuna risposta. Mi recai immediatamente nella sua camera da letto. Mio nonno, piangendo, le stringeva la mano. Non sapeva più dove guardare, sembrava avesse perso la vista. Lasciai cadere la borsa, i lamponi rotolarono sul pavimento, e corsi subito da lei.
« Mamma! Mamma rispondimi, ti prego! » dissi tremando. Cominciai a piangere. Non riuscivo a contenermi. Avevo perso mio padre e adesso stavo per perdere anche mia madre.
« Sen… » disse mia madre con un filo di voce. Alzai immediatamente lo sguardo cercando di trattenere le lacrime.
« Figlio mio… S-segui tuo padre…» disse con un piccolo sorriso. La sua richiesta mi stupì. 
Sapeva dov’era andato papà? 
« Che? Cosa diavolo ti pass…» bloccai la mia frase non appena posò la sua mano sulla mia guancia.
« T-Ti voglio… bene ». Quelle furono le ultime parole di mia madre. Chiuse gli occhi e la sua mano cadde strofinando il mio viso, come fosse una carezza. Ricominciarono a cadere le lacrime.
Con un braccio la spinsi verso di me e con l’altro l’ho stretta ancora di più. Accarezzavo i suoi capelli scuri come la notte, sui quali cadevano le mie lacrime. 

Sembravano rugiada su un prato di notte.

Poggiai il capo di mia madre sul cuscino e, solo allora, mi accorsi che mio nonno non era più nella stanza.
Andai verso il corridoio, era appoggiato sulla porta d’ingresso. Andai verso di lui dandogli una pacca sulla spalla, cercando di aiutarlo a tirarsi su. Assistere alla morte di propria madre deve essere qualcosa di veramente orribile, ma assistere alla morte di propria figlia deve essere anche peggio.

Seppellii mi madre nel bosco. Lì avrebbe sicuramente trovato la pace che cercava.

Dopo il funerale, tornai a casa e strisciai sotto le coperte. Un pensiero orribile mi rimbombava in testa.

“Ormai non avevo più una famiglia.”




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