Di
giri-choko e honmei-choko
Shampoo
si svegliò e sorrise alla bella giornata che il sole,
trapelando
dalla finestra, annunciava.
Volto
lo sguardo al comodino vide che qualcuno vi aveva lasciato un
pacchettino.
Dopo
averlo scartato vide che si trattava di un cuoricino di cioccolato
bianco. Immediatamente la sua mente andò ad un codinato di
sua
conoscenza, di certo Ranma si era intrufolato nella sua stanza notte
tempo per farle trovare quella sorpresa al suo risveglio.
Canticchiando
allegramente si vestì per andare in cucina ad aiutare la sua
bisnonna.
«Nonnina,
stanotte il mio Lanma è venuto e mi ha lasciato questo
cioccolato!»
gridò scendendo le scale.
«A
dire il vero quello te l'ho lasciato io, ma tranquilla è
solo un
giri-choko.» spiegò Mousse, uscendo dalla dispensa
con le sporte
della spesa. «Obaba, vado al mercato.»
urlò quindi in direzione
della cucina.
«Ok,
ragazzo. Grazie per il regalo.» disse l'anziana donna,
affacciandosi
alla porta con un pezzo di cioccolata in bocca.
«Di
nulla.» rispose Mousse, sventolando la mano per poi uscire
dal
ristorante.
«Nonna,
che cos'è un giri-choko?» chiese Shampoo,
perplessa.
«È
un pensierino che per consuetudine si fa a colleghi di lavoro o
compagni di scuola.» spiegò l'anziana.
Quelle
parole colpirono molto Shampoo, adesso che ci rifletteva da quando si
erano trasferiti in Giappone ogni anno Mousse le aveva fatto un
regalo per il White Day ma si era sempre trattato di qualcosa di
particolare, scelto con cura, non di qualcosa fatto per semplice
convenzione.
Un
po' tristemente si avviò in cucina, non sapeva
perché ma accorgersi
che Mousse l'aveva trattata al pari di sua nonna l'aveva messa di
cattivo umore.
La
mattinata volò via velocemente tra l'andirivieni dei clienti
e le
mille consegne da fare.
Quando
finita il pranzo,Shampoo girò il cartellino su
“chiuso” era
esausta ed ancora l'attendeva il turno serale.
«Shampoo
se stai salendo porta in camera di Mousse i suoi vestiti
puliti.»
«Non
può farlo lui?» sbuffò la ragazza.
«Sta
ancora finendo i piatti.»
«Ok.»
acconsentì di malavoglia.
Salite
le due rampe di scale, raggiunse la mansarda dove avevano sistemato
una camera per il ragazzo.
Entrata,
poggiò gli abiti nel ripiano dell'armadio e si
voltò per uscire ma
qualcosa attirò la sua attenzione.
In
un angolo c'era un un involto di cellophane attraverso cui erano
visibili dei pezzi di cioccolato.
Avvicinatasi
aprì il sacchetto ed iniziò a ricomporre il dolce
frantumato.
Diversi
minuti dopo, nonostante alcune parti fossero irrecuperabili, era
riuscita a capire che si trattava di sue statuette commestibili
rappresentanti una gattina ed un papero.
Sentendo
la porta aprirsi si voltò di scatto.
«Cos'è
questo?» chiese a Mousse, indicando il dolce.
«È
solo un errore, uno stupido errore.» rispose il ragazzo con
sguardo
cupo.
«Che
vuoi dire?» domandò, avvicinandosi.
«Vuol
dire che mi sono stancato. Mi sono stancato di aspettare che tu ti
accorga di me, mi sono stancato di guardarti correre dietro a Ranma,
mi sono stancato di vederti fare finta di non accorgerti che lui ama
Akane. Mi sono stancato di non essere niente per te.»
urlò,
avvicinandolesi di un passo ad ogni frase, finché Shampoo
non si
trovò con le spalle al muro e i polsi bloccati dalla presa
ferrea
del ragazzo.
Non
l'aveva mai visto così duro, così arrabbiato.
Ad
un tratto si rese conto che stava ansimando di paura e
sgranò gli
occhi, stupita.
Mousse
la guardava con sguardo serio e triste, sembrava quasi volesse
imprimersi nella mente anche il più piccolo dettaglio del
suo viso.
Di
colpo avvicinò il viso al suo e, prima che lei potesse
reagire in
qualche modo, la baciò.
Shampoo
iniziò a dibattersi per allontanarlo finché si
rese conto di quanto
fosse diverso quel bacio pieno di rabbia e di possesso da quelli che
lei aveva sempre dato a Ranma. Il codinato rimaneva imbambolato a
subire, le sue labbra erano immobili adesso invece sentiva le labbra
di Mousse muoversi sulle sue, bramose.
Smesso
di lottare, chiuse gli occhi e rispose al bacio con trasporto. Era
fantastico sentirsi desiderata.
Ormai
in debito di ossigeno, Mousse si staccò da lei, ansimando e,
liberatigli i polsi rimase ad osservarla, timoroso della sua
reazione.
Stupita,
più dal suo comportamento che quello di lui, si
portò una mano alle
labbra, gonfie ed arrossate dal bacio, lo guardò e si
avviò verso
la porta.
«Papero
sei proprio sfortunato, l'unica volta in cui mi hai battuto non c'era
nessun testimone che possa confermarlo.» disse sulla porta,
prima di
uscire richiudendosela alle spalle e lasciandolo nella sua stanza,
solo e sconvolto dalla sua stessa audacia.
Mousse
non scese per cenare e durante il servizio il numero delle consegne
fu tale da tenere Shampoo lontana dal ristorante per tutto il tempo.
Quando
finalmente rientrò dopo l'ultima consegna le luci del locale
erano
già spente.
Fatta
una doccia entrò in camera sua e vide sul comodino il regalo
di
Mousse. Guardandolo, non poté fare a meno di ripensare al
bacio che
si erano scambiati quel pomeriggio.
Messa
la sua camicia da notte allacciata sul davanti, prese il cioccolato e
salì in mansarda.
«Mousse,
posso entrare?» domandò, dopo aver bussato.
«Certo!»
esclamò il ragazzo, incredulo.
Shampoo
entrò e si inginocchiò vicino al futon su cui era
sdraiato Mousse.
«Problemi?»
chiese, scattando a sedere e scoprendo il torso nudo.
«Per
San Valentino non ti ho fatto neanche un giri-choko perciò
ho
pensato che potevamo mangiare insieme questo.»
spiegò, mostrando il
regalo del ragazzo che fino ad allora aveva nascosto dietro la
schiena.
Mousse
la squadrò, stupito, chiedendosi se fosse davvero lei o se
non
stesse ancora sognando. Presto, però, dovette distogliere lo
sguardo. La camicia da notte era parzialmente trasparente ed era
facile intuire che sotto non portava il reggiseno il che stava avendo
un effetto piuttosto deleterio sul suo autocontrollo.
«Il
pavimento è freddo, fammi posto!»
protestò, spingendolo di lato e
infilandosi sotto la coperta.
«Su,
mangiamo.» aggiunse, poi, spezzando il cuoricino e mettendone
un
pezzo tra le labbra di lui.
Approfittando
della situazione, Mousse le mordicchiò leggermente un dito,
la vide
sussultare ma non ritrarsi.
Incoraggiato
dalla sua reazione, le prese la mano e la spinse delicatamente sul
futon per poi seguirla e baciarla.
Stavolta
Shampoo non provò neanche a protestare ma rispose
prontamente al
bacio e gli sorrise quando si staccò da lei.
«Felice
White Day.» gli sussurrò, ridendo.
«Adesso
lo è davvero.» rispose Mousse, infondendo nelle
sue parole tutto
l'amore che provava per la ragazza.
Alzatasi
silenziosamente dal suo letto, Cologne si affacciò nella
camera
della nipote, trovandola vuota. Sorridendo, tornò nella sua
stanza.
Come pensava aveva fatto bene consigliando a Mousse di regalare a
Shampoo un semplice giri-choko invece del consueto homei-choko.
Il
futuro marito non sarebbe mai stato un buon consorte, anche se sua
nipote fosse riuscita a farsi sposare, perché il suo cuore
apparteneva già ad un'altra mentre Mousse l'avrebbe sempre
amata e
rispettata.
Se
al Villaggio avessero fatto opposizione ci avrebbe pensato lei a far
cambiare loro idea. Nessuno avrebbe messo in pericolo la
felicità
della sua piccola Shampoo.
Ignari
dei pensieri della donna i due ragazzi si beavano del momento che
stavano vivendo. Mousse, incredulo di poterla finalmente stringere
tra le braccia, tornò a baciarla mentre Shampoo rideva
divertita
della sua irruenza.
Ora
sapeva cosa voleva dire sentirsi amata.
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