shot sfida
Familiar
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La
vita di un gatto di casa non è semplice e piacevole come
può sembrare ad un osservatore inesperto: soprattutto se
l'osservatore è uno di voi, patetici umani che non siete
altro.
La
mia, per esempio, è davvero stressante.
Sono
costretto a vivere assieme ad una quantità davvero
disdicevole di quegli esseri puzzolenti, nevrotici e scodinzolanti che
voi bipedi chiamate "cani" ma che io, dall'alto della mia intelligenza
superiore, preferisco definire esagitati
aborti della natura.
Non
avete idea del trauma che mi provocano quelle creature demoniache
quando mi reco, assieme al mio nobile fratello, ai piani inferiori
della magione che ha l'onore di ospitarci: ci assalgono e ci disgustano
col loro fiato fetido e la loro mole sgraziata – uno di loro
ha addirittura
l'ardire di inseguirci per osare
toccare il nostro magnifico pelo con quella sua linguaccia immonda!
Dico, avete la minima idea di quanto sia degradante dover sottostare a
questi umilianti soprusi!?
Per
non parlare, poi, di quelle tre cene che ancora si ostinano a
respirare, nonostante il mio ardente desiderio di porre fine ai loro
irritanti cinguettii. Uno di loro ha addirittura tentato di ferire il
sottoscritto! Più
di una volta!
Cosa
non si fa per vivere sereni, per Bastet.
Sì
perché dovete capire che c'è un motivo se io mi
abbasso a sopportare tutto questo e quel motivo è l'unica di
voi che considero a malapena sopportabile: la mia umana soffrirebbe
troppo se mi rivoltassi – come meriterebbero
–
contro i suoi amati sacchi di pulci, ed io non riesco a tollerare la
sensazione alquanto fastidiosa che stringe il mio regal stomaco quando
comprendo che qualcosa la turba.
Un
po' mi assomiglia, la mia umana, e per questo posso anche azzardarmi a
dire che, nella vostra bruttezza comune, lei lo è appena
meno degli altri. È anche l'unica di voi, fra quelli che ho
incontrato, che condivida qualche tratto della nobile genia felina: ama
viziarsi con squisiti bocconcini friabili che ha il buonsenso di
condividere anche con me – ma, purtroppo, anche con quelle
creature inferiori –, non disdegna i giacigli soffici e
lussuosi e si presta ad essere avvicinata e vezzeggiata soltanto quando
è lei a desiderarlo.
Questa
mia bipede è la stessa che si prende cura di noi, che ha
l'onore di ripulire i nostri educati bisogni, che si preoccupa che ci
siano sempre croccantini e che ci protegge quando i rognosi canidi
esagerano; accorre quando la chiamiamo e ci sorride sempre, anche
quando soffre.
Provo
una certa misura di gratitudine nei suoi confronti ma, dopotutto,
è il suo dovere fare in modo che io sia pasciuto e felice.
Quel che ammiro, di questa umana, è la sua
capacità inesauribile di non stancarsi mai né di
noi gatti né delle altre bestiacce – che osano
adorarla e venerarla come dovrebbero fare solamente nei miei confronti,
semmai – e l'amore che infonde in ogni gesto, ogni carezza,
ogni gioco.
Credo
che in questo periodo da che sono arrivato qui, da adorabile infante,
io abbia sviluppato una sgradevole sindrome di Stoccolma nei confronti
della bipede: se vengo costretto a non vederla per un periodo divento
irritabile e nervoso e, questo, non fa proprio parte del mio carattere
nobile e pacato. Anche gli aborti di natura diventano tristi e si
agitano meno... in realtà tutta la casa si spegne quando lei
non c'è.
E
poi ci sono quei giorni. Quei giorni in cui lei c'è ma
succedono avvenimenti spiacevoli che la rendono triste e tutto sembra
accartocciarsi su se stesso, i cani spariscono e lei si rinchiude in
una stanza, da sola, scappando via dagli altri umani per non farsi
vedere mentre soffre.
Come
in questo momento.
Lei
piange, adesso, ed io non so che cosa fare. Lei è la
mia umana ma io non so come aiutarla e questo, umani e animali che mi
state leggendo, è il dolore più grande che un
famiglio
possa provare.
Questi
sono gli unici momenti in cui quei canidi plebei mi vanno a
genio: saltano, corrono, abbaiano e fanno un rumore atroce che
m'infastidisce enormemente... ma, con il loro atteggiamento un po'
rozzo, riescono sempre a farla sorridere, a distrarla quanto basta
perché possa ricordarsi che non è mai sola.
Adesso
però quegli inutili cani sono fuori, a far sapere al mondo
di esistere (lo sappiamo benissimo, purtroppo),
e lei è sola, seduta per terra, in una stanza buia.
Singhiozza
sommessamente e si stringe le ginocchia al petto mentre l'altra donna,
di là, piange, e l'uomo è seduto al tavolo con
uno
sguardo vitreo e spento.
Non
so che cosa sia successo e, sinceramente, non mi interessa: tutto
ciò che mi preme è quella creatura silenziosa che
ci ama
tutti dal profondo del cuore e che si nasconde per non far pesare il
proprio dolore sui suoi genitori.
Non
posso permetterlo.
Mi
avvicino a lei, sfregando la mia regal testa contro il suo braccio.
-"Prrruao?"- la
chiamo, e lei alza la testa dalle proprie ginocchia per strofinarsi una
manica sulle guance e sorridermi.
-Ciao,
piccolo.- mi saluta, allungando una mano per accarezzarmi. Ha sempre un
tocco leggero e amorevole, per noi animali.
-"Ma-maow!"-
persevero, e m'infilo lestamente fra le sue braccia, accoccolandomi sul
suo petto morbido: la beatitudine.
La
mia umana ride, tirando su col naso e appoggiando la testa contro la
mia spalla, sfregando il mento sul mio collo. Visto? Cosa vi dicevo?
È più gatto che umano.
-Sei
proprio un tontolone.- mi rimprovera, ma la sento rilassarsi nel
momento stesso in cui, deliziato dalla sua somiglianza alla mia
incredibile razza, paleso il mio apprezzamento a gran voce, facendo le
fusa. Lei socchiude gli occhi, ricordandomi così l'affetto
che
prova per me, e mi stringe al petto, affondando la faccia nella mia
pelliccia e respirando a fondo, più volte, per ritrovare la
calma e la serenità.
Forse
hai ragione tu, umana, ma se comportarmi da "tontolone" e andare
d'accordo
con i tuoi amati cani serve per renderti felice... beh, allora sono
lieto di essere il tuo famiglio.
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My Space:
Nota bene: si
dice "famiglio" il compagno animale con cui si ha un tipo di relazione
più stretta rispetto a quella padrone/animale domestico. In
questa one-shot, in particolare, ho voluto utilizzarlo per definire un
"rapporto alla pari", di rispetto, amore e stima reciproca fra animale
e umano.
questa breve
one-shot è nata per la "Sfida per scrittori"
indetta da Principe
Dracula
nel gruppo facebook "EFP:
recensioni, consigli e
discussioni".
La mia consegna era
la seguente: "Storia in cui sia presente un animale, che abbia un ruolo
abbastanza rilevante" e, per rispettare questo obbligo, ho deciso di
scrivere una one-shot dal punto di vista di un gatto di casa. Ho
liberamente preso ispirazione dal mio gatto, Brian:
sono fermamente convinta che lui ci ucciderebbe tutti, se gli tornasse
comodo. Avrei
dovuto chiamarlo Hans Westergaard.
E niente,
spero che questo scorcio di pensieri di un gatto
tonto ed egocentrico
vi abbia strappato una risata e vi sia piaciuta! Vi invito a segnalarmi
eventuali refusi, errori di battitura o simili e, se vi va, fatemi
sapere che cosa ne avete pensato!
Grazie
infinite per essere arrivati fin qui!
Un grande
saluto,
B.
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