"Alla fine sei
arrivato."
Sousuke sobbalza,
distogliendo lo sguardo dal mare per rivolgersi invece all'origine di
quella voce.
Momo. L'aveva
riconosciuto, ma non voleva crederci.
"Arrivato?"
ripete, confuso, chiedendosi da quanto tempo non veda il ragazzo e
perché sembri essere diventato così alto.
Momo sospira,
avanzando verso di lui con le mani in tasca e sollevando appena la
testa per piantare lo sguardo nel suo. Sembra risoluto, ma c'è
il corrucciarsi delle sopracciglia, il piccolo broncio che di solito
accompagnano un lamento.
"Rincchi mi ha
detto che Aicchi gli ha detto che passi davvero troppo tempo qui. E
in effetti ti ho guardato mentre fissavi il mare per almeno
mezz'ora!" spiega il ragazzo, prima di chinarsi sul pontile per
osservare il mare a propria volta.
Come fanno a sapere
che...?
"La Squadra di
Recupero Sousuke non può permettersi di perdere il suo
protetto!" esclama Momo, lasciando scivolare le gambe sul legno
per dondolarle verso il mare. Gli fa un sorriso, mentre gli confessa,
a grandi linee, che lo tengono sotto controllo e Sousuke non riesce a
non rispondere con una smorfia.
Anche Aiichirou...
Anche lui non sente da moltissimo tempo. Da quando si è
diplomato e ha lasciato la Samezuka alle spalle.
Con Rin non è
riuscito a tagliare i ponti. Non è riuscito a perderlo, dopo
averlo ritrovato. Sarebbe troppo doloroso ritrovarsi a pensare a lui
per ipotesi e non sapere se, almeno lui, sta cercando di raggiungere
il suo sogno.
"Soucchi!
Guardi tanto il mare perché vuoi diventare un pittore?"
domanda, l'ingenuità nella sua voce che lo lascia senza
parole, perché nessuna persona normale penserebbe davvero una
cosa del genere.
Sospira e scuote la
testa, sedendoglisi accanto, i palmi posati sul legno del pontile e
le gambe a penzoloni che si bagnano quasi subito per l'andirivieni
dell'acqua sui piloni. Non guarda il mare, così, si concentra
sul cielo, sui rossi che lo compongono, sui gabbiani che sembrano
volare troppo lontano. Ne sente il vociare confuso, il rumore delle
ali, l'impatto in acqua quando decidono di pescare, ma è come
se appartenesse ad un altro mondo, lontanissimo da lui.
"Guardo il
mare... Non lo so, non credo di guardarlo davvero." sussurra,
voltando il viso verso il rosso e scoprendosi osservato.
Momo porta le
ginocchia al petto e vi posa la guancia, socchiudendo gli occhi con
un sospiro.
"Non dovresti
restare da solo a pensare." dice, una verità diretta,
senza giri di parole, in cui riconosce il modo di fare di Mikoshiba.
"Non so nemmeno
a cosa dovrei pensare. Non ho mai pensato veramente alla vita senza
nuoto. Non so nemmeno se farmi operare. In ogni caso, a cosa
servirebbe, Momo? Rin sarebbe comunque lontanissimo. Non mi illudo di
tornare a nuotare come un tempo."
È strano
riuscire a parlare liberamente, senza l'ostacolo che sembrava
insormontabile quando pensava di selezionare uno a caso tra i loro
numeri per riversare tutto quello che ha dentro.
"E?"
Alza la testa verso
Momo, offeso dalla sua mancanza di tatto. Per fortuna che si è
fidato!
"No, dico, e
allora? Non puoi più nuotare, non hai più un sogno... E
allora? Rin non è irragiungibile. Non è come se
perdessi valore ora che non puoi più gareggiare!"
esclama, lasciandolo ancora una volta senza un modo per
controbattere. "È questo che pensi? Che hai perso valore?
Aicchi non gareggerà mai, dopo la Samezuka, eppure non vedo
Rincchi fargli meno gli occhi dolci per questo! E anche io non
nuoterò mai come mio fratello, non so nemmeno cosa farò
dopo il diploma! Questo non vuol dire che Rin si dimenticherà
di me, né che abbia meno valore di lui, anche quando avrà
vinto alle olimpiadi!"
Momo si muove per
andargli accanto, sciogliendo il nodo di braccia per toccargli con
delicatezza la spalla infortunata.
"Sei
importante, Soucchi. Davvero davvero davvero importante." gli
assicura, con un sorriso luminoso.
Sousuke scuote la
testa, perché non sono rassicurazioni che desidera. Vuole
tornare come prima, vuole poter nuotare, smettere di fissare il mare
e fantasticare di scivolarci dentro, sparire senza lasciar traccia,
perché nessuno sentirebbe la mancanza di qualcuno che ha
fallito così tanto nella propria vita.
"Sì, lo
sei. Lo sei assolutamente!" ripete Momo, gli occhi pieni di
lacrime.
"Lo sono?"
mormora, con un filo di voce.
Non ci crede, non
vuole crederci.
Perché
restare ancorati a quella disperazione, quelle quattro mura che lo
soffocano, è meno spaventoso di rendersi conto di avere
davanti così tante possibilità da dover ricominciare
tutto da capo.
Momo annuisce,
spostandosi quel che basta per asciugarsi le lacrime con il palmo e
fargli un sorriso incerto.
"Eh... Ti stavo
aspettando qui, no? Ti aspetterò sempre." confessa, la
luce rossastra del tramonto che peggiora la situazione delle sue
guance.
"Hai ragione."
mormora Sousuke e gli sembra, per un momento, di sentire il cuore
risvegliarsi da un lungo sonno.
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