“Quello è
Mikoshiba?”
È abituato al
fatto che le persone riconoscano Momo, anche se è strano
pranzare insieme a lui e sentire tutti gli sguardi addosso. Gli
sembra di stare con una specie di celebrità, è quasi
divertente.
Le orecchie di Momo
diventano rosse e si affossa il più possibile nella sedia, la
testa bassa verso il proprio piatto. Sousuke allunga le bacchette per
punzecchiarlo un poco.
“Suo fratello
ha il record regionale, no?”
Continua a
punzecchiarlo finché non gonfia le guance, indispettito e il
resto della conversazione del gruppetto si perde in una lotta tra
bacchette.
Sono da soli per il
weekend, ma non è affatto male stare così. Momo ha
preso possesso di un pezzo del suo armadio e di una grossa parte del
suo letto, ma, anche se si è svegliato con un mal di schiena
epico, Sousuke non può che ricordare il momento in cui ha
aperto gli occhi e se l'è ritrovato davanti, come prima cosa
al risveglio.
Un ottimo risveglio.
“Che cosa ci
fa con uno come Yamazaki?”
“Yamazaki è
lo storpio?”
“Sì.
Secondo me gli fa pena.”
Sousuke si ferma a
metà di un sorriso, la doccia gelata di quelle affermazioni,
trasportate dal gruppo di ragazzi che gli sono passati accanto, che
gli impedisce di portare a termine quel gesto.
Sa che ne hanno
discusso così tanto da sapere le risposte del suo ragazzo a
memoria, ma non può impedire al panico di stringergli la gola
ed inondargli il cervello di pensieri.
Fa pena a Momo. Lui
che ha rinunciato al suo sogno, che è stato così
stupido da distruggerlo con le proprie mani.
Momo sta con lui per
pietà, Momo potrebbe inseguire lo stesso sogno, Momo ne è
capace e sta con lui solo per sbattergli una medaglia d'oro in
faccia, un giorno.
“Chiudete
quella cazzo di bocca!” sbotta Momo, facendolo sobbalzare. Lo
stesso che dice “acciderbolina” quando cade dal letto al
mattino o scontra contro uno spigolo, quello che ride quando prende
un voto pessimo ed ammutolisce per la sorpresa.
È in piedi e
rosso in volto, i pugni stretti ed il respiro accelerato e Sousuke,
per un attimo, smette di pensare al dolore che c'è nel proprio
petto.
Sousuke si alza con
movimenti quasi meccanici, irrigidito nella postura come se si
sforzasse di non apparire colpito dall'insulto.
Allunga una mano
verso il suo polso quasi senza pensare, circondandolo con le dita e
lasciandosi velocemente la mensa alle spalle.
All'aria aperta gli
sembra di respirare di nuovo, ma riesce solo a guardare Momo, la sua
rabbia che lo rende muto, le sopracciglia corrucciate perché
vorrebbe dire troppe cose tutte insieme e non sa quale sia quella
giusta.
Va' tutto bene.
Ma non va' bene, si sente sollevato, ora, ma non sa se è
giusto sentirsi così.
Non dovresti
stare con me. Però lo vuole, ha bisogno della presenza di
Momo e il solo pensiero del diploma lo riempe di angoscia anche
perché smetteranno di vedersi ogni giorno.
Sono felice di
stare con te.
Momo sembra
calmarsi, le dita che si insinuano nei suoi pugni chiusi, facendolo
rilassare e docilmente si fa baciare sulla fronte. Lo sguardo rimane
sull'entrata della mensa, però, il cervello che ancora
immagina scenari terribili per gli ultimi due anni di Momo, senza di
lui, colpevole di aver risposto male ad un compagno di scuola.
“Ehy,
Soucchi.”
Si sente
abbracciare, il corpo più piccolo di Momo che si incastra
perfettamente sul suo petto, le braccia incrociate nella sua schiena
mentre scivola con la testa sulla sua spalla, come farebbe un
gattino.
Distoglie lo sguardo
dall'ingresso, finalmente affondando nella massa di capelli rossi di
Momo con il naso e chiudendo gli occhi.
“Va' tutto
bene.” mormora, rabbrividendo quando anche Sousuke ricambia
l'abbraccio, le mani che se lo portano addosso come se dovesse
inglobarlo per non separarsi mai più.
Sousuke decide di
crederci.
|