Brandelli di una vita comune.

di TheNerdyOne
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Ricordo bene quale fu l’ultima cosa che vidi, prima di chiudere gli occhi. Ricordo le onde del mare che s’infrangevano fragorosamente sulla riva, dando vita a quella delicata schiuma biancastra che tanto mi piaceva da bambina. Riuscii a vederle fortunatamente: il mio volto era riverso all’indietro, gli occhi nocciola spalancati, mentre quel coltello affondava ritmicamente nel mio petto, producendo un rumore sordo, il quale si mescolava alla caotica sinfonia del mare e riecheggiava contro le pareti della scatola cranica. Smisi presto di rantolare, quasi come se il mio inconscio non avesse voluto rovinare quella strana ma piacevole armonia che si era venuta a creare. Ricordo la pace che invadeva lentamente il mio corpo, occupando il posto che il sangue aveva lasciato vuoto. Uno splendido tramonto sui toni del blu, del rosa e dell’arancione faceva da sfondo alla mia dipartita, rendendo tutto molto più delicato e pacifico. Quasi mi sentii in dovere di ringraziare una qualche forza cosmica, che nonostante tutto mi aveva donato una morte serena e tranquilla quasi come scivolassi in un lungo rigenerante sonno, ed in un certo senso era così, con tanto di ultima visione di bellezza. Era molto più di quanto avessero avuto tante altre persone. Dopotutto, la morte sopraggiunge per tutti, sempre e comunque, e la mia tutto sommato era stata proprio una bella morte. Smisi presto di percepire la violenza dei colpi ed il dolore, un’altra gentile concessione del cosmo. Piano piano i colpi si smorzarono, e presto un grande peso si tolse dal mio addome, facendomi sentire ancora più leggera. Sentivo la mia essenza elevarsi sempre più, tentando di fluire fuori dal corpo e raggiungere le stelle, per unirsi alla loro eterna danza. Poco prima la fine, una figura penetrò nel mio campo visivo, ed un volto ricoperto di sangue rivolse i suoi occhi cerulei ai miei. Uno strappo, ed ecco che un brandello della camicia a scacchi rossa e blu che indossavo, l’indumento che più preferivo tra quelli che possedevo, andò a ripulire il viso del mio uccisore, rivelandone i tratti inconfondibili. Ennesimo dono cosmico, la presenza di un parente allo scadere del mio tempo. Era giunto il momento, lo sentivo e non aspettavo altro. I miei occhi si chiusero lentamente, mentre il volto accigliato di mio padre restava confinato dall'altra parte delle palpebre chiuse.





Non so sinceramente cosa scrivere arrivata a questo punto. Mi sento svuotata di qualsiasi emozione, ed anche molto più leggera. Sento come se avessi appena tirato fuori un'angosciosa quanto implicita confessione direttamente dal mio cuore, e non so se si tratta di una sensazione piacevole o meno. 




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