Piccole gocce di rugiada le solcavano il viso ancora in erba. Sentiva finalmente che la vita era tornata a sorriderle.
Pianse silenziosamente, senza nemmeno accorgersene, mentre la sua mente vagava e i suoi occhi fissavano la terra ai suoi piedi.
Lacrime delicate, dolci, gioiose. Credeva che non ne avrebbe più sentito il tocco.
Guardò distratta le sue mani, che si stringevano tra loro in una morsa nervosa e rilassata allo stesso tempo.
Quanta strada aveva fatto in quegli ultimi anni,proprio lei: la piccola contadina di Potidea, promessa sposa dai suoi genitori, con la vita già pianificata, al punto da sembrarle d’ averla già vissuta.
In quanto tempo la vita può cambiare radicalmente? Lei ne aveva avuto la prova.
Era partita. Via da tutto e da tutti, con l’unica intenzione di dare uno scopo alla sua vita piatta, d’incontrare nuove culture, salpare per mari e solcare terre sconosciute. Quante volte l’aveva sognato ad occhi aperti, mentre sua sorella Lila l’intimava di restare con i piedi per terra..
Non credeva che sarebbe mai potuto succedere. Ma poi, un giorno, qualcosa era cambiato. E non era stato semplicemente l’arrivo di una guerriera sconosciuta, piombata nel suo villaggio. Era cambiato qualcosa in lei. Aveva sentito la forza di disobbedire a suo padre e di deludere sua madre, per volare via. Perchè non l’aveva mai trovata prima quella forza? Forse era stata la sua lettura delle stelle, con la quale si dilettava nelle notti insonni? Tutto le indicava un cambiamento, un incontro, una nuova vita.
Forse s’era disperatamente ancorata a quel pensiero, che le faceva sembrare le cose molto più semplici. Non lo sapeva, eppure lo aveva fatto.
Si era fidata di quella sconosciuta, come se la conoscesse da molti lustri, nonostante fosse solo una straniera con una brutta reputazione, odiata e temuta da tutti. Nonostante ciò, lei vedeva di più in quegli occhi apparentemente duri ed equilibrati.
Cosa l'aveva spinta non lo seppe mai, ma lo aveva fatto.
Era scappata.
Si era librata nell’aria come una farfalla appena dopo la trasformazione. Questo l'aveva spaventata, ma era riuscita a trovare un’ ancora alla quale allacciarsi. Quella stessa roccia che l'aveva guardata con infinita tenerezza, mentre i briganti di Draco si schieravano contro il suo bene.
D’ allora tutto era stato diverso.
Si carezzò la fronte con dolcezza, volendo così tornare al presente.
Le amazzoni erano già lontane, da quando aveva ordinato loro, in veste di regina, di tornare al villaggio e lasciarla sola. Per una notte la sua tribù sarebbe stata in grado di badare a sé stessa. Aveva dato ad Ephiny il compito di sostituirla quella notte, ma aveva deciso che quella notte si sarebbe prolungata per lungo tempo.
Non sarebbe tornata alla sua tribù, perchè avrebbe dovuto? Si era rifugiata presso di loro solo perché Xena era morta e doveva trovare qualcosa che la spingesse ad andare avanti.
Nel suo villaggio questo sprono non l’avrebbe mai trovato.
Flebilmente poteva udire, oltre il crepitio del fuoco, Xena dialogare con Autolycus, con la sua solita sottile ironia coperta dalla sua caratteristica serietà.
“(…)io t ho fatto provare che cosa significa essere Autolycus. Sei stata dentro di me, ti ho lasciata controllare il mio corpo e non è una cosa che farei per chiunque..”
Sorrise pensando al suo compagno d’avventura, troppo concentrato a coprire il suo lato generoso con spavalderie gratuite. Eppure gli doveva tanto. Senza di lui probabilmente il miracolo non sarebbe accaduto.
Perché poi Xena aveva chiesto aiuto proprio a lui? Solo perché è Il Re dei ladri? Un altro piano della guerriera che avrebbe dovuto accettare, anche senza comprenderlo veramente. Infondo cos’importava? C'era riuscita. Solo questo contava.
“(…)terrò a mente la promessa che hai fatto di restituirmi il favore. Potrebbe tornare utile un giorno o l’altro per il Re dei ladri”.
Si scoprì ridere tra le lacrime a quelle parole: quell’uomo riusciva a strapparle sempre un sorriso. Era così bizzarro…così.. profondamente triste..
Un cespuglio frusciò alle sue spalle ma ella non si mise sull’ attenti. Sapeva perfettamente di non essere in pericolo.
Si asciugò le lacrime alla ben meglio col polso e puntò lo sguardo nel fuoco debole.
La figura composta della Guerriera avanzò lentamente ma sicura, ricoprendo la loro distanza in quattro falcate appena. Si sedette silenziosamente al fianco dell’Amazzone e, senza neanche guardarla, ravvivò il fuoco, aiutandosi con un ramoscello preso accanto alla brace.
Il silenzio che le inghiottì non fu imbarazzante ma avvolgente. Gabrielle sentiva che Xena, seppur in silenzio, stava comunicando con lei. Sospirò di sollievo, lasciando cadere piano le mani lungo l’interno coscia, sulle gambe rilassate .
Il lupo la guardò e l’agnello inclinò le labbra in un sorriso, sentendone lo sguardo addosso.
“Stai bene?” le disse quasi in un sussurro.
“Mi sento ancora scombussolata” la Guerriera puntò anch’essa lo sguardo sulle fiamme, quando il Bardo continuò: “Ho camminato nell’ Ade e messo piede nei Campi Elisi in così poco tempo che ancora devo rendermi conto di ciò che è accaduto” il silenzio le fu di risposta.
“Mi dispiace” la tagliente dichiarazione fece zittire anche la brace. Gabrielle si voltò a guardarla, aggrottando le sopracciglia, chiedendole cosa intendesse dire.
Xena pigiò distrattamente il ramo sul terreno, creando disegni indistinti. Seguì quelle forme con lo sguardo “Senza di me la tua vita sarebbe stata-”
“Noiosa! ” la interruppe la bionda.
La Guerriera sorrise senza staccare gli occhi dal ramo. Ma il suo sorriso era amaro “..più felice”
Gabrielle guardò un punto impreciso oltre ad un albero posto alla sua sinistra. Non capiva se quelle parole l’infastidissero o la divertissero. Non trovò in quel momento le parole e Xena ne approfittò :
“Un Bardo che non trova le parole è un Bardo alquanto strano non trovi?” il fuoco si ravvivò sotto il tocco della bruna “ Lo sai anche tu che ho ragione”.
Gabrielle la guardò quasi offesa. Come poteva, proprio lei, dirle che sarebbe stata più felice restando a Potidea? Come poteva non vedere giorno dopo giorno come la sua vicinanza la rendesse più forte, più donna? Come poteva minimizzare tutto ciò che aveva vissuto con lei con delle semplici parole?
“Se tu avessi ragione, sarei tornata a casa già da molto tempo”
Xena incassò il colpo abbassando di nuovo lo sguardo sul ramo.
Gabrielle seguì il suo sguardo “Tu non riesci a renderti conto di quanto mi dai, di quanto è importante ciò che vivo con te ogni giorno. Guardami! Sono addirittura una Regina Amazzone. Sarei mai potuta diventarla chiusa nel mio villaggio?” Xena sorrise all'evidenza “Da te imparo molto ogni giorno e la tua presenza mi è…fatalmente necessaria”
Nessuna parola usciva dalle labbra della Guerriera e Gabrielle non riusciva a sopportarlo, non in quel momento. Le prese il mento tra le dita e glielo alzò, puntando lo sguardo sul suo
“Xena non pensare neanche per un secondo che tu sia deleteria per me. Non pensare neanche per un secondo di lasciarmi a Potidea. Sai che tornerei a cercarti!”
Sorrisero entrambe all’ immagine del Bardo chiacchierone alla ricerca della Guerriera solitaria
“Comprendo che tu non abbia un buon giudizio di te stessa, a causa del tuo passato e non posso darti della stupida per questo. Ma ti prego, guarda anche a ciò che di buono stai dando al mondo e a me. Oggi per qualche momento ho provato cosa significa essere te”
Xena la guardò incuriosita e spaventata allo stesso tempo. Mantenne il contatto visivo, anche se la mano di Gabrielle aveva lasciato libero il suo mento “E cioè?”
“C’ era calore, umanità…c' era Amore”.
Xena aggrottò le sopracciglia “Gabrielle era un combattimento!”
Il suo tentativo di virare il discorso su altro non trovò conclusione positiva. Gabrielle la guardava irremovibile.
“Mi sentivo protetta.”
La frase rimase sospesa nell’aria come se desiderasse una qualche reazione dalla Guerriera che non arrivò.
Il Bardo proseguì:
“Il mondo ha bisogno di gente cosi, giusto?”
“Si, giusto”
“E io ho bisogno di gente così. Della migliore in circolazione” Sorrise gioiosa senza però abbandonare la serietà del discorso. Eppure voleva sdrammatizzare in qualche modo.
“Sicura sia io la migliore in questione?” Sorrise di rimando la Guerriera.
“Assolutamente!”
Si guardarono intensamente come se si stessero vedendo per la prima volta. Era già accaduto altre volte ma quella notte fu più intenso. Xena interruppe il contatto visivo e si alzò intimando al Bardo di andare a riposare.
Prepararono il giaciglio e s’ infilarono sotto le pesanti pellicce senza dirsi altro. In breve tempo Gabrielle si addormentò.