My Fair Lady

di FiammaBlu
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Ultima revisione: marzo 2016

 

40. L’invito



La sveglia suonò, destandolo del tutto. Aprì gli occhi e fissò il soffitto, portandosi le mani dietro la testa. Sospirò e li richiuse nuovamente, abbandonandosi al tepore che gli aveva lasciato il sogno che aveva fatto.

L’ho sognata… di nuovo… non riesco a dimenticare il sogno che ho fatto quella notte, quando siamo stati aggrediti…

Si mise a sedere sul letto, scostando il copriletto, i piedi incontrarono il tappeto e poggiò i gomiti sulle ginocchia prendendosi la testa fra le mani. Restò alcuni minuti in quella posizione prostrata, cercando di scacciare quella sensazione di aspettativa, l’idea che lei potesse davvero provare qualcosa per lui.

Si passò le mani fra i capelli tirandoli tutti indietro, si alzò, spogliandosi e infilandosi sotto la doccia.

Era così reale… sento ancora le sue lacrime sul mio volto… sono svenuto dopo l’aggressione e non ricordo cosa sia accaduto, poi… quando ho riaperto gli occhi, lei era lì… inginocchiata e addormentata… le sue mani che stringevano la mia camicia… comunque, l’importante è che non si sia fatta niente… e quando mi sono ripreso, lei non c’era più… Mizuki si è occupata di tutto...

Sciacquò tutto il sapone spostando il miscelatore su acqua fredda e rimase immobile sotto il getto, che lo fece rabbrividire. Quando aveva riaperto gli occhi la mattina seguente, aveva visto il volto serio e compassato della segretaria, seduta sul divano di fronte al suo. Immediatamente si era reso conto che lei non era più accanto a lui: quando le aveva stretto la mano stava davvero troppo male per poter restare sveglio e all’inizio non era stato neanche del tutto sicuro di essere cosciente e di aver invece solo immaginato di sfiorarle i capelli e stringerle la mano…

Mizuki aveva fatto venire il medico e lui non si era accorto di niente. Si era ritrovato pulito, curato e gli era stata fatta un’iniezione nel braccio. Lei si era occupata di Maya, della guardia notturna e, dopo essersi assicurata che fosse in condizioni di capire ciò che gli stava dicendo, lo aveva aggiornato sulla versione dei fatti a cui si sarebbero attenuti se qualcuno avesse chiesto qualcosa.

Indossò l’accappatoio, sfregandosi i capelli con l’asciugamano.

C’è qualcosa che non va in me… non posso continuare a sognare Maya… non è possibile che in realtà io l’ami davvero… da qualche parte, nel mio cuore, aspettavo che lei crescesse… era come osservare un bocciolo che lentamente si schiude… ma nonostante abbia provato in tutti i modi a reprimere tale sentimento inappropriato in questi anni… forse questi sogni, significano che quell’amore che vorrei dimenticare… scalpita per uscire allo scoperto!

Trattenne l’asciugamano stretto in pugno e immediatamente ripensò ai suoi capelli fra le dita, alla mano che le aveva stretto, alle sue piccole dita che trattenevano la sua camicia anche nel sonno, al bacio che aveva dato alla rosa, a quella notte nel tempio e sotto le stelle, l’abbraccio in cui l’aveva avvolta, il bacio che gli aveva dato, la passeggiata nel bosco che avevano fatto, quando lei aveva ripreso coscienza di sé dopo aver interpretato il risveglio della Dea, fino a tornare a quella sera del planetario in cui le aveva rivelato di essere l’ammiratore delle rose scarlatte.

Voglio davvero abbandonarmi alla speranza che lei mi ricambi? Al ristorante, quando ha rifiutato la mia rosa, era ferita… qualcosa l’aveva colpita profondamente eppure eravamo appena tornati dalla valle… cosa le avrà fatto cambiare idea? Poi quel bacio alla rosa… ho visto anche io il suo sguardo, ma mi sono rifiutato di vedere davvero ciò che stavo guardando… ha ragione il regista? Mi ama? Era per me quell’emozione piena d’amore con cui fissava quell’unico fiore che si era salvato? L’espressione di Akoya che prova un amore puro e incondizionato per Isshin…

Il suo cuore prese a battere senza che lui potesse in alcun modo controllarlo. La voce nella sua mente, che in quelle notti aveva sognato, ripeté le battute piene d’emozione, le stesse che lei aveva pronunciato sul ruscello in mezzo alla valle.

Si portò le dita alle labbra rievocando quel bacio che aveva ricevuto da Akoya che, nonostante le sue suppliche, s’era allontanata anche in quel sogno. Chiuse gli occhi rendendosi conto di quanto gli fosse sembrato reale…

Sono proprio un pazzo…

Spostò lo sguardo sul comodino accanto al letto, mentre si abbottonava la camicia. Il fazzoletto macchiato di sangue che Maya aveva usato giaceva lì inerme. Mizuki aveva deciso di lasciarlo sulla sua scrivania, senza dire niente, e lui l’aveva portato con sé da allora, pensando al gesto della ragazza e alle lacrime che aveva avvertito sulla pelle. Ha pianto… sarà accaduto davvero? Non ero neppure cosciente… avrò immaginato tutto... E poi quelle impronte di sangue sulla cartellina coi documenti del Gruppo Takatsu… e un’altra sulla fotografia di Shiori Takamiya… chissà cosa avrà pensato e perché l’ha aperto… forse per mera curiosità...

Terminò di vestirsi e scese per la colazione. Anche se avesse voluto dirle tutto aggrappandosi a quello spiraglio di luce che aveva intravisto, non era certo il momento migliore per farlo.

Lo spettacolo è troppo vicino e non ho alcuna intenzione di ferirla ancora confessandole i miei sentimenti inopportuni e inappropriati… Deve recitare al meglio delle sue possibilità, deve vincere la sfida con Ayumi e ottenere i diritti! Li merita… assolutamente, li merita!

Ignorò il tavolo con la colazione e si diresse direttamente in ufficio, infilando quel fazzoletto nella tasca interna della giacca.



Mizuki sollevò la cornetta e rispose al telefono. Dall’altra parte, una voce titubante si scusò più volte ancor prima di presentarsi. Lei lo rassicurò e lo invitò a parlare. L’uomo si presentò come il traduttore del fotografo francese Peter Hamil e chiese se stesse parlando con la segretaria del Presidente della Daito Art Production. Mizuki confermò e l’uomo disse che il fotografo aveva necessità urgente di parlare con Masumi Hayami e quando lei obiettò che era molto occupato, lui insisté per avere una risposta immediatamente. La segretaria aggrottò la fronte e chiamò il suo capo con l’interfono spiegandogli brevemente la situazione.

- L’ho già avvisato che lei è occupato… - concluse Mizuki ricordando il volto scuro con cui era entrato quella mattina in ufficio. Erano trascorsi tre giorni dell’aggressione di quella sera e, a parte il momento in cui si era svegliato, non ne avevano più parlato.

- Lo incontrerò alle tre… dall’agenda risulta libero fino alle quattro - rispose lui dopo un attimo.

- Va bene, signore, aggiorno l’appuntamento - rispose lei, riprese la telefonata e concluse con il traduttore che la ringraziò a profusione.

Di quella sera sembrava svanito ogni cosa, anche il ricordo, la ferita sulla fronte era guarita quasi subito e in parte era nascosta dai capelli, il volto non aveva lividi ma lei aveva visto la sua schiena quando il medico l’aveva esaminato: quei segni rossi sarebbero diventati sicuramente scuri e gli avrebbero procurato dolore. Aveva preso la boccetta di antidolorifici che gli aveva prescritto il medico ed era andato a casa. Si era accorta che il fazzoletto che lei aveva lasciato sulla scrivania non c’era più.

La porta dell’ufficio si aprì e lei sussultò. Ne uscì il suo capo con l’impermeabile al braccio.

- Ci vediamo alle tre - disse solo, incamminandosi verso gli ascensori.

- Arrivederci, signor Masumi - rispose lei cortese.

Mizuki guardò l’orologio e poi lo schermo del suo PC che mostrava quello spazio bianco occupato da lui per due ore, dalle undici alle tredici. Sorrise abbassando lo sguardo e domandandosi cosa avrebbe fatto dalle tredici alle tre, dopo aver assolto il suo nuovo impegno.

Quella notte, Maya non si è premurata neppure di nascondere i suoi sentimenti, è rimasta in piedi davanti a me, spaventata, preoccupata, e il suo sguardo ha cercato subito lui… Il signor Masumi le teneva la mano, chissà se l’avrà fatto consciamente o meno… Maya aveva cercato dappertutto qualcosa con cui fermare il sangue, forse presa dalla concitazione del momento, e solo dopo aveva usato il suo fazzoletto… che lui ora porta sempre con sé… sarebbe quasi inquietante se non lo conoscessi… E Maya ha visto anche quei documenti sulla famiglia Takamiya…

Lo spettacolo dimostrativo della “Dea Scarlatta” sarebbe stato il dieci di ottobre, mancavano poco più di due settimane: era davvero vicino. Prese il cellulare dalla borsetta e mandò un messaggio a Rei Aoki. Devo sapere come sta Maya…



Rei varcò la soglia del caffè dove la signorina Mizuki la stava sicuramente aspettando. Guardò l’orologio e si rese conto di essere quindici minuti in ritardo. Non indugiò ulteriormente e con passo svelto la cercò fra i tavoli individuandola immediatamente.

- Mi scusi per il ritardo - e si inchinò con il volto arrossato.

- Non si preoccupi, siamo tutti impegnati con il lavoro - rispose conciliante la segretaria - Come procedono le sue prove? - aggiunse sorprendendola.

Rei arrossì lievemente domandandosi come facesse a saperlo, si sedette e raccontò brevemente del prossimo spettacolo, la cui prima sarebbe stata il primo dicembre, e dove lei avrebbe interpretato il ruolo di Heathcliff in una versione di Cime Tempestose formata da sole attrici.

- So che la critica ha già dato riscontri positivi su questo progetto - annuì Mizuki - È sicuramente un’idea ardita - aggiunse poi bevendo il suo tè verde bollente. Ne offrì a Rei, ma la giovane rifiutò cortesemente.

- Sì! - ammise lei con orgoglio e i suoi occhi si illuminarono - È una sfida e quando ci è stato proposto abbiamo accettato! -

- Sono felice di sapere che anche lei è impegnata - disse la segretaria - E lavora, anche, vero? - la pose come una domanda, ma era chiaro che conosceva già la risposta.

Rei annuì, arrossendo lievemente. Questa donna a volte mi fa paura…

- Come sta Maya? - chiese subito dopo Mizuki e la giovane attrice si fece immediatamente seria, conscia che i convenevoli erano finiti - Le ha per caso raccontato qualcosa? - aggiunse la segretaria posando la tazza e sollevando lo sguardo su di lei.

- Non mi ha raccontato niente, è successo qualcosa? - chiese Rei subito allarmata. Lo sguardo fermo della segretaria fu una risposta fin troppo eloquente.

- Tre giorni fa, Maya è venuta alla Daito, era tardi, credo verso le undici, io non c’ero - iniziò Mizuki e Rei spalancò gli occhi - Penso sia venuta con l’intento di scusarsi con il signor Masumi per quell’articolo che era uscito, ma è una mia supposizione - sospirò e riprese, accavallando elegantemente le gambe - Quando sono usciti dalla Daito… - ma Rei la interruppe.

- Sono? - si intromise, preoccupata.

- Sì, erano insieme - annuì Mizuki - Pare ci fossero tre uomini che li hanno aggrediti... - Rei sbiancò e si appoggiò alla sedia - Ma il signor Masumi credo l’abbia protetta perché Maya non aveva un graffio, mentre lui, quando sono arrivata io alle due, era stato picchiato ed era svenuto - si affrettò a concludere la segretaria vedendo quanto fosse in apprensione l’amica.

- Perché Maya non mi ha detto niente…? - sussurrò con gli occhi spalancati.

- Lei non ha notato nulla di strano? - indagò Mizuki assottigliando lo sguardo.

- Ecco perché queste sere è sempre tornata a casa e Yu è venuto a mangiare da noi… - mormorò, lo sguardo assente e la mente concentrata - Ridevano, scherzavano, ma hanno comprato la cena fuori e… - i suoi occhi tornarono attenti e si fissarono sulla segretaria.

- Sembra felice… invece mente… mente sempre! - aggiunse Rei sibilando e stringendo un pugno.

- Non ha idea di quanto il signor Hayami abbia affinato quell’abilità… - borbottò Mizuki corrugando la fronte. Rei scoppiò a ridere e la segretaria la imitò portandosi una mano alla bocca.

- La “Dea Scarlatta” è troppo vicina, non possiamo fare niente, ora, vero? - aggiunse Rei all’improvviso e Mizuki la fissò - Lo ha pensato anche lei… - sussurrò l’attrice, sconsolata.

La segretaria annuì lentamente.

- Sicuramente, se agissimo ora in qualsiasi modo, io probabilmente verrei licenziata in tronco e anche lei passerebbe dei guai… - valutò la donna con espressione seria - Maya non ne gioverebbe assolutamente anche se sapesse che il suo amore è ricambiato e, probabilmente, neanche la sua Akoya ne trarrebbe vantaggio… è un amore tormentato quello… è meglio per tutti che la situazione resti così… -

- Meglio per tutti tranne che per loro due… - sussurrò Rei dispiaciuta.

- Ci sono delle cose che devono essere fatte, signorina Aoki, non concorda anche lei? - Mizuki la fissò intensamente - Non sarebbe meglio se fosse davvero Maya a vincere la sfida contro Ayumi Himekawa e ad ottenere i diritti della “Dea Scarlatta” dalla signora Tsukikage? -

- Diritti! Diritti! Parlate solo di questo! - ringhiò la giovane alterandosi per la prima volta e ricordando l’astio con cui Maya aveva parlato del signor Hayami e dei diritti di quell’opera. La segretaria si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto.

- In realtà è l’unica cosa di cui dovremmo occuparci - rincarò Mizuki mantenendo lo sguardo freddo - Dovrebbe aver capito ormai come gira questo mondo, le guerre fra le compagnie, i registi che snaturano e rovinano opere bellissime pur di fare soldi e… - fece una breve pausa - Lei ha un’idea vaga di quanto valgano quei diritti? - le chiese inclinando leggermente la testa.

Rei la fissò mantenendo quell’espressione contrita, poi scosse la testa.

- Non importa quanti miliardi di yen valgono, i soldi non possono sostituire le persone! E perché, se il signor Hayami l’ama come sembra, tormenta la signora e Maya per quei maledetti diritti? - picchiò un pugno sul tavolo e Mizuki socchiuse gli occhi sospirando.

- Non lo so, signorina Aoki, non lo so… - ammise dispiaciuta - Io credo che Eisuke Hayami abbia influito sul carattere del signor Masumi per molti anni poi… - si fermò, non poteva essere sicura di ciò che fosse avvenuto veramente.

- Poi? - la incalzò Rei sporgendosi in avanti e appoggiando gli avambracci sul tavolino.

- Poi ha conosciuto Maya Kitajima - terminò, espirando e confidandole la sua versione dei fatti - Sono convinta che lei gli abbia restituito quell’umanità che suo padre aveva sradicato fin da quando era un bambino… -

Rei valutò le parole della segretaria annuendo e si trovò pienamente d’accordo stupendosi per non esserci arrivata prima. È molto probabile che abbia ragione… Maya era una bambina di tredici anni quando incontrò Masumi Hayami, però ciò non significa che già all’epoca non lasciasse il segno nelle persone che la circondavano… sul palcoscenico poi, brillava come una stella… il primo mazzo di rose arrivò per Beth… Il signor Hayami deve essere rimasto davvero… folgorato…

Mizuki la vide sorridere, poi la giovane alzò lo sguardo e la mise al corrente dell’ultima cosa che la preoccupava.

- Però c’è qualcos’altro che è cambiato, adesso… - iniziò Rei - In queste sere in cui Yu è stato a casa nostra, loro sono più… - fece una pausa, ma la segretaria terminò per lei.

- Affiatati? - mormorò Mizuki, corrugando la fronte.

- Sì - annuì Rei - Ma non è solo questione della “Dea Scarlatta”, il loro modo di rapportarsi è cambiato, come se Maya avesse fatto una scelta precisa… da quella sera che è andata con lui al ristorante e decise di indossare il suo ciondolo… -

- Una scelta precisa? - ripeté la segretaria sollevando le sopracciglia - Cosa le ha dato questa impressione? -

Rei scrollò le spalle.

- A volte lui le tiene la mano e Maya non sembra subire quell’atteggiamento, anzi, oppure l’aiuta con il cappotto, piccole gentilezze che prima avrebbe rifiutato e che ora invece fra loro sono spontanee - riportò, cercando di ricordare i frangenti in cui li aveva visti insieme.

- Capisco… - annuì la segretaria alzandosi, imitata da Rei - Qualunque sia il motivo, non possiamo fare niente, Maya ha il diritto di scegliere -

Chissà se questa decisione deriva dall’aver scoperto che il signor Masumi dovrà sposarsi...

Rei la fissò qualche attimo in silenzio.

- Dovrebbe scegliere con consapevolezza, però, non credendo che… che lui non la ricambi - spiegò a bassa voce.

- Signorina Aoki… - sospirò Mizuki sempre mantenendo il tono di voce basso - Lei pensa che il nostro ammiratore possa essere davvero l’uomo adatto per Maya? Ha mai riflettuto su ciò che una loro relazione potrebbe creare? E dico non solo a livello emotivo per entrambi, ma anche professionale e, perché no, economico... -

Rei spalancò lentamente gli occhi ascoltando quelle parole, all’apparenza così fredde e distanti. Ero convinta che la signorina Mizuki volesse la felicità del suo capo… ho frainteso i suoi intenti…?

- Eppure, io per prima in passato l’ho spronato a chiarire la situazione, ma in questi giorni, avendo saputo che Maya lo ricambia, mi sono soffermata a pensare ciò che potrebbe avvenire… senza contare le ripercussioni, soprattutto sulla carriera di Maya, se venisse scoperta l’identità del suo ammiratore… Si rende conto? Sette anni di agevolazioni… ogni obiettivo raggiunto da Maya verrebbe inquinato dalle azioni che si sono protratte nel tempo… - si portò due dita in cima al naso e chiuse gli occhi, reprimendo l’onda di nausea che la colse immaginando lo scenario.

Rei rimase a fissarla inebetita.

- Io… non l’avevo mai vista in questi termini... - sussurrò, presa dallo sconforto.

- Se tiene a Maya, invece, dovrebbe - le fece notare con una decisa asprezza nella voce, e Rei comprese che la frase di prima, così analitica e controllata, celava solo il suo reale pensiero. Vorrebbe la felicità del suo capo… ma sa che sarebbe un disastro…

- E ora? Cosa facciamo? - mormorò la giovane attrice torcendosi le mani in grembo. La segretaria finì il tè e sollevò lo sguardo determinato verso di lei.

- Niente. Attendiamo la “Dea Scarlatta” e nel frattempo continuiamo ad ascoltare e a parlare con loro, soprattutto lei con Maya, visto che lui raramente si confida con me… e negli ultimi tempi ancora meno… - propose, pratica come sempre, la segretaria.

- Va bene - concordò Rei domandandosi come avrebbe potuto condividere qualche parola con Maya dato che non si vedevano quasi mai…

- Non si abbatta, per ora abbiamo fatto ciò che potevano per comprendere meglio la situazione - la rassicurò Mizuki - Conto sull’incapacità del mio capo nelle relazioni interpersonali per poter intervenire nuovamente e non mi tirerò indietro quando accadrà… - suonava molto come una minaccia e Rei scoppiò a ridere.

- Non è che Maya sia da meno… - borbottò la giovane con un ampio sorriso.

- Ci risentiamo presto, allora - si congedò Mizuki alzandosi, imitata da Rei.

- A presto, e grazie per la sua pazienza - la giovane attrice fece un lieve inchino.

L’uomo vestito di scuro, che aveva ascoltato tutta la conversazione comodamente seduto nel tavolino di fianco, ripiegò il giornale e seguì con lo sguardo le due donne.

Non me lo sarei mai aspettato… dunque è questo che stanno facendo…

Hijiri si alzò e un sorriso accennato gli incurvò le labbra. Il suo cellulare vibrò e rispose in automatico alla chiamata del suo capo che avrebbe incontrato entro mezz’ora.



Il fotografo francese varcò la soglia dell’ufficio del Presidente della Daito Art Production, accompagnato dalla sua gelida segretaria. Appena incrociò lo sguardo dell’imprenditore si rese conto che c’era qualcosa di diverso rispetto alle volte in cui l’aveva incontrato a Nara. Corrugò lo sguardo, ma gli strinse la mano e si accomodò sulla poltrona di fronte alla scrivania.

- Non ricordavo che fosse questo il suo ufficio quando sono venuto anni fa - esordì Peter utilizzando il giapponese.

- Non ricoprivo ancora questo ruolo - rispose pacatamente Masumi sedendosi - Se preferisce possiamo parlare in inglese - gli propose.

- Se non le dispiace preferirei utilizzare il giapponese finché mi sarà possibile nella discussione e la prego di perdonare i miei errori grossolani - gli disse ossequiosamente tenendo lo sguardo ancorato al suo.

- Non si preoccupi - rispose Masumi tornando al giapponese - Mi dica come mai l’urgenza di questo incontro -

- Lei è un uomo difficile da incontrare, lo sa? - gli erano occorsi giorni per trovare il contatto della sua segreteria personale.

Masumi sorrise mestamente e si accese una sigaretta, offrendola anche al francese che accettò.

- Purtroppo molti impegni richiedono la mia presenza ed è la signorina fuori da questa stanza che gestisce la mia agenda, ne sa molto più lei, della mia vita, di quanto non ne sappia io… -

Peter sorrise appena e si apprestò ad informarlo circa la sua presenza lì, sapeva che era un uomo diretto e che sarebbe stato inutile girare intorno al problema.

- Il mondo delle compagnie teatrali è davvero un groviglio e all’inizio, quando sono entrato nell’ambiente, ho fatto un po’ di fatica a districare tutti i nodi, ma adesso mi è tutto molto più chiaro - iniziò Peter notando quanto sembrasse distaccato quell’uomo, come se in realtà non fosse con lui in quella stanza.

- Avrebbe potuto chiedermi delucidazioni, l’avrei senz’altro aiutata - si intromise Masumi schiacciando l’interfono e chiedendo del caffè a Mizuki.

- Mi avrebbe dato una sua versione, io invece preferisco farmi un’idea da solo - e Peter gli strizzò l’occhio lasciandolo interdetto.

- Vedo che si è già fatto un’opinione di me - valutò Masumi consentendo a Mizuki di entrare col caffè. La segretaria appoggiò il vassoio in silenzio sulla scrivania, fece un lieve inchino e uscì.

Peter Hamil la seguì con lo sguardo soffermandosi sul suo posteriore perfetto e Masumi accennò un sorriso per quanto fosse scontato il comportamento di quell’europeo.

- È mai stata la sua amante? - gli chiese a bruciapelo, tornando a guardarlo quando lei uscì.

- No - replicò seccamente Masumi - Probabilmente è una pratica frequente in Francia, ma non qui in Giappone -

Peter scoppiò a ridere e spense la sigaretta.

- Non dica sciocchezze! È così anche in Giappone, è lei che è un uomo diverso - gli fece notare prendendo il caffè. Masumi lasciò correre quell’ultima frecciatina, non gli importava affatto che idea si fosse fatto il francese, molto di più il motivo che l’aveva spinto lì.

- La Ondine è di proprietà della Daito Art, vero? - riprese Peter posando la tazzina vuota e notando che lui non l’aveva bevuto. Masumi annuì e il fotografo proseguì.

- Quindi, tecnicamente, lei è il capo di Ayumi Himekawa - aggiunse fissandolo intensamente. Il suo interlocutore sembrò valutare quell’affermazione.

- I contratti con gli attori sono sempre molto delicati, Ayumi Himekawa ha un suo manager personale, ma diciamo che lei è nel giusto - confermò il Presidente della Daito.

- Allora sto parlando con la persona giusta - annuì il fotografo cambiando posizione sulla poltrona.

Masumi fu quasi convinto di averlo visto sospirare di sollievo. Ma che succede…?

- Sono perfettamente a conoscenza di quanto sia remunerativa la “Dea Scarlatta”, degli interessi che ci siano dietro, della guerra fra le compagnie per i famosi diritti che pare dividano quelli che stanno dalla parte della signora Tsukikage e quelli che stanno dalla parte del dio denaro, e anche della battaglia serrata che divide le due attrici protagoniste, ma… - fece una brevissima pausa che allarmò immediatamente Masumi - Ayumi Himekawa non sta bene, rischia di non poter più recitare e io non posso proprio permettere che accada una cosa del genere -

Il francese fissò l’uomo davanti a sé, sapeva di essersi completamente scoperto, ma non gli interessava. Appena Ayumi avesse saputo ciò che aveva fatto, l’avrebbe tagliato fuori dalla sua vita, cancellandolo completamente, ma lui voleva vederla sul palcoscenico, voleva fotografarla con gli occhi che ardevano presi dalla recitazione.

- Cosa significa tutto questo? - indagò Masumi appoggiando gli avambracci sulla scrivania e sporgendosi in avanti.

- Lei è un produttore teatrale e non ha mai apprezzato particolarmente un’attrice? Non posso crederlo… - lo stuzzicò il francese con un sorriso e lui si sentì gelare il sangue nelle vene.

- No - rispose Masumi dopo qualche attimo di tensione - Riconosco il talento e lo metto sotto contratto, ma apprezzarlo pubblicamente non mi è permesso, se ne renderà ben conto se ha davvero capito come funziona questo mondo - replicò pacatamente.

Quest’uomo sembra interessato solo agli affari… eppure… quel giorno nella valle, ho visto bene come guardava Maya Kitajima… vedeva solo il suo talento?

- Ma io posso! - e rise di nuovo - Ayumi Himekawa rischia la cecità permanente se non si opera immediatamente e io non posso sopportare di non vederla più recitare -

Udendo quella frase, che tante volte Masumi si era ripetuto a proposito di Maya, gli si bloccò il respiro in gola. Se Ayumi scoprisse che è venuto qui a dirmi una cosa del genere lo allontanerebbe immediatamente… quindi lui ne è innamorato a tal punto da rischiare tutto pur di aiutarla…

- Cecità permanente? - domandò inarcando un sopracciglio e celando la sua reale preoccupazione. Ecco perché sua madre Utako si sta occupando personalmente delle sue prove!

- Sì - annuì il francese freddamente - Ha avuto un incidente durante le prove poi è stata male… - spiegò brevemente, con espressione tesa.

Quanto gli sarà costato cercare il mio aiuto? Che strano europeo…

- Signor Hamil… - Masumi espirò il fiato appoggiandosi allo schienale della sedia - Comprendo perfettamente la gravità della situazione e parlerò con il manager della Himekawa sebbene dubito conosca le reali condizioni della sua assistita. Perché pensa che io possa ottenere qualcosa dove lei ha fallito? -

Peter Hamil si irrigidì e strinse con forza i braccioli della sedia.

- Non ho provato a convincerla e lei è legata alla sua agenzia da un contratto, no? Volete perdere un’attrice del calibro di Ayumi? - ringhiò il francese cercando di mantenere la calma e di parlare correttamente in giapponese.

Masumi si fece serio in un attimo.

- Avrebbe dovuto provare a convincerla, prima di venire da me - si alzò sistemandosi la giacca e versò due scotch, porgendogli un bicchiere - È una ragazza molto determinata, l’ha sempre avuta vinta coi suoi genitori, famosi e assenti, con i registi con cui ha lavorato, Onodera per ultimo, con i partner di scena, con le attrici rivali - il francese prese il bicchiere e seguì con lo sguardo quell’uomo freddo e controllato che, aveva capito, non avrebbe fatto assolutamente niente.

- E questo cosa significa? - sibilò Peter stringendo il bicchiere.

- Significa che Ayumi Himekawa ha scelto la Daito Art Production e non viceversa - rispose semplicemente con un sorriso sincero. Si sedette nuovamente, rigirando il liquore ambrato - Crede veramente che io potrei riuscire in qualche modo ad impedirle di interpretare la Dea dopo l’impegno che ha profuso? - alzò un sopracciglio perplesso e lo fissò.

Peter Hamil rimase in silenzio, riflettendo sulle sue parole lapidarie e rendendosi conto che, accecato dalle sue paure, aveva dimenticato la cosa più importante: Ayumi stessa. Non rinuncerebbe mai… ha combattuto per emergere dall’ombra dei suoi genitori per anni… è in lotta aperta con l’altra candidata… non le interessano i diritti né la fama derivante dall’interpretare quel ruolo… le interessa solo recitare e vincere quella sfida!

Bevve tutto d’un fiato quel liquore, che gli bruciò la gola e lo stomaco, appoggiò il bicchiere vuoto sulla scrivania e si alzò.

- Mi sarebbe insostenibile non vederla più recitare… - mormorò - Ma comprendo la sua posizione e le sue argomentazioni - annuì il fotografo sistemandosi la giacca del completo grigio che indossava.

- Se per lei è così importante, dovrebbe fare tutto ciò che è in suo potere per far sì che non accada - gli consigliò seriamente Masumi alzandosi e porgendogli la mano.

- La ringrazio per il tempo che mi ha concesso - disse il francese con tono di riconoscenza.

- Parlerò con il suo manager - gli promise Masumi accompagnandolo alla porta - Ma se sua madre Utako la segue nelle prove, significa che l’ha convinta, e significa anche che ha accettato che sua figlia possa diventare cieca pur di ottenere quella parte… -

- Lo so, la ringrazio anche per il tentativo che farà - annuì Peter uscendo dall’ufficio.

Mizuki fece un lieve inchino all’ospite che se ne andava e restò di fianco al suo capo. Era silenzioso e fissava la schiena del francese.

- Sembra combattuto - valutò la segretaria in un sussurro lieve.

- Lo è - rispose semplicemente Masumi rientrando nella stanza.



Anche quella sera uscirono dai Kid Studio che la notte aveva preso il sopravvento. Erano le dieci, i marciapiede erano poco affollati e spirava un debole vento.

- Sono stanca morta… - borbottò Maya contrariata fissando i piedi che si muovevano meccanicamente, uno davanti all’altro.

- Vieni, sali, ti porto io fino alla moto - propose Sakurakoji mostrandole la schiena. Lei arrossì lievemente e rimase immobile.

- Avanti, non fare storie - le sorrise in modo gentile e le fece cenno con le mani. Maya lo guardò ancora un attimo e poi accettò. Fece un piccolo salto mentre lui si piegava e si aggrappò al suo collo con le braccia. Yu la tenne saldamente sotto le gambe e la sistemò meglio, poi riprese a camminare.

- Non addormentarti, eh? - la mise in guardia - Altrimenti non riuscirò a portarti da quanto pesi! -

- Yu! - sibilò lei indignata, dandogli un piccolo pugno sulla testa.

- Ahi! - si lamentò il giovane, celando l’emozione di averla così vicina. Maya rimase in tensione solo per qualche minuto, poi si rilassò e appoggiò il mento alla sua spalla.

- Pensi mai all’esito dello spettacolo? - gli chiese con un mormorio appena accennato. I suoi capelli le pizzicavano la guancia, ma il calore che emanava era piacevole e anche il suo profumo.

- Ci penso ogni giorno, Maya - le confessò lui candidamente - La mia carriera potrebbe cambiare in modo drastico se mi aggiudicassi la parte di Isshin… -

Calò il silenzio dopo quella frase e nessuno dei due ebbe voglia di replicare. Se la vita di Yu sarebbe cambiata, quella di Maya sarebbe stata stravolta e lei ne era cosciente. Ma desiderava troppo diventare una vera attrice, capace di indossare mille maschere, come le aveva detto la signora Tsukikage. Le prove stavano davvero andando bene e lo spettacolo di Kuronuma prendeva forma. Anche se c’era ancora quella parte finale in cui sia lei che Sakurakoji non riuscivano ad esprimere al meglio i sentimenti di Akoya e Isshin.

Com’è possibile trasmettere i sentimenti legati ad un sacrificio così estremo! Come potrò mai mostrare alla gente quella maschera? E Yu? Anche lui… come potrà far vedere quanto sia immenso l’amore di Isshin, tanto da capire il sacrificio che va fatto?

- Ecco, siamo arrivati - la voce gentile di Yu la riscosse dalle sue riflessioni e lei vide la moto parcheggiata - Vuoi mangiare prima di tornare a casa? -

- No… ho sonno… - gli confessò lei scendendo - Grazie, Yu - aggiunse mentre lui le porgeva il casco.

- Perché mi ringrazi sempre con quel muso? - domandò avvicinandosi e fissandola con un sorriso canzonatorio.

- Io… sei sempre gentile, e non posso fare niente per ripagarti… - borbottò imbarazzata - Mi accompagni sempre a casa, paghi ciò che mangiamo e mi ascolti quando sono troppo nervosa per recitare e non riesco ad entrare nella parte… -

Sakurakoji la guardò per un attimo e il suo sguardo si riempì di dolcezza facendola sentire ancora più in difficoltà.

- Siamo stanchi entrambi, vero? - le chiese come se parlasse a se stesso - Non trovi che ci serva una pausa prima dello spettacolo? -

- Kuronuma non ci lascia neanche respirare… - ammise lei che iniziava a sentire la tensione che, cumulata alla stanchezza, la rendeva irritabile e nervosa.

- Dalla pianificazione, sabato io avrò le prove fino alle quattro e poi niente fino a lunedì, tu invece sei libera sia sabato che domenica - iniziò lui sentendo il cuore accelerare all’improvviso. Non aveva pensato di dirglielo in quel modo, ma la discussione l’aveva portato spontaneamente a quel punto.

Maya annuì di nuovo e lo vide frugare nel suo zaino.

- C’è un evento legato al teatro a cui vorrei partecipare, saremo di nuovo degli spettatori - e le porse un biglietto tenendone un altro per sé - Ho comprato due biglietti, ti va di venirci con me? Trascorreremo un po’ di tempo insieme, senza avere Kuronuma fra i piedi che urla né battute della “Dea Scarlatta” da ripetere all’infinito - e le sorrise.

Maya prese stupita il biglietto e spalancò gli occhi.

- Una nave? - sul biglietto era riportato l’orario di imbarco e il numero della cabina. Passeremo la notte sulla nave...

- Sì, è una nave da crociera, che fa un breve giro della baia di Tokyo - spiegò lentamente - L’evento prevede un intervento di alcuni registi e viene messa in scena la storia della principessa splendente e inoltre... - ma Maya lo interruppe afferrandogli un braccio.

- Taketori monogatari? - disse citando il titolo dell’opera. La sua espressione rapita fece sorridere Yu. Si è fermata a quell’informazione… non ha sentito niente del resto…

- Sì, esatto, Maya - confermò lui - E nel caso in cui risulti tutto noioso, ci sono sempre gli altri spettacoli che offre la crociera - aggiunse, ma Maya era già partita per il suo mondo.

- Ma… ci sarà tanta gente… ci riconosceranno e noi non… - balbettò lei riprendendo il contatto con la realtà.

- Niente giornalisti… solo altri attori e tutta gente del settore, anche se dovessero riconoscerci, non ci tormenteranno - la rassicurò Yu. Maya lo fissò stupita e un po’ imbarazzata, indecisa su cosa rispondergli.

- Tieni il biglietto, hai questi due giorni per decidere e io non insisterò oltre - aggiunse Yu rimettendo nello zaino il suo biglietto. Maya passò lo sguardo fra lui e il talloncino di carta che teneva fra le dita, mille pensieri che le attraversavano la testa.

Sakurakoji salì in moto e la invitò a fare lo stesso. Lei mise il biglietto nella borsa, si infilò il casco che lui le passò e salì.



Maya appoggiò il biglietto sul cuscino e si mise a pancia in giù sotto le coperte, puntando sui gomiti. Rei non era ancora tornata e la casa era silenziosa e buia. Una debole luce argentea filtrava dalla finestra della camera riflettendosi sui brillantini all’interno della carta del biglietto e lei sorrise.

Una crociera… con Yu… sapeva che dicendomi della rappresentazione della principessa della luna splendente mi avrebbe incuriosito, ma in fondo saremo solo lui ed io…

Spostò il biglietto e lo mise in verticale, come se questo potesse cambiare completamente la visione delle cose.

Siamo stati soli altre volte… al parco di divertimenti, a casa di sua cugina… anche qui… eppure lui non ha mai fatto niente di particolare dopo quella volta al parco in cui…

Si avvolse nelle coperte e si sentì avvampare perché il ricordo di quel bacio rievocò quello che lei aveva dato al signor Hayami quella notte dopo aver subito l’aggressione di quei tre tizi. Quante cose erano accadute in quegli ultimi mesi, aveva perduto il conto, anche in quell’istante era così confusa che avrebbe potuto sentire il suo cervello elaborare i pensieri. C’era stato addirittura un momento in cui aveva creduto che Masumi Hayami potesse essere la sua anima gemella. Tornò a guardare il biglietto adagiato sul cuscino e lo ruotò di nuovo.

Il mio ammiratore delle rose scarlatte… quanto ha fatto per me… è stato gentile, premuroso e anche affettuoso quando non era costretto a incontrarmi nella realtà… E io l’ho sempre aggredito, credendo che ce l’avesse con me e con la signora… anche quella sera, quando l’ho trovato a casa del Presidente Yamagishi, non ho creduto alle sue parole, l’ho assalito e gli ho detto delle cose terribili… e lui invece, mi ha tenuta stretta a sé, lasciandosi colpire senza un lamento, tutto per proteggermi… può desiderare i diritti della Dea Scarlatta, ma nessun essere umano arriva a fare una cosa del genere per profitto…

Si rigirò ancora, era sola, al buio, sotto le coperte, eppure si vergognava dei suoi pensieri, di quello che aveva provato quando l’aveva baciato sulle labbra, del calore del suo corpo che aveva agognato quando erano nel tempio nella valle, dei brividi che l’avevano attraversata quando l’aveva guardato togliersi semplicemente la giacca o aveva passato le dita fra i suoi capelli…

Si sposerà… devo accontentarmi del suo affetto di ammiratore, delle sue rose, dei suoi messaggi incoraggianti, ma non potrò mai avere niente di più… è impossibile che lui possa vedermi come una donna desiderabile… sarò sempre “ragazzina”... undici anni… davvero un’enormità… il suo lavoro… la sua famiglia, il suo rango… e anche… anche il suo aspetto… lui è davvero troppo irraggiungibile per me, una stella lontana che posso guardare brillare per sempre…

Sentì lo stomaco stringersi dolorosamente a quel pensiero di rinuncia, era cosciente che sarebbe stata quella la fine dei suoi desideri, ma in realtà, una parte nascosta in profondità nel suo cuore, aveva davvero creduto e sperato che lui fosse la sua anima gemella. Sospirò e strinse a sé il biglietto della crociera. In quel momento, l’opportunità di passare del tempo lontano da tutti, in un ambiente diverso, ma con accanto Yu a darle sicurezza, le sembrò la scelta ottimale.

Sono stanca di tutta questa tensione… del mio cuore che sobbalza ogni volta che penso a lui… della terra che mi manca sotto i piedi quando lo vedo o quando mi parla, anche se tutta questa sofferenza ha reso più vera la mia Akoya… continuerò a riversare i miei sentimenti nella recitazione… ciò che Akoya prova per Isshin è quello che sento per il signor Hayami e che non potrò mai confessargli…

Portò le ginocchia al petto raggomitolandosi e lasciò che lacrime di dolore scorressero libere, senza alcuna paura di mostrare quel suo lato debole. Rimase in silenzio e in solitudine a piangere finché non uscirono più lacrime e la gola le bruciò talmente da impedirle di respirare. Si sfregò gli occhi con le mani chiuse a pugno, si alzò, appoggiò il biglietto con attenzione sulla scrivania e andò in bagno a lavarsi il viso. L’acqua fresca fu come un tonico e lei sospirò guardandosi allo specchio.

In quel momento la porta di casa si aprì e chiuse e sentì i passi delicati di Rei che cercava di non far rumore per non svegliarla.

È sempre stata così gentile con me… e io… non ho mai avuto il coraggio di dirle niente…

Abbassò lo sguardo e quando il fusoma si aprì, si girò incontrando lo sguardo stanco di Rei.

- Maya… cosa fai ancora alzata? - le domandò in un sussurro.

- Non riuscivo a dormire - ammise lei - Ti va un tè? Lo preparo mentre ti lavi - propose, uscendo dal bagno.

Rei annuì e la seguì con lo sguardo finché non entrò in cucina. Chissà se si sarà spaventata per quell’aggressione… perché non mi hai detto niente, Maya? Si spogliò, si lavò rapidamente e quando uscì dal bagno la raggiunse il profumo delicato del tè infuso. Maya era seduta a gambe incrociate e fissava la sua tazza fumante.

- Come mai non riesci a dormire? Problemi con la Dea Scarlatta? - domandò sedendosi a sua volta e inspirando l’odore della bevanda. Maya scosse la testa.

- Kuronuma è esigente, non ci lascia tempo neanche per pensare quando passiamo da una scena ad un’altra, ma sembra soddisfatto ultimamente… - borbottò lei in risposta sempre con quello sguardo fisso.

- Allora cosa c’è che non va? - insisté Rei sorseggiando il suo tè.

- Sono stanca, Rei - ammise la giovane sollevando lo sguardo e solo in quel momento l’amica si rese conto che i suoi occhi erano arrossati. Ha pianto…

- Le prove sono pesanti? -

- Lo sono - annuì Maya - Ma non è solo per quello... - e riabbassò lo sguardo sospirando.

- Con Sakurakoji va tutto bene? Mi è sembrato sereno in queste sere, quando è venuto qui. C’era anche stasera? - chiese con indifferenza mascherando abilmente il suo reale interesse.

- Sì, con Yu va tutto a meraviglia, anzi… - la guardò con un sorriso e Rei la fissò incuriosita - Mi ha invitato per una crociera in nave dove ci sarà un evento legato al teatro e verrà rappresentata la storia della principessa della luna splendente -

- Una crociera? Quando? - sì informò immediatamente mentre mille immagini diverse le si pararono davanti.

- Questo fine settimana - spiegò Maya arrossendo lievemente.

- Quindi dormirete a bordo - annuì Rei fingendo disinteresse - E tu? Cosa vuoi fare? È questo che ti affligge? -

Maya sollevò la tazza e bevve un po’ di tè, completamente assorta nei suoi pensieri.

- Non gli ho ancora dato risposta, ma vorrei andare - rispose alzando lo sguardo, che non sembrava affatto in dubbio.

- Oh… capisco… - annuì Rei con espressione neutra mentre un enorme campanello di allarme le trillò in testa. Ha rinunciato al suo ammiratore… perché? Eppure basterebbe che tu sapessi che ti ricambia, che ti ama da sette anni!

Posò la tazza con l’intenzione seria di dirle tutto, di farla desistere dall’accettare quell’appuntamento, di affrontare il signor Hayami, ma Maya parlò per prima, distraendola.

- È vero che saremo solo noi due, ma non ci saranno giornalisti, solo gente del settore del teatro… sono così stanca… e Yu è sempre gentile, presente, silenzioso… - quelle parole suonarono più come una giustificazione, ma Rei rimase ad ascoltarla - Questa è la realtà, io vivo qui: i sogni, le illusioni, fanno parte di un mondo che non mi appartiene… -

Rei fissò l’amica che parlava con tono dimesso e appena sussurrato domandandosi da dove le venisse quella presa di posizione. Hai sempre considerato il signor Hayami come un’illusione irraggiungibile? Posso capirti, Maya… scoprirsi innamorata di un uomo come lui, che ti ha sempre deriso e maltrattato oltre che corteggiato e aiutato nei panni di un ammiratore segreto deve essere stato davvero un brutto colpo… chissà cosa ti ha portato a decidere di accantonare quel sentimento… e quanto stai soffrendo adesso? E se sapessi che anche lui soffre come te?

- Hai mai pensato al matrimonio, Rei? - le chiese all’improvviso Maya e l’amica sputò il tè che le era andato di traverso, picchiandosi un pugno sul petto e tossendo fino a colorarsi come un pomodoro.

- Il matrimonio? - la interrogò Rei osservandola diventare rossa per l’imbarazzo. Maya abbassò lo sguardo e unì le mani in grembo.

- Sì… il matrimonio - sussurrò - L’ho sempre considerato l’inizio di una nuova strada, non c’è più ‘io’, ma ‘noi’, un vincolo che permette a due persone di unire le forze e vivere insieme -

Maya ma che ti prende? Perché mi parli di matrimonio???

- Io… sinceramente non ci ho mai pensato… - ammise Rei con un ultimo colpo di tosse - Non starai mica pensando di… - ma Maya la interruppe con una faccia buffa, completamente rossa.

- No! No! - esclamò scuotendo le mani in avanti - Sai… ho scoperto che il signor Hayami si sposerà - le confidò in un debole mormorio.

Rei sussultò. Sposarsi? La signorina Mizuki non mi ha detto niente…! Quindi è questo il motivo!

- Si sposa? - ripeté lei, più per cercare di dare un ordine ai suoi pensieri confusi ed evitare di dire la cosa sbagliata. Maya annuì.

- Lo so che ti potrà sembrare strano che io ne parli, in fondo con me è sempre stato sgradevole e inopportuno - e Rei vide i suoi occhi incendiarsi di colpo, ricordando gli screzi passati - Per non parlare di come suo padre abbia braccato la signora Tsukikage… ma… - si bloccò di colpo, improvvisamente in difficoltà e per fortuna Rei la trasse d’impaccio.

- È singolare che un uomo come lui si sposi… inoltre non mi sembra di averlo mai visto in compagnia e nessun giornale ne ha mai parlato… - valutò Rei sussurrando. Guardò Maya per un po’: lei teneva lo sguardo basso, aveva le guance arrossate e poteva solo immaginare cosa stesse pensando. Vorrei chiederle come lo ha scoperto, ma so che la metterei in difficoltà…

- Se anche un uomo come lui riuscirà a sposarsi, anche io… - ma si fermò di nuovo, confusa e frastornata, non riuscì ad esprimesi e quando sollevò gli occhi speranzosi su di lei, Rei soffocò un groppo in gola per il dispiacere. Maya… non dovresti sminuirti così… perché questi paragoni?

- Ma certo! - esclamò allegramente - Masumi Hayami che si sposa? Finché non lo vedrò non ci crederò! - e picchiò un pugno sul tavolo facendo la faccia cattiva. Maya ridacchiò e Rei si unì a lei.

Grazie, Rei...

- Mi… mi aiuteresti con il vestito e le altre cose? - le chiese vergognandosi un po’ e Rei sentì il cuore stringersi per la sofferenza.

- Ovvio! Non oso pensare a cosa faresti se ti lasciassi da sola! - la redarguì immediatamente - Sabato mattina, se non hai le prove, ci occuperemo di tutto! - aggiunse con voce risoluta e Maya la fissò con occhi spalancati.

- Va… va bene - riuscì a rispondere Maya apprezzando la veemenza dell’amica e la sua disponibilità. Sì… starò bene… potrò non pensare per un po’ alla Dea Scarlatta né a… Oh basta! Inizio da ora!

Si alzò scuotendosi il pigiama e sbadigliando.

- Vado a dormire, grazie, Rei -

- Buonanotte Maya, io finisco il tè, grazie per avermelo preparato -

La seguì con lo sguardo, in apprensione, e quando chiuse il fusoma della camera, prese di scatto il cellulare e scrisse un messaggio.

“Signorina Mizuki, sono Rei Aoki, mi scuso per l’ora, non si allarmi, ma devo assolutamente chiederle una cosa… Il signor Hayami si sposa?”

Rei attese trepidante, sperando che la segretaria rispondesse, il cuore che batteva rapidamente. Dopo tre minuti stava per rassegnarsi quando il telefono vibrò. Toccò immediatamente l’icona e aprì il messaggio.

“Non so darle risposta certa in questo momento, ma credo che suo padre voglia farlo andare ad un incontro matrimoniale con la nipote di un suo vecchio e caro amico. Lei come fa a saperlo?”

Rei ebbe un tuffo al cuore e venne avvolta da un profondo dispiacere per Maya. Allora è vero… si sposa…

“Me l’ha detto Maya! Ha accettato di andare con Yu Sakurakoji in crociera per due giorni nella Baia di Tokyo! Credo che abbia deciso di dimenticare il suo ammiratore... ”

Ancora silenzio per diversi minuti.

“Incontriamoci domani al solito caffè”

Rei rispose immediatamente.

“Va bene”

Espirò, spense il cellulare e andò a dormire con il cuore pesante e i pensieri scombussolati.






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