Storia d'Inverno

di Thiare
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Storia d'Inverno

E' inverno.
La città sembra deserta, le panchine sono vuote,
sembra che la neve si sia mangiata le persone
e che il gelo si sia mangiata le loro parole.
Possibile che ci sia solo io, a star qui?
Le mani sono torpide e fredde,
nel respiro la condensa delle giornate afose.
Sembra che solo a me il gelo abbia restituito la parola,
e la gente rimasta mi guarda invidiosa scrivere.
Ecco che le gambe mi sono gelate,
ma io, io che posso, continuo ad osservare la città.
Le case sembrano lucciole d'estate in uno sfondo invernale,
e la gente corre a casa dai figli,
come se l'inverno fosse peste.
Alcuni uomini possono affermare che ci siano stagioni
più fredde di un sorriso vuoto,
e io gli rido in faccia, del mio viso pieno,
perché l'aridità di un sorriso,
quella è da temere.
La panchina quasi brucia per quanto gela
ma io ancora rivedo l'estate nelle corse della gente.
Le persone fumano di più d'inverno,
ma io sono ferma, io osservo.
Le braccia mi son ghiaccio, la gente parla, scappa
e i miei occhi, ora lucidi, pensano ancora che
l'inverno non sia una minaccia.
Passerà, come il ghiaccio scioglie al sole,
come un sorriso porta l'estate.






 




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