Correva
a perdifiato... senza fermarsi... non voleva fermarsi, non poteva
fermarsi. Il sole lentamente moriva all'orizzonte... lo poteva
sentire fin troppo chiaramente, negli angoli più remoti del
suo corpo e della sua anima. Il turno al lavoro era finito con
qualche minuto di ritardo... i suoi padroni, sempre così
perfetti nell'orario della cena, avevano scelto proprio quella
maledetta cena per perdersi in chiacchiere. Elena aveva salutato in
malo modo... non si era neppure cambiata ed era uscita fuori dalla
villa in tutta furia, ignorando praticamente i commenti dei presenti.
Era strana... gli uomini erano attratti da lei e dalla sua
bellezza... le donne la detestavano, metro di paragone difficile da
eguagliare. Aveva grazia nei movimenti ed una bellezza che
incantava... forse è proprio per questo che il padrone l'aveva
scelta, ignorando i commenti negativi della moglie. Quelli occhi
grigi, chiarissimi, si alzavano di continuo al cielo...
"Ancora
qualche minuto..."... annaspò queste parole tra una falcata
e l'altra. Un sasso messo dove non doveva essere le fece perdere
l'equilibrio, ma subito Elena si ritrovò con le mani sul
terreno... agile, con riflessi fenomenali, senza un graffio... nel
movimento, la spalla della sua uniforme si abbassò. “Poco
importa”, sembrava dire, mentre le esili mani l'abbassavano,
rivelando la candida pelle della spalla. Eri eccitata. Da morire.
Alzandosi nuovamente sulle sue gambe, riprese la corsa... fino a
giungere a quella piccola radura nel cuore della foresta... luogo
battuto solo dai cacciatori la domenica mattina, dove nessun altro
poteva mettere piede, ben lontana dalla civiltà e
dall'aristocrazia Inglese che tanto odiava... e che era costretta a
servire, pur di mangiare. E la fame, ora, era il suo pensiero
principale. La lauta cena che si era donata 3 ore prima non era stata
sufficiente a sfamarla, neppure un po'...
"Eccomi...
qui..."... ancora il fiatone... ancora uno sguardo al cielo...
sentiva già la notte arrivarle addosso... e la cosa la mandava
semplicemente in estasi! Con la grazia che la contraddistingueva, nel
lavoro e nella vita, si tolse, piegò e ripose ai piedi di un
albero ogni suo singolo vestito... le mani le tremavano, ma
nonostante questo ogni gesto fu eseguito con estrema precisione. Per
ultimo, tolse anche la crestina che doveva indossare al lavoro,
riponendolo sopra tutto... poi... per ultime, le sue mani arrivarono
al collo... quella striscia di pregiato velluto nero le dava un
fastidio senza pari... odiava ogni genere di costrizioni e la sua
stessa uniforme non era da meno... nonostante ciò, un sorriso
apparve sul volto di Elena, che lasciò scivolare le mani lungo
i fianchi.
"Dirò
che l'ho perso..."... sorrise... maliziosa. Ora era completamente
nuda... meravigliosa, baciata dalla notte che ormai era intorno a
lei. Il volto angelico... quasi etereo, con quelle iridi grigie... i
capelli lunghi, liberi e lisci lungo la schiena nuda... il seno...
Elena aveva una quarta che era solita mostrare non con spacchi
evidenti, ma con vestiti stretti... ora le forme, libere da ogni
genere di gabbia, erano accarezzate dall'aria d'inizio primavera. Sul
suo corpo, non c'era l'ombra di un'imperfezione... perfetta la sua
pelle liscia... non un segno, non uno straccio di peluria... tranne
che per il suo sesso, lasciato in modo più che naturale, non
curato... peloso, umido... eccitato.
"Oddio
siiii..."... Elena si lasciò scappare un mugugno di piacere
quando, scossa dai brividi, fu costretta dalla sua stessa anima a
portare le dita dentro la vagina... a raccogliere il nettare... e
portarlo alla bocca. Si era mossa quasi senza la sua volontà...
ma non si era opposta... non voleva opporsi. Lasciandosi andare,
scese a gattoni sul terreno... affondando le unghie lunghe nel
terriccio, sporcandole di fango e lasciando segni evidenti...
"Ho
fame..."... nessuno la poteva sentire, ma le sue labbra si
muovevano da sole. Ed anche il suo capo si mosse da solo quando la
Pallida Signora fece la sua apparizione, illuminandole le grigie
iridi volte verso il cielo sereno. Immediatamente il calore che
invase il suo corpo fu raffreddato dal sudore che freddo usciva da
ogni poro della sua pelle... il dolore che lambiva ogni suo muscolo
era coperto dal piacere che colava dal suo sesso. Aveva provato ad
opporsi in passato, senza risultato alcuno. Ora aveva imparato ad
amare quello che era, e questo non aveva fatto altro che rendere la
sua trasformazione più fluida... e piacevole.
"Lupa..."
biascicarono qualcosa le sue labbra... "Mannara..."
sussurrarono infine... era quello che era. Elena l'aveva ripetuto,
quasi a volersi convincere e a rendere ancora più forti e
devastanti quelle emozioni. Le prime volte, la trasformazione poteva
durare un'ora... sessanta minuti di tormento e di sofferenza... ora
erano pochi istanti di sublime piacere. I peli bianchi iniziarono a
coprire completamente la sua superficie, bagnandosi nel sudore ed
asciugandosi con il calore della pelle... ogni parte del suo corpo
subiva quel trattamento e dove la peluria era già presente,
come i capelli o il sesso, essa diventava sempre più chiara,
fino ad unirsi in un un'unica entità con quella intorno. Ma
questa non era affatto la cosa più sconvolgente: Elena infatti
era alta poco più di 160 centimetri e, ad esclusione del seno,
il suo corpo era piuttosto minuto... ma in quel momento, ogni sua
forma stava crescendo a vista d'occhio, raddoppiando quasi di
dimensioni. Le mani si conficcavano, come potenti zampe, nel terreno,
scavandolo con il peso dato dai muscoli e dalle forme accentuate. Il
corpo reagiva benissimo alla sua Padrona, fiero di servirla... e
l'anima lo seguiva di pari passo, retrocedendo ad uno stato
primordiale fatto solo di istinti primari. La colonna vertebrale
sembrava quasi voler esplodere dal dorso... ed uscì fuori
nella parte finale, creando una coda folta di peluria che non aveva
nulla di umano... e ben poco d'animale. Gli occhi della ragazza non
sbattevano le palpebre mentre diventavano gialli, come a non volersi
perdere un solo istante della Luna... i denti digrignati si segavano
l'uno contro l'altro, mentre la mascella cresceva in avanti a formare
una dentatura lunga ed affilata. Il viso perdeva completamente i
tratti umani, unendo naso e bocca in un unico muso di Bestia.
"Si...
mia Padrona..."... la voce non aveva nulla d'umano... più
simile ad un ringhio. Non c'era nulla della bella Elena... nulla che
potesse davvero ricordare un essere umano. Nella radura, però,
non era presente neppure una Lupa: ferali i suoi tratti, mostruosi in
parte... grande come un orso e selvaggia appariva la Bestia che, fino
a pochi attimi prima, era una meravigliosa ragazza.
"AAAAAAAAAUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!"...
con forza senza pari fu l'ululato della licantropa, ormai
perfettamente trasformata... e preda dei propri istinti e delle
proprie voglie. Un passo in avanti... e la grossa zampa anteriore
destra schiacciò a terra un oggetto posato lì solo un
attimo prima: una pregiata striscia di velluto nero...
|