“ ...Addio tesoruccio adorato,
come hai detto tu, sono stata sempre e solo un peso...”
Lamù voltò le spalle ad Ataru e si avviò con
passo rapido, scomparendo nell'oscurità.
Il ragazzo tese una mano e la chiamò inutilmente, l'aliena
infatti non poteva più udire parola alcuna...improvvisamente
Ataru si trovò circondato da persone festanti e gran vociare,
si portò le mani nei capelli ed inginocchiato al suolo chiamò
un ultima volta l'amata:
“ LAMU'!!!”
Non giunse risposta alcuna.
“ LAMU'!!!” gridò
nuovamente Ataru, svegliandosi madido di sudore dentro un grande
letto con lenzuola di seta.
“...la mia testa...”
borbottò : “...che male...” e così dicendo
ricadde pesantemente nel soffice cuscino.
Aprì gli occhi e vide il
soffitto di quella stanza molto alto; inoltre, il mobilio presente
fatto di scuro legno intagliato e decorato, non era certamente quello
di camera sua.
Uscì dal letto barcollando e
s'appoggiò ad un tavolino in marmo, sulla quale giacevano una
brocca contenente acqua fresca ed un bicchiere di cristallo
finissimo, splendente del sole mattiniero che filtrava dalla grande
finestra.
Quando i suoi occhi si abituarono
all'intensità della luce guardò fuori; a perdita
d'occhio si vedeva una grande tenuta ben curata, con filari di piante
ordinate e molteplici sentieri in pietra bianca che tagliavano
l'immenso prato.
“ Sembra casa dei Mendo!”
si disse stupito, appoggiando i palmi delle mani sul freddo vetro.
La porta della stanza si aprì:
“ Fratellone!” chiamò
una voce femminile : “ Finalmente vi siete svegliato!”
Ryoko avanzò sorridendo verso il
ragazzo, visibilmente scioccato; nelle mani, la ragazza reggeva
alcune salviette che emanavano un dolce profumo.
“ R-Ryoko-chan!!” esclamò
Ataru, serrandola in un abbraccio : “ Mi hai fatto rapire per
poter stare con te, non è così?”
Le salviette caddero al suolo e Ryoko
si allontanò dal ragazzo spingendolo con entrambe le braccia,
i suoi occhi erano umidi di lacrime e l'espressione sconvolta:
“ F-Fratellone...”
singhiozzò lei: “...cosa vai farneticando??”
“ Perchè mi chiami
fratellone?? Io sono Ataru, Ataru Moroboshi!” sbottò
lui, con le mani sui fianchi, i gomiti larghi e la testa alta :
“ E non gradisco certo essere
paragonato a quel debosciato principino di Shutaro Mendo!!”
Ryoko, sconvolta nell'udir quelle
parole, soffocò con le mani un grido e corse fuori dalla
stanza; Ataru la sentì piangere forte mentre il rumore dei
passi andava allontanandosi in un lunghissimo corridoio:
“ PADRE, PADRE!!” gridava
la ragazza fra un singhiozzo e l'altro : “ SHUTARO E'
IMPAZZITO, PRESTO, AIUTO!!”
Ataru sgranò gli occhi,
guardandosi nello specchio sopra alla casettiera di quella
stanza...alcune Katane, sistemate sui loro supporti, venivano
riflesse appena sotto al suo viso:
" Eppure..." commentò
il ragazzo : "...sono io! Non ho la faccia da scimmia ed i
capelli gelatinati come Shu...".
Si passò le mani sugli occhi per
schiarire la vista ancora velata dal lungo sonno e si specchiò
nuovamente; notò che aveva grandi occhiaie bluastre ed un
colorito della pelle tendente all'olivaceo:
" Dev'essermi successo qualcosa di
terribile per ridurmi in questo stato!" sussurrò a se
stesso; alitò nei palmi delle mani ed annusò, si
sentiva ancora distintamente un forte puzzo di sakè.
Si lasciò cadere sul bordo del
letto e vide, sul comodino, una fotografia incorniciata che ritraeva
per l'appunto Shutaro Mendo; la afferrò e corse fuori dalla
stanza a piedi scalzi.
Nel grande salone, in fondo alle scale
da dove era sceso ruzzolando dopo aver percorso come un forsennato il
corridoio, Ataru Moroboshi si trovò al cospetto della famiglia
Mendo, riunita per la colazione.
" Finalmente ti sei svegliato,
figliolo!" esclamò con tono benevolo il padre : "...dopo
ben due giorni di sonno ininterrotto..."
" BASTA CON QUESTA FARSA!!"
urlò il giovane, ansimando pesantemente.
Alzò davanti a se la cornice con
la foto, il vetro era andato rotto nella caduta e solo alcune scaglie
erano rimaste attaccate agli angoli; la mostrò a quelle
persone: " ...ecco, vedete??" domandò con sguardo
torvo.
" L-L'aveva sul comodino!!"
singhiozzò Ryoko, nascosta dietro alla madre : "...il
fratellone Shu è innamorato del suo compagno Ataru
Moroboshi!!!"
Le facce di ognuno si fecero pallide ed
un vento freddo attraversò la sala.
"...ma che..." borbottò
Ataru, incredulo : "...davvero??" chiese senza ben capire.
La tavola nella sala era riccamente
imbandita, pietanze d'ogni sorta riempivano l'aria di invitanti
profumi mentre le brocche di cristallo illuminavano i variegati
succhi appena spremuti, contenuti in esse.
Pane caldo e burro.
"...altrimenti perchè
avresti una sua fotografia incorniciata sul comodino??" domandò
con aria di sfida l'astuta sorella, dal fisico asciutto e dai lunghi
capelli.
" MA QUESTO NON SONO IO!!"
urlò il Moroboshi : " QUESTO E' SHUTARO, SHU, MENDO,
L'IDIOTA, LA SCIMMIA PETTINATA CON LA COLLA!!"
" ORA BASTA!!" intimò
la madre, appoggiando sul tavolo la tazza del the con uno scatto,
facendone cadere alcune gocce fuori : " E' chiaro che non ti
senti ancora bene, quindi salterai la colazione e tornerai a
riposare, penserò io ad avvertire scuola!" aggiunse poi
con tono forzatamente calmo.
Ma i profumi delle pietanze avevano già
invaso le sensibili narici del ragazzo, che le aspirava famelico;
croissant appena sfornati, burro fuso, caffè con la
panna...tutte quelle meraviglie volteggiavano nella sua mente
chiamandolo con voce soave.
" A pancia piena si riflette
meglio!!" esclamò sorridente Ataru, accomodatosi al
grande tavolo.
Affondò i denti in una pasta
alla crema e scoppiò in lacrime: "...quindi è così
che fanno colazione i ricchi!!" pensò fra se, mentre
ricordava l'insipida ciotola di riso che gli veniva servita a casa
sua, insieme a della zuppa di miso allungata con tanto brodo.
" Oh! Si è fatto molto
tardi!" disse Ryoko, lei ed i genitori erano rimasti
terrorizzati dallo spettacolo del ragazzo che faceva sparire con
velocità impressionante ogni cosa dentro le sue fauci.
" Beh..." commentò il
padre : " ...la tua scuola, Ryoko, è molto vicina a casa
nostra, quindi giustificheremo noi il lieve ritardo! In quanto a
Shutaro, visto che ancora non si è ripreso..."
" Ora è tutto apposto,
padre!!" esclamò sorridendo il ragazzo, mentre si
massaggiava la pancia rigonfia.
" Qualche giorno in questo lusso
non mi farà certo male..." pensò il furbastro :
"...finchè il gioco regge, giochiamo!!"
" Hai intenzione di andare a
scuola, dunque??" domandò la madre.
" Certamente!" rispose Ataru
alzandosi di scatto con fare fiero : " visto che ho dormito due
giorni ed ho perso scuola, non voglio certo macchiare oltre il buon
nome dei Mendo!!"
Sollevò un pugno e lo strinse:
" Mi affretto a cambiarmi e..."
" Non ce n'è bisogno,
basterà che usi il protocollo A!" disse la sorella Ryoko,
sorridendo gentilmente.
" Protocollo A??" borbottò
il ragazzo, sbattendo le palpebre varie volte.
" Protocollo A..." sussurrò
lei, mentre col piede abbassava un pulsante rosso disposto sul
pavimento.
Una botola circolare si aprì
sotto i piedi di Ataru, che vi scomparì strillando di paura.
" Uhm..." borbottò il
signor Mendo, massaggiandosi il mento fra l'indice ed il pollice :
"...non si è ancora ripreso del tutto, si è
dimenticato di dar da mangiare ai polpi!!"
" E' nel fiore dell'età !"
lo giustificò la madre : "...sarà solo confuso!!"
Ryoko, con un inchino, si congedò
dai genitori e si avviò all'uscita.
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