Ero
lì, sdraiata su un letto freddo. Lo sapevo, anche se non ne
ero certa: ancora non avevo avuto il coraggio di riaprire gli occhi.
Probabilmente accanto a me c'era qualcuno che aspettava il mio
risveglio. Ed io ero immobile. Magari avrei potuto fargli credere che
ancora non ero sveglia, così se ne sarebbe andato,
lasciandomi da sola. Ancora non riuscivo a capire cosa fosse successo.
Perché mi trovavo lì? Mi feci coraggio e cercai
di far capire che ero viva. Provai a muovere leggermente il mignolo
della mano destra. E improvvisamente il caos.
- Dottore! Venga, si muova: la paziente si è svegliata!
- Da quanto? Perché non mi ha chiamato?
- Ehm, mi scusi, io l'ho chiamata appena l'ho vista muoversi.
- Su via, Danthes, lasci fare a me.
- Oh, ehm, grazie, dottor Shandall!
Okay, forse era meglio non muoversi. Ma ero, come sempre, troppo
curiosa. Dovevo sapere. Infondo, ne dipendeva la mia vita. Cosa ci
facevo in quel posto? Ormai lo avevo dedotto, era un ospedale. Ma
preferivo non pensarci. Sin da piccola, ho sempre odiato gli ospedali.
Quei dottori che ti guardano come se fossi una malata di mente, e che
toccano ogni parte del tuo corpo, col fine di sapere dove si fa male
esattamente. Ora io dico, se tu vai dal dottore avvertendo un dolore al
piede, perché quello ti deve misurare la pressione?
Ma se ero lì, era successo qualcosa di grave. Ne ero sicura:
sentivo qualcosa che mi stringeva la testa, probabilmente una benda, e
poi avevo uno di quei cosi che ti fa respirare meglio, quelli che avevo
sempre visto solo nei film. Ma nel film della mia vita, la protagonista
ero io. E mi ero fatta male di brutto.
Cercai di alzare la testa, per parlare col dottore, che intanto stava
facendo le sue diagnosi tra sé e sé. Ma appena mi
mossi di un millimetro, mi sentii avvampare, e poi un'ondata di gelido.
Subito dopo arrivò il dolore. Atroce, freddo, duro. Mi feci
sfuggire un gemito. Poi mi arresi, e tornai a stendermi sul letto.
Se non potevo alzarmi, dovevo vedere: in qualche modo la mia
curiosità doveva essere placata. Aprii gli occhi, pronta ad
essere folgorata dalla luce. E invece, per qualche strana ragione, era
buio pesto. Nero. Non vedevo neanche quello spiffero di luce che si
vede quando ti svegli in mezzo alla notte. Cercai di divincolarmi: non
sopportavo questa situazione.
- Dottore - ansimai: di sicuro non mi aveva sentito. Mi feci forza: -
Dottore! - stavolta l'avevo quasi urlato. Sentii dei passi, una voce
allarmata.
- Buon giorno, ben svegliata. Tutto bene?
- A dire il vero - dissi - per caso è saltata la corrente?
- Ehm, no! Come mai? - dal tono della voce, sembrava che mi stesse
prendendo in giro.
- Perché... è tutto buio, e mi chiedevo se...
fosse normale. Sa, di solito gli ospedali hanno quella luce bianca che
appena la guardi desidereresti non esserti mai svegliato, e invece
qui...
- Non è normale. Credo che ci siano delle complicazioni - mi
interruppe - Ne parlerò con la dottoressa Danthes.
Lui non sembrava molto disturbato da questo buio. Mi aveva risposto
come se fossi scema, come se fossi l'unica che vedeva il buio. A quel
pensiero ne giunse un altro, che iniziò a perseguitarmi. Ero
l'unica. Solo io vedevo tutto nero. O avevo dei super poteri, oppure...
non volevo neanche pensarci. Avevo perso la vista? Mi sventolai una
mano davanti alla faccia, nonostante il dolore. Non la vedevo. Non
vedevo niente di niente! Ero... cieca. Era uno di quei momenti in cui
avrei davvero preferito morire. Con molta fatica riuscii, finalmente,
ad alzarmi. Iniziai a piangere tutte le mie lacrime. Imprecavo tra me e
me, e piangevo, piangevo... Le lacrime mi scendevano lungo il viso, per
poi cadere sui miei capelli ricci e folti. Singhiozzai e, senza
rendermene conto, iniziai ad urlare. Sentii dei passi veloci che
venivano a soccorrermi, magari pensavano che avessi avuto un attacco di
nervi, e mi avrebbero portato al manicomio.
- Che succede?! - disse, allarmata, una voce femminile.
- E' quello che le avevo detto, dottoressa. Dichiara di vedere tutto
buio, credo che sia... - sussurrò qualcosa a bassa voce, che
non riuscii a capire.
- Com'è successo?
- Probabilmente la botta in testa ha influito sul sistema nervoso, ed
ha colpito, di conseguenza, il nervo oculare. Avrà perso
anche altre capacità vitali, anche se mi auguro di no.
Comunque è momentaneo, quando si sveglierà,
rivedrà tutto bene.
E in quel momento, sentii i passi del dottore venire verso di me.
- Tesoro, sdraiati - obbedii. Mi stesi sul letto, un po' sollevata. Due
mani che mi aprivano la bocca. Una sostanza liquida che mi trapassava
il corpo. D'improvviso un'ondata di calore. L'ultima cosa che sentii,
furono le lacrime, che - ormai asciutte - mi avevano seccato la pelle.
E poi, calai nel mondo delle tenebre.
No, non ero morta. Mi avevano soltanto somministrato un sonnifero.
Senza il mio consenso, ma dico io! Eppure, nonostante lo stress e
nonostante i sedativi, riuscii a sognare. Sognai i colori, un mondo
pieno di fiori e farfalle. Mi ero dimenticata che, in quel momento, nel
mio mondo c'era tutto nero. Ma quanto tempo avevo dormito?
Cercai di aprire gli occhi, anche se sapevo che non avrei visto nulla.
Aprii solo la palpebra destra, e questo mi bastò. Una luce
bianca mi costrinse a richiudere all'istante le palpebre. A quanto
pare, il dottore se n'era accorto, infatti sentii i suoi passi, e poco
dopo la sua voce.
- Visto? Io l'avevo detto - disse, distante. Ma non parlava con me.
- Sì, dottore, lei è davvero un genio! - era la
dottoressa Danthes. Guarda, ci avrei giurato tutti i soldi che avevo,
che quella aveva una cotta per il dottore. Magari stavano anche
insieme, chissà.
Aprii gli occhi, stavolta con più calma. Misi a fuoco
l'immagine. Il dottore, che mi scrutava e che scriveva su un blocco le
sue accurate deduzioni. E la dottoressa che, senza farsi vedere,
sorrideva in direzione del dottore. Sorrisi anche io. Anche se ero
delusa: non erano come li immaginavo. Nella mia testa avevo l'immagine
di lei, come una bionda ossigenata leccapiedi con i denti all'infuori,
e di lui come un giovanotto di massimo quarant'anni, con i capelli
scuri e gli occhiali. Il dottore invece mi sembrava un vecchio bacucco,
e la dottoressa... aveva i capelli neri, probabilmente reduci di
chissà quali tinte, e sembrava una brava donna. Gentile e
disponibile.
E poi mi guardai intorno, per capire bene o male dove ero andata a
finire, e lo vidi... All'improvviso ricordai tutto.
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