Al di là della morte.

di LyeBenny
(/viewuser.php?uid=832735)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Mi ritrovai in un autobus senza un motivo particolare, ma in quel momento non ci pensai.
Ero sotto protezione di un uomo, il quale, dopo essermi svegliata dal sonno, mi tolse la giacca nera appoggiata su di me per tenermi calda. Dopodiché mi osservò molto freddamente, e si accosciò sulla sedia di quel bus.
“Dov’è che sono?”, gli chiesi, con tranquillità.
“Non lo vedi?” disse, alzando il sopracciglio destro, per indicare egocentrismo. “Siamo in un autobus”.
Mi alzai, ignorandolo. Le mie gambe erano deboli, e non riuscivo bene a camminare. In quell’autobus c’erano molte persone: vedevo bambini, donne, uomini e anziani.
La prima che venne verso di me era una ragazza alzata, e non seduta come tutti i passeggieri. Era vestita molto bene, truccata e curata in ogni parte del corpo. Magra, alta, capelli biondi coi ricci e un bel frontino col fiocco che sprigionava tutta la mia antipatia.
“Ciao, com’è che ti chiami?”
Lì rimasi quasi sbalordita. Ma non provai emozioni. “Mi chiamo Anastasia, stavo quasi per dimenticarmelo”.
“Come sei arrivata qui?”
Guardandola nei suoi occhi azzurri, così risposi: “Non ne ho idea”.
Un’anziana signora ai primi posti iniziò a parlare, rivolgendosi a noi: “Lo sapevo. Nemmeno lei…”
“Voi vi ricordate qualcosa?” chiesi io, guardando l’indifferenza che girava nell’autobus.
“Io attraversavo la strada!” esclamò un bambino di circa 8-9 anni.
“Io ero nel mio negozio”, disse una donna incinta.
“Io scendevo le scale”, s’aggiunse una ragazza di 12 anni.
Poi mi avvicinai cautamente a quell’uomo. “E tu... dov’eri?”
“Stavo sul tetto a prendere un po’ d’aria fresca”.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3093041