Torre Lavandonia - Creepy
Piccola
premessa:
Questa
è la prima volta che mi cimento nell' horror, e questa
creepypasta in origine era molto più "soft".
All'inizio
e alla fine di questa storia ho messo due strofe di una canzone che
ascoltavo metre scrivevo, e che trovo adatta per la storia.
Se
v'interessa (penso non siate così masochisti xD )questo
è il link: https://www.youtube.com/watch?v=EBAzlNJonO8
Buona
(?) lettura ^^
-Danail
"If I a heart I could love you
If
I had a voice i would sing
After
the night when i wake up
I'll
see what tomorrow brings.
...
If I had a voice i would sing"
Red era lì, davanti
alla sua ultima prova.
La Torre di
Lavandonia, il suo ultimo traguardo.
Sulla piccola
città di Lavandonia il sole stava tramontando,
tingendo le pareti delle case di un rosso che assomigliava al sangue.
Vicino all'allenatore,
un Charizard osservava in silenzio l'edificio bianco.
Red non ne sapeva
molto: solo che era un cimitero per i pokemon e che,
all'interno, accadevano cose strane e molto inquietanti. Tipo morti
viventi e qualcosa riguardo spiriti maligni.
Un classico.
Aveva ormai compiuto i
venticinque anni, ma non aveva ancora affrontato la
Torre, aveva sentito di allenatori formidabili che si allenavano
là dentro e di una creatura
"nè pokemon nè umana" all'ultimo piano che
sbranava chi avesse l'ardire di
raggiungerla. In effetti, Red non ricordava di qualcuno che
tornò dall'ultimo piano.
Pikachu osservava
anche lui la Torre, ma a differenza del compagno di Fuoco aveva in
volto un'espressione preoccupata.
Ma Red non la
notò, e fece rientrare Charizard nella sua
pokèball.
Dopo quella prova, si
diceva, sarebbe tornato definitivamente a casa da sua moglie e da suo
figlio appena nato.
Sorrise, pensando alla
sua neo famiglia.
Entrò nella
Torre, e subito qualcosa gli saltò
all'occhio: non le lapidi che segnavano le tombe dei pokemon defunti,
non qualche persona che portava doni ai loro amici scomparsi, non ad
alcuni allenatori che vagavano nel piano.
Ma l'assoluto silenzio
che vi regnava.
All'innaturale
bianchezza delle pareti.
A quelle persone che
sembravano... assenti. Allenatori compresi.
Li sconfisse tutti,
senza grosse difficoltà. Pikachu squittiva, tra una lotta e
l'altra, preoccupato.
Non si poteva
biasimare: quei allenatori erano strani. Oltre che a
essere assenti, sembrava che non gli importasse nulla dei loro pokemon,
e gli davano dei comandi svogliati, ma efficaci. Nonostante
ciò,
non li curavano quando stavano per andare KO, nè sembrava
importargli della sconfitta.
L'unica reazione
interessante che avevano è, che quando la lotta
finiva a favore di Red, a questi si accendeva una luce sinistra negli
occhi molto somigliante all' "occhio" dei Duskull.
Ma Red decise di
continuare.
Trovò la
rampa di scale per passare al piano successivo, e continuò.
Notò che la
Torre, mano a mano che s'innalzava, tendeva a restringersi.
L'allenatore
ricordò che una leggenda narrava che uno spirito di
una mamma Marowak defunta vagasse ancora nella Torre, sperando un
giorno di ottenere una vendetta completa su coloro che l'hanno uccisa,
lasciando i suoi figli da soli. Per questo tutti i Cubone, da allora,
hanno cominciato a portare il teschio delle madri che morivano come
segno di rispetto.
Una cosa che Red
ammirava.
Ma lo spirito, secondo
altre leggende, continua la sua nemesi
divendanto un essere in grado di squartare e mangiare viva la
vittima che osasse solo metter piede nella sua dimora, il settimo piano
della Torre.
Red era proprio andato
per questo, per verificare se la leggenda fosse vera o meno.
Qualcuno lo avrebbe
chiamato stupido, incosciente, visto che aveva una famiglia a cui
badare.
E lui questo lo sapeva.
Ma non riuscia a
resistere al gusto del pericolo.
Gli altri due piani
non furono gran che, ma dal quarto piano le cose cominciarono a
cambiare.
Gli allenatori si
fecero più violenti, come i loro pokemon.
Red vedeva nei loro
occhi, umani e pokemon, una luce color rosso sangue che non gli piaceva
per niente.
Charizard e Pikachu li
affrontarono con grande coraggio, ma sembrava
che i pokemon non provassero nulla, combattevano anche se costava loro
la vita.
E gli allenatori non
li fermavano, sembravano incitarli con i loro sorrisi freddi, cattivi e
demoniaci.
In una lotta Charizard
venne morso su un'ala da un Raticate particolarmente violento.
Il sangue
schizzò dalla ferita, mentre il pokemon Ratto mordeva sempre
più forte.
Charizard
ruggì dal dolore, e morse il dorso del pokemon per
strapparlselo di dosso e lanciarlo lontano.
Vuoi mer il morso
troppo potente, vuoi per lo sfinimento dovuto alla
lotta, vuoi che Charizard lanciò il suo aggressore troppo
forte
mandandolo a sbattere contro la parete della Torre, ma il Raticate,
appena si scontrò contro la parete lasciò una
gigantesca
macchia di sangue nero seguita da un rumore di ossa spezzate, per poi
scivolare a terra senza vita, dipingendo sulla parete immacolata
una scia cremisi.
Era l'unico pokemon
dell'allenatore.
Red guardò
sconvolto il Raticate morto e poi il suo Charizard, che guaiva per la
brutta ferita dell'ala.
L'allenatore lo
guardava con i suoi occhi rosso sangue, impassibile. Lo
seguiva solo con la testa mentre si dirigeva in fretta verso il suo
pokemon per curarlo, mormorando solo "L'hai
ucciso".
Red
disinfettò e fasciò l'ala del pokemon Fiamma, per
poi farlo rientrare nella sua pokeball.
Era, per la prima
volta in tutta la sua vita, spaventato e sconvolto:
mai prima di allora Charizard e in generale la sua squadra di pokemon
era costretta ad uccidere.
Continuò a
battere gli allenatori del quarto piano, ottenendo il
medesimo risultato: i pokemon non cercavano di mandar semplicemente KO,
ma uccidere gli avversari.
Mordevano,
graffiavano, e usavano le loro mosse con violenza inaudita.
Blastoise uccise una decina di pokemon a suon di Idrocannone, arrivando
a perforare da lato a lato un Persian, tingendo il pavimento di rosso e
lasciando un buco enorme dove prima c'era
il cuore del pokemon.
Se si faceva
attenzione, si vedevano attraverso il buco ancora alcuni organi, vene e
arterie pulsare.
Snorlax, un pokemon
bonario di natura, si vide costretto a usare
Breccia per sfondare la testa ai pokemon impazziti che tentavano di
azzannarlo. Ben presto intorno a lui si creò un piccolo
cumulo
di corpi di pokemon con il cranio sfondato, da cui fuoriusciva sangue e
materia celebrale. Gli occhi di quei pokemon, vitrei e trasparenti,
sembravano piangere lacrime rosse.
Dopo un quarto d'ora
estenuante e pieno di grida di dolore e di agonia e di morte, in quel
piano calò il silenzio innaturale.
O perlomeno alle
orecchie di Red.
Un Red ormai col cuore
in pena: vedere tutti quei pokemon morti per colpa sua era davvero un
peso molto, molto grande per lui.
Poi gli allenatori dei
pokemon defunti non lo aiutavano di certo:
pallidi e con gli occhi che brillavano come quelli dei Duskull, lo
fissavano intensamente come per accusarlo.
Dopotutto non avevano
tutti i torti.
Pikachu squittiva
atterrito, ma Red era deciso a continuare. Voleva scoprire
perchè tutto questo succedeva.
Il quinto e sesto
piano ospitavano meno allenatori, ma furono ancor più
terribili del quarto.
In questi due piani
gli allenatori si fecero più feroci e inquietanti.
Erano smagriti, tutti pelle e ossa, simili a cadaveri vestiti.
Gli indumenti gli
cadevano sulle spalle ossute, e i pantaloni si
tenevano su per miracolo. Sembravano quasi dei fantasmi, se non fosse
per gli occhi neri e rossi che mandavano bagliori sinistri.
Non avevano
pù nulla di umano, sussurravano e bisbigliavano cose
incomprensibili all'orecchio di Red.
Al quinto piano questi
allenatori tanto particolari cominciarono ad
attaccare a loro volta i pokemon di Red, dopo che essi uccidevano i
loro pokemon.
Anche Lapras, che era
stato sempre un pokemon forse troppo tranquillo e
amante della pace, comiciò ad ammazzare come se non avesse
fatto
altro nella vita.
Snorlax ormai aveva
abbattuto tutti i suoi limiti: spaccava crani,
faceva volare via teste, lacerava corpi che spruzzavano sangue, che
creavano archi per poi ricadere sulle piastrelle prima bianchissime.
Inutile dire che al
sesto piano gli allenatori divennero peggio dei loro pokemon.
Divennero
incontrollabili.
Famelici.
Bestiali
Demoniaci.
Red era semplicemente
terrorizzato, non riusciva a capire come quei
esseri prima potessero essere degli uomini o delle donne normali come
lui.
No, non riusciva
proprio a concepirlo.
Pikachu cercava in
tutti i modi di fermare quelle creature con i suoi
attachi elettrici. Non erano forti come quelli dei compagni, ma li
aiutava parecchio, rallentando gli strani esseri che pian piano li
accerchiavano.
Red aveva anche
liberato Charizard, che bruciava i corpi dei morti, liberando il
passaggio.
Dopo mezz'ora, non
restò altro che cenere mista a sangue.
Red guardava attonito
i pochi resti carbonizzati.
Non era certo quella
la prova che si aspettava.
E di certo non avrebbe
più affrontato sfide se non si documentava bene.
Ringraziò
con gratitudine i suoi pokemon, ritirandoli nelle rispettive Pokeball.
Ma ormai quegli...
esseri... di umano avevano conservato solo una vaga sembianza.
Il sesto divenne
più duro del quinto.
Ormai pokemon e
allenatori non sembravano più tali, non esisteva
più una parvenza di quello che erano in origine.
Red era disperato, non
aveva mai immaginato nulla di simile. No, dopo Lavandonia aveva
definitivamente chiuso con le sfide.
Ne aveva avuto
abbastanza, pensò mentre Venusaur scioglieva un
qualcosa nel veleno di Fangobomba, lasciando una pozza di melma fumante
con qualche osso che ancora spuntava nel suo biancore spettrale.
Si guardò
intorno, sentendosi svuotato.
Devastazione e morte
ovunque.
Ma che diavolo aveva
quel postaccio?
...
Si ricordò
del settimo piano.
Un terribile dubbio
gli salì dal profondo dell'anima. Che c'era in quel piano?
C'era veramente lo
spirito della Marowak morta?
Si avvicinò
alla rampa di scale che conduceva all'ultimo piano, seminascosta nella
parete.
Ritirò i
suoi fedelissimi nelle pokeball tranne
Charizard, che non voleva prorpio lasciare l'allenatore scoperto.
Strappò via
le bende dall'ala, mostrando l'ala morsa.
L'allargò e la restrinse, non gli faceva più
tanto male,
poteva ancora volare per un tratto se ce n'era bisogno.
Salirono la buia e
silenziosa rampa di scale in pietra, portandosi dietro di sè
la puzza di cadaveri bruciati.
Pikachu squittiva
spaventato, probabilmente avvertiva qualcosa che l'Allenatore non
poteva sentire.
Charizard si era
chiuso in uno stoico silenzio. Ormai si era rassegnato alla
testardaggine di Red. Ormai doveva esserci abituato.
La rampa
finì in una porta in mogano lucidissima, come se il tempo
scorresse tranne che per quella apparentemente robusta porta.
C'era una frase
scritta in Unown, che Red non perse tempo a decifrare, preso dalla
fretta di completare quell'assurda prova.
Peccato.
Poteva risparmiargli
tutto quello che accadde.
Se solo si fosse
fermato.
Se solo avesse letto.
Se solo avesse capito.
Avrebbe fatto solo del
bene.
Red spinse la porta,
che si aprì senza il minimo sforzo.
Si trovò in
una stanza circolare fatta in nuda pietra col tetto in paglia e pece
per non creare infiltrazioni, senza finestre che lasciavano traspirare
la luce quando era giorno, ma illuminata soltanto da strane lanterne
con le fiamme rossoblu che sembravano non consumare nulla, non
producevano fumi.
La stanza, appena
entrati, presentava un corridoio non molto stretto sulla sinistra che
conduceva in una seconda stanza.
Red represse un
brivido, faceva terribilmente freddo lì dentro. Sembrava di
stare all'interno di una tomba.
Pikachu non aiutava
per niente: squittiva atterrito come se fosse posseduto da una forza
maligna. Perfino Charizard sbuffava volute di vapore, contrariato.
Red, nonostante
ciò, continuò verso l'ultima stanza, la stanza
dello spettro.
In quel corridoio le
lanterne prendevano un colore verdeblu, e il soffitto era molto
più basso.
Sentì un
verso e s'immobilizzò, sudando. Un Absol corse lungo il
corridoio emettendo i suoi caratteristici versi.
Il Pokemon Catastrofe.
Era li per preannunciargli un pericolo incombente.
Il pokemon gli
saltò sulle gambe, graffiandole e piangendo disperatamente,
cercando di riportarlo ai suoi passi.
Red sembrò
non notarlo neppure.
Qualcosa in quella
stanza lo attirava. Bramava quel qualcosa. Voleva vederlo.
Andò
avanti, sbucando in una stanzetta più piccola della
precedente, illuminata fiocamente solo da torce color viola scuro.
Red vide quacosa, un
cumulo di terra smossa, un corpo che spuntava.
Semicoperto, si
scorgeva solo quello che doveva essere una parte del collo, la spalla
sinistra e parte del braccio.
Ma quella singola
parte era talmente putrefatta, mangiata dai vermi, decaduta che era
molto difficile immaginarsela da viva.
La terra pian piano si
smosse, e una figura tetra sbucò con flemma dalla sua tomba:
prima un braccio, poi la testa, poi l'altro braccio.
L'essere decomposto
aprì le cavità che dovrebbero ospitare gli occhi,
mandando bagliori rosso cremisi al di sotto delle incrostazioni di
sangue.
Red era terrorizzato:
quello ela lo spettro della Marowak? Era così orribile?
L'essere, vagamente
umano (ma si può chiamar così un qualcosa di
mostruosamente putrido e infernale?) aprì quella che doveva
essere la bocca, con tanto di dentini acuminati e incrostati di terra,
insetti, vermi e sporcizia.
"Mi
sensto così solo... così triste...
così affamato... vieni a farmi compagnia...".
Sembrava che quelle
parole suonassero direttamente nella testa di Red, invece che nella
stanza.
Pian piano l'essere
strisciò via dalla sua tomba, senza smettere di parlare.
"Io
sono il frutto di crudeltà, torture e morti causate dagli
umani. Perchè ti ripugno, se sono tuo figlio?" chiese con tono beffardo e
meschino quello.
"...Menti.
Io non ti ho mai creato nè tantomeno ti ho voluto".
Red non sapeva dove
aveva trovato la forza di rispondere, forse il ricordo, che cominciava
a farsi indistinto, si suo figlio che lo attendeva a casa, di sua
moglie che lo aspettava con stessa trepidazione.
"Non
dimenticare chi sei, umano. Ho fame... troppa fame!".
Red cercò
di voltarsi e scappare, ma inciampò nei suoi stessi piedi e
cadde, con il mostro che gli balzava addosso con una furia inaudita,
afferrandolo per i polsi e cominciandolo a sbranare cominciando dal
collo.
Red ormai era pervaso
da sensazioni troppo primordiali per essere descritte, orrore e paura
erano nulla in confronto.
Sentiva la sua carne
strappata a forza da quei denti immodi, sentiva il sangue abbandonarlo
insieme alle sue forze.
...
Poi qualcosa avvenne.
Era morto, questo lo
sapeva.
Aprì gli
occhi, si era abbassato, si sentiva strano.
Forse... la morte era
quella...?
Lo spettacolo che si
parò davanti a lui era molto surreale e al contempo
disgustoso oltre ogni limite: il suo corpo ormai straziato era stato
deturpato da quel... coso... infernale.
Quello,
all'improvviso, con la bocca ancora piena di carne, con il sangue che
scorreva sulle gengive, voltò lo squardo sul punto in cui
lui lo osservava, con le cavità oculari illuminate da quella
luce rossa insopportabile.
Solo allora Red
riuscì davvero a fuggire.
Si accorse solo in
quel momento che aveva un nuovo corpo.
Che l'Absol di prima
lo stava condividendo con lui cercando di dargli una
possibilità di fuga.
E ora Red fuggiva,
correndo su per il corridoio, verso la stanza dove Charizard e Pikachu
lo attendevano tenendo la sua borsa.
"Scappiamo!!" riuscì a gridare,
saltando in groppa a Charizard insieme al suo fedele Pokemon Topo.
Le urla
disumane dell'essere che lo reclamava gli foravano i timpani,
mentre Charizard sfondò con un Lanciafiamme il fragile
tetto, guadagnandosi la libertà.
La libertà,
certo.
A quale prezzo?
Se solo Red si fosse
fermato a decifrare la scritta.
Forse avrebbe capito
cosa c'era al di là della porta.
E forse salvarsi.
O forse no.
"Lasciate
ogne speranza, o voi ch'intrate"
...
"...
Delia ascoltami. Lo so che può sembrare difficile. E lo
è. Ma è la cosa migliore da fare".
Era passato qualche
mese da quella orribile prova, e Red finalmente era tornato alla sua
casa insieme ai suoi pokemon.
Anche se aveva il
corpo da Absol.
Ora se ne stava seduto
su uno sgabello vicino al camino acceso.
"Absol
non può più ospitare il mio spirito, è
giunto al limite della sopportazione. Devo trovre un altro corpo".
Delia, la sua amata
moglie, piangeva. Quando vide un Absol seguito dai pokemon di Red, non
capiva cosa fosse successo veramente al marito.
Ma quando il Pokemon
Catastrofe parlò, dicendogli cosa era successo quella sera,
allora era scoppiata in lacrime. Per quello che è successo,
che aveva dovuto patire Red. Per la sua irresponsabilità
nonostante non fosse più un ragazzo, che avesse un figlio da
sostenere con lei.
"No,
non puoi... perchè proprio lui...". Delia piangeva senza volersi
fermare.
"Lo
so che è dura, ma pensaci. Non avrà un padre,
perchè vivrà in lui. Nostro figlio
crescerà guidato dal mio spirito, dalla mia mente, dalla mia
esperienza. Vivrà la sua vita insieme a quella di suo padre,
la mia".
Così
dicendo, scese dallo sgabello e si avvicinò alla culla dove
suo figlio Ash dormiva placidamente.
Delia piangeva ancora
a dirotto, ma non faceva niente per impedirgli di fare ciò
che aveva in mente.
Lo spirito dell'Absol
gli aveva spiegato come doveva procedere.
Red
appoggiò l'antenna del pokemon sulla testolina di Ash, e
pian piano entrava in lui, lasciando libero Absol.
Dopo mesi, finalmente
un corpo umano.
"Dangling
feet from window frame,
will
I ever ever reach the flood?
More,
give me more, give me more.
Crushed
and filled with all I found underneath and inside.
Just
to come around
more,
give me more, give me more.
If
I had a voice i would sing".
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