CSI: Delitto al Cioccolato [traduzione di manwhoela]

di Beth Einspanier
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Titolo originale: CSI: Death by Chocolate

Disclaimers: “CSI: Crime Scene Investigation” e i relativi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della CBS; anche “La fabbrica di cioccolato” e i relativi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

Gli eventi si svolgono dieci anni dopo quelli descritti nel film di Tim Burton “La fabbrica di cioccolato”

 

 

Il giovane giaceva tra la vegetazione del deserto come una riproduzione improvvisata dell’Uomo Vitruviano di da Vinci, sebbene alla tenue luce del crepuscolo fosse difficile vederci chiaro senza una torcia elettrica, e poiché il ragazzo era morto, l’effetto fu poco apprezzato da coloro che in quel momento ne avevano una.

Indossava un completo giacca e cravatta, tuttavia il completo era, o comunque era stato un tempo, di colore blu reale brillante, un colore che generalmente non si trova in un catalogo di abbigliamento maschile. Adesso era malamente macchiato da una spessa sostanza marrone, che odorava vagamente di rancido. I suoi occhi esanimi fissavano, senza vederlo, il cielo, e se non fosse stato per le mosche che esploravano allegramente la roba marrone che gli circondava gli occhi e gli incrostava naso e bocca, sarebbe potuto sembrare semplicemente un drogato.

Gil Grissom puntò la sua torcia sul volto della vittima e vide dell’altra sostanza marrone che incrostava i capelli, i quali erano corti e piuttosto ben curati. Qualunque cosa fosse questa sostanza marrone, era stata attentamente rimossa da gran parte del viso della vittima, probabilmente post mortem. Se non altro, il giovane sembrava vagamente sorpreso più che intimorito.

Nick Stokes fece una smorfia mentre si avvicinava al suo capo, “Cos’è quella roba?” Indicò le macchie marroni con un cauto gesto della mano.

“Quella, Nick, è una delle tante ragioni per cui indossiamo i guanti su una scena del crimine. Potrebbe non essere nulla, naturalmente –”

“O potrebbe essere esattamente quello che sembra.”

“Precisamente. Nessun documento?” Questa domanda fu diretta a un agente lì vicino.

“Sembra che avesse un passaporto nella tasca interna del cappotto.” Porse il passaporto a Grissom, il quale vide immediatamente che era ricoperto della stessa sostanza marrone, tanto da renderlo illeggibile. Lo imbustò, annotandosi mentalmente di mandarlo al Recupero Documenti una volta finito il lavoro sulla scena.

“Ehi Griss, da’ un’occhiata alle sue mani.” Nick sollevò una delle mani della vittima verso la torcia di Grissom. C’erano delle fibre bianche e lisce sotto le unghie, insieme alla sostanza marrone. “Sembra che abbia lottato.” Con le pinzette, prelevò un campione di una delle fibre – sembravano peli di animale – per poterle guardare con maggiore attenzione una volta tornato al laboratorio.

“C’è una cosa che non capisco, però,” osservò Grissom.

“Cosa manca?” Nick si guardò attorno, anche se sapeva che era sciocco cercare qualcosa che non c’era.

“La nostra scena del crimine. La sostanza marrone si trova per lo più sul corpo, e non vedo nessuna fonte per le fibre bianche. Ho la sensazione che il nostro sconosciuto sia stato scaricato qui. Credo, tuttavia, che una volta capito cosa sia questo…” Fece cadere un po’ della sostanza marrone dalla giacca della vittima. “…sapremo meglio dov’è la nostra scena del crimine.”

Presto avrebbero capito che quello sconosciuto una volta era stato il bambino più fortunato del mondo…





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