Buon Natale a tutti,
ho pensato che avrebbe potuto farvi
piacere sbirciare cosa accadeva a Natale durante l'infanzia di Harry,
Dan e Beth.
Con la speranza che vi piaccia,
Auguri
Godric's Hollow, Vigilia di Natale
1990
Neve.
Un bianco, soffice e vezzoso mantello
di neve ricopriva l'intero villaggio, addolcendo i lineamenti aspri
dei tetti scoscesi, arrotondando gli angoli delle strade e
rallentando il cammino di quei pochi che, in una serata come quella,
osavano avventurarsi fuori casa, lontani dal tepore delle pareti
domestiche.
Il viottolo sterrato che conduceva a
Casa Potter era completamente nascosto dai diversi centimetri caduti
nel pomeriggio, quasi come se nessun piede infantile avesse lasciato
l' impronta di scarponcini colorati durante un pomeriggio di giochi.
All'interno della villetta, ciascuna
delle due stanze che davano sulla strada era illuminata: da una
proveniva il fioco scintillio delle luminarie che decoravano l'alto
albero di Natale e dall'altra la chiara luce di un'allegra cucina
abitata, immersa nel profumo di zenzero e cannella.
“Avanti, Beth, ancora un piccolo
morso. Dai...” James Potter, cercando di usare il suo miglior
tono conciliante si stava sforzando di convincere la sua adorata
secondogenita a mangiare almeno mezza della bistecca di pollo che
Lily le aveva messo nel piatto.
La bimba, seduta compostamente sul suo
seggiolone, scosse la testa rossa, conficcando alcune ciocche di
capelli tra la lente e l'occhio del padre.
“Oh! I capelli sugli occhiali!”
pigolò, con vocetta stridente.
“ Sì, i capelli sugli
occhiali, Beth.- sospirò James-Forza, principessa, almeno un
altro pezzettino...Fallo per papà...” provò di
nuovo il giovane genitore, il quale, nonostante gli anni di
esperienza accumulata, non riusciva proprio a spiegarsi per quale
strano motivo i bambini piccoli parevano allergici al cibo in ogni
sua forma.
“Papà, magari non ha più
fame davvero...” azzardò Harry, versione in miniatura
dell'uomo seduto di fronte a lui, scartando la sua stecca di
cioccolata farcita al miele proveniente direttamente da Mielandia e
mordendola con soddisfazione.
Il suo piano stava andando esattamente
come sperava, sino a quel momento.
“Harry, tesoro, basta cioccolato!
Mangeremo già così tanti dolci, in questi giorni!”
lo rimproverò dolcemente Lily, carezzandogli i capelli e
sottraendogli la tavoletta con un incanto che la fece posare
all'altro capo della cucina.
“Ma mamma! Un altro morso, uno
solo!” protestò il ragazzino, dall'alto dell'autorità
concessa dai suoi dieci anni.
“No, Harry. Più tardi
mangeremo il pudding, quindi ora basta dolci. Dai, vieni ad aiutarmi
a portare di là i bicchieri.” propose Lily,
consegnandogli in mano un vassoio con cinque calici di cristallo per
distrarlo.
Harry, ubbidì contrariato: se
non riusciva a terminare tutte le tavolette che gli aveva portato zio
Remus la volta precedente, poche erano le possibilità che
riuscisse a guadagnarne di nuove.
“Ecco, così brava Beth...
un altro boccone...” James sorrise alla figlia che, forse
incentivata dal fratello visto col cioccolato, pareva aver ripreso a
mangiare.
Lily si era fermata intenerita ad
osservare James ed Elisabeth: era sempre stato parecchio divertente
vedere James alle prese coi pasti dei figli. I padri erano
notoriamente sprovvisti del carico di pazienza necessario in quei
momenti e James, nonostante si impegnasse moltissimo, non faceva
eccezione.
“Perfetto! Bravissima,
Elisabeth!” suo padre battè le mani alla scomparsa del
penultimo pezzetto di carne.
“Basta. Vollio giocare con
Harry.” comunicò la bambina, scalpitando per uscire dal
seggiolone.
James fece per convincerla a finire la
cena, quando sua moglie, sorridente,allungò le braccia ed
afferrò Beth per la vita, tirandola fuori dalla stretta
imbracatura.
“Brava, Beth! Hai mangiato tutto!
Ora puoi andare, Harry è di là.” la incoraggiò
la madre, stampandole un bacio in fronte.
La piccola si mosse con qualche passo
ancora incerto verso il salotto, dove era certa di trovare il
fratello, già impegnato a giocare senza di lei.
“Mamma!” chiamò,
voltandosi improvvisamente e rischiando di perdere l'equilibrio.
Entrambi i genitori si avvicinarono
immediatamente:
“Si è stropicciato il
vestito?”
Lily sorrise teneramente e James
scoppiò in una risata aperta e cristallina.
“Un po' sì, ma niente che
non si possa sistemare.” le confessò Lily, lisciandole
amorevolmente le pieghe sul taffetà bianco.
Elisabeth si esibì in un faccino
contrariato che intenerì ulteriormente i suoi genitori.
James si abbassò sulle
ginocchia, così da poter guardare la bimba dritto negli occhi.
“Sei bellissima lo stesso,
principessa, anche col vestito sgualcito.” confermò
solenne, pizzicandogli la guancia e sparendo immediatamente per
lasciare alla moglie quel “lavoro da donne”, ansioso di
vedere che stava combinando in salotto da solo con dei bicchieri di
cristallo e il miglior servizio di piatti Harry.
Mai e poi mai, però, si sarebbe
aspettato la scena che gli si parò davanti.
“Per Godric, Harry! Stai bene?”
gridò, correndo al capezzale del figlio, disteso sotto la
poltrona tra cocci di porcellana infranta e schegge di vetro, con gli
occhiali a qualche metro da lui.
“James! Che succede?”
chiese Lily, dalla stanza a fianco.
“Certo che sto bene, papà!
Ho anche preso il Boccino!” esclamò Harry, rialzandosi
in piedi e mostrando orgoglioso la pallina alata che si divincolava
nella sua mano.
“Ops... non sapevo di aver
combinato questo...” ammise Harry, guardandosi attorno
disperato.
“Papà non l'ho fatto
apposta, davvero! Non volevo, non volevo! E adesso che facciamo? Ero
salito sulla poltrona per prendere il Boccino che stava sopra al
tavolo e ho perso l'equilibrio! E adesso?”
James osservò i gesti frenetici
del figlio, che si muoveva agitato per la stanza alla ricerca di
scuse e gli tornarono alla mente analoghi guai provocati da lui
stesso.
“E non c'è da ridere,
papà!- lo informò il figlio, per nulla rassicurato
dall'espressione ilare che compariva sul volto di quello che avrebbe
dovuto essere il suo responsabile genitore- Che facciamo?”
“Ok, adesso cerchiamo di stare
calmi. Hai solo rotto il servizio preferito della mamma, ma questo si
può superare. Si supera tutto. Vieni qui, fatti vedere:
accidenti, hai delle schegge nella mano.”
“Harry! James! Che cosa avete
combinato! Morgana, ci sono vetri dappertutto! Stai bene, Harry?”
Lily era accorsa, con la bimba dietro
di lei.
“Ferma dove sei, Beth. Non
muoverti. Bisogna tirare su tutto. Lascia stare, James. Pulisci qui.
Harry, vieni su con me che vediamo di togliere quei vetri.”
“Agli ordini. Vai dalla mamma,
Harry. Ah, e comunque, bella presa!” James spinse il figlio da
Lily.
“Come sarebbe “bella
presa”? Non ti sarai messo a giocare a Quidditch in casa? Oh
Harry, ma perchè?”
“Stavo solo usando il Boccino!
Non credevo che sarebbe successo! Mi dispiace!” provò a
giustificarsi.
“Mamma... ma sei arrabbiata per i
bicchieri?”
“Un po', ma non è quello
che mi preoccupa. Sono preoccupata per te. Avresti potuto farti molto
più male! Dai, andiamo a toglierci quelle schegge dal dito che
fra poco arriveranno Sirius e Remus!”
“Papà, posso venire
adesso?” domandò Beth, stanca di stare seduta per terra.
Dan non era ancora arrivato, zio Remus
con le sue storie nemmeno, la mamma ed Harry erano spariti e lei non
poteva nemmeno giocare con papà.
“Un attimo solo che faccio
Evanescere i vetri di quell'angolo... certo che tuo fratello ha
scelto proprio la sera perfetta per proporsi come Cercatore
dell'anno. Del resto, ha preso tutto da me...”
In quel momento, il campanello trillò.
“Sono arrivati, papà?”
“Credo proprio di sì!
Andiamo ad aprire!” James la prese in braccio e si avviò
verso la porta.
Si sentivano parole indistinte oltre il
legno.
Si sentiva il petulante parlottare di
Dan, la risata canina di Sirius e, James poteva scommetterci, in quel
momento Remus stava scuotendo senz'altro la testa, mentre Hellen,
rinunciataria ma carica di affetto, scompigliava, la testa di Dan.
Con la mano libera James spalancò
la porta, portando anche nel vialetto la luce e il calore di casa.
“Ramoso! Buon Natale!”esordì,
immediatamente, Sirius, posando anche sulla testa dell'amico il
cappello a punta rosso che già adornava la testa sua e di
Lunastorta.
“Ehi! Ecco qui la mia bambina!
Buonasera, Elisabeth.”
“Zio Sirius!” Beth si
accomodò tra le braccia di Felpato, stringendolo forte al
collo.
“Hellen, tutto bene? Remus, Dan,
entrate.” James fece accomodare tutti in casa, mentre Lily si
sporgeva dal ballatoio delle scale con Harry di fianco per avvisare
che sarebbe scesa nel giro di pochi minuti.
“Ciao James, passato una buona
giornata?” chiese Remus, passandosi l'aria calda che usciva
dalla bacchetta su tutti i vestiti, zuppi per la neve che Dan ci
aveva tirato contro.
“E' la vigilia di Natale, Remus?
Come può non essere non una buona giornata?” rise James,
di rimando, con gli occhi illuminati di una luce vispa ed allegra.
“Zio! Zio! Dov'è Harry?
Dov'è? Lo sai che ho stracciato zio Remus a palle di neve? Lo
sai?” quella calamità naturale che rispondeva al nome di
Daniel Black, cinque anni appena, entrò correndo e travolgendo
qualsiasi cosa si trovasse sul passaggio.
“Sono qua sopra, Dan! Arrivo!”
gridò Harry, fiondandosi giù dalle scale, incurante
dell'enorme fasciatura sulla mano destra.
“Daniel, vieni qui! Fatti
asciugare almeno un po', altrimenti bagnerai dappertutto!”
Hellen afferrò al volo il bambino, nell'esatto istante in cui
stava per sedersi sul divano.
“Non preoccuparti, Hellen, questo
salotto ha già vissuto una bella esperienza, per oggi!”
Lily sorrise a Dan che, soddisfatto, fu finalmente libero di correre
da un'altra parte.
Harry, seduto sotto al camino, stava
raccontando della sua disavventura, mostrando orgoglioso l'arto
ferito e calcando, come ogni bambino, la mano su quanto fatto.
“.... e ho fatto per prendere il
Boccino, solo che puf! Sono caduto...” terminò, in
un'alzata di spalle, facendo immediatamente balzare alle menti di
Remus e Sirius la medesima espressione colpevole e contemporaneamente
orgogliosa che aleggiava sul volto del James bambino quando
raccontava una marachella.
“Mi raccomando, piccolo Prongie,
la prossima volta appenditi al lampadario e dondolati! Ho sentito
dire da qualcuno, che entrambi conosciamo molto bene, che è
molto divertente...” la risata canina di Sirius destò
l'attenzione di James, il quale, invece, per una sorta di strano
scambio di attenzioni paterne, era completamente immerso in una lotta
con Dan sul tappeto.
“Hai per caso accennato a quella
volta in cui caddi sulla collezione di piatti di ceramica di mia
madre dopo essermi appeso al lampadario?”
“Hai fatto tutto tu, Ramoso! Io
non ho detto niente! Hai sentito Piccolo Prongie?”
“Che hai fatto papà? Ti
sei davvero appeso al lampadario? E non chiamarmi Piccolo Prongie!
Sono grande ormai!” si lagnò Harry, che non mancava mai
di ricordare che, ancora pochi mesi, e sarebbe finalmente andato ad
Hogwarts anche lui.
“E' stato un incidente. Non
prendere spunto, Harry!” si giustificò suo padre.
“Non è stato un incidente!
L'avevi programmato!” lo smascherò Sirius
“Non è vero!”
“Sì invece!”
“Remus! Diglielo tu che non è
vero!”
“Remus! Di' tu la verità,
perchè c'eri quando ce lo ha raccontato!”
“Oh, insomma, basta, tutti e due!
Siete qui per dare un buon esempio, se non ricordo male!”
Remus, mostrando il suo solito tono irritato, dal quale sommo
divertimento traspariva in realtà, accorse a dividere i due
litiganti.
Era piuttosto buffo, vedere quei tre
uomini con strambi copricapi bianchi e rossi in testa battibeccare in
mezzo al salotto e quasi togliere attenzione ai bambini.
“A me basta che tu non metta
strane idee in testa a mio figlio, Sirius. Ci pensa già da
solo, a combinare danni.” rise Lily.
“Non combino danni, io!”
protestò il diretto interessato, stanco di essere trattato
come un bambino: aveva dieci anni, ormai.
Nessuno stava prestando attenzione a
Beth, che, silenziosa, si arrampicò sul divano per sedere di
fianco ad Hellen.
La bambina tirò la manica della
strega, fino a farla abbassare.
“Zia, cantiamo?”
Si era rivolta a lei perchè, in
famiglia, l'allegra Hellen era colei che, di tanto in tanto,
saltellava trillante nuove canzoni da insegnare ai bambini.
“E' un ottima idea, Beth! Ora lo
diciamo a tutti! Lo dici tu?”
Elisabeth annuì e, scesa dal
divano, fece il giro della stanza, tirando per le maniche tutti i
presenti e sussurrando nelle orecchie di tutti la medesima richiesta.
Non incontrò la resistenza di
Dan, che anzi, si unì a lei nel convincere un reticente Harry,
che si riteneva ormai troppo grande per quelle “cose da
piccoli.”
“Canta!”
“Sì, Harry, canta! Gingle
bell! Gingle bell! Gingle allway! Allfan istoride in finding
sleight!” gracchiò Dan, stonato come una cornacchia,
tirando verso di sé la manica sinistra di Harry, mentre la
destra veniva deformata da Beth.
“Dai, Harry!”
“Harry, manchi solo tu!”
“Harry, cantiamo tutti!”
Nel frattempo, mentre i bambini
discutevano e Remus e James si erano inginocchiati per spiegare ad
Harry che cantare a Natale non era una cosa vergognosa, Lily e Sirius
si erano seduti al pianoforte per un quattromani.
“Attacca Lil!”
Sirius diede il segnale e le dita
aggraziate di lei iniziarono a scorrere, sinuose, sui bei tasti
bianchi e neri, accompagnate da quelle ben più grandi e più
rudi di lui, mentre la voce dolce e melodiosa di Hellen iniziava a
diffondersi per la stanza.
Dashing through the snow In a one-horse open sleigh Through
the fields we go Laughing all the way. Bells on bob-tail ring
Making spirits bright What fun it is to ride and sing A sleighing
song tonight.
Beth e Dan si unirono immediatamente al
coro, guidato dalle mani di Lily, dalla voce pastosa di Sirius e da
quella flautata di Hellen.
Entrambi cantavano su una melodia tutta
loro, l'uno strillando frasi senza senso e l'altra cercando di
ricordare tutte le volte che l'aveva ripetuta con la mamma.
Jingle bells, jingle bells Jingle all the way, Oh what fun
it is to ride In a one-horse open sleigh, O Jingle bells, jingle
bells Jingle all the way, Oh what fun it is to ride In a one-horse
open sleigh.
Si aggiunse anche la voce secca di
Remus e quella giocosa di James.
Anche Harry partecipò, coinvolto
dall'allegria generale, pensando che, in fondo, nulla era meglio di
Jingle Bells, cantata con tutta la
famiglia attorno all'albero di Natale la sera della Vigilia.
A day or two ago I thought I'd take a ride And soon Miss
Fanny Bright Was seated by my side; The horse was lean and lank
Misfortune seemed his lot, We ran into a drifted bank And there we
got upsot.
A day or two ago The story I must tell I went out on the
snow And on my back I fell; A gent was riding by In a one-horse
open sleigh He laughed at me as I there sprawling laid But quickly
drove away.
Now the ground is white, Go it while you're young, Take the
girls along And sing this sleighing song. Just bet a bob-tailed
bay, Two-forty as his speed, Hitch him to an open sleigh and
crack! You'll take the lead.
“Adesso
basta! I pianisti sono stanchi!”
Sirius gettò
indietro le braccia, per sgranchire le dita intorpidite: un bis di
Jingle Bells, White Christmas e Let It Snw poteva risultare
sufficiente anche per lui. Decisamente.
“E adesso
cosa facciamo?” domandò Dan al padre.
“E se
andassimo a casa ad aspettare Babbo Natale?” propose Felpato,
sbadigliando.
“No! Io e
Beth abbiamo deciso che lo aspettiamo insieme, questa sera!”esclamò
il bambino, sconvolto dall'affermazione paterna.
“Tesoro,
ricordi quello che ti aveva spiegato la mamma?” chiese James,
fissando Beth.
“Sì,
che se lo aspetto Babbo Natale non mi porta i regali.”
“Esatto e
quindi i bimbi bravi come te dovrebbero andare a nanna, se vogliono i
regali. Non è vero Lily, Sirius, Hellen, Remus?”
“Ma io lo
vorrei aspettare almeno un po'... Magari viene lo stesso.”
continuò, imperterrita la bambina.
“Io gli devo
chiedere perchè l'anno scorso non mi ha portato le costruzioni
che gli avevo chiesto! Vero che possiamo restare ancora, vero papà?
Vero?” trillò Dan, in una continua fuoriuscita di
parole.
“E poi non
abbiamo ancora giocato a tombola! Giochiamo a tombola? Lo facciamo
ogni anno!”
Di fronte a quella
richiesta di Harry, gli adulti furono costretti a cedere e,
recuperate le forze, che, a quel punto della serata parevano
appartenere solo a chi avesse meno di dieci anni, iniziò la
prima partita a tombola.
Le squadre furono
formate in fretta: James, Sirius ed Harry contro Lily, Hellen e Beth
e la formidabile coppia Remus- Dan.
“Forza, che
ora c'è la bella!” Harry incitò tutti quanti
all'ultima partita, mentre, poco a poco, gli occhi dei suoi genitori
parevano chiudersi e persino Dan e Beth avevano perso la loro
vivacità.
“Harry...
tanto noi perdiamo sempre.- sbadigliò James-Tanto vale che
lasciamo giocare loro, non credi? Anche Sirius è d'accordo
Vero Sirius?”
Avevano già
giocato due partite e pareva proprio che la sorte fosse avversa al
trio: la prima era stata clamorosamente vinta da Remus e Dan e nella
seconda Lily, Hellen e Beth avevano ribaltato la situazione
all'ultimo.
Lily era sempre
molto fortunata, quando si trattava di giochi di società:
qualche anno prima si combattevano vere e proprie lotte per stare in
squadra con lei.
A quel punto,
chiamato in causa, Sirius si destò:
“Eh...
cosa...certo! Lunastorta ha sempre ragione!”
“Dai,
giochiamo!”
“Allora, chi
pesca adesso?” chiese Lily
“Io!”
Dan si offrì ed estrasse una piccola sferetta tonda.
“91!”
strillò
“Sei sicuro
che sia il 91 e non il 61? Controlla.” gli suggerì
Remus, le cui ginocchia stavano iniziando a sentire il peso del
bambino.
“Io credo che
sia il 91, sai?”
“Sì,
zio- intervenne Beth, mentre un occhio le si stava chiudendo e
l'altro pure- il 61 è uscito prima. L'ho pescato io.”
“Bene. Come
non detto. Siamo tutti molto svegli.”constatò Hellen,
squadrando le facce dei suoi compagni di gioco.
“Bambini,
cosa ne dite di andare a letto? Sarete tutti e tre stanchi...”
“Mi racconti
una favola, mamma? Quella di Cenerentola, però.” la
piccola Beth parve approvare la proposta della madre e,
stropicciandosi gli occhi con i piccoli pugni, si accoccolò
ancora di più addosso a Lily.
“No! Dobbiamo
finire!” si oppose Harry
“E
io le fiabe Babbane non le ascolto! Non sono belle! Io voglio “Bada
Raba e il Ceppo Ghignante”! Altrimenti non vado a dormire! E
poi- a questo punto Dan scese dalle accoglienti ginocchia di Remus
per andare a scuotere Beth- noi dobbiamo aspettare Babbo Natale!
Abbiamo preparato apposta i biscotti e il latte per le renne!”
“Mamma, ma se lo aspettiamo è
vero che non viene?” chiese ancora, una sempre più
stanca Beth.
“No, tesoro, non viene perchè
pensa che vogliate scoprire il suo segreto. Non si devono scoprire i
segreti di Babbo Natale.”
“Allora vado a dormire, dopo la
fiaba, però.- annuì Beth, convinta- Papà, hai
controllato il camino?” chiese, preoccupata.
“Tranquilla, principessa, è
libero! Babbo Natale può entrare!”la rassicurò
James, aggiungendo poi piano, nell'orecchio di Sirius- “Accidenti
a tuo figlio e a quello che le ha messo in testa!”
Dan, infatti, si era convinto che, se
il camino fosse troppo stretto o troppo sporco di fuliggine o troppo
qualcos' altro, Babbo Natale non sarebbe potuto entrare ed aveva
pertanto costretto il suo papà a lucidare il camino quella
mattina.
“Non una parola, James. Sono io
che ho passato la mattina ad imbrattarmi di fuliggine. E sono anche
un mago, accidenti.”
Intanto, si erano spostati tutti sul
divano dove Lily, attorniata dai bambini aveva iniziato a raccontare
la fiaba di Cenerentola.
Harry l'aveva già ascoltata
tante volte, quella fiaba. Così come conosceva a memoria anche
la storia di Bada Raba.
Stava ascoltando per fare compagnia a
Beth e Dan, ma la sua testa vagava già al pensiero dei regali
del giorno dopo: si aspettava dolci, qualche libro, ma, soprattutto,
la scopa nuova.
Una Nimbus.
La sua prima Nimbus.
Sarebbe stata una scopa vera. Una di
quelle da grandi, senza incantesimi frenanti o rallentanti.
Incontrò lo sguardo ridente di
suo padre, certo che avesse soddisfatto l'ennesimo suo capriccio, e
poi tornò a seguire la storia.
Si era già arrivati al famoso
ballo e la testa di Beth, che tanto aveva insistito, ciondolava già,
mentre Dan fremeva impaziente.
“E allora il principe si accorse
che in casa non vi erano solo Anita e Genoveffa, ma anche un'altra
graziosa ragazza: la serva. Incrociò gli occhi di lei e li
riconobbe. Era certo di averla già vista.
Il principe ignorò i richiami
dei suoi accompagnatori, si avvicinò alla ragazza e la pregò
di calzare la scarpetta di cristallo.
Lei, intimidita annuì, alzando
il vestito e mostrando di possedere l'altra.
Cenerentola e il principe si
riconobbero e vissero per sempre felici e contenti.” terminò
Lily, cullando la bambina addormentata.
“Adesso è il momento di
Bada Raba!” Dan, imperterrito, pareva proprio essere immune al
sonno.
“No, signorino. Adesso noi ce ne
torniamo a casa!” intervenne sua madre, mentre Sirius si
chiedeva dove potesse prendere tutta quella energia un bambino di
cinque anni.
“Zio Remus! Mi racconti Bada
Raba? Dai!”implorò, con un faccino da cane bastonato.
“E va bene, ma solo se la smetti
di fare i capricci e mi prometti che poi ubbidirai alla mamma. Ok?”
“Sì.”
Remus cominciò a parlare e la
sua voce, mentre narrava delle avventure della strega Bada che
salvava se stessa e i suoi compagni maghi dal perfido Re, anche gli
occhi di Dan e persino quelli del più recalcitrante Harry si
chiusero, lasciando i tre bambini addormentati sul divano.
Beth in mezzo, con la testa sulla
pancia del fratello e Dan accanto a loro, cadente.
“Ti voglio bene, Harry.”
mugugnò Beth, sentendo la mano del fratello posarsi sulla
testa.
“Anch'io”
“Pare che si siano
addormentati...” sussurrò Sirius piano, per non
svegliarli.
“Pare che sia proprio così.”
sospirò James, stanco.
“Sono così carini, quando
dormono...” osservò con un tenero sorriso, Remus.
“Appunto, quando dormono.”
lo contraddisse Sirius.
“Spostatevi da lì, stiamo
facendo una foto.” Hellen e Lily erano tornate accompagnate
dalla macchina fotografica, per immortalare quel momento di pace.
“Adesso possiamo parlare?”
si informò Sirius.
“Ora sì.”
“Ragazzi, io direi che ora
vado...”
“Aspetta, Remus! Non ti abbiamo
offerto niente!”
“Lascia stare, Lily. Non importa,
davvero.” si scansò
“Sciocchezze, Lunastorta. Abbiamo
preso lo spumante!”James li invitò nuovamente a sedere
tutti quanti, mentre lui e la moglie tornarono dalla cucina con
cinque bicchieri pieni.
“Allora, auguri!” Sirius
propose il brindisi cercando di non urlare e parlando con un tono di
voce che proprio non gli apparteneva.
“Buon Natale!”
“Buon Natale a loro- disse Lily,
indicando i bambini- senza di loro non sarebbe così speciale.”
“Hai ragione: è per loro
che siamo qui.” concordò Hellen
“A proposito, ragazzi, io ho
dimenticato di dare i regali ai bambini! Li avevo portati con me! Mi
dispiace, come sono sbadato!” Remus tentò in ogni modo
di scusarsi.
“Lascia stare, Remus. Ci vediamo
domani, tanto. Sempre che tu non abbia in programma di fuggire questa
notte, chiaro.” lo tranquillizzò James, in una risata.
“Credo che sia meglio così,
sapete? Altrimenti ci toccava spiegare come mai Remus e Babbo Natale
intrattengono questa particolare amicizia per cui da lui i regali
arrivano prima. Meglio domani, dammi retta.” disse Sirius,
dandogli una pacca sulla schiena e trangugiando lo spumante
circondato dalle risate silenziose di sua moglie e dei suoi amici ed
accompagnato dal ritmato e regolare respiro di Harry, Daniel ed
Elisabeth che dormivano, ormai immersi in sogni meravigliosi.
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