ricordi
Aster si muoveva velocemente per i corridoi della rocca. Quel passo
svelto tradiva la sua preoccupazione. Al suo fianco avanzava a passo
slanciato Vavy, con la coda tesa. Ogni tanto scuoteva il corpo quasi
cercasse di togliersi di dosso quel profondo silenzio che c’era
tra lei e il tiranno. Lui sembrava non avvertire presenza del leopardo,
stranamente. Di solito appoggiava la mano sul suo dorso quando pensava,
accarezzava quel manto grigiastro, lo stringeva tra le dita
aggrappandosene come se fosse l’unico mezzo per uscire dai suoi
problemi. Il suo sguardo era disperso, lontano dal mondo emerso, tanto
lontano che nemmeno Vavy poteva raggiungerlo.
Sbucarono nella sala del trono. Vavy trotterellò fino ad esso e
rivolse ad Aster uno sguardo carico di comprensione, anche se lui si
sentì ancora più triste.
Il mezzelfo si sedette sul trono e socchiuse gli occhi. Ora che stava
per fuggire, per lasciare il suo sogno per sempre, pensava a tutti gli
anni passati lì dentro, in quella grande sala. Ricordò
amaramente il progetto per la rocca, quanto lo aveva meravigliato
quella struttura. E poi tutto ciò che aveva passato tra quelle
mura… ma c’era un ricordo che lo colpiva mortalmente, un
ricordo felice ma che lo faceva piangere ogni volta. Forse erano
lacrime di felicità, ma erano pur sempre le uniche lacrime che
aveva ancora da versare.
Semeion entra nella sala del trono.
Aster è la, seduto che attende notizie sulla battaglia. Il
guerriero si inginocchia a terra. Aster lo nota subito e gli torna alla
mente il giorno in cui prese con se Semeion e Dameion. Tra le braccia
di Semeion, contro l’armatura, c’è un fagotto grande
meno di un braccio. Il guerriero guarda aster negli occhi ma il
mezzelfo evita il suo sguardo, ha solo attenzione per ciò che
tiene in braccio il soldato.
Con un cenno del capo aster indica il
fagotto. Semeion lo allunga verso il padrone, come se fosse un dono di
cui si vuole sbarazzare.
Con un misto di incertezza e delicatezza aster lo osserva e infine scosta il tessuto blu scoprendo un esile visino.
-è una femmina- dice Semeion, rigido, spettrale e glaciale. – la porto nei laboratori?-
Aster non risponde, si è perso
nel guardare gli occhi dell’esile creatura. Sono neri come la
notte, come i fini capelli che ha sul capo. Le orecchie sono
leggermente appuntite, non quanto quelle dei mezz’elfi ma nemmeno
come quelle umane.
Scuote leggermente la testa.
-me ne occuperò io.- sussurra.
Sente lo sguardo incredulo si Semeion su di sé, ma non si scompone, se non per tenere meglio la neonata.
Gli anni passano e ciò che era
quella neonata si risveglia, fiorisce come un fiore selvatico, proprio
come la sua personalità. I capelli fini diventano lunghi,
scendono sui fianchi come il manto nero della notte ricopre la terra.
Le sopracciglia si infoltiscono e le
labbra diventano morbide e rosee. All’età di undici anni
il seno si ingrossa e la magia affiora nelle vene della ragazza. Inizia
a compiere piccoli incantesimi. Aster è l’unico che se ne
accorge e scopre cose che non avrebbe mai potuto immaginare.
La giovane possiede la magia di un
elemento naturale, che si prostra al suo volere, o meglio gioca con
lei, ci danza assieme e la culla ogni volta che fa qualche incantesimo.
Questo elemento è il ghiaccio. Aster sa bene cosa significa
questo.
Significa che da qualche parte nel
mondo c’è un uovo di drago destinato alla ragazza. Ma non
uno qualsiasi. Un uovo che nasce una volta ogni quattrocento anni. Un
uovo di drago elementare, un drago che domina il ghiaccio come il suo
cavaliere. E aster sa che prima o poi la ragazza raggiungerà
l’uovo o l’uovo raggiungerà la ragazza. E da quel
momento il mondo emerso non potrà più opporre resistenza
al suo esercito, perché la giovane scatenerà per lui il
suo immenso potere contro le terre libere non dandoli via di scampo.
Ma per ora aster deve solo aspettare pazientemente che questo avvenga.
Passano pochi mesi quando
l’uovo giunge alla rocca. È lungo due spanne e alto una
quindicina di centimetri, di un nero tendente al blu con venature
azzurre qua e là. È stato trovato in una foresta non
lontano dalla rocca, sotto un albero dimenticato da qualcuno.
Aster non perde tempo a chiedersi da chi, lo porta subito alla giovane che attende con ansia questo momento.
Quando l’uovo si schiude Vavy
ha tredici anni, e sa già utilizzare i suoi poteri
perfettamente. Genera creature di ghiaccio che ingrossano le file
dell’esercito di aster, si specializza sui cavalli, suoi animali
preferiti. Aster gliene dona uno, nero come la notte. Insieme gli
regala anche vari abiti, tutti neri e blu scuri. Tra i tanti doni che
aster gli ha fatto c’è pure una volpe nera, parlante. Vavy
lo chiama Ismitrion, è un esemplare maschio, e lo porta sempre
con se. Aster glielo ha donato quando aveva appena cinque anni, i due
sono cresciuti insieme e si fidano ciecamente l’uno
dell’altra.
Dall’uovo esce un drago nero
con decorazioni azzurre sul corpo, sembrano fosforescenti e si
illuminano quando Vavy usa la magia. La ragazza chiama il drago
Strhuikan, e parla con lui mentalmente. Gli ordini importanti glieli da
in elfico, una lingua che sa parlare meglio di aster. Perlopiù
la giovane riesce a far uscire da sé il suo spirito animale, un
leopardo delle nevi, e si trasforma in felino quando lo desidera.
Aster è orgoglioso di lei più di ogni altra cosa, la considera sua figlia prediletta.
Lei, per parte sua, lo considera un
padre, lo stima e si inchina al suo cospetto ma ci parla come una
figlia, gli chiede consigli e ci discute assieme senza usare un
linguaggio formale. Vavy e aster diventano come padre e figlia, come
drago e cavaliere, come folletto e padre della foresta. Si campiscono
con semplici occhiate. Aster la invita in camera sua la sera, gli
racconta del mondo emerso, dei mezz’elfi e del suo magnifico
piano, dove solo lui e i suoi cari si salveranno. Gli promette grandi
regni e razze di animali fantastici, sirene nelle fontane del suo
futuro palazzo e cavalli alati nelle sue scuderie. La lascia senza
fiato con le sue parole suadenti, che sembrano poesie, cantate dai
menestrelli migliori che riescono ad animare le creature davanti agli
occhi degli ascoltatori. Lui le vuole bene, morirebbe per lei,
perché non è solo la cosa più importante che ha,
Vavy è molto di più, è la sua essenza di vita,
è un dono dagli dei.
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