Oltre le stelle - scene
NdA: questa è l'ultima scena di questa raccolta. Ci
sarà sicuramente il sequel di 'Oltre le stelle' (con un
titolo diverso, ancora da decidere), però prima
metterò online una one-shot su Ami. E forse anche altre
cose, di cui però non sono ancora sicura.
Grazie a tutti coloro che hanno recensito e seguito questa storia e che
continuano a seguire 'Oltre le stelle', mettendo la storia tra i
preferiti. Come al solito, risponderò ai commenti aggiornando questo stesso capitolo, in fondo.
Ciao, ellephedre
Appoggiò il piede sul bordo e saltò verso l'altro
tetto.
Il balzo sarebbe stato impossibile per un normale essere umano. In quel
momento infatti la sua figura era avvolta dal costume bianco
di Sailor Moon.
Sentì il sibilo solo nell'istante in cui la rosa le
schizzò vicino ad un braccio. Atterrando sull'altro tetto,
lanciò in aria il proprio diadema.
In aria l'oggetto si scontrò con un'altra rosa lanciata
nella sua direzione, distruggendola.
"Yu-huuu!" l'esclamazione di gioia le uscì spontanea.
Un paio di secondi dopo la raggiunse Tuxedo Kamen. "Sei stata
davvero brava."
"Non è vero?" Sailor Moon continuò a saltellare
sul posto.
"Quell'altra era troppo vicina. Scusami."
"Ma dai, non ti preoccupare. Più fai sul serio,
più l'allenamento
funziona. Hai visto, no? Non ero così veloce e precisa
qualche settimana fa."
Lui però non sembrava condividere il suo entusiasmo.
Il suo problema era che a volte pensava troppo. "Anche se mi avessi
colpita, sai che la ferita sarebbe guarita
abbastanza rapidamente. Succede sempre così quando mantengo
la
trasformazione."
"Sì, ma cercherò di lanciare più
lontano."
"Se non mi sento in pericolo, non rendo allo stesso modo."
"Credo sia importante che tu riesca ad
utilizzare al meglio le tue capacità anche quando non ti
senti
minacciata."
Sì, sì, tutto molto logico. "Dici così
solo perchè non vuoi rischiare."
"In parte sì."
Le faceva sempre piacere vederlo ammettere quanto tenesse a lei. Non
riuscì a trattenersi e andò ad appoggiargli le
labbra su
una guancia, dove schioccò un rapido bacio.
Approfittò
del suo momento di distrazione per levargli la maschera bianca che
portava
sempre.
"Allora facciamo qualcosa di meno pericoloso. Ora aiutami ad allenarmi
con ... l'evasione, si dice così, giusto?"
"Vuoi scappare?"
"Esatto. " Gli sventolò giocosamente la maschera davanti
agli
occhi. "Con questa. Vediamo per quanto riesci a non prendermi."
Ridendo, schizzò via, sul tetto di fianco.
Lui le fu subito dietro, ma ben più di qualche minuto dopo
Usagi correva ancora libera.
Vero, lui era ormai sul punto di raggiungerla, ma si sentiva vittoriosa
comunque: un tempo l'avrebbe presa in meno di un minuto.
Tuttavia pregustava anche il momento della cattura: non guastava che
quel tipo di gioco mettesse addosso a entrambi una scarica adrenalinica
che non si limitava alle attività di combattimento.
"All'allenamento della settimana prossima, farò polpette
delle ragazze."
Mamoru era così stanco che l'ascoltò solo con un
orecchio e con metà cervello spento.
Ma sì, sapeva che probabilmente sarebbe stato come diceva:
le
ragazze avevano programmato un allenamento speciale in comune dopo aver
saputo che lui ed Usagi avevano preso ad allenarsi insieme da qualche
settimana.
Usagi aveva insistito per intensificare il proprio allenamento proprio
durante quel weekend, in vista di quell'evento. Si erano allenati
anche la notte prima, per diverse ore.
Per fortuna il giorno dopo era
domenica, così poteva dormire.
Usagi in quel momento sembrava invece non sentirne la
necessità:
la sua voce era limpida e ben sveglia. Non capiva come potesse avere
ancora tutta quell'energia.
"Stai morendo di sonno." la sentì dire.
"Sì."
"Allora buonanotte."
Usagi lo abbracciò e appoggiò la testa contro il
suo petto, preparandosi a dormire anche lei.
Qualche secondo dopo però gli parlò ancora, "Sai
una cosa?"
Mamoru sospirò. "No, cosa?"
"Questa è la prima volta che dormiamo insieme senza ... hmm
...."
Sentì il bisogno di aprire gli occhi e alla luce della luna
vide il sorriso imbarazzato di lei.
Nonostante la stanchezza, non riuscì a non sorridere a sua
volta. "Beh ... mi hai già stremato ieri sera."
"Così mi fai passare per un'assatanata. Non mi
stavo lamentando. Era solo .."
Le accarezzò con una mano la schiena, "Lo so. Comunque se
dormo ora domani sarò riposato."
La sentì ridere e lasciò che quel suono lo
cullasse. "Buonanotte." le disse.
Registrò vagamente e solo dopo qualche attimo che non aveva
ricevuto risposta.
Passò ancora qualche istante e poi sentì un bacio
leggero sulla bocca. "Ti amo Mamo-chan. Dormi bene."
C'era ancora una parte di lui che non smetteva mai di sorprendersi
quando gli diceva dire una cosa del genere.
Forse era quella parte che ogni notte era andata a dormire in
solitudine, andando avanti con la sola speranza che un giorno ...
sarebbe stato diverso.
Quel giorno e lei ora erano lì.
La strinse fino a non sentire altro che il suo corpo, il suo respiro,
il suo odore.
Poi crollò.
La mattina dopo si svegliò col letto vuoto.
Si alzò e la trovò in salotto, seduta
sul divano e intenta a fissare la propria mano.
"Cosa fai?" le chiese, incuriosito.
Usagi si girò di scatto verso di lui, sorridendo. "Oh, sei
sveglio! Ho preparato la colazione. Te l'avrei portata di
là, ma
non avevi un vassoio adatto. Devi comprarne uno. Anzi no ... lo
comprerò io."
Lo raggiunse sul bancone, sedendosi davanti a lui mentre iniziava a
mangiare.
"Stavo ... " portò la mano in mezzo a loro, col palmo
rivolto
verso l'alto. "Stavo pensando che ancora non sono riuscita a fare
qualcosa di davvero magico da sola. Non riesco ancora a utilizzare il
potere del cristallo d'argento senza trasformarmi. E anche in quel
caso, riesco a manifestare il mio potere solo grazie a degli oggetti.
Non come le altre guerriere."
"Non sono passati neanche tre mesi."
"Sono impaziente?" sorrise. "Sì ... beh, stavo provando a
concentrarmi su una luce, una qualunque. Pensavo ... c'è
sempre
tantissima luce quando uso il mio potere, perciò magari
posso
cominciare da lì. Dal crearne una."
"E' un buona idea. Ma non sforzarti per ottenere subito un risultato
simile, non sembra facile."
Mamoru notò che lo squadrava con interesse. "Per te
sì."
Non capì. "Non riesco a creare luci."
"Già ... solo rose." Nel tono di lei era evidente l'enfasi
sull'ultima parola.
Curioso.
Certo, lui usava le rose, ma ... non aveva mai pensato di 'crearle'. Le
utilizzava, le prendeva ... era questo quello che aveva in mente quando
aveva bisogno di averne una in mano.
Crearle però ...
Usagi interruppe i suoi pensieri, "Fanne apparire una. Una rosa."
Mamoru appoggiò il braccio sul tavolo e alzò la
mano in mezzo a loro, stringendola a pugno. Quando la
aprì, girandola velocemente verso l'alto, la rosa era
lì.
L'unica cosa che sapeva su quel suo potere era che gli era
incredibilmente facile farne uso quando si trattava di Usagi.
Lei prese ad accarezzarne i petali, sorridendo. "Tu non hai bisogno di
nessun cristallo per fare una cosa del genere."
"Sì, ma il mio potere non è paragonabile al
vostro."
Lei si mise a riflettere. "Non saprei ... a queste rose fai fare un po'
quello che vuoi, in fondo. E poi ... ci sono state volte in cui mi sono
sembrate davvero potenti. Credo che la loro forza dipenda da te."
Prima che potesse pensarci, Usagi gli prese dalle mani il fiore e si
girò. Provò a lanciarlo a terra, imitando il
movimento
che gli aveva
sempre visto fare. La rosa cadde sul pavimento senza particolare forza,
perdendo parecchi petali. Lei si alzò a raccoglierla.
"E' una cosa
straordinaria quella che fai." Tornò da lui e gli porse uno
dei
petali che si erano staccati. "Questa rosa
è un essere vivente. Non è un raggio di luce, del
fuoco,
dell'acqua, un fulmine o chissà cos'altro. Non è
un
oggetto. E' ... vita." Se la portò al naso, dove ne
inspirò l'odore. Il profumo tipico di una normalissima rosa.
Ma già lo sapeva. "Ed
è anche una semplice rosa; solo tu
riesci ad usarla come fai. Credo che non sia altro che un mezzo che usi
per espandere il tuo potere."
Il suo potere? Mamoru sapeva di poter fare molto poco: la sua fortuna
era solo
quella di essere agile e forte. Erano capacità che venivano
incrementate ulteriormente quando si trasformava in Tuxedo Kamen,
così da non essere davvero umane in quella sua forma. Ma ...
"Sai che ho incominciato a trasformarmi e a venire ad aiutarti senza
neanche rendermene conto. Io penso che il mio potere sia strettamente
collegato a te. Non credo di riuscire ad espanderlo. Ci ho provato in
passato."
Usagi non commentò, ma continuò a giocare con la
rosa che aveva appoggiato sul
bancone. Poi lo guardò, "Ti sei mai chiesto
perchè ...
perchè proprio una rosa?"
"Sì. E' per via di una cosa che è successa quando
ero un
bambino, quando i miei genitori ... Era successo da poco e io ... non
avevo più nulla, ero solo. E' stata una rosa
a rappresentare per me l'inizio di una nuova speranza." Sorrise. "In
ospedale incontrai una bambina che me ne diede una. Le aveva prese per
darle a sua madre che aveva appena partorito. Me la regalò
per
farmi stare meglio. Da allora la rosa ...
ha sempre rappresentato l'amore per me. La possibilità di
non
essere
soli."
Usagi si mise a riflettere, colpita all'improvviso da un pensiero. "In
quale ospedale stavi?"
Glielo disse e la vide spalancare gli occhi.
"Quando sei stato là?"
"Perchè?"
"Perchè Shingo è nato il 23 Ottobre. E io ... la
mamma
ricorda ancora che papà mi aiutò a scegliere
delle rose
per lei. E a me sembra di ricordare che ..."
I suoi genitori erano
morti nella seconda settimana di Ottobre.
Mamoru focalizzò all'improvviso un'immagine. La bambina
aveva avuto due codini biondi ... e gli occhi blu. E
ricordò anche una voce infantile, dai meandri della memoria,
che
diceva: 'Usagi-chan ha avuto un fratellino ... '
"Eri ... tu."
Era sorprendente e così ... giusto.
Era sempre stata presente per lui, anche quando non lo aveva saputo.
Usagi gli parlò con gli occhi lucidi. "Non sai quanto ... ho
sempre desiderato poter avere la
possibilità di essere lì con te durante quei
momenti. Pensare a
quanto eri stato solo, quando eri così piccolo, mi spezzava
il
cuore. E ora so che ad un certo
punto sono stata con te. Sono riuscita a fare qualcosa che ti ha
aiutato."
Lui fece per alzarsi e andare da lei, ma Usagi lo precedette girando
intorno al bancone e abbracciandolo. "Sono felice."
E lo era anche lui. Gli sembrava di vedere un tassello della sua
esistenza tornare al
proprio posto. Anche da bambino non era mai stato veramente solo.
"A pensarci è così logico. Da dove altro mi
poteva venire quella forza?"
Lei lo guardò negli occhi. "Da te. Se ti ho dato speranza,
comunque tu hai una forza tua."
Quella poca forza che aveva l'avrebbe usata fino alla morte, se fosse
servito a proteggerla.
Ma non sarebbero morti. Sarebbero stati insieme per
un'eternità.
Non c'era un modo davvero adatto a dimostrare quanto la amasse in quel
momento.
Ma Usagi sembrò ritenere adatto cominciare con un bacio.
Giusto cominciare.
Sicuramente non c'era luogo più adatto del santuario di Rei
per
un allenamento tra Sailor. E dell'oscurità della notte.
Il boschetto che circondava il santuario era grande e non c'era
pericolo che li sentisse nessuno, inclusi il nonno di Rei e Yuichiro,
che dormivano in casa.
"Ciao, Usagi. Mamoru." li salutò Rei, già
trasformata in Sailor Mars.
Anche le altre guerriere li salutarono. Poi Makoto chiese, incuriosita:
"Partecipi anche tu, Mamoru?"
Lui scosse la testa. "Sono solo venuto ad assistere."
"Beh," iniziò Minako. "Potresti fare da arbitro. Che ne
dite,
ragazze?" Annuirono tutte. Lei gli sorrise furba. "Perfetto. Ricordati
solo che se favorirai in un qualunque modo Usagi, tutte quante faremo
in modo che tu non esca da qui intero."
"Io veramente-"
"Zitta Ami."
Ami alzò gli occhi al cielo, sospirando, e Mamoru
annuì divertito. "Sì, non vi preoccupate."
"Avete già deciso cosa fare?" chiese Usagi.
"Sicuro," Rei indicò gli alberi che li circondavano. "Faremo
un
combattimento sugli alberi, una contro una. Chi cade per primo perde."
"Andiamo a eliminazione?"
"No, pensavamo di combattere ciascuna contro tutte le altre. Poi
conteremo il numero di vittorie singole e in caso di pareggio andremo
alle eliminatorie."
Usagi guardò le altre. "Questa modalità a torneo
l'ha decisa Rei, vero?"
Minako sorrise a denti stretti. "E' così."
"Beh, che c'è di male?" si difese Rei. "Così ci
sarà maggior spirito di competizione. E poi abbiamo
caratteristiche diverse come guerriere, avere di fronte tutte le altre
potrebbe mettere in luce i nostri difetti e punti di forza."
"Sì, non è necessario spiegare Rei, siamo
già
d'accordo." si intromise Makoto. "Piuttosto cominciamo! Se non vi
spiace, vorrei iniziare io."
"Se ti va bene, andrei io contro di te." si propose Rei.
"Perfetto. Andiamo!"
"Vi seguo sugli alberi per guardare." disse Mamoru e saltò
via anche lui.
Minako sorrise. "Erano proprie entusiaste all'idea."
"E' una fortuna che Rei abbia imparato a spegnere il proprio fuoco,"
commentò Ami. "Altrimenti tra tutti questi alberi sarebbe
stato poco saggio usare il
suo potere."
Nei successivi cinque minuti osservarono attentamente lo scontro
serrato tra Sailor Mars e Sailor Jupiter. La seconda vinse di misura:
la potenza del suo fulmine rivaleggiava alla pari con
l'intensità del fuoco di Rei, almeno in quel frangente,
quando i poteri venivano lanciati in fretta e con più
attenzione per la precisione che per la potenza. Ma Makoto era
sicuramente
superiore in quanto a forza fisica e agilità.
Quando
riuscì ad avvicinarsi abbastanza a Mars, trovò il
modo di
farla cadere.
Tuxedo Kamen riuscì a impedire il contatto di Rei col suolo.
Makoto rise dall'alto, "Allora farai anche da materasso?"
"Se riesco sì. Siete molto veloci."
"Grazie Mamoru." Rei, tornata in piedi, puntò giocosamente
un
dito contro Makoto. "Un giorno avrò la rivincita. E ci sono
ancora quattro scontri, non è detta l'ultima parola."
"Infatti, ma stasera mi sento un leone!" Makoto portò i
pugni in aria.
Minako, arrivata ai loro piedi, rise. "Può darsi, adesso
però scendi. Abbiamo deciso che tocca a me e ad Usagi."
Makoto scese e assieme a Rei ed Ami guardò con grande
interesse
lo scontro tra Usagi e Minako; voleva proprio vedere se i suoi
allenamenti con Tuxedo Kamen fossero serviti a qualcosa.
Tre minuti dopo Minako cadde a terra, non molto lontano da
lì. "Ahi!"
Mamoru atterrò quasi contemporaneamente accanto a lei.
"Scusa,
non sono riuscito a raggiungerti." La aiutò con una mano a
rialzarsi.
"Ti sei fatta male, Minako?" chiese Usagi dall'albero accanto, con una
nota di preoccupazione nella voce.
"No, no." Minako si massaggiò il fianco e rise.
"Sei diventata forte, ragazza."
Minako aveva visto il diadema di Sailor Moon sviare più volte la
propria catena
dell'amore. L'aveva usata inutilmente nel tentativo di afferrarla e mandarla al
suolo.
Quando aveva capito che non avrebbe funzionato, era passata al
più semplice scontro fisico. Alla fine, si erano scontrate
in
aria battendo i tacchi l'una contro l'altra, ma lo slancio di Usagi era
stato più potente e aveva finito con l'avere la meglio.
"Ora tocca a me," disse Ami. "Contro chi vado?" si rivolse a Rei e
Makoto.
"Io me la sento ancora," si intromise Usagi. "E poi guarda
là Rei, è ancora stremata."
"Ha, figurarsi! Vuoi solo vantarti." Le due si scambiarono una
linguaccia reciproca. "Va e distruggila, Ami!"
Ami rise, "Tenterò."
E a vincere fu Sailor Mercury. Usagi si ritrovò a
sottovalutarne
l'acume e si maledì da sola per la propria arroganza.
Ritrovandosi in chiara superiorità, prese sottogamba la
nebbia
di Ami e le permise di coglierla di sorpresa.
Alla fine, Mercury riuscì in effetti a vincere solo contro
di
lei, ma impegnò tutte le altre in scontri molto impegnativi,
che
si decisero solo all'ultimo istante. Mancava di potenza e
velocità, ma la sua strategia di combattimento era
formidabile.
Venus riuscì a battere anche Jupiter e Mars. Col suo fascio
di
luce fu abbastanza veloce da riuscire a tagliare il ramo da sotto i
piedi di Makoto prima che questa riuscisse a spostarsi. Poi, pur
stremata dal lungo scontro, riuscì a cogliere alle spalle
Rei e
a buttarla di sotto. Anche con Ami fu decisamente la sua
agilità a
prevalere.
Jupiter piegò sia Mars che Mercury, ma non riuscì
a
battere nè Venus nè Sailor Moon, che non si
lasciò
cogliere in fallo nemmeno una volta.
Mars battè solo Mercury alla fine, ma il suo ultimo scontro
contro Sailor Moon fu memorabile. Fu la sua sola volontà di
non
perdere a far andare avanti avanti l'incontro per quasi un quarto d'ora.
Alla fine Rei era decisamente frustrata. "Che disastro! Non pensavo mi
andasse così male. Ti avevo contata tra le mie vittorie,
Usagi."
Usagi le fece vedere la lingua. "Hai fatto male."
Mercury si avvicinò a loro. "Sei molto migliorata Usagi.
In precisione, velocità e forza. Hai perso contro di me solo
per
sfortuna."
"No, perchè mi manca il cervello." Usagi si battè un
dito sulla
testa. "Non avevo proprio pensato a quello che avresti potuto fare. Tu
Ami sei la migliore a pianificare uno scontro."
"Può darsi, ma non è servito a vincere.
Dovrò
allenarmi di più, è chiaro che non ne ho bisogno
solo
nello studio."
Usagi sorrise, vedendo che Rei non aveva ancora smaltito la rabbia per
le sconfitte. "Non prendertela Rei. Questo non è stato
proprio
uno scontro tra i nostri poteri, altrimenti probabilmente avresti vinto
tu su Minako e Makoto. In concentrazione e determinazione è
difficile batterti."
"Sì, lo ammetto anche io, Rei." disse Makoto.
Rei scosse la testa, rilassandosi. "Mi secca ammetterlo, ma oggi
è venuto fuori che sono meno
veloce di voi. E meno forte di Makoto fisicamente, ma questa non
è una
novità."
Minako si mise le mani sui fianchi e ridacchiò soddisfatta.
"Io
invece sono a posto. Sono la perfetta combinazione di forza,
velocità e cervello. Non per niente sono diventata una
guerriera
prima di voi." Puntò un dito in alto, in segno di supremazia.
"Ma sentitela," Usagi rise divertita. "Io ho vinto il tuo stesso numero
di scontri, credo che abbiamo bisogno di uno spareggio."
"Eh? No, grazie!" Dopo la baldanza di prima, la sua improvvisa ritirata
fece
ridere tutti quanti. "Sono stanca morta e poi sono sicura che
vinceresti di
nuovo. Parlando seriamente, ho vinto contro Makoto
grazie ad un poco velocità in più e contro Rei ed
Ami mi
è stato molto difficile. Infatti è bastato
qualcuno che
avesse le mie stesse capacità ad un livello superiore,"
annuì verso Usagi. "E ho perso rapidamente." Scosse la
testa.
"No, non mi sento affatto sicura di me. Durante tutti gli altri scontri
ho
pensato più volte di poter perdere. Dovrò
allenarmi anche io."
"La stessa cosa vale per me," concordò Makoto. "Devo farti i
miei complimenti Usagi. Sei davvero migliorata tanto. Non avrei proprio
potuto batterti."
"Eh? Grazie mille!" Usagi si mise una mano dietro la testa, sorridendo
imbarazzata. "E' tutto merito di Mamo-chan! Mi mancavano
agilità
e forza fisica e allenandomi con lui nei weekend sono riuscita a
migliorarmi. Lui sotto questi aspetti non è inferiore a
nessuno
e io sono ancora lontana."
Mamoru colse nella sua voce il solito orgoglio che aveva nei suoi
confronti. "Ma manco quasi del tutto di potere. In un scontro al
massimo delle forze, mi distruggereste tutte quante."
"Solo se non ci colpissi prima." Usagi si rivolse alle amiche. "Non
dategli retta, ultimamente gli piace sottovalutarsi."
Le ragazze risero.
"Allora," riprese Ami. "Io andrei. Questi scontri mi hanno stremata e
ho bisogno di una bella dormita."
"Io pure." confessò Minako. Makoto annuì.
"Ah, Usagi, prima ha chiamato tua madre." le comunicò Rei.
Nessuno fiatò.
"Le ho detto che stavi facendo un bagno. Chiamala domani mattina."
Ciò che era implicito in quel discorso non venne detto.
"Grazie mille, Rei."
Rei sbattè una mano in aria. "Sì, sì.
Buonanotte a tutti allora." Detto questo, si diresse verso casa.
Minako saltellò su un albero. "Ciao ciao." Fece l'occhiolino
a Usagi. "E buon divertimento!"
Ami parlò prima di pensare, "Ma non è troppo
stanca per-" si portò una mano alla bocca. "Io vado, ciao."
Sparì in un secondo fra gli alberi, inseguita dalla risata
di Minako, che subito si unì a lei.
Makoto li salutò anche lei ridacchiando.
Rimasti soli, dopo un attimo di silenzio, sia Mamoru che Usagi
scoppiarono a ridere sonoramente.
Poi si avviarono verso casa.
Durante il tragitto, saltando di tetto in tetto, mentre seguiva Mamoru
a poca distanza, Usagi continuò a pensare.
Sì, era stata brava.
Ma era ancora troppo lontana da quello che voleva fare davvero: usare il
potere del cristallo d'argento senza averlo in mano.
Anche perchè, era una contraddizione: lei lo aveva addosso
il cristallo d'argento. Sempre. Era il suo seme di stella dopo tutto.
La cosa davvero straordinaria era che riuscisse a staccarlo dal proprio
corpo per utilizzarlo. Che non morisse senza avere la sua energia
dentro di sè.
Forse però ... ripensò al cristallo che aveva al
petto. Forse era proprio quel cristallo a non essere altro che un
guscio, un guscio che le serviva solo a utilizzare un potere che invece
era dentro di lei. Che le serviva a focalizzarsi. Proprio come la rosa
per Mamoru.
Ci aveva pensato a lungo ed era arrivata a quella conclusione.
Un'idea del genere sembrava non coincidere con quanto aveva saputo del
futuro.
La Regina Serenity che sarebbe diventata non era riuscita a contrastare
la Luna Nera senza il suo cristallo, preso da Chibiusa, inglobato dal
suo piccolo corpo.
Ma qualcosa non le quadrava neanche lì: nonostante
tutto, le sembrava di essere ad un passo dal riuscire ad utilizzare il
suo potere senza il cristallo. Non riusciva a capire come potesse non
esserne già capace in futuro. E, anche se non sarebbe
riuscita a spiegarne il motivo, sentiva che se avesse dovuto combattere
ora contro il grande Saggio, non avrebbe fatto fatica quanto in
passato.
Non dopo Galaxia, che era stata impregnata del potere di Chaos. Chaos,
il fulcro del male che aveva generato ogni altro male, grande Saggio
compreso.
Ad avvalorare la sua teoria poi c'era il passato: sua madre, la
precedente regina Serenity, aveva mandato sulla terra il proprio
cristallo d'argento. E così facendo era morta, proprio come
se fosse stata privata del proprio seme di stella.
Il cristallo d'argento che aveva usato contro il Regno delle Tenebre,
quello andato distrutto nello scontro finale ... era stato quello di
sua madre. Sua madre il cui spirito era sparito quando le
aveva fornito il nuovo cristallo d'argento.
Il proprio, questa volta.
Forse quello che rendeva speciali le regine della luna era la loro
capacità di separare il proprio potere in un cristallo, di
'rendersi' cristallo, in un certo senso.
Galaxia aveva avuto una capacità simile in fondo. Ma lei
aveva addirittura dato forma umana al suo seme di stella.
O forse ...
Sospirò. Forse stava solo facendo una gran confusione.
Qualunque fosse la verità, poteva comunque continuare a
provare a usare in modo autonomo il proprio potere.
Si trovavano su un edificio molto alto ora e calcolò
attentamente la distanza dall'altro edificio per calibrare bene il
salto da fare.
Appoggiando il piede sul limite del tetto, si sentì
rapidamente sbalzare in avanti e cadere nel vuoto.
Era scivolata!
Fu il pensiero di un secondo.
In quello dopo pensò, 'Non può finire
così.'
Ma ormai era a parecchi metri di distanza dal tetto, in caduta libera.
Vide il mantello di Mamoru sopra di lei, mentre si buttava anche lui,
ma era troppo lontano, troppo.
E non poteva finire così.
Non poteva.
No.
No!
Dev'essere ora, ora!
E successe.
Iniziò a fluttuare.
Fu superata in volo da Mamoru, che allungò il proprio
bastone giusto all'ultimo, per attutire, seppur violentemente, la
propria caduta.
Lei invece toccò terra, nel vicolo spazioso, in maniera
delicata.
"Ce l'ho fatta ..." lo mormorò piano a se stessa, piena di
felicità. E' vero, era ancora trasformata in Sailor Moon, ma
era riuscita a utilizzare il cristallo in modo incredibile con la sola
forza di volontà e senza avere di fronte chissà
quale nemico.
"Ce l'ho fatta." ripetè, vedendo Mamoru avvicinarsi
rapidamente a lei.
"Ce l'hai fatta?" Lo vide guardarla incredulo e scuotere la testa. Poi
iniziò a stringerla così forte da bloccarle quasi
il respiro.
Che stupida. "Non ti preoccupare. Sto bene, sto bene. Non è
successo niente."
Ma per un attimo risentì anche lei dentro di sè
quel senso di impotenza che aveva provato per qualche istante, quel
senso di terrore profondo.
"Sono qui, con te." Ma questa volta lo disse anche per tranquillizzare
se stessa.
Sentì i brividi nel corpo di lui, così forti da
arrivare a scuoterlo. No, se fosse crollato in quel momento sarebbe
crollata anche lei.
"Stai calmo, sono qui." Ma ormai aveva già le lacrime nella voce.
Stava per succedere e non-. "Portami a casa, amore."
Forse fu il singhiozzo che le udì nella voce o il fatto che
non l'avesse sentita quasi mai chiamarlo così.
Ma Mamoru si riprese e, cercando per quanto possibile di evitare i
tetti, la riportò nel suo appartamento.
Due ore dopo Usagi si svegliò col vento sul petto nudo.
Quando erano entrati avevano dimenticato di chiudere la finestra. Si
alzò a farlo.
Tornò nel letto, caldo dei loro corpi, e appoggiò
ancora una volta la schiena contro il petto di lui.
Guardò le proprie mani e si concentrò su di loro,
molto intensamente.
E, in modo quasi impercettibile, crebbe una minuscola luce.
"Ce l'ho fatta ancora," mormorò molto piano, sorridendo. E
ora non era nemmeno Sailor Moon. Ma ormai aveva capito a quale parte di
sè doveva attingere per usare quella forza.
A quella parte profonda, quella dove giacevano tutti i suoi sogni e
tutte le sue speranze. Tutto il suo amore. Era lì che
risiedeva tutta la volontà che le serviva per usare il
proprio potere.
Ma aprire quella parte di sè era come denudarsi, scoprirsi
totalmente. L'incidente di poco prima era servito solo a ricordarle che
più volte aveva temuto di perdere tutto quanto e che non poteva non aprire quella parte di sè, quando serviva.
L'unica sua forza stava davvero in tutto quello che per fortuna
aveva ancora.
La piccola luce crebbe, fino a diventare della dimensione di una
lacrima.
"Che cos'è?" sentì all'orecchio.
"Una luce. Ce l'ho fatta." Si girò appena verso Mamoru,
sorridendo. "Guarda." La portò appena più vicino
ai loro visi.
Poi lo vide allungare una mano, per fermarla a pochi centimetri dalla
luce. "Credi che bruci?"
"No." Ne era sicura.
La mano di Mamoru passò attraverso la fonte luminosa, che
andò ad illuminare persino
l'interno della sua pelle. Mamoru vide le ossa del proprio dito, i vasi
sanguigni, i nervi. E non sentì il minimo dolore.
"Ma è ... fenomenale."
"Sì." sorrise Usagi, sentendosi piena di soddisfazione. Poi
la sua contentezza svanì e assunse un'espressione
preoccupata.
Mamoru percepì il suo silenzio. "Cosa
c'è?"
Usagi richiuse la mano e la luce sparì. "Mi sento un po' ...
debole."
Mamoru rammentò le molte volte che era svenuta dopo aver
utilizzato il suo potere nella sua forma più pura. "Per ora
non sforzarti."
La sentì annuire contro il proprio viso.
La strinse ancora a sè e, addormentandosi nuovamente, si
ricordò ancora una volta che avrebbe potuto farlo per molto
altro tempo ancora.
FINE
Risposte alle recensioni: grazie dei commenti a romanticgirl, bunny1987, luisina ed Ami_Mercury. Sono felice che sia piaciuta la parte della 'rosa'; era un'idea che aveva in mente da un po'. Grazie come sempre a luisina dei commenti sui diversi pezzi, è bello vedere cosa ne avete pensato. Mille grazie ad Ami_Mercury: penso di aver corretto quegli errori, mi erano proprio sfuggiti e ora che mi li hai fatti notare la storia è finalmente a posto, come dovrebbe essere.
Grazie ancora a tutte e buon anno nuovo! |