Desclaimer: I fatti
raccontati in questa fanfic sono realmente accaduti, non è
mia intenzione ridicolizzare e banalizzare l'accaduto. E mi scuso se,
con questo mio scritto, dovessi offendere o ledere la
sensibilità di qualcuno. La fanfic si basa sulle notizie
circolanti ai telegiornali, e ricerche su internet compiute dalla
sottoscritta per rendere il tutto il più simile possibile
alla realtà. Verranno per tanto usati i nomi veri sia del
pilota che del co-pilota.
Volo 4U9525
Idea di Arwen297 –
Personaggi di Naoko
Takeuchi
"Dedicata
alle vittime del Volo
4U9525
precipato il 24 Marzo 2015"
Uno sbadiglio le
sfuggì dalle labbra, costringendola a condurre la mano
destra davanti alla bocca. Tra poco più di un'ora si sarebbe
imbarcata come assistente di volo. Amava immensamente il suo lavoro, da
piccola aveva sempre desiderato viaggiare per l'Europa e non solo. Nei
suoi dieci anni di carriera aveva visitato svariate città
Europee, e qualche volta era stata assegnata anche a qualche volo
diretto negli Stati Uniti.
Aveva appena terminato
i tre giorni di pausa che le spettevano dopo i voli lunghi, per
permetterle di ritrovare il riposo e la lucidità che
servivano al ruolo che le competeva svolgere per la sicurezza dei
passeggeri.
Indossava
già la divisa della sua compagnia aerea, la Germanwings, e
in quel momento era in fila davanti alla cassa di uno dei bar
dell'aereoporto di El Prat a Barcellona in attesa di poter consumare
una veloce colazione.
"Marta! Marta!" una
voce che le sembrava familiare la raggiunse sopra al rumore continuo
che contradistingueva l'aereoporto, causato dalle centinaia
di passeggeri che nonostante l'orario ne solcavano i corridoi e le sale
in attesa della chiamata del proprio volo. Si volse nella direzione da
cui proveniva la voce, e i suoi occhi azzurri non tardarono a fermarsi
su una figura conosciuta che avanzava verso di lei. La sua amica e
collega Rea Hino camminava grintosa verso di lei,
raggiungendola in fine poco dopo.
"Rea ciao, non mi
aspettavo proprio di vederti qui"esclamò quando la bruna le
fu abbastanza vicino dal sentirla senza dover urlare.
" Nemmeno io ma ho
guardato l'equipaggio del volo a cui sono stata assegnata, e siamo
nello stesso volo. " le disse, senza mascherare il suo entusiasmo a
quella scoperta. Il viso della bionda si illuminò
in un sorriso a quelle parole.
" Ma veramente? Da
quanto è che non capitava una cosa del genere, saranno
almeno due o tre anni" si erano conosciute al corso per diventare
hostess, ed erano subito entrate in sintonia tra di loro. Era nata
così un'amicizia che nonostante il lavoro, e il non essere
quasi mai chiamate a lavorare insieme, aveva saputo durare negli anni.
Fino a quel momento.
"Forse anche di
più Marta!" convenne la bruna, le sembrava passato un secolo
dall'ultimo volo fatto insieme " Che cosa prendi?" le chiese poi,
essendo arrivato il loro turno di farsi servire dalla signorina dietro
al bancone.
"Un croissant e un
cappuccino grazie" rispose l'altra. Scoprire di condividere qualche ora
con la sua amica l'aveva resa ancor più felice di imbarcarsi
quella mattina. " Sai già chi sono il pilota e il
co-pilota?"
" Si il co-pilota e
Lubitz mentre il pilota è Sodenheimer" rispose Rea.
***
Una berlina blu scuro
si fermò davanti all'aereoporto spagnolo, qualche istante
più tardi lo sportello posteriore si aprì per
rivelare un paio di decoltè color tortora che toccavano il
marciapiede. Allo stesso tempo anche lo sportello anteriore scatto per
far discendere il passeggero. Due scarpe maschili di colore nero
sfiorarono qualche secondo più tardi rispetto a quelle della
donna il pavimento.
La ragazza si volse
piegandosi lievemente in direzione dell'autista "Grazie mille per
tutto, ringrazi specialmente la direzione del teatro per l'eccellente
trattamento a noi riservato" disse con una voce cristallina. I suoi
occhi blu guardarono gli occhi della sua collega di lavoro, non che
compagna di vita.
"Si figuri signorina
kaiōh, per il teatro è stato un immenso piacere averla
ospite per queste tre serate. Buona giornata" rispose l'uomo alla guida.
Fortunatamente il suo
Inglese fin dai tempi del liceo era sempre stato impeccabile,
così non aveva fatto fatica nel momento in cui la sua
carriera da solista aveva preso il decollo al di fuori del panorama
nipponico in cui era cresciuta e si era artisticamente formata.
Si mise a braccietto
alla figura che era scesa con lei dalla macchina, tenendo con la mano
destra la custodia del violino che avrebbe trasportato come bagaglio a
mano nella cabina. Il suo Stradivari era troppo delicato per affidarlo
a chi si occupava delle valigie, e un colpo mal dato poteva
danneggiarlo irreparabilmente.
Haruka si
era esibita con lei, sui brani che lei stessa aveva composto per loro
due facendo dialogare il pianoforte e lo strumento a corde che tanto
amava in una melodia capace di smuovere i lati più reconditi
e nascosti del genere umano. Il giorno dopo erano comparse sui
più importanti giornali spagnoli.
"Prossima tappa
Berlino" mormorò proprio la bionda, entusiasta almeno quanto
lei del successo che stavano riscuotendo anche all'estero. Non se lo
sarebbe mai aspettato, ma la loro musica era dilagata anche
nell'occidente e in America. Costringendole a compiere un tour
estenuante in giro per l'Europa, finito il quale si sarebbero prese due
settimane di pausa prima di iniziare quello americano.
" Si, dopo la Germania
ci tocca Londra e Copenaghen, poi Roma e Torino in Italia" rispose la
violinista, prima di prendere un fazzoletto dal trolley che l'altra
trainava per asciugarsi la lacrima che minacciava di colare
giù dal lato sinistro " Sono veramente stanca, spero di
riuscire a riposare qualche ora oggi in aereo, e anche quando arriviamo
a Berlino" esclamò. Quella notte avevano dormito
solamente quattro ore scarse, i ritmi a cui erano costrette in quel
periodo la stavano logorando lentamente.
"Dai cerchiamo il
nostro imbarco" disse la pianista calandosi gli occhiali da sole sugli
occhi imitata dall'altra in modo da non essere riconosciute all'interno
dell'edificio "Mentre aspettiamo poi facciamo anche colazione"
L'altra annui,
fissando il nome dell'aereoporto sopra all'ingresso, era
enorme. Non quanto quello della capitale giapponese, ma si difendeva
bene.
Appena
entrò attraverso l'ingresso principale fu avvolta dal brusio
e dal rumore incessante dei bagagli trainati a mano, alle sue orecchie
giunse anche la chiamata per un volo diretto a Milano.
Si diressero verso
l'imbarco per il loro bagaglio, cercando di fare il loro meglio per non
scontrare le persone che procedevano in senso contrario al loro.
Tutta quella gente la
stordiva, lei preferiva i luoghi più tranquilli come le rive
del mare a completo contatto della natura.
Non appena
sarò a casa, una giornata al mare non me nega nessuno. Ne ho
proprio bisogno.
"Amore ecco l'imbarco
per i bagagli" esclamò ad un certo punto, indicando con un
dito le corsie che facevano capolinea ad un bancone dove alcune
signorine in divisa nera registravano i dati dei passeggeri in modo
tale che i bagagli andassero sull'aereo giusto.
Per fortuna in quel
momento non vi era molta coda: davanti a loro erano presenti solamente
due persone.
"Parlo io alla
ragazza" esclamò dopo qualche istante " Te non te la cavi
altrettanto bene con l'Inglese" sottolineò, sapeva che
l'altra si sarebbe sentita punzecchiata da quelle parole, sorrise
aspettando la sua risposta che non tardò ad arrivare.
"Ehi..." le rispose
piccata la bionda "Che vorresti dire?"
"Esattamente quello
che ho detto carissima, non c'è da offendersi sei meno
sciolta di me con la lingua" ribattè l'altra guardandola
negli occhi verdi. La vide avvicinarsi.
" Ah si,
sarei meno sciolta? Stanotte a letto non sembravi della stessa
opinione" le sussurò lei, aveva usato quel tono di
proposito. Sapeva che in quel modo l'avrebbe fatta letteralmente
impazzire. Un rossore difuso colorò il viso della violinista.
"Che cosa c'entra
ora?" la non scialance con cui alludeva alle loro notti di fuoco la
spiazzava sempre, sebbene stessero insieme ormai da anni non era ancora
abituata al modo di tirare fuori quella parte del loro rapporto quando
parlavano di tutt'altro. Ancor meno era abituata al tono di voce che
usava appositamente per quelle occasioni. Si avvicinò
all'addetta all'imbarco.
"Goodmornig" disse
immediamente la signorina dietro "Do you speak English?"
" Yes, very good"
rispose la musicista facendo segno alla compagna di avvicinarsi con la
valigia.
" Please, let me
provide the ticket "
" I biglietti amore"
disse girandosi verso la bionda che li tirò prontamente
fuori dalla tasca prima di darli alla signorina.
"Thanks also put
suitcase above" fece segno di poggiare la valigia sulla pedana per
poter legarle intorno l'adesivo che indicava l'aereo a cui era
destinata, prima di mandarla direttamente sul rullo che l'avrebbe
portata nel reparto giusto. " Well, check-in is already open...if you
want to proceed is just down the hall on the right. Once past you have
to wait for you call the other side."
"Thanks, very
kid. Good bye" mormorò la ragazza prima di girarsi
verso la bionda che le guardava entrambe con l'aria di una che non
capiva nemmeno una parola mentre uscivano dalla fila per far spazio
agli altri viaggiatori. " Ha detto che per fare il check-in
con relativo metal detector bisogna andare in fondo alla sala a destra"
spiego velocemente.
"Guarda che avevo
capito, signorina so tutto io!" la scimiottò la pianista.
"Dalla tua faccia non
si direbbe proprio" rise l'altra "Sarà meglio muoverci
altrimenti non riusciamo a fare nemmeno colazione se c'è
coda al check"
"Si hai ragione,
conviene che ci diamo una mossa" concordò lui.
***
"Mamma ma quando
andiamo?" urlò una bimba di circa cinque sei anni guardando
sua mamma col viso volto verso l'alto. Il viso incorniciato da due
folti coldini di uno strano colore molto simile al rosa. Gli occhi
marroni, quasi rossicci.
"Tesoro, dobbiamo
finire la coda, poi vedi quell'arco li?" la donna si chinò a
livello della figlia per indicarle il metal detector.
"Si"
mormorò imbrociata la bambina, era ormai da quaranta minuti
che erano in coda, iniziava ad annoiarsi. Sebbene fosse circondata da
tante persone mai viste, e fosse realmente incuriosita dagli aerei: era
la prima volta che prendeva un volo da quando era in grado di
ricordarsene.
"Ecco amore noi quando
arriva il nostro turno dobbiamo passare la sotto" le spiegò
dolcemente.
"Perchè
mamma?" chiese la piccola incuriosita dalla novità.
" Perchè
quella porticina fa passare solo le persone buone, e anche i bimbi che
non fanno i capricci perchè non vogliono stare in
coda. Le persone cattive e i bimbi capricciosi rimangono
fuori e non possono volare" intervenne l'uomo al fianco della donna.
Guardando la figlia con i suoi occhi blu.
"Hai sentito
papà?" devi fare la brava sennò non ti fanno
passare e rimani qui.
"No, io non voglio
rimanere qua mamma" setenziò sua figlia.
"Allora non fare i
capricci Chibiusa, e vedrai che passerai la porticina te lo prometto
tesoro" mormorò lei. Prima di darle un bacio sulla
testolina. "Me lo prometti piccola mia?"
"Ci mamma,
sarò brava te lo prometto" mormorò, gonfiando il
piccolo petto lusingata dalla promessa fatta alla madre pochi istanti
prima, doveva fare la brava. Non voleva rimanere in quel posto brutto e
noioso senza il suo papà e la sua mamma.
L'uomo strinse la
moglie passandole una mano dietro alle spalle per tirarla a se. Si
erano concessi una piccola vacanza per staccare dai ritmi frenetici
della vita quotidiana e passare un pò di tempo con la loro
bambina insieme. Cosa che una volta arrivati a casa si riduceva a un
giorno a settimana: raramente riuscivano a far coincidere le pause dei
turni di lavoro nello stesso arco della giornata, così
quando non c'era l'uno era presente l'altra e viceversa.
" Bunny semmai mentre
aspettiamo l'aereo prendiamo qualcosa da mangiare per colazione"
propose lui.
"Siii siiii voglio i
biscotti papà!!" gridò entusiasta la bambina a
sentire le parole di lui. Andava matta per i dolci, come quasi tutte le
sue coetanee. Gli occhi che le luccicavano felici. Improvvisamente
quella fila le sembrava ancora più lunga intermidabile,
avrebbe voluto fare presto per mangiare qualche dolcetto.
L'uomo
spostò il viso sulla figlia "Si ma devi fare la brava
bambina, sennò niente biscotti" le rispose, prima di volgere
lo sguardo in quei pezzi di cielo che erano racchiusi negli occhi della
moglie. Sebbene fossero passati sette anni dal matrimonio e quattordici
da quando si erano conosciuti, quegli occhi in lui provocavano sempre
un accelarazione del battito cardiaco.
"Si Marzio per me va
più che bene, spero solamente che la fila proceda
più veloce perché sono stanca di stare in piedi"
mormorò lei guardandosi intorno. Le uniche file corte e con
massimo una cinquantina di persone erano quelle dei viaggiatori di
prima classe o per quelli a cui era dedicato un trattamento speciale.
Passò in rassegna la fila, curiosa di vedere che tipo di
gente era quella che viaggiava in prima classe. Scoprì che a
vederla, era esattamente uguale a loro. Forse qualche firma in
più nei vestiti indossati. "Guarda un pò
li" disse al marito tutto ad un tratto indicando con un cenno
del capo quella fila. Lui la guardò con uno sguardo
interrogativo prima di voltarsi nella direzione in cui lei puntava lo
sguardo.
"Cosa c'è
Bunny?" chiese.
" Mi sa tanto che in
fila li ci sono quei due musicisti molto famosi Giapponesi, hai capito
quali? Se non sbaglio il tour europeo in questi giorni toccava proprio
Barcellona" spiegò paziente lei, cercando di mantenere un
tono di voce basso per non farsi sentire dalle persone
intorno a loro e arrecare in quel modo dei problemi alla coppia che a
quanto sembrava viaggiava in incognito.
Il bruno strinse
leggermente gli occhi nel tentativo di guardare meglio nella direnzione
indicatogli dalla donna.
"Forse non hai tutti i
torti sai, può anche essere ho capito di chi parli, e lei
sembra proprio avere un violino con se. " analizzo megliò la
coppia.
"Mi sa anche a me"
esclamò lei "Guarda è il nostro turno
finalmente" disse poi lei richiamando l'attenzione del
marito. Lui si diresse quindi verso uno dei due metal
detector liberi, appoggiando il borsone sul rullo della macchina che
controllava cosa c'era dentro i bagagli a mano. Prima di togliersi
l'orologio per non far suonare nulla, prevedendo che il metallo fosse
rilevato dal metal-detector."
Bunny fece la stessa
cosa con la sua borsa e il piccolo zainetto della bambina in cui era
contenuto solo un piccolo peluche da cui non si saperava mai, un muso
di gatto rotondo con una luna sulla fronte. La piccola l'aveva chiamata
Luna P.
"Ora vediamo se sei
stata abbastanza brava da poter venire con noi" disse dolcemente alla
bambina che si strinse timorosa alla sua gamba. "Vieni con me dai" la
incitò la madre varcando la soglia tenendola per mano.
Rimasero qualche istante ferme sulla pedana per dare modo ai membri
della sicurezza di fare tutti i controlli del caso, poi non provocando
nessun suono nella macchina, furono lasciate libere di procedere nel
loro viaggio.
"Brava Chibiusa! Hai
visto? Sei una bambina bravissima, ti hanno fatta passare e
puoi venire con noi" esclamò Marzio, cercando di farsi
vedere contento di lei.
" Si papà
ma i biscotti allora?" urlò lei entusiasta e orgogliosa di
se stessa, ma sopratutto nel vedere il suo adorato papà
contento e orgoglioso di lei.
"Certo tesoro, anche
perchè anche la mamma ha fame" esclamò Bunny,
anche lei aveva una passione per i dolci, e quando c'era da mangiarne
uno non se lo faceva ripetere due volte. Su quel lato la piccola le
assomigliava molto.
***
"Mi
ero dimenticata di quanto fossero poco comode queste scarpe"
esclamò guardando la bionda con la coda dell'occhio mentre
allentava il cinturino che le tenevano legate alla caviglia. L'altra la
fissava divertita mentre gustava il frappè alla fragola e
alla vaniglia che avevano trovato in uno dei bar di El Prat.
Simile a quelli che si potevano trovare anche in alcuni locali della
loro città natale.
"Se non ti sbrighi a
sistemare le scarpe mi bevo anche il tuo" la punzecchiò
provocando in lei uno sbuffo scocciato.
"Ma tu anche se mi
muovessi alla velocità della luce saresti brava a finire
anche il mio comunque" disse di rimando qualche istante più
tardi "Comunque dammelo, ho finito, tanto in aereo poi posso anche
slacciarle completamente e adesso non c'è più
bisogno di camminare fino a quando non ci chiamano" esclamò
sollevandosi e sendendosi meglio sulla sedia. Osservò la
compagna di viaggio con espressione torva prima di stendere la mano
destra volta verso l'alto verso la pianista. Gesto che fece capire a
quest'ultima che era ora di separarsi dal secondo bicchiere che,
tuttavia, avrebbe volentieri finito.
"Se non ti va tutto
non buttarlo me lo bevo io" provò a dire, nella speranza che
quella porzione fosse troppo piena per l'esile ragazza che aveva al suo
fianco.
"Figurati se lo
lascio, ho una fame da lupi non mangio niente da ieri sera alle
diciotto" Eppoi è così buono, che anche se fossi
piena lo finirei comunque. Fu il suo pensiero.
Era persa nei suoi
pensieri quando ad un certo punto una bambina dagli strani codini rosa
comparve nel suo campo visivo. Sembrava avere origini giapponesi dai
lineamenti che poteva leggerle in volto.
Osservò la
bambina attratta dalla custodia del violino, alla quale erano attaccati
dei ciondoli alla chiusura.
"Kon'nichiwa ritoru
One" azzardò a dirle, anche se il suo intuito raramente
sbagliava. Era sicura che l'avrebbe capita. Sentì Haruka
muoversi al suo fianco sentendola parlare nella loro lingua madre,
incuriosita dall'altro interlocutore.
Chibiusa
voltò lentamente la testa nel sentirsi parlare nella lingua
di sua nonna paterna. Non aveva sentito mai nessun altro parlarle
così, e si sentiva emozionata al pensare che finalmente
poteva testare le sue conoscenze di quella lingua straniera che le era
stata insegnata fin da quando aveva iniziato a parlare.
"Ohayo fujin"
mormorò la bambina un pò intimidita dalla donna
che aveva davanti.
"Karera wa anata no
ryoshin?" intervenne Haruka nel discorso, vedendo una bambina
così piccola in giro per l'aereoporto.
A quella domanda la
piccola si girò su se stessa e indicò loro una
coppia giovane che guardava le vetrinette di un negozio di souvenir
poco lontano. "Dearu sorera" le rispose " i suoi occhi quasi
rossastri si posarono poi sul bicchiere stretto tra le mani della
violinista.
"Sore wa, furappe yoi
nodesu ka?" chiese a lei, incuriosita da ciò che era
contenuto dentro.
"Sore wa anata ga
tameshite mitai yoi nodesu ka?" disse la bionda senza nemmeno chiedere
alla sua compagna di vita, consapevole che non avrebbe di certo detto
no ad una bambina.
"Chibiusa!!! Non
importunare le persone!!" la voce di Marzio piombò
improvvisamente li vicino.
"Scusa papà
ma è che sono giapponesi come la nonna loro"
mormorò mortificata la bambina.
A quelle parole l'uomo
guardò meglio le due persone che aveva davanti, e si accorse
che erano proprio le due che la moglie gli aveva fatto notare poco
prima.
"Watashi no musume no
toraburu no tame ni hijo ni sumimasen" si rivolse alle persone che
aveva davanti il bruno.
" Kono utsukushi shojo
o shinpai shite inai no wa mondai wa arimasen" rispose a sua volta la
violinista. Voltandosi poi verso la ragazza che lui aveva al suo
fianco, percorrendo con lo sguardo i lunghi codini biondi.
"I apologize for
Chibiusa" mormorò la mamma della bambina rivolta alla donna
che aveva davanti e che, ne era sicura, era proprio il talento
nipponico della musica giapponese.
"Never mind"
esclamò Haruka, orgogliosa del fatto che finalmente riusciva
a rispondere in Inglese prima che la sua ragazza si intrommettesse nel
discorso.
"Sorry for the
intrusion" esclamò la bionda prima di allontanarsi "But you
are really Japanese musicians i'm thinking? If you are talended you
compliments" concluse.
"It is we, thanks for
the compliments" rispose la ragazza dai capelli verde acqua. Guardando
il trio allontanarsi.
"I PASSEGGERI DEL VOLO
9524 SONO PREGATI DI AVVICINARSI ALL'IMBARCO 3" la voce proruppe
violentemente nelle loro orecchie, comunicando loro che era arrivato il
momento di partire e lasciare la terra Spagnola.
***
Avevano
appena sistemato le borse nei posti in prima fila, più
vicini alla cabina di comando, riservati agli assistenti di volo,
quando nell'abitacolo proruppe la voce che annunciava che era aperto
l'imbarco per il loro volo.
"Rea prendi anche il
mio elenco passeggeri, arrivo subito ad aiutarti a fare il controllo
dei biglietti e tutto" mormorò Minako finendo di sistemare
le sue cose. La bruna intuì afferrando le cartelle.
Improvvisamente non era per niente tranquilla, ma aveva una brutta
sensazione. L'aveva assalita subito dopo aver stretto la mano a Lubitz.
Quell'uomo non la convinceva affatto.
Minako smettila, se fa
il co-pilota avrà passato sicuramente tutti gli esami del
caso. E lo stesso vale per il pilota, lo sai meglio di qualunque altro,
fanno controlli rigidissimi.
Scosse lievemente la
testa per togliersi dalla testa quei brutti pensieri. Dopo di che si
volse dal lato opposto, verso l'ingresso dell'aereo e raggiunse la sua
amica e collega.
Per quel volo avevano
una ventina di persone che sarebbero entrate prima perché
avevano pagato il biglietto più alto che dava il diritto
all'accesso prima degli altri passeggeri per poter quindi
raggiungere il posto che più ritenevano migliore.
E in quella lista
c'erano anche due nomi che in quel momento erano molto conosciuti sul
panorama musicale, anche se aveva ricevuto ordine di mantenere il
massimo riservo per evitare che gli altri passeggeri importunassero le
due con richieste insistenti di autografi.
Non appena i
passeggeri furono sistemati, seguita dalle colleghe si mise sul
corridoio centrale, per fare in modo che tutti vedessero le loro
istruzioni su come utilizzare gli accessori in caso di emergenza, primi
tra tutte quelle riguardavano la mascherina dell'ossigeno.
Indispensabile nel caso che la cabina perde la presurizzazione. Dopo
seguivano come sempre le istruzioni per il giubotto di salvataggio in
caso di atteraggio d'emergenza sull'acqua. Per fortuna in tutti questi
anni di servizio non è mai capitato di averne bisogno.
Pensò Rea. Da li a tre minuti sarebbero decollati
alla volta della Germania.
***
"Mamma
ma quando partiamo?" esclamò la bambina guardando dal
piccolo finestrino l'asfalto che scorreva sotto l'aereo.
"Tra poco tesoro, ora
l'aereo sta andando sulla pista per prepararsi al decollo, sai essendo
grande grande ha bisogno di tanta rincorsa per volare" spiego
dolcemente Bunny.
"Si mamma, ma spero
che si sbrighi io voglio volare come gli uccellini" esclamò
la bambina con il suo tono squillante, leggermente gridato.
"Chibiusa abbassa la
voce, sennò le altre persone vengono disturbate"
le disse il padre "Negli aerei e nei luoghi pubblici bisogna parlare
piano piano sennò le altre persone hanno il mal di testa se
parliamo tutti ad alta voce come fai tu"
"Cosa sono gli spazi
pubbici" chiese la bimba. Provocando una risatina nella madre.
"Pubblici amore...non
pubbici " la corresse la donna "Sono quegli spazi dove possono stare
tante persone anche se non si conoscono...ad esempio le strade sono
pubbliche"
"Ok mamma ho capito"
rispose la piccola.
" Preghiamo i signori
passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per decollare"
una voce quasi metallica e un pò disturbata si fece largo
nella cabina passeggeri.
Bunny fisso la cintura
di sicurezza prima alla figlia eppoi fece lo stesso con la sua. "Questa
serve per non farti male mentre l'aereo decolla" le spiego "Appena
saremo in volo te la tolgo" sapeva infatti quanto la figlia odiasse le
cinture. Fin da piccola era stato un problema portarla in giro. In
macchina o sul passeggino legata.
Qualche istante
più tardi il rumore dei motori e delle turbine al massimo
arrivò alle orecchie dei passeggeri, prima di avvertire il
rollio dell'aereo sulla pista che via via che si avvicinava al punto di
decollo aumentava la sua velocità, dal forte vibrare
provocato dall'attrito delle ruote si trovarono improvvisamente immersi
nel silenzio con la sensazione di una mano che li spingeva in alto.
"Guarda mamma, che
bello...siamo in alto in alto" esclamò entusiasta la
bambina.
***
Il
mare sotto di loro diventava sempre più scuro man mano che
l'aereo saliva di quota. I suoi occhi blu lo guardavano estasiati,
raramente riusciva a vederlo da così lontano per coglierne
la vera vastità che sulle spiagge in Giappone non riusciva a
cogliere. Per quanto a volte si arrampicasse sugli scogli o sulle
colline vicino al mare più alte, niente poteva eguagliare
loro al trovarsi su una aereo che, sebbene per pochissimi chilometri
rispetto alla tratta totale, tagliava l'aria sopra alla massa d'acqua.
Sentì la
mano di Haruka stringere la sua, la bionda aveva sofferto da sempre di
un pò di vertigini e i viaggi in aereo non erano stati fino
a quel momento la cosa più facile da superare per lei.
Nonostante si spostassero più che altro in aereo nel tour
europeo, ancora non era riuscita a mettere da parte la fobia.
"Stai bene Haruka?"
chiese, vedendola particolarmente pallida.
"Si tutto bene,
è la mia solita ansia di quando viaggio in aereo lo sai che
proprio non mi piace, ma purtroppo sono costretta" mormorò
lei. Sentiva un sudore freddo lungo la schiena.
"Stai tranquilla
amore, non sono nemmeno due ore di viaggio passeranno in fretta"
rispose l'altra dandole un bacio sulle labbra.
Un bacio che
però fallì nel suo intento di calmare l'amata.
***
"Rea ma stai ancora
con Yuichiro?" chiese Marta, una volta che le due avevano terminato di
svolgere le loro mansioni per la partenza dell'aereo. A metà
viaggio poi sarebbero passate con il carrello delle vivande a chiedere
ai passeggeri se desideravano qualcosa da mangiare per colazione. Fino
a quel momento avrebbero potuto trascorrere un pò di tempo
insieme, salvo nuovi ordini del comandante.
"Si certamente, sai
abbiamo anche intenzione di sposarci appena possiamo. Sai con il mio
lavoro è complicato organizzare tutto, non sono mai ferma a
casa per più di due giorni purtroppo e anche per la prova
dell'abito non riesco a girare, in ogni caso anche se la data
è ancora da definire ti dico già che sei
invitata" rispose la bruna sorridendo "Tu piuttosto? Come sei messa sul
lato sentimentale? Sarebbe ora che anche tu iniziassi a pensare a
qualcosa di serio amica mia" a quella domanda l'altra
arrossì.
" Io per ora non ho
trovato la persona giusta, anche per me non è facile con il
poco tempo libero che ho dal lavoro. E a dirti la verità non
mi importa un granchè mi piace troppo questo mestiere per
poterlo abbandonare un giorno per mettere su famiglia. Ho avuto qualche
storiella occasionale durata si e no due o tre mesi. Basata
più che altro sul reciproco appagamento fisico e va bene
così per ora" spiegò esaustivamente l'altra. Ed
era vero in fondo, meglio una sana notte di fuoco senza doveri verso
l'altro, per poi continuare a viaggiare per lavoro come aveva sempre
sognato fin dalla più tenera età.
"Capisco Marta, ma sai
inizi ad avere anche tu un età" gli occhi neri della donna
si posarono sulla porta della cabina di pilotaggio che si era
improvvisamente aperta. Rivelando la figura del loro pilota.
"Qualcosa non va?" chiese leggermente allarmata.
"Signorina Hino non si
preoccupi, devo solo andare qualche minuto alla toilette" rispose
l'uomo.
"Mi scusi allora"
mormorò lei, tornando poi a guardare l'amica intimandola di
continuare il discorso che stavano facendo.
"Guarda alla fine
l'età è solamente un numero, io dentro mi sento
ancora giovane e alla fin dei conti non ho ancora superato i
trent'anni.. preferisco divertirmi per quel posso ancora un
pò. Piuttosto che dover smettere di viaggiare, e rimanere a
casa a fare la calzetta" la bionda le fece l'occhiolino.
Uno scatto
provenì dalla porta che divideva la cabina di pilotaggio dal
corridoio dei passeggeri, la chiusura dall'interno era una misura presa
a favore della sicurezza contro gli attentanti da dopo l'11 Settembre.
"Marta hai visto
passare il comandante per ritornare in cabina?" chiese sospettosa.
"Mi sembra di no, lo
avrei visto sicuramente perché" mormorò lei,
captando una sorta di inquietudine nell'altra. Inquietudine che non
tardo a smuovere anche il suo animo.
"Appunto nemmeno a me,
ma la porta della cabina è stata chiusa
dall'interno...aspetta un attimo" rispose, mentre si alzava per andare
a bussare alla porta "Signore è ancora in bagno?" chiese
attraverso la porta.
Un attimo dopo un
brusco cambio di rotta le fece perdere l'equilibrio.
Cosa sta succedendo
all'aereo? Fu il suo pensiero. E' troppo inclinato per essere in
formazione da crociera.
Al suo fianco
sentì immediatamente la presenza della collega e amica, si
volse appena e tutto ciò che riuscì a leggerle in
volto fu un espressione allarmata.
Dopo poco Sodenheimer
fece capolineo dalla toilette, anche lui con un espressione molto
preoccupata in volto. Si mosse velocemente verso la cabina
del pilota, ma una volta schiacciato il tasto la trovò
chiusa dall'interno. Impossibile.
"Liubitz
aprà questa porta immediatamente" disse con la bocca
appoggiata alla superficie liscia che aveva davanti.
Dall'interno nessuna
risposta. "Apra immediatamente le ho detto!!!" L'uomo iniziò
a bussare, cercando tuttavia di mantenere un contegno per non allarmare
i passeggeri più del dovuto.
"L'aereo sta perdendo
quota signore" la voce di Marta gli giunse alle spalle, aumentando
ancor di più la sua apprensione, sospettava che stesse
avvenendo una cosa del genere. Avvertiva l'inclinazione errata del
mezzo.
"APRA QUESTA PORTA
LIUBITZ!!!" questa volta urlò contro il collega che sembra
non dargli ascolto, probabilmente nemmeno lo sentiva. "Signorine andate
a rassicurare i passeggeri dicendo loro che la situazione
tornerà quanto prima alla normalità.
***
"Marzio
stiamo scendendo, sempre di più. E' impossibile che siamo
già arrivati a destinazione, qualcosa non va me lo sento!!!"
esclamò Bunny al marito. L'agitazione che avvertiva era
palpabile. Anche gli altri passeggeri non sembravano molto tranquilli
per la situazione che potevano osservare dalle finestre.
"Amore sta tranquilla
che sicuramente sarà un vuoto d'aria non sarà
nulla di grave" la rassicurò l'uomo.
"Papà,
mamma l'aereo sta andando sempre più giù
però...io ho paura. Se è stanco e atterra male?"
la bambina aveva gli occhi lucidi.
"Vieni qui in braccio
alla mamma tesoro, vedrai che tra poco tutto si sistema. Rispose alla
figlia, anche se in realtà nemmeno lei iniziava a credere a
quelle parole, si stavano abbassando a velocità elevata e
senza una motivazione. Il pilota non aveva dato nessun comunicato,
tolto quello delle hostess che continuavano ad andare avanti e indietro
dicendo a tutti di mantenere la calma.
Fosse facile questo
aereo sta volando si può dire quasi in picchiata verso il
terreno, sotto di noi non poco lontano ci sono le Alpi e loro dicono di
stare tranquilli.
Avvertì il
braccio di lui intorno alle spalle, e si sentì trarre in
quella direzione.
"Andrà
tutto bene vedrete" le rassicurò l'uomo, più che
altro mentendo anche se stesso. Ma non poteva farle cadere nel panico,
dovevano rimanere il più possibile serene.
***
"Cazzo
sta andando già, sta andando giù" Haruka
più agitata che mai alla visione della terra sempre
più vicina sotto di loro, sentiva un panico cieco nascerle
dentro. Una brutta sensazione la pervase.
La violinista al suo
fianco seppur spaventata da quel cambio di rotta improvviso, riusciva
comunque ad essere almeno esternamente tranquilla anche se quella
situazione la faceva pensare.
"Vedrai che
sarà solo un cambio di rotta, il pilota troverà
una soluzione" mormorò lei stringendo la mano dell'altra tra
le proprie. Ma non era tanto convinta di quanto detto. Anzi non lo era
per niente, come se fosse guidato da uno spirito sovrannaturale nella
sua mente si formò un'immagine che decretò come
certa la loro fine.
"Se così
non fosse Haruka, promettimi che ovunque andremo saremo ancora
insieme...che qualsiasi cosa accada non ci separeremo mai ti prego"
esclamo con la voce rotta. Dopo aver visto che ormai erano a circa due
chilometri dal suolo. "Promettimi che se diventeremo pura energia
rimarremo unite, come il vento e il mare"
"Cosa stai dicendo
Michiru? rispose la pianista con uno sguardo terrorizzato.
"Secondo te
è normale che vada così giù l'aereo?
Non lo è Haru...no che non lo è...credo che
questa storia non finirà per niente bene"
sussurrò lei con gli occhi colmi di lacrime, non voleva
creare allarmismi negli altri passeggeri ma ormai era fin troppo chiaro
ciò che stava succedendo. Nonostante le parole rassicuranti
delle hostess lei aveva capito.
Aveva capito che tutti
i loro sogni e i loro progetti non si sarebbero mai realizzati come
avrebbero voluto che accadesse. Che la sua carriera, o meglio la loro,
sarebbe stata stroncata senza scampo sul nascere, ed era fuori
discussione poter evitare che ciò accadesse.
Ma sopratutto la loro
vita non sarebbe più esistita, e con lei i loro sogni e le
loro speranze. I loro progetti che fino al giorno prima sembravano
così forti, così solidi e potenti in quel momento
le sembravano solamente degli effimeri castelli di carta in balia di un
forte vento.
Si strinse forte alla
motociclista, affondando il viso nell'incavo del collo: se doveva
morire, allora l'ultimo respiro doveva sapere di lei. Voleva morire
inebriata del suo profumo, perché il corpo dell'altra era
l'unica cosa di cui non poteva fare a meno. Ed era sicura che anche
dopo l'instante che piano piano si avvicinava loro due sarebbero state
unite per sempre.
"Michiru vedrai che
andrà tutto bene non credo proprio che ci schianteremo"
mormorò l'altra. Anche se ormai la realtà era ben
lontana dalle loro speranze. Erano troppo vicine alle montagne.
"Guardami amore ti prego" la supplicò. Voleva vedere i
grandi occhi blu, profondi come l'oceano. In cui si era persa fin dal
primo istante in cui anni addietro si erano incrociate per la prima
volta a scuola e poi in seguito a un concerto di lei. Luogo in cui era
scoccata la scintilla vera e propria. Da quel giorno si erano rincorse,
cercate e infine amate e donate l'una all'altra senza fine, senza mai
essere sazie di quella passione che le univa ogni istante delle loro
rispettive esistenze.
Se fosse stato
possibile avrebbe voluto possederla li, un ultima volta per morire tra
le braccia del paradiso. Nel modo più dolce possibile. Ma il
luogo in cui si trovavano non le permetteva di realizzare le loro
fantasie. "Ti amo Michi, guardami..ti amo non scordarlo mai...mai" le
mormorò stringendola forte. Gli occhi puntati al finestrino
fissi sul terreno che era sempre più vicino.
***
Il
pianto disperato di Chibiusa entrò loro nelle orecchie,
così come in quelle di tutti i passeggeri nel momento in cui
l'aereo iniziò a sfiorare le cime degli alberi. A ogni cima
l'effetto era come un vuoto d'aria veloce e immenso.
Bunny stringeva forte
a se sua figlia cercando di calmarla, senza farle vedere ciò
che accadeva fuori dal finestrino. Uno spettacolo tremendo che non
lasciava ombra di dubbi sul loro destino.
E mentre per lei e
Marzio ormai la vita era realizzata, con un lavoro e una famiglia,
ciò che le faceva più male fu il pensare che la
loro bambina se ne sarebbe andata da li a pochi momenti senza poter
vivere ciò che avevano vissuto loro. Senza poter provare un
sentimento vero e puro come quello che li legava danni, sempre
più forte e duraturo.
"Piccolina ricordati
che il tuo papà e la tua mamma ti amano tanto, e non
avrebbero voluto che succedesse tutto questo" disse la donna, con le
lacrime agli occhi stringendola ancora più forte a se,
nell'assurda illusione che il suo corpo avrebbe potuto proteggere la
sua bambina da quell'impatto disastroso che secondo per secondo li
separava da un'altra vita. Da un'altra forma.
Per quanto fosse
inutile era l'istinto materno ad avere la meglio su quegli istanti.
"Bunny ti amo" le
disse il bruno al fianco di lei stringendosi ancora di più
alle due.
Poi fu buio.
Note dell'autore:
Rieccomi con una nuova One-Shot da inserire in questa serie, che
raccoglie una serie di eventi non troppo lieti. Fatemi sapere cosa ne
pensate, e visto che domani è venerdì
vi auguro buon week-end!
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