Buona
lettura:
“Oh
esser giovani e sentire il morso pungente dell'amore”
Aveva
proprio detto così davanti a quei ragazzi che tanto pativano
e tanto
ancora avrebbero patito. Lui sarebbe morto tra qualche mese, ma loro
avrebbero continuato quella folle lotta verso la sconfitta di un
folle potere. Stavano lottando per il Bene Superiore... ancora una
volta quelle parole e ancora una volta ricordate con quella voce che,
ancora una volta, gli mancava terribilmente.
Albus
Percival Wulfric Brian Silente non era l'uomo buono e saggio che
tutti i giovani conoscevano. Era un uomo sbagliato, pentito e cattivo
che la maggior parte dei suoi coetanei conoscevano. Il passato del
miglior preside di Hogwarts era pieno di fango, errori, pentimenti,
dolorose consapevolezze e mancanze. Eppure in tutto quel nero, nel
cuore di Albus brillava una fiamma, calore alimentato da un amore
malato.
Quell'anno,
Voldemort, quel ragazzo strano, taciturno intelligente e spaventoso
che un tempo era stato semplicemente Tom Riddle, aveva decretato la
sua morte. E Albus aveva accettato passivamente. Ma a causa di quel
pazzo e dell'inesperienza di un ragazzo non pronto ad uccidere, molte
persone avevano rischiato di morire ed è proprio a causa di
questo
che quella sera era stato chiamato in infermeria: Ronald Weasley era
stato avvelenato da un bicchiere di idromele, avvelenato, che era
destinato a lui e non al ragazzo. Eppure in quel momento tanto
triste, Albus aveva trovato la voglia e le giuste parole per osannare
l'amore e spingere quelle povere anime a credere che avrebbero vinto
grazie ad esso. Ora, però, chiuso dalle mura del suo ufficio
e
protetto da occhi che non avrebbero visto nient'altro che un vecchio
piangere, si liberò della pesante maschera e cadde in quello
stato
di depressione e isolamento che da quel lontano giorno, da quel
maledetto duello, lo assaliva nei momenti in cui il silenzio era
così
forte da lasciar via libera ai ricordi.
Fanny
sbatté le ali richiedendo attenzioni e Albus si riprese. Le
diede da
mangiare e poi si spostò verso la sua finestra preferita ad
osservare il nulla totale ricoperto da tutto quel verde e quel blu e
quella vita. Ritornò a pensare a quanto giovane e
spensierato fosse
mentre tra un'idea e l'altra passava gli anni in quel parco a
studiare e sognare di diventare un'importante e grande mago. C'era
riuscito... ma quanto aveva pagato per sedersi su quella poltrona?
Andò a sedersi e prese un foglio bianco e delicato. Puro
come
l'animo di quel ragazzo che molti, tanti anni prima era stato, e
decise di scrivere una lettera. Mettere nero su bianco quelle parole
che troppe volte lo avevano salvato ma che altrettante volte non
erano servite a salvare gli altri. Quelle parole che considerava la
massima salvezza ma che si rivelavano sempre un'arma a doppio taglio,
dolci quanto mortali se dalla bacchetta producevano un lieve e
scintillante filo verde. Decise che se riusciva ad accettare la morte
avrebbe potuto riuscire a scrivere ciò che veramente era,
anche se
sapeva fin troppo bene che la morte sarebbe stata meno
dolorosa.
Fanny planò sulla sua spalla e, così,
accompagnato da un lieve,
candido e purificatore canto, Albus Percival Wulfric Brian Silente,
quella sera confessò
Scozia,
Hogwarts 14, febbraio, 1997
Caro
Gellert,
non
so se sia giusto scrivere una lettera di pentimento e dedicarla
proprio a te, ma è quello che il mio cuore vuole e solo tu
sai bene
che Albus dà retta al cuore ma vive la sua vita con la testa
e
allora, in virtù di questo, ho deciso che se per la prima
volta
dovrò aprire il cuore, ancora una volta potrò
farlo solo con te!
Ci
siamo incontrati in un momento in cui le nostre vite volevano
soltanto cambiare, in cui i nostri sogni volevano avversarsi e in cui
il nostro Io così simile quanto diverso, voleva espandersi,
ingrandirsi e comandare. Volevamo essere grandi, potenti, importanti
e invece eravamo solo due sciocchi troppo presi da ideali che poi ci
hanno soffocati.
Ero
un ragazzo quando ti ho conosciuto, depresso, triste e incazzato con
la vita che mi aveva riservato soltanto brutte sorprese e una mente
che voleva liberarsi di tutti e librarsi al di sopra di chi mi
incatenava e tu... tu ragazzino biondo, vivace, bello, intelligente,
simpatico, perspicace mi hai stravolto. Sei riuscito a tenermi testa
e a mostrarmi che il mondo, il destino, in fondo sono soltanto
schizzi di vita a cui noi diamo il potere di comandarci. E da bravi
ragazzi cattivi, superbi e molto poco modesti abbiamo deciso di porci
da giudici e vincere il Tutto che a quel tempo noi consideravamo
Niente.
Sai?
Ti ho considerato un compagno con cui vincere tutto per poco tempo,
per il resto sei stato un compagno. E basta! Tu non eri interessato
all'amore, lo consideravi una perdita di tempo eppure lo temevi
tantissimo perchè sapevi fin troppo bene che esso avrebbe
distrutto
i nostri sogni e invece, caro mio, non ha distrutto solo quelli ma ha
distrutto noi. Perchè ti ho amato così tanto che
ho assecondato
ogni parola insensata che usciva dalla tua meravigliosa bocca, ti ho
amato così tanto da accettare tutte le tue scelte
perchè mi
regalavano i tuoi splendidi sorrisi, ti ho amato così tanto
da
accettare le tue vittorie perchè felice ti concedevi a me e
dio
quanto ti ho amato tutte quelle volte che tranquillo dopo mille
amplessi mi guardavi, sorridevi e chiacchieravi come un ragazzo
normale, di quidditch di whisky, di mare e passeggiate e in quegli
attimi mi beavo della visione sensazionale che la tua meravigliosa
bocca mi donava ad ogni sorriso.
Avevi
ragione, Gellert, l'amore è un sentimento meschino e
stupido. Mi ha
reso stupido e incapace di intendere ciò che veramente eri.
Ma
ancora oggi non riesco a credere ciò che sei!
Perchè, Gellert?
Perchè non potevamo vivere accontentandoci della nostra
vita? Perchè
dovevamo pensare ad un Bene Superiore che ci avrebbe portato a
condividere la nostra felicità con gli altri? Con il tempo i
miei
“si” risultarono spenti e vuoti
perchè dettati dalla
paura di perderti e non dalla reale convinzione di essere nel giusto.
Non lo siamo mai stati giusti noi, Gellert. Siamo sempre stati
malati, inquietanti e disperati come ci urlava, da dietro la porta
incantata, Abeforth. Abbiamo consumato le nostre vite nella maniera
che, abbiamo giurato, non avremmo fatto mai. Ed eccoci qui, separati,
incazzati, tristi, litigati, amanti...
Ti
ricordi di quella giornata estiva quando hai fatto scoppiare la porta
di camera mia perchè ti avevo urlato di smetterla, di non
vederci
più che non ne potevo più di litigare con Abe e
Ariana per te che
non cercavi di migliorare perchè pensavi che ad essere
inferiore
erano loro e non tu? Ricordi cosa mi hai detto quando mi ha trovato
in lacrime con gli occhi gonfi e la bacchetta alzata pronta ad
ucciderti? Mi ha detto “scusa!”
e ti sei avventato sulle mie labbra succhiandomi via la
rabbia
e l'anima e poi mi hai sorriso, hai litigato con Abe e hai preso
Ariana e me e ci hai portate al mare, a Roma o chissà dove,
e
abbiamo passato la più bella giornata della nostra vita!
Come ci
sentivamo in quel momento? Ci sentivamo felici!!! Me lo hai
sussurrato in ogni occasione. E come avevamo vissuto quel giorno?
Come quelle persone normali che tanto odiavi e odiavo. Ecco Gellert..
i nostri errori, i nostri disastri.. ma ho continuato a scegliere te
ed ecco allora che i nostri errori e i nostri disastri mi hanno
perseguitato all'infinito portandomi a perdere te, Ariana, Abeforth e
me. Niente di più triste Gellert. Niente di più
straziante,
Gellert. Niente!
Ancora
una volta sei il mio tutto e il mio niente, ancora una volta affronto
la mia vita e accetto tutto. Sto morendo, Gellert, e la
consapevolezza di star facendo, per la prima volta, la scelta giusta
mi farà morire sorridendo!
Ero
giovane, indifeso e troppo preso da degli occhi grandi e vivi per
capire di star sbagliando. Ma poi è morta Ariana e io dovevo
capire
e credimi, nonostante abbia scelto lei e abbia poi vinto te, non mi
ha portato ad odiarti! Ho perso Ariana solo per colpa mia e non le ho
mai dato la giusta dose del mio pentimento e mi odio, Gellert, mi
odio come mi odia Abe, come mi odiasti tu quando controllato e
sussurrando ti dissi di andare via,e mi odio perchè il mio
pentimento più grande è stato quello di non aver
potuto salvarci.
Ma per ogni volta che la mente mi porta ad odiarmi il cuore pensa te
e ti ama, ti ama come quella giornata al mare, come quando mi
stringesti la mano per la prima volta, come quando in preda
all'orgasmo ti urlai “ti amo!”,
ti ama come quando per la
prima volta mi concedei a te, come quando mi asciugasti le lacrime
per il dolore lancinante della prima spinta che mi fece sanguinare,
come quando decisi di donarti la mia parte migliore.
E
ancora oggi, a distanza di anni quella parte sanguina, chiara
cicatrice di un amore che effettivamente è stato,
spettatrice di un
amore che mi appartiene tanto quanto appartiene a te. Perchè
quell'amore per te si è fermato lì, a quelle
spinte!
Non
è forse vero Gellert? Hai amato il mio corpo e le sensazioni
che ti
donava o hai amato il mio cuore e la vita che ti ha donato? So la
risposta. L'ho sempre saputa. Ed essa è stata il macigno al
cuore
che ha fatto tremare la mia voce quel giorno, quando anche il tuo
cuore mi ha donato la tua vita, quando i tuoi occhi mi hanno chiesto
perdono e quando per la prima volta mi sussurrasti “Ti
amo”...
quando il vero Albus è andato via con te..
Sempre
tuo... Al!
Era
stato giovane e aveva sentito il morso pungente dell'amore. Era
vecchio e sentiva il morso pungente del rimpianto.. dei ricordi.. del
tempo.. della morte e forse, finalmente, della salvezza!
Pensieri
e Parole:
Eccomi
qui... morivo dalla voglia di scrivere di questi due grandi uomini!
Ci ho provato e fuori è venuto questo. Non so se vi
piacerà ma,
molto poco modestamente, a me un po' piace. Vorrei avere vostri
pareri. Ditemi cosa vi è piaciuto, cosa non vi è
piaciuto se sono
stata troppo OOC o se è almeno abbastanza.
Credo
che un uomo come Silente non avrebbe mai potuto dimenticare mai
l'amore verso Grindelwal.. e poi volevo credere che, sempre un uomo
così, non poteva non essere toccato minimamente dai ricordi..
Vi
prego, fatemi sapere..
Vivogliotroppobene
Sempre
vostra Nia <3
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