Ad Alessia.
Ich Liebe Dich.
Non so di preciso quando Mia si
è trasferita qui dalla sua
Londra,ma so per certo che da quando
è
scesa dall’auto ho cominciato a sentirmi diverso.
Era il mese di marzo. Prima del suo
arrivo la primavera non
si sentiva,non si distingueva. Era sempre tutto freddo e dello stesso
colore.
Io,passavo le mie giornate sempre allo stesso modo,in silenzio e solo
con i mie
pensieri a volte. Osservavo la natura dalla mia finestra. La mia
finestra sul
mondo. La mia villetta sempre triste dato che vivevo solo con Tom
all’epoca,mi
metteva malinconia e l’unica accanto alla mia,era vuota da
quando la nonnina
Bros, che viveva solo per i gatti era stata trasferita in un manicomio.
Tom si
prendeva spesso lui cura di quei piccoli. Ma poi con il passare dei
giorni
neanche più Tom si interessò a loro.
Marzo,pensavo che fosse come tutti
gli altri mesi,invece
mentre leggevo un libro regalatomi da mio fratello per uno dei nostri
compleanni,mi accorsi di un grosso camion parcheggiato sul vialetto
dell’altra
villa.
Un uomo con un capello blu assieme ad
altri 3 scese e
iniziarono a portare le poche cose all’interno ,anche
perché la signora di
prima,aveva lasciato quasi tutto dentro.
Ero lì
a fare il ficchino,quando
con mia grande sorpresa mi accorsi dalla signora Bros
che scendeva da una macchina parcheggiata
dietro il camion.
I gatti le si avvicinarono di corsa.
La loro padrona. Sentii
Tom dire qualcosa,forse aveva solo ringraziato il cielo
perché ora non doveva
più preoccuparsi di stare attento ai loro bisogni o ai
graffi sulla sua auto.
Quando il camion si spostò
per far parcheggiare l’Audi
grigia,mi accorsi di lei:Mia.
Scese con un vestitino a pois,verde e
giallo,un fiocco tra i
capelli castani,lisci e gli occhiali scuri sugli occhi.
Non so se fu per sbaglio che notai un
fiore sul prato,oppure
fu un segno del destino. Aveva
un passo
lento ma deciso,un equilibrio perfetto. Una semplice ragazza. Ma con il
tempo
capii che lei era lei. Sapete quella lei che cerchi per una vita e poi
la trovi
come per magia? La lei dei tuoi sogni,quella che ti coccola,lei che ti
capisce,lei che ti ammira e lei che non nasconde i suoi pensieri solo
per farti
piacere. La persona con cui vuoi condividere
tutto,anima,corpo,pensieri,sogni.
Mia,era tutto quello. E lo è ancora,ma la nostra storia
è una delle più
complicate del mondo. Non tutto è facile,non
tutto va come vuoi. Molto spesso,non tutto va!
Una mattina qualsiasi di marzo,verso
la fine del
mese,iniziarono ad essere inviati a casa,tramite un ragazzo in bici,i
giornali.
Da quando notai Mia che compilava il modulo di ricevuta,iniziai a
svegliarmi
prima solo per vederla raccogliere il giornale.
All’inizio i nostri
rapporti,non era rapporti. Io,facevo di
tutto per vederla ma avevo paura di farmi notare. Tom,preferiva fare la
vita
che continua a fare anche ora,ero da solo come lo sono sempre stato.
Non ho mai capito perché
quel ragazzo dovesse passare sempre
alle 6,ma svegliarmi alle sei meno dieci per vedere la mia primavera
era il
prezzo più stupido da pagare. Il brutto,arriva dopo.
La prima volta misi la sveglia alle
5. Avevo paura,pigro
che ero e che sono ancora,di
restare a letto.
Le mie tendine blu,ricoprivano il mio
punto di collegamento.
Mia puntuale come un orologio usciva senza pantofole,ancora in pigiama
e solo
con la sua vestaglia blu e camminava nell’erba.
L’umidità moriva solo al suo
passare. Ed io
lì a seguire ogni suo
passo,finii anche per impararli a memoria. Sbadiglio appena
uscita,destro,sinistro,gradino,salto,camminata lenta. Prendeva il
giornale,tornava dentro ed io ritornavo a dormire. Fino a maggio,furono
le
uniche cose che seppi fare.
Tom che ormai aveva saputo
tutto(maledetta boccaccia!!),
aveva perso le speranze che io riuscissi a parlarle. “FATTI
UNA VITA” mi disse.
6 maggio,erano quasi due mesi che
spiavo Mia. Testardo di un
Kaulitz.
Tom mi aveva costretto ad uscire con
lui,logicamente al
ritorno dovevo tornare da solo e a piedi,siccome l’auto
serviva a lui.
Beh,il tempo il 6 maggio fu da
complice a quello che seguì.
Iniziò a piovere proprio
mentre attraversavo il suo viale
per arrivare alla mia porta. Misi velocemente le mani nelle tasche per
prendere
le chiavi ma la mia ricerca si concluse
con una delusione. Né chiavi,né
cellulare. Tutto nella macchina del mio
gemello. Sconfitto,e
già tutto
bagnato,indossai il mio cappuccio e spalle alla villa di Mia,cercai di
notare
qualche difetto sulla parete della mia porta pur di aspettare Tom. Ma
tanto,prima delle 4 della mattina,di lui non avrei avuto notizie. I
capelli
ormai super lisci,bagnati,la maglia congelata,i piedi zuppi e uno dei
temporali
“leggeri” della primavera,che si stava imbattendo
sulla mia città.
Forse,proprio sulla mia vita.
Mentre il cielo continuava a
picchiarmi con le gocce sulla
testa,all’improvviso non avvertii più niente. Mi
voltai dietro,Mia,con un
ombrello a pois era venuta a prendermi. Sorrisi.
-Venga dentro,si bagna tutto - mi
disse,prima di prendermi
per un braccio e strattonarmi verso la sua porta.
Proprio mentre attraversavamo il
giardino,con un soffio di
vento,il suo ombrello volò via.
Lei immobile,iniziò a
bagnarsi e poi guardandomi iniziò a
ridere.
-Andiamo sotto- le dissi. Avevo paura
che potesse prendersi
qualcosa.
Le presi la mano e la portai sotto al
porticato.
-Ciao-le dissi poi.
-Salve,adesso vuole entrare e vuole
continuare a fissarmi
come uno che non ha mai visto una ragazza innamorata della pioggia?-
Fu la prima volta che
una ragazza mi prese per un perfetto idiota.
La casa,all’interno in
perfetto ordine,era sommersa da un
odore di vaniglia e di cioccolato.
Mia,notò che
l’odore era molto intenso e mi spiegò.
-Facevo una torta per la zia Bros-
-Ah,la nonnina dei gattini. Come sta?
Come mai è ritornata?-
Mi pentii di averle dato della
nonnina,ma per me e Tom era
sempre stata come una nonna.
-Mia zia- disse lei quasi ridendo-
non è una pazza e ora
sono con lei pur di non farla andare via.
O questo o quel
manicomio senza
colore,senza felicità e – disse indicando i
gattini sul davanzale della
finestra- senza gatti-
Mi fece accomodare accanto al
camino,e mi presto delle
pantofole per far asciugare le mie adidas.
Quando tornò dalla cucina
aveva una fetta di torta per me
nelle sue mani,poi salì le scale e riscese dopo essersi
cambiata.
Si sedette a gambe incrociate sul
divano.
La casa era perfettamente delle
stesse dimensioni della
mia,ma almeno questa non era così tanto fredda.
Mia,riscaldava ogni cosa,solo con un
sorriso.
-Grazie per l’ombrello-
dissi dopo aver dato il primo morso
alla torta.
-Si figuri, ho visto dalla camera di
zia che era rimasto
fuori e mi dispiaceva vederla tutto bagnato-
-Già,Tom mi ha mandato a
piedi e non mi ha dato le chiavi di
casa. Cioè sono stato io che non le ho prese,ero troppo
felice di tornare
qui,ma di certo non volevo bagnarmi e poi scusa se ti ho fatto prendere
freddo,ti sei cambiata perché eri bagnata e –
-Basta! Non si deve assolutamente
giustificare. Le cose
capitano-
-Già-
Era strano il modo in cui mi parlava.
Aveva qualcosa che,a
parte che mi dava del lei e mai del tu,
si ostinava a nascondere. Come se prendersi
confidenza con me l’avrebbe portata
dove lei non aveva intenzione di arrivare.
Le cose che dicemmo a seguire furono solo informazioni
sul tempo,sulla
zia,sulla torta. Non mi chiese il nome quella sera ed io mi
dimenticai,fissandola negli occhi,di chiedere il suo.
Verso mezzanotte il clacson della
cadillac,mi riportò con i
piedi a terra,la salutai ed entrai nella mia villetta.
Durante la settimana successiva
parlare con lei non fu
affatto facile. Il ragazzo del giornale non era più
così preciso,e non riuscivo
sempre a svegliarmi alle 6 meno dieci per via del mio lavoro. Gli unici
salve
che mi disse,furono quasi sussurrati. In 14 giorni,ci salutammo solo 4
volte.
Il 21 maggio,siccome Tom non aveva
firmato per il nuovo
ragazzo consegna,(Peter l’altro era stato licenziato. Si
addormentava tardi per
un doppio lavoro e non riusciva a consegnare alle sei)il nostro
giornale fu
lanciato sul giardino di Mia.
Scesi di fretta le scale,aprii la
porta solo quando Mia aprì
la sua,e insieme,con lo stesso passo arrivammo al giornale.
-Ciao-
-Salve- mi disse.
Era già vestita,pettinata.
La mia curiosità prese il
sopravvento.
-Come mai già vestita?- le
chiesi.
-Mi sono svegliata prima,sa. Pur di
perdere tempo- mentì.
-Capisco,ha da fare o posso invitarla
a prendere un caffè?-
Iniziai anche io a darle del lei,mi
dava fastidio che ero
l’unico ad essere quasi volgare.
-Se mi lascia il tempo,di avvertire
la zia- si scusò.
-E se lei mi lascia il tempo di
indossare qualcosa di decente,sa
la gente qui parla-
Sorrise. E mi sorrise la terra,la
primavera.
Ci salutammo e poi inizia a
cambiarmi.
Pregai mio fratello
affinché mi prestasse la sua auto e poi
Mia,stupendamente Mia,salì nella macchina.
Le sorrisi,mi ero
truccato,pettinato,vestito in un modo
decente.
-Doveva vestirsi,non diventare
perfetto-
Tolsi lo sguardo da lei,in quella
macchina solo una persona
era perfetta e di certo non ero io.
-Dove la porto?-
-Dove vuole,l’importante e
che ci siano poche persone,sa,
sono nuova di qui. Io sono l’unica nipote della nonnina e
vengo da Londra-
-Bel posto,ci sono stato!- commentai.
-Io lo trovo un posto come tanti. Per
un inglese,Londra è
semplicemente un posto dove si lavora,si vive,si affrontano le
difficoltà-
-E per un tedesco,le assicuro ogni
singola città della
Germania è un casino!-
Arrivammo alla tavola calda alle sei
e trenta. Eravamo quasi
gli unici.
Sedemmo lontano da tutti,alla fine
ero sempre un personaggio
conosciuto. Da quasi tutti,tranne che da Mia.
-Finalmente oggi ho riavuto
l’onore di parlare con lei-
-Non sa in che guaio si sta cacciando-
-Il guaio è se si prendono
la macchina di mio
fratello,quello si che è un grosso guaio-
Diede un morso al suo cornetto
bollente e poi si passò la
lingua sulle labbra per pulirsi dai residui di cioccolata.
Oh Mia. Se ci penso adesso,la
tristezza inizia a far parte
di me.
-Senta lo so che non sono fatti
miei,però perché mi parla
con il lei?-
-Perché altrimenti non
posso risponderla. Non sono pratica
con il tedesco,e adesso se lei mi parla con il lei,riesco a capire
meglio.
Sa,sono fatta strana!-
Dopo aver consumato la colazione,ci
salutammo e saltellando
come un pazzo,rientrai nella mia stanza.
Per vari motivi,tra cui le prove con
il gruppo,fu l’ultima
volta che la vidi durante quella giornata.
Ma è stato solo
l’inizio della grande storia con la mia
primavera.
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