5
Ottobre 1974
"È il caso che tu ti dia una mossa, il
pavimento dell'androne non si pulisce da solo, ranocchia!" dice
la boriosa domestica di turno oziando sulla confortevole poltrona del
salotto. Mangia dei biscotti avanzati dalla colazione di ieri dei padroni e
riempie tutto attorno di briciole. Io lo so già che quando
avrà
finito non si prenderà la briga di pulire.
"...r-ran..?"
"...proprio
tu, vuoi svegliarti? Parlo con te!"
Oh, dice davvero a me. Del resto, non c'è nessun altro qui.
Non so se farei bene se le parlassi apertamente di ciò che
penso...
Non vorrei tentare di giustificarmi, ma le cinque del
mattino sono ancora passate da poco, e ho davvero tanto sonno. Sono
giorni molto difficili, perché i parenti sono venuti a fare
visita
ai padroni, e qualche volta ho paura di non trovare le energie per
arrivare a fine giornata. Quest'evento porta con sé molto
lavoro, ma
dipende dal fatto che è veramente, veramente importante.
Servirebbe
che ci si aiutasse fra di noi, renderebbe tutto meno difficile, ma se
non lo si fa in momenti sereni come posso aspettarmi che lo si faccia
in giorni così pieni di lavoro?
Adesso Madame non è nei paraggi
e questa ragazza si sente autorizzata a fare e a dire ciò
che vuole.
Però lo so bene, la nostra sarà una convivenza di
pochi anni, al
massimo due, al termine dei quali lei andrà via e molte
altre
prenderanno il suo posto. Lo so perché non conosco
realtà diverse
da questa, ma almeno questa la conosco bene.
Prendo il respiro e
oso.
"...non... dovremmo pulire insieme?"
La vedo
come strozzarsi con il biscotto e guardarmi a sua volta stupita, per
poi sventolare la mano di fronte alla faccia e finalmente tentare di
reprimere una risata che le uscirebbe spontanea altrimenti.
Mi
viene da pensare che un giorno morirà così, e mi
sembra di vederla
già all'Inferno, nel girone dei golosi. Eppure non voglio
che
nessuno fraintenda ciò che provo: io non la odio e credo che
non la
odierò mai, perché, anche se mi prende davvero
tanto in giro, e mi
sobbarca di lavoro che non mi spetta, mi tratta quasi come se non le
facessi schifo e parla con me come con tutti gli altri. Insomma, mi rivolge la stessa scortesia.
"Oh,
cara...!" la vedo pulirsi gli angoli della bocca con una manica
mentre cerca di ricomporsi (senza successo), "...sai chi ha
sporcato quel pavimento calpestandolo ieri?"
"..."
Temo
di non capire.
"...allora, piccola sorda, lo sai chi è
stato?"
"...l-lo so, credo", quello che non so è a
cosa stai puntando con ciò, compagna.
La sua bocca si piega in un
ghigno distorto. "Quel battaglione di nobili ricconi snob, con
le loro scarpacce sudice. La colpa è anche di quel folle del
padrone
che non fa togliere loro le calzature all'ingresso, ossessionato
com'è dall'Occidente e le sue tradizioni."
...è davvero
così? È la prima volta che sento un discorso
simile da quando sono
nata, e se devo essere onesta, ha quasi senso.
"Vedi,
loro non sono come noi. Non hanno idea di cosa voglia dire faticare
per ottenere un futuro che sia almeno discreto, e sputano sui nostri
sforzi senza capire che se la ruota del destino avesse girato
diversamente si troverebbero al nostro posto, ma ugualmente
continuano a guardarci dall'alto verso il basso e lo faranno
finché
avranno vita. Non ti fa arrabbiare?"
Lei riesce a ridere di
fronte all'espressione ferita che ho assunto, e questo si aggiunge
alla lista delle cose che non riesco a comprendere. Mi chiedo se sia
stata davvero la ruota del destino a decidere tutto questo, a
sorteggiare le nostre posizioni in questo gioco di ruolo, ad
assegnarne a me una tanto ingrata...
Vorrei chiederti se non c'è
proprio nulla che si può fare per cambiare le cose, a te che
della
vita ne sai così tanto di più.
Secondo me, ride
la mia bella amica, dovresti lasciare perdere la
nostra
compagna e il suo pessimismo. È vero, partiamo con un
handicap in
più rispetto alle persone normali, ed è vero che
non tutti sono
buoni con noi, ma sono sicura che riusciremo a cavarcela. Noi
dobbiamo solo continuare ad impegnarci e a mettercela tutta! Per
quanto sia difficile... Siamo pur sempre insieme, sorride
arrossendo, e mi aiuta a trasportare il carrellino con gli stracci.
Accidenti, le voglio proprio bene. Il mio cuore si sente più
leggero
da quando questa persona è al mio fianco.
"...E adesso
perché ridi in quel modo così stupido...?"
domanda maliziosa
l'altra leccandosi le dita dopo il suo spuntino. "A volte sembri
proprio tarda! E... Oh, cielo! Sono già e venti, sbrigati a
pulire!
Tra un'ora quei figli di puttana si sveglieranno!"
Il
turbamento dovuto alla parolaccia inaspettata riesce a svegliarmi
definitivamente, e mi riporta alla domanda originale che stavo per
scordare. "...perché tu no...?"
"Ancora non l'hai
capito? Perché io non ho intenzione di servire davvero
quelle
persone, non la voglio
pulire la merda che si stacca da quelle scarpe. Ma tu sei
diversa."
"...Io... diversa...?"
"Sei
diventata il loro mobile, a differenza mia. A differenza di chiunque
altro. Non te ne rendi conto? Tu, tu sei completamente
soggetta a loro."
Questa ragazza dice la verità?
Cerco
conferme in Shannon, e la mia amica – che oramai, in
realtà, è
più una sorella - abbassa lo sguardo dispiaciuta. Oh, allora
dev'essere così. È il posto che mi ha assegnato
la ruota del
destino in questo mondo.
Non...
Non
mi piace.
"...se
la ruota del destino avesse girato diversamente si troverebbero al
nostro posto, ma ugualmente continuano a guardarci dall'alto verso il
basso e lo faranno finché avranno vita. Non ti fa arrabbiare?"
E
invece tu, tu che parli così tanto...
...o io, che non ho ancora
neppure compreso cosa significhi vivere...
...noi nei loro panni agiremmo davvero
in altro modo?
Sono
troppo piccola, le mie mani lo sono in particolar modo, le mie
braccia non sono per niente lunghe e si stancano presto, non
riuscirò
mai a pulire tutto da sola in così poco tempo. Se non
porterò a
termine questo compito Madame ci sgriderà entrambe, ma lei
riuscirà
a svicolare, è molto abile in questo.
Allora è più giusto dire
che tra poco loro si sveglieranno e Madame mi
sgriderà.
"Ciao!"
Accidenti, non devo distrarmi, è
importante, io non voglio essere sgridata, piuttosto preferisco la
punizione ma non voglio, non voglio sul serio che lei mi
rimproveri.
"...hihihi. Ciaaaao~"
Dietro di me la
voce sottile di un altro bambino, impastata dal sonno.
Non sono
abituata a sentirne di diverse da quella di Milady Jessica, e non ci
avevo assolutamente fatto caso prima, ma ora realizzo che ha anche
riso spensieratamente. È così surreale. Mi sembra
quasi di non
essere in me, come se in queste prime ore del mattino stessi facendo
una specie di sogno ad occhi aperti, perché io... risate del
genere
le sento uscire dalle labbra degli angeli nei sogni soltanto.
Se
siamo in un mio sogno, vuol dire che quel qualcuno si sta
rivolgendo a me.
"...cia..." inizio voltandomi in
direzione della voce, senza ancora capire. E
incontro due
grandi occhi azzurri ancora lucidi dopo uno sbadiglio, incorniciati
da un caschetto tutto disordinato di capelli rossi.
Mi
serve qualche istante per riprendermi dal mio torpore e riconoscere
il figlio del fratello minore del mio padrone ai piedi delle scale, e
subito mi porto le mani alla bocca facendo cadere a terra lo
strofinaccio dalla sorpresa. Che figura! Come posso rimediare?
Spero
soltanto di non arrossire troppo vistosamente per quanto senta il
sangue confluire già veloce nelle guance, e scatto in piedi
per poi
accennare un inchino. Accidenti, sono sicurissima di sembrare molto
maldestra in questo momento.
"B-buongiorno,
Hideyoshi-sama." dico tutto d'un fiato.
"Hideyoshi... oji-san...?" ripete lui
sbattendo le palpebre.
Qual è il problema...? Perché adesso sta
ridendo? Di certo guardandomi capirà quanto sono confusa, ma
non
riesco ancora ad essere una domestica esemplare in qualsiasi
situazione ed impassibile come Shannon. Se sono confusa, sono
confusa, e non c'è modo che chi ho di fronte non se ne
accorga. Sono
impotente, mi viene da piangere.
Ma lui alza il pollice ed esclama
divertito "Io sono Battler!"
"In che senso...?"
pigolo sentendomi venir meno.
"Nel senso che sono Battler!"
continua ridendo lui. "...Ciao!" ripete ancora più
allegro, e sorride. È un sorrisetto pieno e convinto; questa è
la prima volta che me ne viene rivolto uno simile, riesco persino a
vedere la finestrella aperta che ha lasciato il canino caduto. Come
riuscirà mai
a sorridere in questo modo? Lo aggiungerò alla lista delle
cose che
non capisco.
"M-mi perdoni, Battler-sama!" urlo quasi,
avvampando e inchinandomi più energicamente, pregando in
cuor mio ti
prego, non arrabbiarti!,
ma lui
si comporta come se il mio sbaglio non l'avesse offeso per niente. Se
ride significa che lo trova buffo?
"Cosa fai?" chiede
curioso muovendo un paio di passi nella mia direzione.
"Devo..."
"...?" alza le sopracciglia con aria interrogativa.
"..."
Non
trovo le parole. Perché non le trovo mai quando mi servono?
"Devo..."
"Oh! Stai lavorando!" esclama
anticipandomi Battler-sama, e indica lo strofinaccio sul pavimento,
"Ma di già? È presto..."
"...ah!" mi sfugge
e mi chino subito a raccogliere da terra l'oggetto che avevo lasciato
cadere poche decine di secondi prima.
Che vergogna, penserà che
sono "inetta", come dice Madame? Mi sento molto in
difficoltà, se pensasse una cosa simile mi
dispiacerebbe. Non resisto
proprio, anche se ho paura che una sua espressione schifata possa
ferirmi io devo guardarlo, andrà bene anche soltanto con la
coda
dell'occhio.
E mi sorprende vederlo confuso almeno tanto quanto
me.
Sono sola con il nipote dei padroni. Santo cielo, Genji-san...
cosa farebbe Genji-san al mio posto adesso, dimostrando di essere una
persona diligente ed affidabile?
"...h-ha dormito
male, Battler-sama? Come mai è già sveglio...?"
Non faccio
in tempo a finire la frase che sento già le mie angosce
assalirmi.
L'ho detto bene? Forse sembrerò invadente così?
Io... odio le
annuali riunioni di famiglia. Le odio con tutto il cuore.
"Se
stringi i pugni così ti resteranno i segni delle unghie."
dice
con tono più composto senza smettere di guardarmi in quel
modo sereno. Se n'è accorto, che vergogna.
"...ah."
"Ti
sto antipatico?"
"No! No..."
Io non riesco a
stare calma, ma lui sta ridendo di nuovo. Non mi sta guardando
dall'alto in basso, non mi rimprovera, mi ha perdonato un errore, ed
è sorprendente per
una persona con cui sto parlando solo per la prima volta.
Esistono
bambini capaci di ridere così anche fuori dalla televisione.
Ma
soprattutto, esistono esseri umani davvero fantastici, sotto questo
punto di vista.
Sono sveglia da poco oggi ma ho già scoperto un
sacco di cose, e ce ne sono altrettante nuove che non mi so spiegare.
"Meno male! Io mi sono alzato per andare a
fare la pipì ma adesso penso alla strega Beatrice e non
riesco più
a dormire, poi ho sentito dei rumori da qui prima e alla fine eri
tu...", si
avvicina a me mettendo su una strana smorfia.
"Hai paura
della strega Beatrice?" chiedo meravigliata. Di certo non posso
dirglielo, tuttavia non c'è molto di cui aver paura,
è solo una
persona molto dispettosa.
"No, per niente! Io sono sicuro che
se la incontrassi vincerei un duello con lei in maniera
tostissima!"
"SSSSHHHT!". Non sarà cattiva ma non
voglio che faccia dispetti a Battler-sama per quello che ha detto,
speriamo che non abbia sentito.
"Eh?" Battler-sama piega
la testa da un lato, sorpreso.
Alzo gli occhi al soffitto: ci sono
bambini che ridono come sciocchi e che inoltre sono davvero
incoscienti. Però parlarci rende un po' felici.
"Battler-sama",
mi torna in mente che "io devo continuare a pulire..."
E
subito lo vedo sgranare gli occhi e socchiudere le
labbra.
"Eeeeeeeehhhhhh???"
Non so come interpretare
questa reazione. Sarà per via della cosa di cui parlavamo
prima io e
quella domestica? Non capisco ancora in che modo, ma io e questo
bambino che mi sorride così siamo molto diversi.
È la diversità
che esiste tra un mobile ed un umano, immagino, e per via di questo
pensiero non riesco a tenermi dentro un'espressione un po'
triste.
"...senti..." sussurra guardandosi intorno
in maniera furtiva, per poi allungare una mano verso il mio
carrellino e prendere uno straccio. Sono davvero davvero confusa,
cosa ci potrà mai voler fare un bambino così con
uno
straccio?
"...la mamma mi sta insegnando a fare l'uomo di
casa e a me non piace neanche un po', e poi lo scemo papà
Rudolf mi
prende in giro chiamandomi femminuccia, però adesso non
c'è. Se ti
aiuto a fare questa cosa poi mi prometti che giochiamo insieme prima
di colazione?"
Ha le guance paffute molto più rosse di
prima.
Il mio viso allo specchio sembra decisamente più asciutto
del suo, non lo trovo sufficientemente carino messo a confronto.
Non
capisco bene cosa mi sta dicendo, però lo sta dicendo
sorridendo,
quindi credo che sia una cosa bella.
"...e anche dopo la
colazione, con Aniki e Jessica."
"...giocare...?"
ripeto.
Annuisce convinto. "Insieme."
Per
stavolta mi sono fermata qui, anche se mi vengono in mente davvero
troppi episodi sulla loro infanzia da raccontare. OH, beh, quindi la
cattiva notizia è che ci saranno altri capitoli. La cosa
difficile è
stata trovare il compromesso tra Yasu-Beato grande che rivede tutto
in Flashback e il contenuto effettivo. Non sapevo se raccontarlo con
periodi più semplici e bambineschi o in maniera
più adulta... Alla
fine ho fatto parlare Yasu-Beato grande (almeno nella parte iniziale, il resto l'ho scritto un po' alla come diavolo capita, credo).
In fondo quella che rivive queste cose è lei, no? Oppure se
teniamo
in considerazione il fatto che in ogni caso non facesse pensieri
tanto normali fin da allora...
Spero di non aver toppato alla
grande. Il capitolo si è praticamente scritto da solo e non
me la
sentivo di modificarlo più di tanto, quindi in
realtà su questa
cosa ci ho riflettuto quando ormai era comunque troppo tardi. A dire
il vero non riesco a fidarmi troppo delle cose che mi escono di
getto, spero che nel complesso sia gradevole (ne dubito
molto) e dotato di un minimo di
senso.
Speriamo bene.
Grazie per aver letto, a tutti, sul
serio, per me significa tanto. E grazie in anticipo a chi
vorrà
lasciare un commento, cosa che mi farebbe esplodere il cuore di
gioia! ;w;
Va bene anche roba del tipo "Oooh, vai a fare la
ferramenta, non ti vogliamo qui!"
Ah, la data. Scusatemi,
se la matematica non è un'opinione, io direi...
Umineko è
ambientato nell'86, Battler lascia la famiglia nell'80 quando ha solo
12 anni, e a me piacerebbe che qui ne avessero 6 tutti e due. Che
carini. (no, per niente)
Ho controllato sul calendario (?) che il
5 ottobre cadeva anche allora come inizio del primo weekend del mese.
Tutto qui~♪
Dearly B.
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