- Fantastico! Assolutamente stupendo! – Stava urlando Alexis
in tono sarcastico.
- Take it
easy, honey!
- Take it
easy? Domani, come minimo, sarò morta!
- La colpa non è tua…- Le aveva risposto Nicolas
accarezzandole il viso e sorridendole.
- Sì, ma… Oh, Nick, no! No e no! Assolutamente no!
- Su Alex, vuoi restare tutta la notte in auto a congelare?
Domani ci troveranno qui dentro morti assiderati. La
povera mammina avrà il cuore straziato e ti maledirà per non aver pensato alla
baita.
Un’occhiataccia fu la sola risposta della ragazza.
- Suvvia è solo una notte, è un’emergenza… Direi che sia
proprio il caso di dire “questione di vita o di morte”.
La ragazza sbuffò.
Non ci voleva, quella bufera di
neve l’aveva messa in pasticci enormi.
- E poi secondo me è il destino che lo vuole! Proprio oggi siamo
venuti a sciare con la macchina della tua vecchia… E si sa che nello stesso
portachiavi in cui c’è la chiave dell’auto, c’è anche la chiave della vostra
baita.
In effetti Nicolas non aveva poi
tutti i torti: quel sabato pomeriggio l’auto di Nicolas non ne aveva voluto
sapere di partire, “nella notte si sarà congelato qualcosa” aveva detto lui “si
sa, quest’auto ormai è un ferro vecchio” e così erano stati costretti a
chiedere in prestito l’auto alla mamma di Alexis, considerando che a lei non
sarebbe servita. E poi aveva iniziato a nevicare sempre più forte
proprio mentre loro erano in cima e, testardi e un po’ incoscienti, non
si erano preoccupati di tornare giù in tutta fretta ma avevano preferito finire
la discesa in Snowboard. La nevicata si era presto trasformata in bufera…
- E così ora ci troviamo bloccati qui.
- No, Alex, non siamo bloccati. La strada che porta in paese
è bloccata dalla neve, quella che porta alla tua baita è libera!
- Hai vinto tu.
Il ragazzo le si avvicinò e le diede un bacio a fior di
labbra.
- Sbrigati principessa, si muore dal freddo!
Così Alexis girò la chiave e partì.
Qualche tempo dopo erano arrivati davanti ad una baita.
Attorno ad essa vi era un gruppo di case di montagna, tutte disabitate in quel
momento.
- Siamo soli. – Disse Alexis, con un po’ di terrore nella
voce.
- Siamo soli. – Le fece eco Nicolas, che non si preoccupò a
nascondere l’eccitazione per la nuova avventura.
Scesero velocemente dall’auto ed entrarono: la piccola casetta
era tutta arredata in legno e sembrava talmente accogliente in confronto alla
bufera che stava riprendendo a scatenarsi appena fuori dalle piccole finestre
ricoperte da leggere tende di merletto e da spesse veneziane
in legno.
Mentre Nick stava accendendo il riscaldamento, Alexis era
corsa al telefono per dare sue notizie alla famiglia. Compose in tutta fretta
il numero di casa e attese risposta…
- Pronto? Mamma!
- Alex! Per l’amor del cielo, Stai bene?
- Sì, mamma…
- Ero talmente in ansia. La neve aumentava e tu non
arrivavi.
- Vedi, mamma, c’è un problema.
- Sei ferita? Ti sei rotta qualche
osso?
- No, mamma, io sto benissimo.
- Allora è successa qualcosa a Nick?
- No, anche lui sta benone, mamma.
- Che problema c’è?
- Nulla di grave ma…
- Finchè state bene entrambi è ovvio che non
è nulla di grave…
- … ma, vedi, siamo rimasti bloccati, la strada per tornare
in paese è chiusa a causa della neve.
La madre trattenne il fiato: - Cari, non potete restare in
macchina, congelerete!
- Mamma, calma, lo so. Infatti
abbiamo approfittato di un attimo in cui la bufera si era calmata e…
- Vorrei poterti venire a prendere, piccola, ma…
- MAMMA! Lasciami finire, ti prego, e calmati… Vedi, io e
Nick adesso siamo nella baita.
- COSA?
- Ti prego, mamma, non ti arrabbiare, era un’emergenza!
- Ok, Alex, ok. Stai attenta piccola, non fatevi male,
domani mattina cercheremo di venirvi a prendere.
- Domani mattina scenderemo noi, mamma, non ti preoccupare.
Buonanotte. Ti voglio bene.
La ragazza riagganciò. Nicolas era davanti a lei che
guardava preoccupato.
- Beh? Minacce di morte? Urla? Imprecazioni e bestemmie?
Maledizioni varie contro di me?
- Era preoccupatissima… - Sorrise. – Per questo non ha
opposto resistenza!
- è semplicemente stupendo! – Nick la prese in braccio e la
poggiò sul letto.
La stanza da letto era una piccola stanza con il tetto in
legno, la luce gialla che emanava la lampada che brillava dentro il lampadario
in merletto, dava all’intera stanza un’atmosfera calda e confortevole. Tutto
era talmente curato che quella sembrava una stanza uscita da uno di quei film
che trasmettono alla tv a Natale, di quella in cui arriva Babbo Natale,
silenziosamente, per mettere i regali nelle calze appese al caminetto.
Entrambi si guardarono negli occhi, Alexis era stirata, Nicolas
era sopra di lei, entrambi sapevano quello che sarebbe successo quella notte.
- Finalmente un po’ di calduccio. – fu la ragazza a rompere
quel silenzio imbarazzante. Si divincolò dalle braccia di lui e si alzò, si
tolse il giaccone e scomparì in bagno.
Ne uscì qualche minuto dopo, prese il ragazzo per mano e,
con un sorriso malizioso, lo condusse fino alla stanza da cui era uscita poco
prima: al centro del bagno vi era una vasca colma di acqua fumante.
- Mi chiedevo se, visto il freddo che abbiamo preso oggi,
non ti andasse di fare un bagno caldo… con me.
Poi, con delicatezza, iniziò a sfilargli la maglia…
Nicolas la baciava mentre le sfilava delicatamente i vestiti
e poi si immersero nell’acqua… e poi andarono a letto.
- Sai, Nick, quando ero piccola, la mamma, per farmi andare
a dormire, mi raccontava strane storie su questo posto.
- Cosa? – Chiese lui mentre la abbracciava da dietro e le
baciava il collo.
- Mi raccontava di fantasmi che tornano durante le notti di
bufera, mi diceva che bussano alle finestre come per chiamare i vivi e per
ricordare loro della misera fine che sono destinati a fare.
- Non mi dire che credi ancora a queste assurdità!
- No, ma…
Toc, toc, toc…
Alexis urlò. Nicolas rise. – Ehy, piccola, tranquilla, sono
stato io.
- Nick, tu… Non ti azzardare a farmi prendere più uno
spavento del genere!
- Shhh, finchè sono accanto a te non aver paura di niente. –
La fece girare, si guardarono negli occhi. – Sai che preferirei perdere la mia
stessa vita piuttosto che perdere te? Quindi, qualsiasi cosa accada, io ti
proteggerò sempre, anche se dovessi combattere solo contro un esercito di
fantasmi.
Alexis sorrise e lo baciò.
- Piccola, da stasera mi appartieni veramente. Tutto ciò che
voglio è proteggerti.
Si abbracciarono e si addormentarono così.
Fu più tardi, nel bel mezzo della notte, che Nick si svegliò
di soprassalto…
Toc, toc, toc…
Accanto a lui, Alexis dormiva beatamente. Fuori il vento
ululava forte…
Toc, toc, toc…
Cosa poteva fare? Non poteva svegliare Alexis, le avrebbe
fatto prendere uno spavento. Doveva sbrigarsela lui.
Si alzò e andò a prendere la spada che giaceva come
soprammobile sul caminetto.
Toc, toc, toc…
Andò verso la fonte di quel rumore, una finestra. Piano
piano, senza farsi scorgere da fuori, la scostò e sbirciò.
- Ahi, Eres, mi mandi a sbattere su quella finestra!
- Che sei lagna Dilith, non si può neanche giocare con te.
- Smettetela di litigare o lo dico alla mamma.
- Melethiel è una spiona! – canzonarono in coro Eres e
Dilith.
Nicolas richiuse di un botto la finestra, incredulo
di ciò che aveva visto.
Sentì le vocette, fuori, esclamare scandalizzate: - Umani?
- Fifone! Sarà stato un gatto! – Era stata un voce maschile, come di un bambino, a parlare.
- Forse Galith ha ragione stavolta.
- Certo che ho ragione. Dove eravamo arrivati? Ah!
Scaraventiamo Dilith sulla finestra!
Toc, toc, toc…
No, era assurdo! Stava sicuramente sognando. Non era
assolutamente possibile che tre bambine e un bambino alti non più di quindici
centimetri ciascuno e con un paio d’ali sulla schiena, stessero giocando
proprio fuori da quella finestra.
- Dilith è una fifona, Dilith è una fifona.
Di nuovo la voce di quel bambino… Eppure non poteva esserci
un bambino in mezzo alla tempesta.
Aprì la finestra, questa volta la spalancò.
Quattro figure, alte non più di quindici centimetri ciascuna e fluttuanti nell’aria, rimasero immobili a
fissarlo. Le tre bambine avevano occhi di ghiaccio e i capelli di tre diverse
tonalità chiare, quasi fossero fatti d’aria, le loro vesti, candide come la
neve, svolazzavano leggere. Il bambino Aveva anche lui occhi grigi e capelli
argentei e un buffo cappello in testa, anche lui aveva vesti bianchissime.
Ci fu silenzio assoluto.
Il primo a rompere il silenzio fu il bambino in miniatura: -
Oh-oh. Siamo nei guai.
Una delle tre mini-bambine-con-ali
iniziò ad urlare, la seguirono a ruota le altre due.
Quelle urla fecero svegliare Alexis.
- Nick? Nick? Che succede?
- Silenzio, silenzio! Ne farete venire altri! – Galith
cercava di tranquillizzare le bambine.
Le tre iniziarono a piangere.
- Scappiamo! – Intimò il bambino.
Ma, nella foga di volare via, una
di esse rimase impigliata tra la rete della staccionata.
- Melethiel! – Tornarono indietro per cercare di liberarla.
- Chi c’è fuori? – Alexis si affacciò e, alla vista di
quelle ombre, iniziò a urlare: - Fantasmi! Fantasmi!
Di corsa i tre mini-bambini liberi corsero a tapparle la
bocca: - Shhh… Richiamerai altri umani…
- Chi siete? – chiese Nick sulla difensiva.
Appena si accorsero che erano in territorio nemico, i
bambini volarono subito fuori. Si guardarono in viso.
- Non possiamo lasciare qui Mel!- Che facciamo allora?-
Magari non vogliono farci del male- Ma sono umani!- Confabulavano tra loro.
Alla fine fu la bambina dai capelli così argentati che luccicavano come
diamanti a chiedere timidamente: - Se ve lo diremo, promettete che non ci
farete del male?
- Chi siete? – Ripetè Nick. – E cosa volete.
- Non vogliamo farvi del male, siamo fate della neve,
stavamo giocando qui fuori, credevamo che non ci fossero umani dopo la tempesta
di oggi…
- Fate? – Chiese Alexis.
- Sì, ma non fateci del male, vi prego.
La ragazza andò verso la finestra e tese una mano a quelle
fate.
- Non vogliamo farvi male.
La fata con i capelli azzurrini fu l’unica ad avvicinarsi
alla mano della ragazza.
- Dilith, torna indietro! – la rimproverò Galith.
- Puoi aiutarci a liberare nostra sorella? È rimasta
incastrata lì. – Con il piccolo ditino, Dilith indicò una piccola ombra che si
dimenava tra il fil di ferro.
Alexis scomparve dietro la finestra e riapparve pochi
istanti dopo sull’uscio.
- Alex, attenta…
- Nick, non vedi? Sono fate, hanno bisogno di aiuto. Sono
più terrorizzati di noi!
La ragazza si avvicinò alla fata intrappolata e si
accovacciò accanto a lei.
- Dilith, che diavolo hai fatto? Finiremo tutti nella pancia
di questi umani! Le hai sentite anche tu le storie della mamma!
- Non voglio farti del male…- cercò di rassicurarla Alex. –
Smettila di sbattere le ali, altrimenti non riesco a liberarti.
Le altre due fate libere, esclusa Dilith, erano sulla difensiva,
pronti ad attaccare quell’umana se avesse provato a fare del male alla loro
sorella.
- Ecco fatto. Sei di nuovo libera.
- Non… non riesco a volare.- Esclamò la fatina liberata.
Galith le si avvicinò e la esaminò: - la tua ala è sgualcita, Mel. Temo che per
stanotte non potrai volare.
- Oh, no! Non possiamo stare fuori. C’è il rischio che
qualche umano… o qualche animale…
- Questi umani potranno offrirci ospitalità! Domani mattina
avranno dimenticato tutto. – disse Dilith.
- Le botte che hai preso sulla finestra ti hanno fatto
uscire di senno?
- No, Eris. Dil ha ragione. – Rispose Galith.
- Io… Beh, io non ho mai ospitato delle fate. Di cosa avete
bisogno?
- Di un posto dove nasconderci, non
molto caldo, in cui possiamo stare fino a domani mattina.
- C’è la cantina ma è buia…
- Non importa, va bene lo stesso!
Dilith e Eris volarono dentro la porta aperta mentre Galith
trasportava in braccio la sorella ferita.
Una volta che Nick ebbe richiuso la porta alle spalle di
Alexis, il bambino disse: - Ora andrete a dormire, domani avrete dimenticato
tutto.
- Io non voglio dimenticare.
- Mi dispiace, devi. – Rispose Galith prima di scomparire
dietro lo scalino che portava in cantina.
Nick prese la mano di Alexis.
- Non seguirli. Andiamo a letto.
- Ma…
- No, Alexis, per il loro bene, avranno i loro motivi.
A malincuore, la ragazza si adagiò sotto le coperte, il
ragazzo si sdraiò accanto a lei e la abbracciò.
L’indomani mattina Alex si svegliò sentendo la porta
sbattere.
- Nick? Nick? Hai sentito questo rumore?
- Dormi, Alex, sarà stato il vento.
– rispose il ragazzo ancora addormentato.
Ma Alex si alzò e si affacciò dalla finestra per
controllare…
Intorno alla baita non c’era anima viva.
Mentre la ragazza guardava fuori, tuttavia, non si accorse
di quattro luccichii che si allontanavano verso la foresta…