Lanterna

di Ariels
(/viewuser.php?uid=819815)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Essere diversi in un mondo omologato era come essere una stella nel fango, straordinariamente Bella ma sprecata tra tutto quel marcio. -Io mi chiami lanterna e l'intelligenza é il mio super potere-. Se lo ripeteva sempre, tutte le mattine, come un rito per ricordarsi e ricordare al mondo che lei era diversa, era speciale. Era una mite mattinata di settembre e si stava guardando allo specchio, era davvero bella. I lunghi capelli mossi e castani le scendevano lungo le piccole spalle, gli occhi castani tanto dolci quanto penetranti. I lineamenti morbidi e la pelle candida come uno spicchio di luna stagliato nel cielo. La sua bassa autostima tuttavia non le permetteva di vedere ciò che era davvero, i suoi occhi velavano la sua immagine,si spegnevano come un blackout durante la notte più nera. I mozzoni di candele profumate trascinavano la stanza in un atmosfera pacata, illuminando la piccola camera colma di libri. Sul letto giaceva un libro che aveva appena finito di leggere, lo guardava pensando alla puerile storia d'amore narrata tra quelle pagine, pensò all'amore in senso aureo e si rese conto che quelle relazioni scialbe non erano per lei. Si vestì di fretta e soffiando qui e la le varie candele, lasciò la sua stanza in una rosea penombra dovuta alle tende. Scese di corsa le scale e si ripeté ancora una volta, proprio come un mantra:-'Io mi chiamo Lanterna e l'intelligenza é il mio super potere'. Il frastuono generale la disturbava mentre camminava per i corridoi della sua scuola, i luoghi affollati non le si addicevano. Si sentiva dannatamente goffa, fuori posto dentro quel dipinto giornaliero di colori smorti e spenti. Stringeva forte a se il suo libro preferito mentre il suo cuore batteva, intimamente sperava sempre che qualcuno si accorgesse di lei, che si fermasse a un palmo dal suo viso. Tra tutto quel vociferare lei cercava il silenzio e ascoltava i battiti cardiaci, ne captava le onde come un radar. Vedeva molti volti ma poche facce e passò la giornata tra fiumi di parole che sfociavano in un mare di gente. La scuola non le si addiceva,l'intelligenza non le mancava anzi, con estrema facilità riusciva a surclassare anche il migliore di quella classe, ma non voleva essere giudicata, non voleva che un voto la rappresentasse, un semplice numero non poteva esprimere il suo intelletto. Molti le rivolgevano la parola,ma lei spesso arrossiva semplicemente dando risposte elusive e qualche timido sorriso. Con gli estranei non riusciva mai ad essere se stessa, non mostrava gli artigli, solo a sprazzi lasciava il suo vero carattere libero di esprimersi. Nel brusio generale la sua mente vagò nuovamente nel suo caleidoscopio di emozioni, sentiva la sua anima cozzare contro il suo cuore, in un distinto contrasto il suo lato duro e quello morbido proprio a ricordare l'infinita guerra tra il bianco e il nero. La giornata scorse, una banale giornata come tutte le altre, che intrinsecamente nulla aveva di speciale. Non servono eventi particolari per far si che una persona si mostri, si da prova di se stessi giorno dopo giorno, una stella brilla sempre anche quando non la si vede per via delle nuvole. Camminava verso casa, sola nonostante la gioventù che la circondava, guardava i fiori morenti e iniziò a piovere,non voleva un ombrello, amava la pioggia sul viso. Tornò nella sua piccola mansarda, si tolse il vestito nero con le bordature di pizzo, rimase in intimo e si stese sul letto, zuppa. Accese alcune candele e alzò lo sguardo al soffitto. -Io mi chiamo Lanterna e l'intelligenza é il mio super potere-.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3116182