Angelus

di Namixart
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La tua stanza è bianca.
Il foglio da disegno è bianco, prima che tu ci appoggi la matita per disegnare.
Le tue ali sono bianche.
Osservi il disegno. Sulla superficie ruvida della carta c’è la solita, vecchia te. Ma dietro di lei, nitide contro lo sfondo nero, si stagliano due maestose ali. Sei un angelo, nel disegno, non una strega.
La ragazza che è uscita dalla tua matita è rannicchiata a terra, le braccia strette intorno alle gambe e la testa nascosta tra le ginocchia. I suoi capelli biondi sono l’unica traccia di colore nel disegno. Anche la sua pelle è chiara, quasi risplendente di un pallore mortale ed etereo. Non li hai disegnati, ma sai che dietro il velo dei capelli ci sono degli occhi, azzurri e liquidi per colpa delle lacrime che scorrono veloci sulle guance, perché quella ragazza non ha nessuno, non esiste nel cuore di nessuno al mondo. Il vestito bianco che porta arriva fino ai piedi, semplice e poco sfarzoso, perché non è quello il punto in cui gli occhi di chi guarda devono soffermarsi. Dovrebbero vedere le ali. Ali enormi, in confronto alla figura minuta della ragazza, ma ancora troppo piccole per riempire tutto il foglio. Hai lasciato molto spazio libero, occupato solamente dal nero vuoto e freddo dello sfondo.
Quella ragazza è sola nel foglio nero. Non c’è nessuno che le vuole bene, nessuno che proverebbe qualcosa di più profondo di una vaga compassione, se morisse adesso.
È un angelo in fin di vita, ma accanto a lei, nessuno le tiene la mano per rassicurarla.
Nella villa ci sono molti libri e tu, in alcuni di essi, hai incontrato gli angeli. Gli autori li descrivono come potenti, bellissimi e terribili. Ma tu ci vedi qualcosa in più, qualcosa che ti ha spinto a immedesimarti in loro e a ritrarti come una di loro.
Gli angeli sono bianchi, eterei e soli. Come te.




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