Diciassette

di cuore di carta
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ALEXY.


Caro S, amore mio.
Scrivo a te perché mi risulta difficile scrivere a qualcun'altro, la mia vita fino ad oggi è stata un grandissimo casino misto a delusioni e rimpianti. 
Perché?
Perché è difficile essere omosessuali, anche se ci troviamo nel 2014. 
E' stato difficile sin dall'inizio, quando alle medie i miei compagni di classe mi urlavano "gay" alle spalle semplicemente perché mi piaceva vestirmi con colori sgargianti, o perché non amavo giocare a calcetto con loro.
E soffrivo piano e in silenzio.
Io pensavo, credevo e speravo di essere eterosessuale, non volevo essere "gay" come dicevano gli altri.
Volevo essere normale, volevo avere una fidanzata, sperando così di eliminare tutti i pregiudizi che mi inseguivano ogni giorno, uccidendomi lentamente. Ma io non volevo avere una fidanzata. Non ho mai pensato di poterle baciare, o fare dell'altro, guardavo foto di donne nude su internet, come mi aveva suggerito mio fratello Armin, ma non mi facevano alcun effetto.
Mi sentivo in imbarazzo ed emozionato solo con i maschi. Appena qualcuno di loro mi rivolgeva la parola il mio viso prendeva letteralmente fuoco. Inizialmente non capivo il motivo (o non volevo capirlo), ma poi sei arrivato tu S, e la mia vita è cambiata totalmente.
Sei arrivato in prima superiore, a metà anno scolastico, nella mia stessa classe. Sei entrato indifferente e annoiato, dicesti il tuo nome in un piccolo sussurro: "Sigismond".
Ricordo tutto di te. I tuoi capelli biondi spettinati, con qualche ciocca che poggiava intimorita sulla tua imponente spalla, il tuo naso piccolo all'insù che amavo toccare, i tuoi lineamenti tedeschi ereditati da tuo nonno Degenhard, la tua pelle chiarissima, i tuoi piccoli occhi color nocciola che esprimevano gioia e calore, tristezza e pianto, le tue forti e calde mani che stringendo le mie mi donavano forza, quelle mani che mi mancano tantissimo.
Ricordo che la mia compagna di banco dei tempi mi sussurrò all'orecchio qualcosa del tipo "quant'è bello", io invece divenni rosso e abbassai subito lo sguardo, con la paura che osservandoti meglio sarei morto dall'imbarazzo.
Eri una visione.
Incrociasti il mio sguardo quando ti sedesti di fronte a me, il tuo profumo mi inebriò la mente e in quel momento i tormenti sepolti nel mio cuore riemersero in un secondo.
Cosa stavo provando?
Perché quando ti guardavo il mio cuore perdeva mille battiti?
Perché ti trovavo così bello?
Perché ti sognavo la notte mentre ansimando mi sussurravi qualcosa all'orecchio?
Ti guardavo sempre, ma tu non guardavi me.
Non guardavi nessuno e non parlavi con nessuno.
E poi nulla, dopo mesi di totale indifferenza nei miei confronti mi chiedesti il numero di telefono, per avere qualcuno a cui scrivere un messaggio nel caso ti servisse qualcosa in campo scolastico, avevi detto. Io rimasi fermo, immobile, incredulo, ma tornando in me scrissi velocemente il mio numero su un pezzo di carta e te lo misi nelle mani accennando un "tieni, chiamami quando vuoi".
E mi chiamasti.
Scrivere di noi mi porta dentro una sofferenza che macchia di lacrime il foglio di carta su cui sto scrivendo queste parole per te, parole che non darò mai al professor Faraize.
Non voglio parlare di noi, non voglio che qualcuno conosca l'amore che ci ha unito, e che mi tiene unito a te anche oggi, come ieri e come domani.
Ma non posso far a meno di pensarti, sempre.
Pensare a quando per la prima volta ci baciammo, e capii che non avrei voluto più nessun altro oltre a te, che tutto il tempo passato a soffrire era valso a qualcosa, stavo aspettando te. 
Te e solo te.
Ricordo quando piangendo mi rivelasti che mi amavi, che non volevi amarmi, ma mi amavi. Ed io provavo le tue stesse e difficili sensazioni, e ci tenemmo stretti l'un l'altro, provando tenero imbarazzo. 
Ricordo quando mi confessassi che ti sentivi troppo piccolo per il tuo grande nome 
Sigismond, e da quel momento diventasti soltanto S. Il mio libero e dolce S.
Ricordo quando mi feci forza e coraggio nel parlare della mia omosessualità ai miei genitori, e loro mi accettarono per quello che ero senza pregiudizi, dicendomi che il mio orientamento sessuale non avrebbe cambiato il loro bene per me. Ti ho accolto in casa, sei diventato parte di me, della mia quotidianità.
Eri il ragazzo più bello, più divertente, più dolce e complicato che esistesse al mondo.
Quante emozioni mi hai fatto provare. Con il tuo solo sorriso mi stravolgevi l'umore. 
Ma tuo padre non ti ha mai accettato, non ci ha mai accettato. E dopo averti visto soffrire e piangere sulla mia spalla, non ti ho rivisto mai più. Lui ti ha portato via da me. Da ciò che più ti rendeva felice.
Provo un'immensa sensazione di vuoto quando penso a tutte i modi in cui ti ho cercato, senza trovarti. Sei sparito dalla mia vita in un secondo.
Ho ancora la tua lettera di Addio nel cassetto dove tengo tutte le cose che mi sono rimaste di te.
Il primo scontrino del gelato che abbiamo preso insieme, l'ultima caramella dell'ultimo San Valentino, il tuo fumetto preferito, il mio bracciale con inciso "S", la pallina dell'albero di Natale che abbiamo appeso insieme, una nostra foto in cui ridiamo, una tua foto mentre giochi a basket e un'altra di quando cui eri piccolo, il quaderno in cui scrivevi ciò che provavi per me e le tue paure, la rosa ormai secca che mi avevi dato per il mio compleanno, il tuo Yo-Yo rosso, il cuore di carta con i nostri nomi, la penna con cui hai scritto i nostri nomi, i miei sentimenti e il mio mondo.
Se chiudo gli occhi sento ancora il tuo calore sulla mia pelle, il tuo respiro fra i miei capelli, le tue labbra sulle mie. 

Tengo la tua lettera fra le mani e leggo l'ultimo pezzo, il pezzo che mi da forza.
"Scusa se in questo momento sarò dall'altra parte del mondo, ma ti prego, non piangere, perché so già che io piangerò. Vai avanti senza di me, vivi ma non innamorarti di nessun'altro. Un giorno tornerò e allora potremmo stare insieme per sempre. Mi manchi già ora. Sei il mio sole, lo sai Alexy. Ti porto con me nel cuore finché non torneremo ad amarci. Tieni duro, fallo per entrambi. Ti amo."

Ti amo anche io.
Mi manchi anche tu.
Vorrei che tu leggessi questa lettera, ma finirà insieme a tutte le altre che ti ho scritto e sono rimaste nel cassetto. Ti aspetto a braccia aperte.


 
Al.


 
ANGOLO AUTRICE
Salve carissime lettrici! Scusate per il ritardo, ma ho moltissimi impegni, e una pigrizia cronica. Inoltre sto lavorando a diverse storie, una uscirà non appena finirò la mia prima FanFiction. Non vedo l'ora di pubblicare il prologo, credo di starmi buttando in una storia più grande di me, ma farò del mio meglio.
Come sempre ringrazio tutte voi che leggete e recensite la mia storia, siete bellissime.
Alla prossima, cuore di carta.

P.S: Scusate per l'Alexy un po' triste, ma sapete che io non scrivo mai cose felici, per cui nulla. Bye.




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