Bene, oggi sono armata di buona volontà, quindi tanto vale
fare il più possibile :D ! Fino a poco fa non me n'ero
accorta, ma la pagina di questa fic appariva vuota... ringrazio gli
utenti che me l'hanno segnalato, altrimenti non l'avrei mai visto XD
Allora ripartiamo dal principio! Questa fic è stata scritta
alcuni anni fa a 4 mani con la mia kohai Hikuraveku :) E sarebbe pure
ora che la pubblicassimo tutta, visto che l'unico posto in cui era
completa era il magnifico LEIF di Iroy, passato a miglior vita
ç___ç (il sito, eh, mica Denis!!Non
confondiamo!!!). Altrimenti potete trovarla sul forum L'Alchimia delle
Parole (lascerò il link sulla mia pagina)
Quindi eccovela, piena di polvere e vecchiotta, ma sempre uguale a se
stessa XD!
Lascio anche i commenti delle autrici...a quell'epoca recenti!
Renaissance
Konnichi-wa a tutti !!!
Eccoci di nuovo qui, per una nuova fic ! Il titolo è
francese (e non inglese, come potrebbe apparire a prima
vista…=.=; ),
l’abbiamo scelto per indicare una rinascita, una seconda
opportunità offerta dal destino, e le autrici siamo
Hikuraveku and me, alias The Dreamer. Ci siamo suddivise i capitoli,
riunendoli in un secondo momento, e speriamo che la lettura ne risulti
scorrevole ^.^ !! Il primo capitolo è from me, mentre il
secondo scaturisce dalla penna di Hikuraveku
Bonne lecture e... please, un commentino fa sempre piacere ^^ !!!
[Novembre 2004, The Dre@mer e Hikuraveku]
1.
Entre Ciel et Terre
Il cielo era terso e blu. Alcune colombe bianche tagliavano
quell’immensità, volando. Volando...
Come le mancava quella sensazione di ebbrezza e meraviglia che si
provava in volo...Da quando era stata celebrata la cerimonia
d’investitura, il suo nuovo ruolo di Imperatrice
monopolizzava le sue giornate. Sophia sospirò. Si era
concessa un attimo di pausa, sollevando gli occhi dalle numerose carte
sul tavolo, e in quel momento erano passati gli uccelli di pace davanti
alla grande finestra di fronte alla quale lei sedeva lavorando. Era
bastato quell’attimo per farle tornare in mente la Sylvana,
gli anni trascorsi a bordo della misteriosa nave,
l’equipaggio...e lui.
Le pupille verdi luccicarono, ma nessuna lacrima solcò il
viso triste.
Erano passati già diversi mesi da quell’incubo,
aveva versato tutte le lacrime che aveva in corpo, straziata dal dolore
delle realtà. Ormai non c’erano più
lacrime da versare, il dolore sordo che attanagliava il cuore
dell’Imperatrice era troppo intenso per il pianto. Per mesi
era andata avanti, giorno dopo giorno, senza pensare ad un futuro in
cui non credeva più. E se ora era ancora in vita, lo doveva
unicamente a Vincent che l’aveva fermata in extremis. Lei,
proprio lei che adorava la vita, a cui attribuiva il più
alto grado d’ importanza, proprio lei aveva tentato il
suicidio. Accecata dal dolore di aver ucciso la persona amata, di
avergli tolto quel dono così prezioso, aver messo fine ai
suoi giorni con le proprie mani, dopo aver scritto un testamento in cui
lasciava il potere nelle mani di Vincent, era andata in cima alla torre
che sovrastava la città, intenzionata a lanciarsi nel vuoto
che intercorreva tra quell’alta postazione e i lontani
giardini fioriti sottostanti. Nessuno l’aveva vista uscire
dal palazzo, nel cuore della notte. Nessuno l’aveva vista
salire la scalinata per giungere in vetta. Eppure,nel momento in cui si
stagliava diritta nel buio, illuminata dai raggi lunari, in procinto di
fare quel fatidico passo nel nulla, due forti braccia
l’avevano intrappolata in un abbraccio intenso e disperato.
Vince. E qualcosa si era rotto in lei, quando l’aveva sentito
mormorare, stringendola : “Se muori, muoio anch’io.
Non mi butterò mai in un precipizio, né mi
punterò una pistola alla tempia, ma se tu muori, il mio
cuore muore con te...”
No, non voleva uccidere anche lui. Il muro d’indifferenza con
cui aveva circondato il proprio cuore per non soffrire si era rotto,
sgretolato di fronte a quelle parole. Vince l’aveva presa in
braccio, per riportarla nelle sue stanze, e mentre lei singhiozzava
disperata sulla sua spalla, l’aveva supplicata
incessantemente di non tentare mai più quel gesto
autodistruttivo. Da allora, Sophia aveva deciso, se non proprio di
vivere, almeno di andare avanti. E lui aveva raddoppiato le attenzioni
e le premure nei suoi confronti, rimanendo costantemente al suo fianco.
Lei si era buttata anima e corpo nei suoi compiti, primo fra tutti
creare una pace stabile e duratura per quel regno provato dalla guerra
contro la Gilda. E aveva cercato di non pensare al dolore onnipresente
che provava pensando al recente passato, in particolare alla Sylvana.
Dopo la morte del capitano, l’equipaggio le aveva chiesto di
succedergli. Ma lei non poteva. Pur sapendo che tutti i componenti
della nave riponevano fiducia e vita nelle sue mani, non poteva. Pur
sapendo che alla morte del comandante, il suo diretto subordinato ne
prende il posto. Aveva rifiutato adducendo i suoi compiti di sovrana,
ma quello non era il motivo che la spingeva a fuggire dalla Sylvana. La
verità era che non poteva rimanere a bordo senza pensare a
lui e all’orrore di cui si era macchiata le mani. Una volta
conclusi gli scontri, aveva nominato Vincent comandante di quella
magnifica nave che le era così cara, e aveva tagliato ogni
contatto con i suoi membri, compresi Claus, Tatiana, Lavie, Winna, e la
piccola Alvis, che nei suoi sentimenti per Claus le ricordava tanto una
se stessa ormai scomparsa. Qualsiasi seppur minimo collegamento con la
Sylvana era uscito dalla sua vita, almeno apparentemente. Vincent
sapeva che quell’argomento era tabù, e aveva
proposto che fosse creata una nuova carica per lo svolgimento del
controllo aereo, fino ad allora compito dell’Imperatore.
Sophia aveva approvato l’idea, e la nomina sarebbe stata
fatta la seguente settimana, assieme all’incarico di nuovo
comando della Urbanus, dato che quella nave imperiale era rimasta senza
comando.
Chi poteva occupare il posto lasciato vacante da Vince? La Urbanus gli
apparteneva così come la Sylvana era pienamente appartenuta
ad Alex...
Certo dall’Accademia si diplomavano giovani pieni di talento
e molti vice comandanti aspiravano a completare la loro carriera col
grado supremo, ma Alex Rowe e Vincent Arthai erano punte di cristallo
nel cielo, i migliori nel loro mestiere. No, erano stati. Vincent a
capo della Sylvana non raggiungeva quell’intesa particolare e
unica che solo Alex aveva con l’equipaggio, e lui ormai...
Sophia si alzò, abbandonando le carte che ricoprivano la sua
scrivania. Era inutile lavorare rimuginando sul passato, tanto valeva
fare una pausa.
Una passeggiata nei giardini imperiali.
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