Buon
compleanno Gamma!
ATTO PRIMO
Louis si è già
pentito di quello che hanno deciso di fare. Come gli è venuto
in mente di dar retta all'idea di Zayn di fuggire su un'isola della
Grecia senza avvertire il Manager o le loro assistenti.
È appena sceso
dall'aereo e ha già ricevuto i messaggi di trentadue chiamate
perse di Eleanor. Non è un buon segno. Sicuramente Zayn ne
avrà altrettante da parte di Perrie.
“Lou ci siamo!”
lo abbraccia da dietro entusiasta Zayn.
“Già -comincia
dubbioso- non credo sia stata una buona idea..” finisce. Per
voltarsi verso il moro e guardarlo negli occhi.
L'altro si acciglia.
“Perché?” domanda, incrociando le braccia davanti
al busto.
“Beh vediamo -inizia
mostrando le dita per contare- primo, questo venerdì avevamo
un'intervista per due radio inglesi; secondo, non abbiamo avvertito
El e Pez e vedrai, ci faranno il culo non appena riusciranno a
rintracciarci e terzo, siamo senza scorta e non sappiamo neanche dove
andare.” si guarda poi un'ultima volta la mano, come se si
stesse chiedendo se ha detto tutto ciò a cui stava pensando e
poi l'abbassa soddisfatto.
Zayn, che mentre lui parlava
è rimasto completamente in silenzio, sbatte le ciglia, sulle
sue labbra nasce poi un sorrisino ironico e “perché?”
ripete, come se Louis non avesse parlato.
Appunto.
Louis sbuffa scocciato e si
volta di nuovo per afferrare il suo bagaglio e cominciare a marciare
impettito verso l'uscita dell'aeroporto, cercando di mimetizzarsi il
più possibile con il resto delle persone. Anche se a quanto
pare nessuno sembra riconoscerli comunque.
“Andiamo Lou.. -sente
dire Zayn dietro di lui, il respiro un po' affannato per essergli
corso dietro- solo qualche giorno, una settimana al massimo. Ci
divertiremo vedrai, non ci succederà niente e El e Pez ci
copriranno con il management come sempre.” dice concitato,
mentre lo raggiunge al suo fianco, anche lui trascinando dietro di sé
la valigia.
Louis allora si ferma di
scatto, facendo inchiodare anche il moro che rischia di inciampare
sulle sue stesse e gambe e “solo qualche giorno?”
domanda, guardandolo con una sorta di superficialità.
“Solo qualche giorno!”
conferma Zayn e riprende a camminare davanti a lui. “A meno che
tu non voglia il contrario..” borbotta a bassa voce, con un
sorriso felino sulle labbra.
“Ti ho sentito!”
gli comunica Louis superandolo.
Con un frappé al
caramello per Louis e un caffè nero bollente per Zayn nello
Starbucks dentro l'aeroporto, decidono che quel piccolo albergo,
sulla cima della collina è sicuramente la migliore tra le
opzioni che hanno. Sicuramente meglio dell'ostello ai piedi
dell'isola con un bagno comunicante in quattro camere.
Louis potrebbe vomitare solo
al pensiero di doverlo condividere con qualcuno che non sia Zayn.
Quindi prendono uno dei taxi
fuori dall'aeroporto e dopo dieci minuti buoni per far capire al
tassista, ovviamente greco, l'indirizzo del posto in cui sono
diretti, riescono ad arrivare in meno di mezz'ora a destinazione.
Quando scendono
possibilmente fa ancora più caldo. Louis sbuffando lascia
andare il trolley per arricciarsi le maniche corte della maglietta
fin sopra le spalle. Zayn, poco avanti a lui, sembra il solito
modello di Louis Vuitton, con la pelle lucida al punto giusto e i
capelli sistemati in una piega perfetta.
Lo odia.
“Sembra carino.”
esordisce proprio quello, mentre fissano entrambi con occhio critico
la struttura bianca tipicamente greca, con la porta e gli infissi di
colore blu e una pianta rampicante piena di fiori rosa, che ricopre
gran parte del muro.
Louis mugugna qualcosa e
poi, stufo del sole cocente che ha cominciato a battergli sulle
spalle, raccoglie di nuovo il suo trolley e decide che è l'ora
di entrare. Zayn lo segue.
Non sembra affatto male,
neanche dentro. Appena entrati, sulla loro destra ci sono delle sedie
in legno con dei cuscini azzurrini e davanti un piccolo tavolino con
delle riviste greche. Sui muri, candidamente bianchi, sono appese
alcune foto del paesaggio dell'isola, qualche conchiglia, una o due
stelle marine. Molto delicato.
Dietro il bancone della
piccola reception, sempre fatto in pietra bianca, ci sono due ragazzi
che stanno molto evidentemente litigando davanti ad un computer e non
si sono accorti a quanto pare del loro arrivo. Sono un po' rumorosi,
a dire il vero.
Louis li squadra, senza
vederli veramente e non sapendo bene che fare, fin quando non riceve
una gomitata sul fianco da Zayn che gli fa cenno con il capo di
muoversi e dire qualcosa, così scuote appena le spalle e
tossisce per rendere palese la loro presenza.
“Buon pomeriggio!”
dice poi, con un sorriso tirato, mentre aspetta che i due ragazzi si
voltino a guardarli.
“Un minuto!”
esclama il più alto dei due, mentre assesta sulla testa del
biondo uno schiaffetto e gli dice qualcosa in greco, indicandogli il
computer. Cosa che né Louis né Zayn, dopo essersi
guardati quasi sconvolti, capiscono.
Alla fine dopo pochi minuti
qualcosa sembra risolversi perché, il ragazzo che prima aveva
parlato, si sistema meglio la camicia azzurrina e tira su il viso
rivolgendolo finalmente verso Zayn e Louis, che sono ancora lì
fermi interdetti.
“Scusateci, stavamo
risolvendo un problema che Niall qui ha creato. -esordisce,
schioccando un'occhiata irritata verso il biondo, che nel frattempo
si è alzato dalla sedia- comunque io sono Harry, come possiamo
esservi utili?” chiede poi, facendo nascere un sorriso timido
sulle labbra e due fossette ai lati della bocca, che non si addicono
affatto ai modi che ha avuto finora.
Louis lo guarda incuriosito,
piegando leggermente la testa. È alto, magro, due spalle che
sembrano quelle di un nuotatore. Magari lo è. I suoi capelli
ricci sono tirati indietro da una fascetta di tessuto azzurro e pensa
che se fossero biondi, come quelli del suo amico affianco, potrebbe
benissimo assomigliare ad un putto raffaellesco, complici anche le
labbra rosa magenta, le guance adombrate di rosso e quegli occhi
verdi petrolio, che ora lo stanno scrutando forse in attesa di una
risposta.
Forse lo ha fissato; un
po'.
“Mmh si -mormora-
vorremmo sapere se avevate delle stanze?” chiede, mordendosi il
labbro inferiore, mentre continua a guardare il ragazzo di fronte a
sé. Harry.
A quel punto è il
biondo ad intervenire.
È con entusiasmo
infatti che dice “certo che le abbiamo!” mentre recupera
un'agenda, che inizia a sfogliare veloce. “È un piacere
avervi qui, quest'isola è così noiosa a maggio. Non so
perché ma i clienti arrivano tutti da metà giugno in
poi. Come mai siete qui?” a quel punto però si ferma,
perché Harry gli assesta una gomitata in pieno stomaco.
“Scusatelo -riprende
quindi lui gentile- è un po' logorroico e impiccione.”
sorride apologetico, voltandosi poi verso il biondo che ha messo su
un broncio adorabile.
“Il biondo è
mio.” gli sussurra allora all'orecchio Zayn.
Louis si volta sconvolto a
guardarlo, mentre l'altro alza le spalle incurante di ciò che
ha appena detto.
“Quindi una doppia?”
chiede Harry, mentre è già pronto a prendere la chiave
di una camera dalla mensolina dietro di lui.
Louis sorride leggermente e
poi scuote la testa. “No noi non- cioè non-” cerca
di dire. Ma che gli prende?
“Noi non scopiamo!”
afferma Zayn.
“ZAYN!” lo
riprende allora Louis, con le guance in fiamme e gli occhi che
rabbiosi si vanno a fermare su quelli del moro, che divertito, si
unisce alla risata del biondo, Niall, che sembra trovare il tutto
molto comico.
Louis, al contrario,
imbarazzato riporta lo sguardo su di Harry, che sta guardando la
scena anche lui divertito ma senza esternarlo troppo e che lo
accoglie con un sorriso gentile.
“Due singole allora?”
chiede poi, poggiando due chiavi sul bancone.
Louis annuisce timido.
“Venite vi facciamo
strada.” li invita il riccio, indicando con il braccio le scale
in pietra.
“Il mio nome è
Zayn in ogni caso e lui è Louis.” chiarisce il moro
mentre salgono le scale.
“Siete inglesi?”
chiede Niall, che si trova a capo del gruppo.
Entrambi rispondono in modo
affermativo.
Possibile che non li
abbiano riconosciuti? Meglio così.
“Queste sono le vostre
camere -dice Harry, una volta raggiunto il secondo piano- per
qualsiasi cosa potete chiamarci di sotto, durante il giorno; la sera
chiudiamo la porta alle due e mezza, perciò se intendete
tornare più tardi fatecelo sapere che vi lasceremo aperta
quella sul retro e vi spiegheremo come arrivarci. Noi dormiamo al
piano di sopra quindi se durante la notte succede qualcosa veniteci a
bussare, ci sono solamente due porte quindi non vi sbaglierete. Dato
che non siamo abituati ad avere ospiti durante questa stagione
nell'albergo al momento non c'è personale. Ma io mi occuperò
dei pasti e Niall delle camere, se vorrete che vengano messe in
ordine.”
“Grazie.” lo
ringrazia Louis, sorridendo anche a Niall.
Zayn fa lo stesso e li
guardano andare via.
“Lou?” lo chiama
dopo pochi secondi che sono stati lasciati soli.
“Si?” si volta
verso di il moro, con sguardo interrogativo.
“La tua fantasia di
essere scopato sopra il bancone di una reception sta per
realizzarsi.” dice convinto, mentre gli sorride furbo.
Louis non gli risponde
neanche, si volta, apre la porta della sua camera e la richiude,
senza nemmeno preoccuparsi di far piano.
Maledetto il giorno in
cui ha pensato fosse una buona idea raccontargli cosa gli sarebbe
piaciuto fare almeno una volta nella vita.
ATTO SECONDO
Il primo giorno tutto appare
strano agli occhi di Zayn e Louis. Non ci sono sveglie che suonano, o
telefoni che squillano impazziti. Non devono correre da una parte
all'altra di Londra e nessuno gli chiede di rifare il ponte per quel
pezzo. La quiete regna sovrana. Tutto ciò che si sente sono le
onde che si infrangono contro gli scogli, le cicale la sera e Harry e
Niall che ridono come al solito per qualcosa; se non si stanno
urlando contro, in greco.
Il secondo giorno, di comune
accordo, dopo la colazione scendono in paese per vedere cosa offre.
Nulla. Non c'è davvero niente, se non il mercato
ortofrutticolo e quello del pesce. Non ci sono discoteche, solo un
piccolo bar in una via alquanto stretta e un forno a pochi passi
dall'albergo, che hanno scoperto essere di proprietà della
mamma di Harry. C'è la spiaggia, ma a Zayn non piace il mare,
perciò è esclusa come attività.
Il terzo giorno si sono già
abituati ad Harry che la mattina, alle otto in punto, gli porta la
colazione (Beh in verità la porta a Louis, ma Zayn scavalca il
balcone prima che il riccio possa anche solo dire di aspettare
perché, ovviamente, l'avrebbe portata anche lui.). Al pranzo
consumato direttamente sul bancone della cucina, mentre Niall scrive
sulla lavagna parole in greco da far imparare a Louis e Zayn; ed
ovviamente pensano entrambi che una volta tornati a Londra si
sentiranno persi senza la cena sotto la veranda in legno alle nove e
mezza di sera, perché “mi dispiace my Lord, ma qui non
siamo in Inghilterra e si fa a modo nostro.”.
Sono passati già
quattro giorni da quando sono arrivati e Louis sembra essersi
ambientato al punto da non chiedere più di tornare a Londra.
Zayn dubita alquanto che sia
solo per la mancanza di impegni e la bellissima vista che si trova
davanti ogni qualvolta apre la finestra; come sostiene lui.
O per meglio dire, della
vista di qualcosa si tratta, ma non certo quella del mare greco.
Piuttosto quanto quella di un greco. Zayn più di una volta da
quando hanno messo piede in quell'albergo l'ha dovuto riprendere
perché si era fissato ad osservare quel visino angelico.
In realtà Zayn ha
quasi paura che tutto ciò gli stia iniziando a piacere troppo.
Ha paura che una volta tornato a Londra gli mancherà la luna
che sorge sul mare la sera, o Harry che canta mentre cucina per
loro.
Probabilmente più di
tutto crede che potrebbe mancargli Niall, che ogni mattina, alle
cinque in punto si siede sul muretto della piazzetta di fronte
all'albergo e comincia con la chitarra a suonare.
Il punto è che Zayn è
dall'età di quindici anni che soffre di insonnia; dorme si e
no tre ore a notte e si sveglia al minimo rumore. Ed è per
questo che sin dal primo giorno, alle quattro e cinquantasei, quando
sa che il sole sorgerà da lì a mezz'ora e che Niall
uscirà dalla porta principale dopo quattro minuti, lui apre le
persiane blu e aspetta affacciato alla finestra.
Ha avuto modo di osservarlo
bene. Ha capito che sotto la tinta bionda ha i capelli castani, i
suoi occhi sono celesti, non azzurri, è mancino; ha una bella
voce. A giudicar da come muove le dita su quelle corde è
facile pensare che lo faccia da abbastanza tempo.
Sa anche che ogni mattina
alle sei arriva un ragazzo che gli consegna le bottiglie del latte,
la frutta e qualche verdura. Ma devono essere amici, perché
Niall, prima che quello vada via, lo saluta sempre con un bacio
affettuoso sulla guancia.
Quando però quella
mattina si sveglia e l'orologio del suo telefono segna le cinque e
mezza, rimane a fissarlo per cinque minuti buoni, mentre si massaggia
le tempie e si chiede come mai sia riuscito a dormire di più.
In ogni caso dopo essersi
alzato dal letto, come da programma apre le persiane. Il sole è
già sorto e Niall è di sotto, che, se non si sbaglia,
sta suonando Come To Me dei Goo Goo Dolls. Sorride. Gli piace quella
canzone.
“Buongiorno! Dormito
di più questa mattina?” esordisce il ragazzo in
piazzetta, facendo gelare il sangue nelle vene di Zayn.
“Come?” chiede
incerto, appoggiandosi meglio al davanzale.
“Sono le cinque e
mezza, di solito quando arrivo qui tu sei già lì.”
chiarisce l'altro, mentre poggia la chitarra sulle sue gambe
incrociate.
Ah! Quindi si era già
accorto di lui nei giorni precedenti.
Zayn sorride imbarazzato
allora. “Io non dormo bene. Mi sveglio presto, anche a Londra.”
ammette. Sente l'altro ridere appena. Quel ragazzo è così
solare.
“Che ne dici se scendi
e vieni a farmi compagnia? Vediamo quanto ne sai di musica!” lo
sfida quasi, guardandolo sempre dal basso lì dove si trova.
Zayn si limita a fissarlo
per un minuto, poi annuisce e l'istante dopo è già di
sotto.
“Buongiorno!”
esclama di nuovo il biondo. Volto ora verso la porta.
“L'hai già
detto.” gli fa notare allora Zayn, mentre cammina verso di lui
con le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Si, ma tu non mi hai
risposto.” dice Niall, mettendo il broncio.
Zayn sbuffa una risata e
mentre si siede sul muretto accanto a lui “buongiorno!”
ripete, con il più solare dei sorrisi.
“Canti con me?”
gli chiede poi diretto il biondo, riprendendo la chitarra su le
mani.
“E se svegliamo
qualcuno?” domanda dubbioso.
“Si complimenteranno
con noi. O almeno con me di sicuro, sono un usignolo, quanto a te,
anche se sei stonato come una campana, e non sto dicendo questo,
almeno sei bello e nessuno riuscirebbe ad insultarti.”
Zayn rimane esterrefatto per
qualche secondo. E non dovrebbe poi stupirsi molto, visto che è
pieno di riviste e fans che gli urlano dalla mattina alla sera quanto
sia stupendo. Ma Niall l'ha detto con una dolcezza ed uno sguardo
ammirato che mai gli era capitato di vedere.
“Forza allora -lo
incita- vediamo che sai fare biondo!” sorride.
Niall poggia le dita sulle
corde. “La conosci count on me, di Bruno Mars?” gli
chiede, mentre comincia a suonare le prime note.
Zayn lo guarda con un
sopracciglio alzato e “per chi mi hai preso?” dice e poi
aspetta che il biondo canti la prima strofa, per seguirlo
immediatamente con quella dopo. Niall sembra quasi stupito quando
arriva il suo turno. Come se si aspettasse davvero che fosse
stonato.
Vanno avanti per un po'.
Alla fine di ogni canzone Niall gli fa i complimenti. Definisce la
sua voce angelica e ad un certo punto gli dice anche “dovresti
fare il cantante!” ma lui non risponde. Abbassa solo il viso
imbarazzato.
La verità è
che si sente bene lì, dove nessuno li conosce e non parlano di
quanto lui e Louis siano famosi, di come abbiano una vita
straordinaria, ma che in realtà a lui non piace così
tanto. È stanco di Londra e dello schifo che lo circonda, sta
su quell'isola da soli quattro giorni e vorrebbe rimanere lì
per sempre.
Alle sei poi, come
presupponeva, arriva il ragazzo che fa le consegne. Niall glielo
presenta; quindi alla fine scopre che il suo nome è Liam,
lavora al mercato in fondo al paese ed è il fratellastro del
biondo. È per metà greco e per metà inglese ed è
lui che ha imparato la lingua a Niall ed Harry. È simpatico ed
amichevole, tanto che li convince a cenare tutti insieme quella
stessa sera. Zayn non trova veramente motivo per rifiutare.
Now I get a
holiday
Wherever I
go I must stay
I don’t
plan on coming back
Ever if I
can hold back
Now I get a
holiday
Think I’ll
stay
Quando Louis comincia a
scendere le scale, dopo essersi fatto una doccia calda ed essersi
cambiato con dei vestiti puliti, guarda l'orologio e si accorge che
sono appena le sei. È ancora troppo presto per la cena. Ma in
camera sua non ha nulla da fare, internet non prende e in ogni caso
se accendesse il telefono comincerebbe probabilmente ad impazzire per
colpa di Eleanor alla quale non è affatto andato a genio il
modo in cui è sparito.
Il punto comunque è
che Zayn dorme, stranamente. Forse l'ennesima escursione, alquanto
inutile tra l'altro perché avevano già appurato il
secondo giorno che su quel l'isola non c'è nulla, l'ha
stancato davvero. Gli sembra un'ingiustizia svegliarlo, dal momento
che è davvero raro saperlo rilassato a tal punto da vederlo
dormire.
In realtà non sa
neanche lui perché ha deciso di uscire ed andare al piano di
sotto, dunque si è già voltato per risalire i gradini
verso la sua camera, quando “Lou!” esclama una voce roca
e bassa dietro di lui, che cercando di fermarlo lo spaventa e lui
perde l'equilibrio. Sta già immaginando a dove verrà
portato nel momento in cui si schianterà sulla pietra dura
delle scale, se non fosse che invece di un atterraggio duro ad
accoglierlo trova un petto largo e due braccia forti. “Attento.”
lo riprende Harry infatti, mentre con facilità lo riporta con
i piedi per terra.
Louis, già rosso in
viso, un po' impacciato si volta verso di lui e gli sorride
imbarazzato. “Oops!” mormora con le guance rosse e gli
occhi puntati su quelli di Harry che “ciao.” gli
risponde, facendo comparire una fossetta su una guancia. “Grazie.”
gli sussurra poi Louis, mentre inizia a mordersi nervoso il labbro.
Harry ride leggermente e
“colpa mia, ti ho spaventato.” ammette, mentre si tocca
il retro del collo. “Dove stavi andando comunque?” gli
chiede, alzando finalmente gli occhi verso di lui.
Louis in quel verde ci
rivede l'acqua del Tamigi quando su Londra splende il sole. Il vetro
delle bottiglie che suo nonno collezionava. I prati quando è
mattina presto e sui fili d'erba ci si forma la rugiada.
“Io non- volevo solo-
credo che tornerò-” balbetta. Ha quasi venticinque anni
ma si ritrova a non riuscire a mettere insieme due parole per formare
una frase di senso compiuto solo perché un ragazzo carino lo
sta guardando con l'aspettativa negli occhi e una fossetta troppo,
troppo, pronunciata su una guancia.
“Se vuoi puoi venire
con me in cucina -gli va infine in aiuto Harry- stavo andando di là
per cominciare a preparare la cena, puoi anche darmi una mano, sempre
se non ti scoccia?” gli offre, indicando poi quasi imbarazzato
la porta che dà verso la veranda e poi sulla cucina.
Louis arrossisce leggermente
e “vengo, ma non so cucinare e sai questo posto mi piace
abbastanza da essere sicuro di non volerlo mandare a fuoco.” lo
avverte, spostandosi poi un ciuffo di capelli che gli è
ricaduto sulla fronte.
Harry allora ride, in modo
spontaneo e rumoroso. Non pensava di essere così divertente.
“Oh andiamo sciocco -comincia afferrandogli una mano- ti
insegno come si fanno i muffin allo yogurt e frutti di bosco, sono la
mia specialità!” afferma entusiasta e se lo tira dietro,
sempre tenendolo per mano, fino a quando sorpassano la terrazza e
subito dopo la porta della cucina.
Per un po' Louis rimane
solamente i piedi accanto ad Harry, mentre gli spiega come fare
l'impasto e come vanno cotti, addirittura gli consiglia quale yogurt
sia meglio mettere per non far risultare la pasta troppo dolce.
Circa mezz'ora dopo, Louis è
seduto sul piano d'acciaio, con una scodella verde fra le mani mentre
amalgama lo yogurt con i frutti di bosco e Harry lascia che l'impasto
lieviti leggermente mentre lui comincia a tagliuzzare le verdure per
il pesce che cucinerà quella sera e che, a quanto ha capito,
un certo Liam porterà dal mercato.
“Quindi Louis, come ci
siete finiti su quest'isola sperduta nel mediterraneo?” chiede
ad un certo punto Harry. Mentre si volta a guardarlo.
Louis alza le spalle, quasi
divertito. “Non lo so?” risponde, poi scrolla il capo.
“Zayn mi ha chiamato cinque giorni fa alle tre della notte e mi
ha detto partiamo ed io ho risposto partiamo? è lui ha fatto
si, amico, ho già prenotato due biglietti, andiamo in Grecia a
quel punto io ho detto in Grecia? e lui si è limitato a dirmi
domani mattina sono alle sette sotto casa tua, non avvertire Eleanor
e poi mi ha chiuso il telefono in faccia. Perciò eccoci qui!”
spiega e spera di essere stato abbastanza esaustivo perché sul
serio non ci sono altri motivi per giustificare la loro presenza lì.
Harry ridacchia divertito,
ma poi Louis lo vede accigliarsi un minuto ed alzare il viso verso di
lui con uno sguardo confuso ad adombrargli il chiarore degli occhi.
“Eleanor è la tua ragazza?” domanda schietto, per
poi portarsi una mano a coprirsi la bocca. “Scusa non sono
affari miei.” fa apologetico, voltandosi di nuovo per impegnare
le mani in altro, altrimenti è sicuro finirebbe per
torturarsele. Riceve tuttavia in risposta una risatina di Louis che,
scendendo dal bancone, si avvicina e “no, è la mia
assistente, forse la mia migliore amica, ma di certo non la mia
fidanzata. Diciamo proprio che non rientra nei miei gusti. Se sai
quello che intendo..” poi poggia la vaschetta con lo yogurt
vicino ad Harry, non prima di infilarci un dito dentro per sporcargli
la guancia.
E ok! Quand'è che
è diventato così coraggioso? E poi " se sai cosa
intendo?" davvero, è impazzito?
Harry a quel punto gira
lentamente il viso verso di lui e mentre si morde il labbro inferiore
annuisce, mantenendo sempre il contatto visivo con lui.
Louis sorride,
inspiegabilmente felice e gli si avvicina ancora di più, si
alza sulla punta dei piedi e, senza pensarci troppo, gli lecca via lo
yogurt dalla guancia.
“Mh, è buono!”
afferma, mentre ritorna a sedersi sul bancone dove era prima e
trattiene una risatina dopo aver visto Harry diventare del colore dei
pomodori che sta tagliando.
Quando si ritrovano tutti di
sotto sono ormai le sette e mezza della sera e Louis ha conosciuto
anche quel Liam, che Harry gli ha detto essere il fratellastro di
Niall e il suo migliore amico. Mentre aspettavano ha scoperto che
Harry ha casa ad Atene e vive in un piccolo appartamento con Niall,
che l'albergo era dei suoi nonni come la pasticceria e che è
da quando è nato che viene sull'isola tutte le estati, ma solo
da quando ha finito il liceo che lui e Niall ne hanno preso la
gestione. Harry poi gli ha parlato di sua sorella Gemma, che si trova
momentaneamente in Australia. Louis ha colto l'occasione per parlare
anche un po' di sé, gli ha raccontato di Lottie e Felicitè
che stanno entrambe finendo la scuola d'arte e delle gemelle che
stanno per iniziare il loro secondo anno di liceo, di sua madre che
aspetta di nuovo due gemelli e crede di avee definitivamente
conquistato Harry quando gli ha detto che non vede l'ora che nascano
per poterci giocare insieme e portarseli, quelle rare volte che è
a casa di sua madre, a dormire nel letto grande con lui.
Zayn lo salva più
volte quella sera dal non rimanere incantato quando si ritrova ad
ascoltare Harry che parla.
Cerca anche di non arrossire
troppo quando, dopo aver addentato i loro muffin, al riccio scivola
un po' di yogurt al lato del labbro e Louis, che gli è
ovviamente accanto, glielo fa notare. Harry, che dopo essersi passato
la lingua sulla bocca sogghigna, si sporge sulla sedia ed avviandosi
al suo orecchio “potevi farlo tu per me no? sei un tale
esperto..” lo prende in giro, riferendosi palesemente al gesto
di prima. Ben gli sta. Ora si tiene anche quell'accenno di erezione
nei pantaloni.
È naturale quindi che
Louis pensi che Harry stia giocando con lui quando sente qualcosa
accarezzargli, per così dire, il dorso della sua mano,
poggiato sul bracciolo della sedia. Senza neanche spostare gli occhi,
tenendoli ben puntati su quelli di Niall che sta ancora parlando, si
avvicina all'orecchio di Harry, come aveva fatto lui prima e “non
credi di essere un po' troppo audace, giovane Harold?” dice
ghignando. Se si voltasse almeno un po' riuscirebbe a vedere lo
sguardo confuso del riccio che “che cosa intendi Lou?”
gli chiede. Louis sbuffa una risatina ironica e “non fare il
finto tonto, riccio. Sei bravo con i grattini, potrei eccitarmi.”
mormora, sempre più a bassa voce ed è in quel momento
che si volta per guardarlo e non trova altro che uno sguardo
interrogativo a fissarlo perciò “la mano!”
chiarisce, “che mano?” ribatte l'altro, arcuando sempre
di più le sopracciglia. Louis scocciato, perché okay
quel gioco è durato anche troppo e non risulta neanche più
sexy, “oh andiamo!” esclama, alzando finalmente la mano e
portandola davanti ai loro occhi, aspettandosi di trovare le dita di
Harry che lo stanno accarezzando, accorgendosi invece che non si
tratta di altro se non di un piccolo geco, che ha preso in parte il
colore della sua pelle.
Con il terrore negli occhi
lo fissa per qualche secondo, poi si volta verso Harry che ricambia
lo sguardo, ritorna con gli occhi sull'animale che si sta muovendo
lungo il suo braccio ora e poi. E poi urla. A voce alta, in modo poco
virile, potrebbe essere considerato l'acuto migliore della sua vita.
Urla e “toglimelo,
toglimelo, toglimelo..” ripete piagnucolando e agitando la mano
davanti agli occhi di Harry, che mentre lo guarda leggermente
sconvolto, come gli altri tre del resto, si aggrappa al suo gomito
per tenerlo fermo e poi con estrema accortezza prende il geco sulle
sue mani, accarezzandolo addirittura sulla parte superiore mentre se
lo adagia sul palmo.
Louis tira a quel punto un
sospiro di sollievo e comincia a passarsi la mano sulla stoffa dei
pantaloni per cercare di eliminare il prurito che il solo pensiero di
quell'animaletto sulla sua pelle gli ha provocato.
“Lou -lo richiama ad
un certo punto Harry, che è rimasto accanto a lui in perfetto
silenzio- è solo un geco.”
Louis si scuote per i
brividi che lo pervadono non appena lo nomina. “Mi fanno schifo
che cose che strisciano, ok?” afferma impettito.
Ed Harry vorrebbe davvero
annuire e dargliela vinta, perché lo trova così carino
con quel broncio, ma Zayn, che ha visto tutta la scena come anche
Liam e Niall, aspetta si e no qualche secondo per poi dire “non
tutte!” facendo poi l'occhiolino in direzione di Louis, che si
volta a guardarlo con la bocca aperta, suscitando maggiormente una
reazione ilare negli altri quattro, compreso Harry, che non smettono
finché Louis, scocciato, con un rumore sordo sposta la sedia e
si alza dal tavolo, cominciando con passo svelto a camminare verso la
piazzetta.
“Lasciate stare, è
una regina del dramma, fra poco torna.” li rassicura il moro,
ritornando poi alla conversazione con Liam e Niall che era stata
interrotta.
Ma Harry, che già
fissa dispiaciuto il posto ora vuoto accanto al suo, non ce l'ha fa
proprio ad ignorare semplicemente lo sguardo offeso con cui Louis si
era alzato lasciando la veranda. Perciò seguendo i suoi stessi
passi lo raggiunge, superando gli altri tre che lo ignorano
completamente.
“Lou!” lo
chiama, quando lo vede seduto sulla panchina accanto al muro sotto la
pianta fiorita.
“Ho capito H è
solo un geco, ma non li sopporto uguale. Perché possono
sembrare carini ed indifesi ma io li trovo solo viscidi. Perciò
puoi anche tornare di là con gli altri a ridere.”
Harry, che di pazienza ne ha
tanta, sospira e si va a sedere vicino a lui.
“È ok -gli dice
quindi, dopo che Louis ha leggermente voltato il viso verso di lui-
io odio i gabbiani!” confessa e Louis è sicuro che
potrebbe vederlo arrossire se non fosse che non sono illuminati da
altro, se non la luna in cielo.
Ride leggermente e poi,
audace, poggia la testa sulla spalla del riccio. “Mi piace qui
sai?” dice, prendendo a fissare il cielo blu stellato.
“Mh -mormora Harry,
che nel frattempo ha cominciato a lasciargli delle carezze gentili
tra i capelli- siete andati in spiaggia?” chiede poi, fissando
al contrario gli occhi sul mare che appare solo come una distesa nera
infinita, che riflette a mala pena le luci delle stelle.
Scuote la testa Louis,
aggiungendo solo “a Zayn non piace.”
“Ti ci porto io!”
gli offre allora Harry.
E Louis, davvero, non può
rifiutare.
Se quella sera, prima di
andare a dormire, chiede ad Harry di controllare che nel suo letto
non ci sia qualche animale esotico. Beh affari suoi. Se poi non
appena quello lo fa lo ringrazia con un bacio sulla guancia. Non è
proprio necessario che qualcuno lo sappia.
ATTO TERZO
Louis la mattina dopo si
sveglia con Harry che bussa alla sua porta. Sa che lui perché
beh, è da quando sono arrivati che gli porta la colazione in
camera perciò non potrebbe essere davvero altrimenti.
Quando apre la porta ed
infatti lo vede appoggiato allo stipite mentre sistema
meticolosamente il vassoio che ha in braccio, gli nasce un sorriso
tenero sul viso.
“Buongiorno H!”
lo saluta, facendolo leggermente sussultare, a quanto pare non si era
reso conto si fosse alzato per andargli ad aprire.
“Buongiorno Lou, oggi
ti ho portato un tè ai frutti rossi e due biscotti ai ribes,
li ha fatti mia madre spero ti piacciano.” gli dice,
porgendogli il vassoio sorridendogli gentile.
Louis lo afferra e lo scruta
attentamente.
“Vuoi entrare?”
gli chiede, scostandosi leggermente dall'entrata.
Sembra aver posto la domanda
che l'altro aspettava, perché infatti lo vede annuire
energicamente ed infilarsi nella stanza, chiudendosi la porta
dietro.
Si dirigono verso il balcone
dove c'è il tavolino rotondo su cui Louis sistema la su
colazione. Poi si sporge verso quello di Zayn, osservandolo
dubbioso.
“Cosa cerchi?”
gli domanda Harry.
“È strano, tu
hai bussato alla mia porta e mi hai portato la colazione, ma Zayn non
è ancora qui..” esamina ad alta voce la situazione,
continuando a guardare verso la porta finestra del moro.
“Oh già!
-esclama allora Harry- non c'è.” lo informa, sedendosi
sulla sedia di fronte alla sua.
“Che significa che non
c'è?” chiede accigliandosi, mentre comincia a girare il
tè che emana davvero un ottimo profumo. Cannella sembra..
forse è Harry. È decisamente lui.
“È partito
questa mattina con Niall, ha detto che si sarebbero fatti un giro
sulla grande isola e sarebbero ritornati in serata.” spiega.
Louis lo scruta per qualche
minuto assimilando la notizia.
“Bene!” dice
poi, con un sorriso già sulle labbra. “Noi che
facciamo?” e prende un sorso di tè.
Harry sembra illuminarsi, i
suoi occhi assumono una nuova tonalità di verde e gli sorride
raggiante. “Sai potremmo andare al mare, restare lì fino
al primo pomeriggio. Posso anche preparare dei panini e poi se vuoi
ti posso portare a far conoscere mia nonna e mia madre. Erano così
entusiaste quando le ho detto che avevamo due clienti in questa
stagione. Quando poi ci siamo stancati di ascoltare le loro
chiacchiere potremmo ritornare qui e non lo so farci una doccia, cioè
due, nel senso che ognuno nella sua camera, perché beh-
comunque dicevo, la doccia, e poi mi puoi aiutare a preparare la cena
e chiamare Liam per chiedergli se ci raggiunge e oddio, non te l'ho
neanche domandato, ti è saputo simpatico Liam? Se no vuoi che
venga a cena basta che me lo dici e preparò solo per noi
quattro e-”
“Harry fermati!”
lo stoppa Louis, scoppiando a ridere.
Harry emette un timido 'oh'
e abbassa lo sguardo sulla sue mani ed arrossisce.
“Scusa.” mormora
poi.
Louis ridacchia ancora e “va
bene. Cioè quello che hai proposto e puoi chiamare anche Liam,
ovviamente.” annuisce rassicurante, passandogli poi uno dei
biscotti che lui stesso gli ha portato.
Harry rialza gli occhi verdi
verso i suoi e si morde un labbro, afferra il biscotto e lo
mordicchia sulla punta. Sorride appena, ma Louis lo sa che si sta
trattenendo.
Dopo una mezz'ora Harry
lascia la sua camera, dicendogli che lo aspetterà di sotto non
appena avrà fatto.
Louis quindi si fa una
doccia veloce, si infila un costume blu con delle tartarughe rosse
sotto un paio di shorts che gli arrivano appena sopra il ginocchio e
poi una maglietta bianca. Alla fine si ricorda di prendere gli
occhiali da sole scuri che ha lasciato in valigia ed esce dalla
stanza.
Harry è di sotto,
seduto sul bancone della reception ad aspettarlo, come ha detto che
avrebbe fatto. Ha accanto uno zainetto a scacchi e non porta nulla di
diverso da come lo aveva visto prima nella sua stanza. La camicia
bianca scollata che lascia intravedere le due rondini, un paio di
shorts anche lui di jeans. Di nuovo c'è solo un cappello con
una fascetta in pelle marrone a coprirgli i ricci. È così
bello, pensa Louis mentre scende gli ultimi scalini e lo raggiunge.
“Andiamo?” lo
incita, non appena lo raggiunge.
Harry alza il viso, lo vede
osservarlo per un minuto appena, poi annuisce.
Scende dal bancone, inciampa
accidentalmente sui suoi stessi piedi, Louis lo salva dallo
schiantarsi a terra. “Grazie.” gli mormora timido.
Profuma di cannella.
Camminano a piedi circa tre
quarti d'ora. È caldo, perché sono le dieci e mezza e
il sole splende alto nel cielo, ma Louis non si lamenta affatto. Non
fin quando Harry è accanto a lui che gli racconta di come
quando da piccolo i suoi compagni di classe lo chiamavano bambi, per
via delle sue gambe lunghe, o come gli piace intrecciare fiori fra i
suoi capelli.
Quando sono ormai quasi alla
fine della strada, Harry gli comincia a chiedere il significato dei
suoi tatuaggi. Louis gli spiega il 'far away' che si è fatto a
vent'anni, quando si è cominciato a sentire davvero troppo
lontano dalla sua famiglia. Poi passa al cervo con il cuore al
centro. Gli spiega che originariamente c'era solo un cuore con delle
cuffie, che a diciotto anni aveva voluto perché a quel tempo
per lui la musica era tutto, il cervo era venuto solo dopo, quando
aveva capito che gli serviva forza per andare avanti, che la musica
non bastava più e quell'animale gli era sempre sembrato un
animale determinato e maestoso.
Harry non gli chiede perché
abita lontano dalla sua famiglia. Non gli chiede perché ad un
certo punto la musica non è più stata abbastanza per
lui. Non gli chiede cosa lo fa sentire così impotente tanto da
portarlo a tatuarsi un simbolo che gli ricorda che può
farcela. E Louis gliene è così grato. Perché
Harry non sembra sapere nulla della sua vita in tutto il resto del
mondo. Lui sta imparando a conoscere solo il vero Louis, non il Louis
Tomlinson pop star internazionale. Ed è tutto ciò che
vuole.
La spiaggia la raggiungono
poco dopo che Louis ha spiegato ad Harry che alcuni dei disegni sul
braccio destro sono senza senso e fatti da ubriaco con Zayn e la
folle mania di tatuare ogni lembo di pelle scoperto.
Non si sorprende affatto di
vedere la distesa di sabbia praticamente vuota. Il riccio gli ha
spiegato che è difficile che sull'isola, durante i mesi che
non sono estivi, ci abiti qualcuno. Lui e Niall, ad esempio, restano
lì solamente da aprile fino a metà settembre, poi
ritornano ad Atene.
La sensazione della sabbia
calda sotto i suoi piedi è rilassante, il caldo avvolgente. Si
sente un bambino di cinque anni quando si mette a correre per
raggiungere la riva del mare per toccare finalmente l'acqua; ma non
se ne vergogna, non finché Harry è di qualche passo
distante da lui e ride della sua spensieratezza.
“Facciamo il bagno?”
si volta a chiedergli, negli occhi la speranza di poter sentire una
risposta affermativa da parte del riccio.
Harry ovviamente gli dice di
si. Lo fa con gli occhi verdi che con il riflesso del mare hanno
assunto una tonalità quasi tendente al blu cobalto e la testa
piegata di lato mentre annuisce e lo guarda con un sorriso
affettuoso.
Due minuti dopo sono
entrambi con i piedi immersi nell'acqua trasparente e nudi, fatta
eccezione per i costumi. Forse quella di spogliarsi non è
stata una buona idea. Perché Louis è quasi sicuro che
se non si immergerà subito nell'acqua gelata, si ritroverà
con un'erezione distinta a causa di Harry, del suo costumino giallo
che non gli copre neanche metà coscia e del suo fisico così
tremendamente asciutto ma allo stesso tempo tonico.
“Chi arriva per
ultimo al tronco torna all'albergo senza costume!” esclama
Louis e poi senza neanche dare il tempo ad Harry di prendere atto
della sfida che gli è stata appena lanciata si tuffa.
L'impatto con l'acqua fredda
gli mozza il fiato ed è costretto a riemerge immediatamente.
Non appena si volta per guardare dove il riccio si trovi lo vede
appena dietro di lui, che gli sorride con gli occhi cercando di
scostarsi dagli schizzi che egli sta producendo con i piedi e dai
ricci che gli ricadono sulla fronte.
Il tronco che devono
raggiungere è quello che si trova alla fine della banchina e
sporge orizzontalmente. Non è neanche troppo lontano
effettivamente, ma Louis non è mai stato così dedito
allo sport e Harry dietro di lui non sembra volergliela dare vinta.
Non si sente in colpa perciò quando ad un certo punto si gira
e afferra il riccio per una spalla e lo spinge sott'acqua. Poi
riparte, senza guardare indietro.
È quasi arrivato alla
meta quando si accorge di non sentire più rumore dietro di
lui, perciò con sguardo mesto guarda il tronco e si gira di
nuovo. Ma Harry non c'è. Si guarda a destra e sinistra un paio
di volte, si tira indietro il capelli che gli coprono la fronte.
“Harry? Harry andiamo non è divertente!” lo
chiama, cominciando a nuotare di nuovo da dove era venuto. “Harry..”
Prova di nuovo.
“Che stai facendo?”
si sente chiedere da una voce poco distante. Così si gira e lo
vede, seduto sul tronco con i piedi in acqua, che lo guarda divertito
e con un sopracciglio alzato.
“Tu- come- ti odio!”
sbotta Louis, sbattendo le mani sull'ora dell'acqua esasperato e
ritornando a nuotare verso il tronco.
“Sai Lou, da piccoli e
io e Niall facevamo a gara a chi mantenesse per più tempo il
fiato sott'acqua.” comincia a dire, sorridendo e sbattendo i
piedi e schizzandosi il viso come fosse un bambino.
Louis, che nel frattempo
l'ha raggiunto, lo guarda accigliato.
“Non è giusto!”
afferma. Mettendosi poi fra le gambe aperte di Harry e guardandolo
dall'alto.
“Oh certo perché
è stato leale da parte tua part-” ma Louis non gli dà
il tempo di finire la frase, perché con una spinta
particolarmente energica sulla spalla lo fa sbilanciare all'indietro
e l'altro senza punti d'appiglio inevitabilmente si capovolge in
acqua.
Louis comincia a ridere.
Ride mentre lo vede fare una capriola in acqua, mentre si appoggia
con i gomiti sul tronco per vederlo rialzarsi, continua a ridere
quando Harry torna in superficie e scuote la testa per mandare via
l'acqua dai ricci. Continuerebbe a ridere effettivamente, se non
fosse che Harry si mette nella sua stessa posizione, ma dalla parte
opposta. I suoi occhi verdi lo stanno fissando con una strana luce e
Louis si sente quasi messo in soggezione.
Ha la possibilità di
osservarlo sul serio. Vorrebbe potergli toccare la mascella e
raccogliere con le dita quelle gocce d'acqua che gli si sono fermate
sulle ciglia.
Harry sembra fare lo stesso,
perché nota i suoi occhi muoversi per niente intimoriti su
tutto il suo viso.
“Sto per farlo, se
vuoi fermami.” gli dice proprio Harry ad un certo punto.
Louis sta quasi per
chiedergli cosa, ma poi lo vede come i suoi occhi grandi sono puntati
sulle sue labbra e quindi “perché dovrei farlo?”
gli chiede, mentre si passa la lingua sul labbro inferiore.
“Non lo so perché.”
risponde. Portando poi il pollice a separargli le labbra e facendolo
passare su di quelle, gentile e bramoso.
“Sappi che non lo
farò.” lo informa, serio e con gli occhi che ora si sono
incastrati di nuovo con quelli del riccio.
“Bene.” esclama,
come ultima cosa.
Poi Harry si sporge
leggermente verso di Louis, poggiando il busto contro il tronco che
li separa, aggancia una mano dietro al suo collo e con impeto
avvicina le loro labbra.
È un bacio bagnato e
salato per via del velo d'acqua che ancora ricopriva le loro bocche.
Ma è anche dolce e intenso. Un semplice sfioramento che muta
non appena Harry, fattosi coraggio, fa passare la propria lingua sui
denti di Louis, che si fa scappare un piccolo gemito e poi apre la
bocca per permettere all'altro l'accesso. È un gioco di lingue
e sapori che si mischiano. Ma ci sono anche le mani di Louis che lui
intreccia nei boccoli bagnati di Harry e Harry che lo tira verso di
sé costringendolo ad alzarsi nella sua stessa posizione.
“Volevo farlo da
tanto.” confessa Louis, nel momento in cui si separano e
cominciano a respirare affannosamente l'uno nella bocca dell'altro.
“Ci conosciamo da sei
giorni.” gli fa notare Harry, che scende a posare un bacio
sulla pelle bagnata del suo collo.
“Volevo farlo da sei
giorni allora.” gliela dà vinta Louis, che tirandogli i
ricci sulla cute lo riporta di fronte a sé e unisce di nuovo
le loro labbra.
Si separano sul serio solo
quando entrambi cominciano a tremare per il freddo e le loro bocche
stanno diventando color prugna ma non solo per i baci e i morsi.
Tornano verso la riva
tenendosi per mano.
Se Harry nuota sott'acqua,
lo fa anche Louis. Se uno si ferma per respirare, l'altro lo aspetta
e nel frattempo lo accarezza.
Non si lasciano neanche
quando si distendono sulla sabbia bianca per asciugarsi al sole che è
ancora alto in cielo e riscalda l'aria.
Louis lascia passare forse
una mezz'ora prima di rotolare sul corpo di Harry e ricominciare a
baciarlo, ignorando la protesta dell'altro che si è
trasformata ora in una risata.
Mangiano all'ombra di una
palma, Harry poggiato contro una roccia levigata e Louis tra le sue
gambe. Si dividono il sandwich al formaggio che piace ad entrambi e
si scambiano un bacio o due ogni tanto.
Quando decidono di ritornare
verso l'albergo sono ormai le quattro del pomeriggio. Si incamminano
per mano e si fermano da Liam per salutarlo e poi continuare,
ignorando l'occhiata sbigottita che quello lancia alle loro dita
intrecciate.
Mentre percorrono la salita
Harry guarda stranito verso il cavallo dei pantaloni di Louis e “non
si era detto che chi arrivava per ultimo sarebbe tornato in albergo
senza costume?” gli domanda scettico.
Louis si volta e gli sorride
malizioso. “La scommessa riguardava solo il costume e chi ti
dice che io lo stia indossando?” constata, per poi tirare fuori
dalla tasca dello zaino che ora sta portando lui l'indumento che
aveva indossato per tutta la mattina.
Harry lo guarda imbronciato
mentre quello glielo sventola vittorioso davanti agli occhi, lascia
la sua mano e intreccia le braccia davanti al busto.
Ma non ha tempo di
continuare a fare l'offeso; non quando Louis gli taglia la strada e
si ferma davanti a lui, per poi afferrargli le guance e scoccargli un
bacio rumoroso sulle labbra. Sorridono poi entrambi mentre ancora si
baciano e poi ritornano a tenersi per mano e a camminare verso
l'albergo.
Harry alla fine lo porta
davvero a fargli conoscere sua madre e sua nonna. La prima è
una bella donna, ancora giovane, che somiglia incredibilmente ad
Harry. La seconda, più anziana, non sembra neanche dimostrare
gli anni che ha confessato di avere mentre parlavano. Lo accolgono
con un sorriso e lo lasciano andare con un abbraccio. Se non fosse
tanto assurdo da pensarlo, Louis potrebbe quasi sentirsi a casa.
Quando stanno poi per uscire
dal negozio Anne, li richiama appena in tempo e rivolgendosi ad Harry
dice “tesoro mi ha chiamato Niall, ha detto che ha provato a
telefonarti ma che non gli hai mai risposto. In ogni caso mi ha
pregato di dirti che né lui né il suo amico torneranno
per cena e non aspettarli alzati.”. Harry e Louis dopo
quell'informazione si guardano entrambi un po' interdetti e poi
scuotendo le spalle ringraziano ed escono definitivamente dalla
pasticceria.
Cenano da soli, quindi e
decidono anche di non chiamare Liam per passare la serata solo loro
due. Harry apparecchia il tavolino da due e accende una candela al
centro. Restano seduti l'uno davanti all'altro per ore forse, mentre
Harry accarezza il palmo della mano di Louis che gorgoglia
soddisfatto ad ogni sfioramento.
Ad un certo punto il riccio
gli chiede “per quando è previsto il ritorno a casa?”
e per un momento il mondo a Louis gli crolla sulle spalle; era stato
così impegnato a pensare a degli occhi verdi, i pomeriggi
passati a prendere il sole e le sere di fronte ad un bicchiere di
vino con una compagnia perfetta che si era quasi dimenticato che
quella non era la sua vera vita e che prima o poi tutto sarebbe
finito.
Rattristato da quei pensieri
abbassa gli occhi e scuote la testa. “Non lo so -mormora- siamo
partiti senza sapere neanche dove saremmo arrivati. Non abbiamo un
biglietto di ritorno per Londra.” spiega con calma, mentre si
lascia andare di nuovo ai tocchi leggeri delle dita di Harry.
Il riccio a quel punto fa
scivolare la sua mano sul suo polso e glielo stringe. “Cosa c'è
di tanto orribile che vi ha portato a fuggire su un'isola e non voler
tornare?” gli domanda, guardandolo con sguardo apprensivo.
“La realtà!”
dice solo Louis e poi cambia argomento.
Somehow I
know I’ll find you there
I wanna see
if you can change it, change it
Quando Louis lascia Harry a
pulire la cucina e rimettere a posto la veranda sono ormai le una.
Sono le due e un quarto
quando Louis, dandosi dell'idiota per l'ultima volta, si scosta le
coperte da dosso ed esce dalla sua stanza e senza fare rumore si
dirige al piano di sopra.
Arrivato davanti alla porta
di Harry bussa una volta e poi “Harry..” lo chiama, a
bassa voce. Dopo qualche secondo bussa di nuovo e “Harry mi
apri?” chiede, sperando che quello lo senta.
Sembra che ci sia qualcuno
in cielo a volergli estremamente bene, perché dopo appena due
minuti sente una chiave girare nella serratura ed una porta aprirsi.
Non riesce a vederlo
benissimo, perché l'unica luce proviene dall'abajour
all'inizio del corridoio che la notte rimane sempre accesa, ma Harry
ha addosso solo la biancheria intima, i suoi capelli sono arruffati e
si sta massaggiando gli occhi con un pugno chiuso.
“C'è qualcosa
che non va Lou?” gli chiede, con tono quasi preoccupato.
Louis si morde il labbro e
si trattiene dall'infilargli le dita fra i capelli e baciare i suoi
occhi gonfi per il sonno. Si muove insicuro sul posto e poi “il
fatto é che.. -comincia timido- non ho sentito Niall e Zayn
rientrare e sono sicuro che ancora non siano tornati e mi sento un
po' solo su quel piano perciò-” “perciò?”
lo incoraggia Harry, già sorridendo divertito. “Mi
chiedevo se avrei potuto-” ”se avresti potuto?”
ripete sempre il riccio dietro di lui. “Beh ecco.. se potrei
dormire con te?” gli chiede, ringrazia che quasi sicuramente il
buio oscuri le sue guance paonazze.
Harry, che nel frattempo lo
ha guardato con una sorta di orgoglio negli occhi, si scosta dalla
porta e “prego!” lo invita, prendendogli una mano quando
quello non si decide ad entrare e portandoselo dietro.
Lo fa sdraiare sul letto
matrimoniale e poi lo raggiunge. Louis si gira su un fianco e Harry
fa lo stesso per fronteggiarlo, poi gli getta una mano intorno ad un
fianco e se lo avvicina, tanto che le loro gambe nude si legano e i
loro petti senza magliette si sfiorano.
Louis con un braccio
poggiato sul bicipite di Harry, gli comincia ad accarezzare i capelli
e quando sente che gli occhi gli si stanno per chiudere “io e
Zayn siamo due cantanti famosi in tutto il mondo.” gli
confessa, con un sussurro appena. Harry allora, gli accarezza una
guancia e “lo so, Louis Tomlinson, lo so.” gli dice, poi
lo bacia cauto sulle labbra e poco dopo si addormentano entrambi.
Louis si sveglia perché
fa caldo, ha i capelli appiccicati sulla fronte e Harry gli sta
chiaramente accarezzando il fondo schiena. Tuttavia apre gli occhi
con lentezza, vorrebbe allungare le gambe ma sente ancora quelle di
Harry sulle sue perciò lascia stare. La prima cosa che vede è
Harry che guarda fuori dalla finestra assorto in qualche pensiero.
Cerca di attirare l'attenzione su di sé, mugugnando appena e
ci riesce, perché il riccio abbassa la testa verso di lui e lo
guarda incantato svegliarsi. Non appena Louis sorride, Harry lo fa di
rimando e il castano non riesce proprio a trattenersi e gli bacia la
fossetta sulla guancia sinistra, quella che ha notato essere più
profonda.
Harry se possibile sorride
ancora di più, poi gli afferra il mento con due dita e sposta
la bocca sulla sua. Gli dà il buongiorno con un bacio dolce e
umido, che li fa ridere entrambi ancora vicini.
“Dov'è la mia
colazione?” chiede ad un certo punto Louis, mettendosi a sedere
con le gambe incrociate sul materasso di fronte a Harry che è
invece appoggiato alla spalliera.
Il riccio ridacchia. “Ho
provato ad alzarmi ma non mi lasciavi andare, alla fine ci ho
rinunciato. Oggi rimani a digiuno!” afferma, con tono fra il
serio e il divertito.
“Non può essere
vero! -controbatte Louis- ammetti che non avevi voglia di alzarti e
facciamola finita.” finisce, incrociando le braccia davanti al
busto e alzando il mento in segno di sfida.
“Hai pienamente
ragione, non ne avevo affatto voglia!” gliela dà vinta
Harry alla fine, spostandosi dal suo posto e proiettandosi invece
verso di Louis, il quale dopo essersi steso sulla schiena perché
spinto lo accoglie fra le gambe aperte finché quello, mentre
entrambi ridono allegri, non riprende a baciarlo.
Si alzano solo perché
Harry, evidentemente eccitato, si solleva dal suo corpo con un ultimo
bacio e rosso in viso si chiude in bagno e Louis ancora disteso sul
materasso e anche lui con il suo stesso problema, lo sente aprire
l'acqua.
Non sa cosa lo ferma dal
raggiungerlo sotto la doccia, ma per scacciare quell'erezione
dolorosa è costretto a pensare a sua sorella fare sesso con
uno dei suoi migliori amici.
Quando Harry esce dalla
doccia si porta dietro una nuvola di profumo alla cannella. È
completamente vestito, i capelli tirati indietro da un pezzo di
stoffa leggero e una maglietta senza maniche dei Ramones sopra i
pantaloni stretti neri.
Ancora scalzo gli porge la
mano ed insieme vanno al piano di sotto e mentre Louis è
seduto sul bancone a canticchiare una canzone che passa alla radio
che Harry ha acceso, il riccio gli prepara il tè e i pancakes
ai mirtilli, perché da quando è lì sembrano
essere diventati il suo frutto preferito.
È nel momento in cui
si accorge di star sovrastando del tutto la voce del cantante che si
ricorda di quello che ha detto a Harry la notte prima.
Quindi “te l'ho
detto!” ammette titubante.
Harry, che fino al quel
momento era rimasto in silenzio, accennando appena un movimento con i
fianchi ad ogni ritornello, si volta e con un cipiglio confuso “cosa
mi hai detto?” domanda.
Louis incerto si schiarisce
la voce e “che sono un cantante.” risponde, iniziando a
passarmi le mani sudate sulle cosce ancora nude.
Harry alza le spalle,
noncurante e “già.” fa affermativo e si volta di
nuovo verso l'impatto dei suoi dolci.
Louis un po' confuso “lo
sapevi?” gli chiede, scendendo dal bancone ed affiancandolo.
Harry gira il capo appena ed
annuisce.
“Perché non me
l' hai detto?” fa, con la bocca quasi spalancata.
Harry, che stava per versare
il primo cucchiaio di impasto sulla padella calda, si gira per
fronteggiarlo, allunga due dita sotto il suo mento e gli chiude le
bocca. “Perché ho capito che parlarne non ti fa stare
bene e so di avere poco tempo con te e mi piaci, perciò non
voglio sprecarlo per discutere di qualcosa che tra l'altro presto o
tardi ti porterà via di qui. Per me sei solo Louis, non il
Tomlinson delle copertine di Billboard. Ora, se non ti dispiace, mi
piacerebbe ritornare a far finta di nulla come se ieri notte tu non
avessi deciso di dirmelo.” sbotta; per la prima volta da quando
è arrivato Louis non lo vede sorridere e si preoccupa quasi
quando quello si volta senza cambiare espressione per tornare a
preparare la colazione, ma basta il bacio sul collo che gli schiocca
subito dopo per farlo ritornare calmo e sereno, perciò Louis
si tranquillizza.
ATTO QUARTO
Una settimana, diventano
due. Poi diciassette giorni e allora venti. Zayn e Niall cantano
tutte le mattine, il moro gli ha detto che se mai aprirà una
casa discografica gli farà un contratto. Louis non dorme più
nella sua camera da quel famoso giorno in cui gli altri due erano
partiti per Atene. Harry tutte le mattine si sveglia e Louis dorme
sopra di lui, con i capelli scompigliati e la bocca leggermente
socchiusa. Quando invece Louis si sveglia è perché il
riccio sta bussando alla porta e allora lui va ad aprirgli e dopo
avergli lasciato un bacio casto sulle labbra gli prende il vassoio
dalle mani e comincia a fare colazione seduto al centro del letto fra
le lenzuola ancora stropicciate.
Spesso la mattina vanno al
mare. Lasciano Niall e Zayn in albergo e loro scendono verso la
spiaggia, restano lì fino al pomeriggio e poi tornano in
albergo. Ogni tanto discutono anche su cosa sia nato fra il biondo e
il cantante, perché di certo i rumori che provengono dalla
camera di Zayn ormai quasi tutte le notti non sono di certo passati
inosservati. Entrambi hanno provato a parlarci, ma sono stati
liquidati con “abbiamo deciso di chiamarla un'avventura
estiva”.
Stanno proprio parlando di
questo quando Harry, seduto sulla sabbia, mentre accarezza i capelli
quasi asciutti del castano gli chiede “e noi Lou? come
chiamiamo quello che abbiamo?”. Louis che davanti a lui ha le
gambe sulle sue, lo fissa per qualche minuto senza sembrar voler dire
niente e poi “è quello che è!” risponde,
portandogli un boccolo dietro l'orecchio ed accarezzandolo, mentre
l'altro si lascia andare a quel tocco e sorride soddisfatto dalla
risposta.
È difficile per
entrambi da credere, ma sebbene si conoscano da poco sembrano non
voler stare l'uno senza l'altro. Louis è sicuro del fatto che
non vedere Harry significherebbe farsi mancare il suo sorriso, le sue
labbra che hanno il colore dei ribes e i baci al sapore di cannella.
Harry non vuole sottrarsi agli occhi cangianti di Louis che lo
osservano spesso, alla vista delle rughette ai lati dei suoi occhi
quando lui lo fa ridere e ai baci ai lati della bocca che l'altro gli
lascia ogni volta che ne ha voglia.
Dormono poco, parlano tanto
e si baciano. Si può dire che ormai sanno tutto l'uno della
vita dell'altro e questo non sembra affatto andare bene a Zayn, che
alla vigilia della terza settimana su quell'isola, alle sei del
pomeriggio scavalca il balcone e senza avvisare entra in camera di
Louis che è ancora seduto in accappatoio dopo essersi fatto la
doccia.
“Zay!” lo
apostrofa il castano mentre si copre meglio.
Zayn sbuffa e si accascia
sul letto accanto a lui. “Ho già visto tutto di te
Louis!” gli ricorda.
“Cosa vuoi?” gli
chiede, leggermente infastidito da quell'intrusione inaspettata.
“Niente in
particolare.” risponde Zayn ignorando il tono irritato
dell'altro. “Solo sapere se reputavi l'idea di passare del
tempo su quest'isola ancora così malvagia?”
Louis alza la testa che
aveva tenuto abbassata fino a quel momento e lo guarda circospetto.
“Non proprio..” decide di dire. Senza lasciarsi scappare
che in realtà non vorrebbe neanche più tornarci a
Londra ora.
“È per Harry?”
continua il moro, allungando le gambe sul suo letto e le mani sotto
la sua testa per osservarlo meglio.
Louis spalanca gli occhi e
“cosa?” ribatte, alzandosi e andando a cercare qualcosa
da mettersi nell'armadio.
“Ti stai affezionando
a lui Louis, non è così?” sentenzia Zayn, che nel
frattempo si accende una sigaretta presa nel pacchetto che ora ha
lasciato sul letto.
Louis ci pensa qualche
minuto. Ha ragione, ma non vuole ammetterlo. Prende tempo, si infila
i pantaloni e la camicia azzurra stretta a maniche corte, cerca
qualcosa di convincente da dire ma alla fine l'unica cosa che gli
esce è “non dire stupidaggini. È solo Harry, tu
sai com'è.”
“No non lo so Louis!”
lo contraddice l'altro. Cercando di metterlo in difficoltà.
“Non capisco cosa vuoi
da me! -sbotta a quel punto Louis, voltandosi con la pelle arrossata
per la rabbia- tu ti scopi Niall tutte le sere e vieni a fare la
predica a me? Ma ti senti?”
“È questa la
differenza. -esclama Zayn, come se fosse ovvio- io ci scopo, tu ci
dormi tutte le notti insieme, lo baci senza motivo apparente, passate
le vostre giornate al mare. Vi state comportando come una coppia di
innamorati e non ti rendi conto che questa per noi non è la
vita vera. Certo sono sicuro che si avvicina molto a quella di Harry,
ma tu Louis, non so se l'hai dimenticato, ma hai una carriera avviata
in Inghilterra e non rimarremo qui per sempre.” gli dice il
moro. Il tono severo, gli occhi socchiusi.
Louis lo guarda per qualche
minuto, un peso sullo stomaco che non gli permettere di controbattere
a quello che il suo migliore amico gli ha detto. È la verità
in fin dei conti e probabilmente glielo sta facendo notare solo per
il suo bene. Ma non è ancora arrivato il momento di ripartire
e non vuole pensarci ora.
Il silenzio cala nella
stanza per qualche minuto. Louis si finisce di preparare: si infila
le scarpe, si alza la frangia con il gel; Zayn finisce di fumare,
tranquillo, come se non avessero appena quasi litigato per una cosa
che non lo riguarda neanche in prima persona.
“Stai sbagliando!”
gli dice alla fine, dopo che si è alzato e si è fermato
sullo stipite della porta finestra, intenzionato a ripassare dalla
parte delle sua stanza.
Louis lo guarda, con gli
occhi grandi e il battito del cuore accelerato. Vorrebbe che Harry
fosse lì a stringergli la mano. “Allora lasciami
sbagliare per una volta!” gli risponde alla fine. Poi lo vede
saltare di nuovo nel suo balcone.
In the
moment we're ten feet tall
And how you
told me after it all
We'd
remember tonight
For the rest
of our lives
“Sono venticinque
giorni che sei qui. Sembra una vita.”
Sono distesi nel letto di
Harry. Il riccio ha un braccio sotto il suo collo e con la mano gli
accarezza i capelli, mentre Louis, con la testa poggiata sulla sua
spalla gli lascia leggeri baci sulla pelle tracciata dalle linee
scure che danno forma alla rondine che ha tatuata.
“Già.
Venticinque giorni fa neanche volevo venirci su questa stupida
isola.” ammette ridacchiando.
“Hey!” lo
riprende Harry, tirandogli appena i capelli in modo giocoso.
Con quel movimento gli fa
alzare la testa, si guardano per qualche istante in silenzio, con gli
occhi che sorridono. Poi Harry avvicina le labbra alle sue.
Non è un bacio molto
diverso dagli altri. Ci sono sempre loro due, distesi nel letto
grande con le lenzuola perennemente sgualcite; la finestra aperta e
la luce della luna che proietta ombre sul pavimento in legno bianco.
Però il modo in cui
si accarezzano è diverso, come anche il modo con cui si
cominciano a guardare entrambi dopo essersi allontanati per
riprendere fiato.
La mano di Harry che prima
era intrecciata nei capelli di Louis scivola lungo il suo fianco, lo
stringe appena all'altezza del bacino. Il braccio che prima il più
grande aveva incastrato sotto il suo stesso corpo lo usa per
sollevarsi. E mentre Louis fa incontrare di nuovo le loro labbra,
Harry scivola lungo il materasso e si siede dritto contro la
spalliera del letto e Louis, già in ginocchio, divarica le
gambe e si siede sul suo bacino.
Le mani di Harry sembrano
toccarlo per la prima volta quando le fa scendere dalle sue spalle
lungo la sua schiena, accarezzandogli la spina dorsale, per poi farle
fermare proprio sopra la curva del suo sedere. Gli occhi di Louis
sembrano vederlo in tutta la sua bellezza solo in quel momento,
quando Harry con un abbraccio fa aderire i loro corpi e lui, alla
stessa altezza del viso del riccio, riesce quasi a sfiorare le sue
ciglia o a contare quante sono le sfumature dei suoi occhi, che
stanno diventando sempre più verdi.
“Lo voglio se lo vuoi
anche tu.” gli sussurra, mentre con il naso gli traccia la
linea della mascella e inala il profumo dolce della sua pelle, che
ora sa anche un po' di lui.
Louis sorride sincero, le
sue dita piccole vanno a stringere le guance morbide di Harry e “sono
tuo.” lo rassicura e poi lo bacia di nuovo.
Si baciano per minuti
interi. Le labbra rosse e piene di Harry mordono, stringono,
accarezzano quelle più fine di Louis. I loro sapori si
mischiano, la lingua di Harry accarezza quella di Louis, i suoi denti
gli mordono il labbro inferiore.
Poi, mentre Louis gli sta
mordendo un lembo di pelle sotto l'orecchio, per arrossarlo e
lasciarci un marchio, che dica a tutti che Harry è suo, che si
sono avuti a vicenda, il riccio fa scivolare le mani sul suo sedere e
lo alza leggermente per sfilargli l'intimo.
Ridono come due
quattordicenni alla loro prima volta quando con la voglia di far
tutto e subito, si intrecciano e nessuno dei due riesce a venir fuori
dai boxer. Louis alla fine, con un sorriso ancora impacciato sul viso
si alza, sfila i suoi e poi con tanta delicatezza quanto desiderio
negli occhi si poggia con le ginocchia ai piedi del letto e fa
scorrere le mani sulle gambe lunghe di Harry per agganciare le dita
all'elastico dei suoi e poi farglieli scorrere via, mentre l'altro lo
fissa ancora seduto contro la spalliera, la bocca leggermente
socchiusa e le pupille che ormai hanno del tutto inglobato il verde
delle sue iridi.
Il corpo piccolo di Louis è
perfetto sopra quello più grande di Harry. Sembrano essere
stati creati per incastrarsi. La piega del collo di Harry accoglie il
viso di Louis, mentre quello geme quando il riccio fa scivolare due
dita dentro di lui. La mano sinistra di Harry sembra dover stare alla
base del collo del più grande, per sollevargli il viso e farsi
baciare quando finalmente con lentezza e tutta la dolcezza che
possiede lo penetra.
Louis stesso si muove
sull'erezione di Harry. C'è passione, piacere, armonia, quando
le loro voci ci uniscono in duetto di gemiti. Non importa se le
lenzuola l'indomani mattina appariranno più stropicciate del
solito, visto i pugni di Louis che le stanno stringendo forti e
nessun altro vedrà mai la pelle abbronzata del castano
macchiata di viola all'altezza dei fianchi dove Harry lo sta
stringendo in una morsa affettuosa per possederlo e far godere
entrambi.
“Spero che il sole non
sorga mai.” confessa ad un certo punto Louis, quasi al limite,
mentre permette agli occhi verdi di Harry di affogare nel suo blu.
Harry, dopo aver dato una
spinta più profonda delle altre, lo bacia a fior di labbra “e
se fossi tu il mio sole?” gli domanda.
Louis chiude gli occhi, non
allontanandosi dalle sue labbra. “Allora vorrei che tu fossi la
luna che mi tiene prigioniero e che permette a questa notte di non
finire mai.”
Harry lo bacia un'ultima
volta, poi vengono entrambi.
And i'm
trying not to sleep
Cause I know
when I wake I will have to slip away
And when the
daylight comes i'll have to go
Quando Louis si sveglia la
mattina dopo la prima cosa che vede è Harry al suo fianco
nudo. La seconda cosa che vede sono le lenzuola totalmente
abbandonate a terra. La terza cosa che vede è una macchina
parcheggiata sotto l'albergo dalla finestra che hanno lasciato
spalancata per tutta la notte.
La prima cosa che sente
Louis quando si sveglia sembra essere la voce di Zayn. La seconda
cosa che sente è un bussare incessante contro la porta della
loro camera. La terza cosa che sente è la voce di Harry che
con un sorriso appena accennato sulle labbra, lo guarda leggermente
spaesato e gli chiede “che succede Lou?”
Poi.
“Louis la tua bella
vacanza è finita. Esci da questa camera e vai a fare la
valigia, il nostro aereo parte fra tre ore!”
Eleanor è arrivata.
EPILOGO
“Louis tre minuti e
ritornate sul palco!” gli urla una voce dal dietro le quinte.
Louis sbuffa, si passa una
mano fra i capelli sudati e lancia la bottiglietta da cui ha appena
bevuto per terra.
“Lou.” lo
richiama Zayn, che deve aver appena lasciato il camerino visto che
indossa una maglietta diversa da quella di prima.
“Si?” risponde
noncurante, massaggiandosi stanco il ponte del naso.
Zayn lo raggiunge, gli
poggia una mano sulla spalla e gli sorride incoraggiante. “Non
è la tua serata, l'ho capito, ma stai per presentare la nuova
canzone e so quanto sei orgoglioso di averla scritta.”
“Già..”
mormora lui, abbassando lo sguardo, cercando di non pensare a ciò
che gli ricorda.
“Ragazzi è
ora!” urla di nuovo la voce di prima.
Loro due si guardano per un
minuto, afferrano i microfoni che gli vengono passati da due
assistenti al suono e poi, dopo aver preso un bel respiro entrambi,
risalgono le scalette per il palco.
Le luci quella sera sembrano
fastidiose. Le urla delle fan non lo incoraggiano abbastanza. Le
carezze di Zayn non lo calmano come dovrebbero.
Quando si siede sullo
sgabello alto posto al centro del palco ha i nervi a fior di pelle.
Zayn lo affianca, restando in piedi con la stecca del microfono
davanti a lui.
“Quello che sentirete
adesso è qualcosa di nuovo -comincia dicendo, le ragazzine già
urlano impazzite- è una canzone che ho scritto io poco tempo
fa, siete in assoluto le prime a sentirla. -mente in un certo senso,
Zayn l'ha già sentita perché insieme l'hanno incisa e
anche la casa discografica che gli ha permesso di presentarla- a me
ricorda una persona speciale ed è a lei che vorrei dedicarla.
Per avermi fatto trascorrere la vacanza più bella della mia
vita e per avermi insegnato che scappare dalla realtà a volte
è possibile se ci si crede.”
Detto questo incrocia per un
minuto gli occhi di Zayn che, rimasto in silenzio, gli sorride
orgoglioso e intenerito. Poi una melodia lenta si diffonde per lo
stadio, le fan urlano e lui si immerge in un mondo estraneo a quello,
l'unico che gli permette di poter cantare quelle strofe senza cadere
in mille pezzi.
La canzone parla di occhi
verdi che cullano il mare dei suoi. Di nuotate a largo verso il ramo
di una banchina, di una spiaggia di sabbia bianca che ha visto due
persone scherzare e forse innamorarsi.
Ci sono versi che descrivono
pelle al profumo di cannella che si mischia a quello dei fiori appena
sbocciati. Di un letto con le lenzuola perennemente stropicciate e
una finestra che affaccia sulla vita.
Mentre la canta dagli occhi
di Louis scende una lacrima, quando si immagina la sua mano destra
stretta da quella di Harry sorride inconsciamente. Prima che se ne
accorga la chitarra suona il suo ultimo accordo e la canzone
termina.
La folla impazzita urla e
fischia, le braccia di Zayn sono attorno al suo collo che si
complimentano con lui e le luci gli rimbalzano eclettiche sul viso,
mentre il suo sorriso commosso viene proiettato sugli schermi
giganti.
Close your
eyes before the sleep
And your
miles away
And
yesterday you were here with me
Another tear
Another cry
Definirlo fastidio è
un eufemismo. Louis sta per urlare più che altro. Era riuscito
da poco a prendere sonno e il telefono invece decidere di cominciare
a squillare impazzito. Con un grugnito si rotola fra le lenzuola
leggere e si sporge verso il comodino. Sullo schermo lampeggia il
nome di Zayn. Stronzo.
“Che vuoi?”
ringhia, non appena risponde, con la voce ancora roca e assonnata.
“Hey Lou dormivi?”
gli chiede quello, con voce fastidiosamente acuta ed una vena
allegra.
Louis sbuffa stizzito.
“Imbecille sono le quattro e mezzo del mattino cosa pensavi
stessi facendo?” gli domanda retorico, con quasi l'impulso di
chiudergli il telefono sulla faccia.
“Stavo pensando
-riprende l'altro, come se niente lo toccasse- che non ti ho mai
visto così Lou. Sai sono stato io stesso uno sciocco a dirti
che stavi sbagliando e Eleanor quando ci ha portato via non ha capito
che forse a te serviva un po' più di tempo.” continua,
Louis non sa neanche di cosa sta parlando.
“Di cosa parli Zayn?”
fa quindi, in cerca di una spiegazione che in realtà non
vuole, perché è notte fonda, lui è stanco e
quella di Zayn sembra essere il principio di una crisi per uno dei
due.
“Di Harry!”
esclama quello alla fine, urlando nella cornetta e facendo fermare il
cuore di Louis. Erano due mesi che non sentiva pronunciare il suo
nome. “Di Harry sto parlando, di chi altro sennò? Devi
tornare da lui Lou.” sembra suggerirgli, con voce più
basa ma tono comunque eccitato.
Louis vorrebbe ridere e
piangere e urlargli che è stata anche colpa sua e che lui è
stato il primo a non capirlo quando gli diceva che per Harry ne
valeva la pena.
“Sto per chiudere
questa chiamata e tornare a dormire.” si risolve a dire, già
allontanandosi il telefono dall'orecchio.
“Fai come vuoi -gli
urla Zayn dall'altra parte- ma hai un biglietto aereo prenotato a
nome Tomlinson per il volo che parte domani da Heathrow alle undici
del mattino per la Grecia. Mi ringrazierai!” Termina e poi è
lui stesso a chiudere.
Louis inconsciamente
sorride. Poi si alza dal letto, dimentico del sonno e comincia a fare
la valigia.
You take me
to another space in time
You take me
to a higher place
So I'm about
to get out of the race
I don't mind
You ought to
know that everything's nothing if I don't have you
Tutto è esattamente
come lo ricordava. Solo che fa molto più caldo, la spiaggia ai
piedi del paesino è piena di turisti e si fa fatica a trovare
un taxi libero. Quando passa davanti al mercato non ci pensa quasi,
ma non appena vede Liam e quello fa lo stesso, si sorridono e il
ragazzo sembra felice. Prima che un cliente richiami la sua
attenzione indica la salita e “sai dove trovarlo.”
Rinuncia a qualcuno che lo
accompagni e per tre quarti d'ora cammina su quei ciottoli cercando
di trascinarsi dietro la valigia, essendo deciso a non lasciarla
indietro. Quando arriva nella piazzetta davanti all'albergo è
un po' sudato e i suoi capelli sono sicuramente un disastro.
Passata l'entrata
principale, nella piccola reception c'è un po' di caos e gente
del personale che indicano ai clienti la strada per le camere. Come
Harry e Niall avevano fatto con loro circa tre mesi prima.
Si guarda intorno. I
quadretti, il tavolino tutto è al suo posto. Anche Harry lo è,
insieme a Niall, entrambi dietro al bancone che cercano qualcosa sul
computer per un cliente.
Non si aspetta certo che gli
prestino subito attenzione, si ricorda bene come era andata la prima
volta.
Si annuncia con un colpo di
tosse e come da programma riceve un “un attimo e siamo da lei!”
disinteressato quasi. Ma a lui non importa perché la voce di
Harry non è poi così lontana ora e non è solo la
sua immaginazione a farla risuonare nella sua mente.
“Vorrei una camera.”
dice subito dopo essersi ripreso. Le mani in tasca per non far vedere
che tremano.
Harry, che ha lasciato
perdere Niall che ha cominciato a battere come impazzito sulla
tastiera del computer sotto lo sguardo critico di un turista
probabilmente tedesco, comincia a sfogliare il libro delle
prenotazioni.
“Mi dispiace -comincia
a dire con tono apologetico, senza alzare lo guardo- ma l'albergo è
piccolo e siamo in alta stagione e non ci sono più camere
disponibili.”
Louis lo guarda e gli nasce
un sorriso sulla labbra, mentre lo vede sfogliare con più
attenzione quelle pagine per cercare meglio. “Magari potremmo
dividere la sua?” Propone alla fine, sperando che Harry alzi
gli occhi e si accorga di lui.
È quello che succede.
Mentre esclama un “cosa?” con tono leggermente sconvolto
alza il viso e lo vede.
“Allora? Le sembra una
così cattiva idea?” continua con quel gioco, sicuro che
Harry sia felice di vederlo se il sorriso che gli è nato e le
fossette non lo stiano tradendo.
“No -finge di essere
titubante alla fine- ma devo avvertirla dormo con la finestra aperta
e le mie lenzuola sono sempre stropicciate.” continua, mentre
comincia a camminare verso di lui, sotto lo sguardo ora divertito di
Niall che si è accorto e si sta godendo quel teatrino.
“Facciamo così,
io accetto queste due cose solo in cambio della colazione tutte le
mattine e di un bacio adesso.” finisce con tono scherzoso,
agganciando la mano di Harry alla sua e tirandoselo più
vicino.
Poi le loro labbra si
toccano di nuovo dopo quasi tre mesi. A Louis sembra di sentire in
lontananza dei fuochi d'artificio e lo svolazzare delle farfalle nel
suo stomaco. È una quindicenne nel corpo di un ventenne. Harry
gli stringe un braccio sui fianchi mentre l'altra sua mano prende
posto alla base del suo collo. Le dita piccole di Louis si limitano
ad accarezzare le guance del riccio.
“I mirtilli non si
trovano più a luglio.” gli dice ancora sulle sue
labbra.
“Non importa, mi
andranno bene anche quelli alla banana.” gli risponde e Harry
scoppia in una risata allegra, che gli fa strizzare gli occhi e
piegare il collo all'indietro. A Louis gli è mancato. Quando
l'altro si calma, non gli dà tempo di aggiungere altro, lo
bacia di nuovo.
Non sa cosa ne sarà
di loro. Se Harry deciderà di lasciare Atene e seguirlo a
Londra durante i mesi invernali o se sarà lui a lasciare la
carriera musicale per un po' e si ritirerà sull'isola con
quello che crede essere il ragazzo di cui si è iniziato a
innamorare. Non sa se sentirà mai Niall e Zayn cantare, il
moro gli ha detto che l'altro è davvero bravo; in ogni caso
crede di si perché il biondo, la prima cosa che gli ha
chiesto, non appena Harry lo ha lasciato allontanare dalle sua
braccia, è dove fosse il suo migliore amico. Forse potrebbe
lasciare a lui il suo posto sui palchi e diventare il direttore
dell'albergo con Harry.
In realtà non gli
importa cosa accadrà. Gli basta sapere che quando tornerà
a casa ogni giorno d'ora in poi, ci sarà un ragazzo dai
capelli ricci e gli occhi verdi ad aspettarlo con una teglia di
muffin. Vuole avere la certezza che quando entrerà in camera
le lenzuola del loro letto saranno stropicciate e che i cuscini
profumeranno di cannella come il bagnoschiuma che usa Harry.
Se non fosse sicuro che il
sole sta brillando in cielo e che gli occhi del più piccolo
sembrano ancora più chiari e luminosi per via dei suoi raggi,
potrebbe quasi pensare che Harry lo abbia costretto per sempre in
quella notte che lui voleva diventasse eterna.
~
Universal
corner
Buonasera
:)
Questa
volta sarà veloce e non vi farò perdere altro tempo.
Inanzitutto
vi ringrazio se avete letto fin qua, spero che la storia vi sia
piaciuta.
Seconda
cosa ringrazio Domi per il betaggio lampo, ti adoro!
Gamma
o Beta, come vuoi, tanti auguri, spero che ti sia piaciuta almeno un
po'.
Vi
devo annunciare che dopo questa storia andrò in pausa per un
po' di tempo. Sembrerà strano perché di solito le
autrici ritornano su EFP durante l'estate, ma a me comincia la
maturità e penserò a tutto tranne che ascirvere
(purtroppo). Perciò vi ridò a ppuntamento ad agosto,
forse settembre, con una nuova storia che sarà quasi
probabilmente lo spin-off di “Nonostante New York”.
Colgo
l'occasione anche per ringraziare anche tutte le persone che hanno
preferito, seguito o ricordato la storia precedente, mi avete reso
una persona felice.
Credo
di aver detto tutto. Non posso fare altro che augurarvi buone
vacanze!
Un
bacio,
vostra
Uj.
|