-Sai qual'è il difetto di avere un mondo perfetto?-
-Beh se è perfetto non può avere un difetto...no?-
-È qui che ti sbagli, ogni cosa ha un difetto-
-E sentiamo, quale sarebbe?-
-Il tuo piccolo mondo perfetto può essere sconvolto molto semplicemente -
-Tsk...sciocchezze -
Invece non erano tutte sciochezze, era vero.
Il suo mondo non era perfetto, era solo una maschera.
E adesso era stato sconvolto.
La pioggia le bagna i vestiti che le si appicicano addosso.
Le è sempre piaciuta la pioggia, pensa che il cielo pianga al posto suo.
Lei non può permettersi di mostrarsi debole.
Perché il suo deve essere un mondo perfetto.
E allora lo fa il cielo, piange lacrime penetranti a cui non puoi fuggire.
La ragazza inzia a camminare per le strade della grande città.
È notte.
È pericoloso.
Ha paura.
Ha fame.
Ha sonno.
Ha un terribile mal di testa.
Ma non le importa.
Vuole solo continuare a camminare finchè le gambe la reggono, finchè avrà ancora un minimo di lucidità.
Vuole bagnarsi con le lacrime del cielo perché si sente sporca.
Sporca ed egoista.
Vorrebbe dire fine a tutto quello.
A lei.
Ai suoi amici.
Ai suoi genitori.
Al suo mondo che perfetto non lo è stato mai.
Invece cammina, come se fosse una pena autoimposta, e ricorda.
Ricorda tutte le cose belle.
E quelle brutte.
Una ragazza di diciotto anni cammina da sola di notte per le strade di una grande città sotto un temporale terribile.
Pensa che forse adesso può concederselo, mostrarsi un po' debole.
Tanto la notte e la tempesta la copriranno, come farebbe un'amica preziosa.
In questo modo nessuno la vedrebbe.
E allora inizia a piangere.
È un pianto silenzioso, ma che racchiude tanti sentimenti contrastanti.
Alla fine non ce la fa più.
Si accascia stremata al suolo.
Da quanto tempo sta camminando?
Un'ora? Un giorno? Un mese?
Non lo sa più e onestamente non le importa.
Si permette di alzare lo sguardo verso il cielo.
È così grigio e spaventoso, forse anche lui è arrabbiato con lei.
Ad un certo punto si sente toccare la spalla.
Ecco la sua fine.
Morire in un'anonima notte, in un anonimo vicolo dove un uomo prima si divertirà con lei.
È davvero patetica.
Però sente la presa sulle spalle addolcirsi, e la figura nera si siede vicino al suo fianco.
L'altra mano le prende il fianco destro e delicatamente fa coincidere i loro petti.
È un abbraccio silenzioso, ma che racchiude molti sentimenti contrastanti.
-Ehy, gli e l'hai detto...Levy?-
La ragazza non risponde, si limita ad annuire.
-Capisco...ti hanno cacciato fuori di casa-
L'ennesimo movimento della testa fa capire al ragazzo che si, è stata cacciata di casa e le sue lacrime le fanno capire anche quanto stia soffrendo.
-Non ti preoccupare, vieni da me, vediamo che ce la facciamo ok?-
Levy non risponde, si limita ad abbracciarlo più forte. Reprime un urlo che sa di rabbia e disperazione.
Il ragazzo con le sue forti braccia la prende a mo' di principessa e la conduce fino a casa sua, poco distante.
Levy si fa un bagno e indossa i vestiti del ragazzo, le stanno davvero grandi, ma non è colpa sua se è così minuta.
Va in cucina, vuole amore.
-Grazie...Gerard-
-Ah, non ti preoccupare. Questo e altro per la mia cuginetta preferita-
Subito dopo il ragazzo le fa segno con la mano di avvicinarsi a lui.
Levy non se lo fa ripetere due volte e si aggrappa a suo cugino come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
E forse è proprio così.
Riprende a piangere mentre il ragazzo la coccola per farla tranquillizzare.
Ed è così che Levy si addormenta, in braccio al ragazzo con cui ha passato tutta la sua infanzia e la sua adolescenza.
In braccio alla persona che più si avvicina al concetto di fratello.
Due mesi dopo
È stato un po' difficile trovare lavoro, ma alla fine ce l'ha fatta: segretaria.
Le piace quel lavoro, non si deve muovere troppo, però deve stare attenta ad un sacco di cose, ed è molto utile per allenare la sua memoria.
In fondo se è stata assunta a soli 18 anni senza nemmeno un briciolo di esperienza vuol dire che qualcosa vale.
Vive ancora con suo cugino, santo ragazzo.
Si è un po' ripresa.
Ha ricominciato a mangiare, forse anche troppo, ed è allegra.
Forse quella situazione non è poi tanto male.
Poi però a volte sta male e si ritrova a passare la notte davanti al water, vomitando l'anima.
In queste occasioni Gerard le sta sempre vicina e le tiene i capelli all'indietro per non farla sporcare.
Ringrazia il cielo di avere una persona del genere al suo fianco.
I suoi genitori non gli ha più sentiti.
Era molto contrari, e avevano idee nettamente diverse dalla sua.
Era sempre stata una testa calda, molto testarda.
Non si sarebbe messa ad ascoltare i suoi genitori proprio adesso.
Cinque mesi dopo
Ha dovuto abbandonare il suo lavoro, nonostante si muovesse poco, in quelle condizioni era improponobile chiederle di andare a lavorare.
In fondo ora si stancava molto di più, però era più allegra.
Anche se in effetti aveva paura.
Aveva sentito circa un mese fa sua madre, due parole in croce e nulla di più.
Poi aveva continuato a chiamare lui, gli aveva mandato messaggi, lo aveva chiamato centomila volte, l'aveva addirittura minacciato.
Ma nulla.
Era come sparito nel nulla.
All'inzio aveva anche pensato di seguire il consiglio dei suoi genitori
Sei troppo giovane, se non riesci nemmeno a badare a te stessa come puoi permetterti di allevare un figlio, ammettilo Levy è stato solo un errore.