I dieci minuti più belli della mia vita
I dieci minuti più belli della mia vita
Non sapeva perché l’avesse fatto.
Non sapeva dove avesse trovato
quella forza improvvisa.
Non sapeva dove fosse finita quella
parte di lui titubante e timorosa.
Sapeva solo che si trovava a
cavalcioni sopra ad Axel e gli baciava il collo senza sosta, affannandosi per
slacciargli la cerniera del cappotto.
Era successo tutto così
all’improvviso che non aveva nemmeno avuto il tempo di rendersene conto, e
sembrò tornare al mondo reale solo quando la voce del rosso si fece sentire
confusa
“che stai facendo, Roxas?”
Se lo avesse saputo, glielo avrebbe
detto volentieri. Il fatto era che nemmeno lui sapeva cosa stesse facendo, non
si riconosceva, sapeva solo che, per una volta, si sentiva fiero di sé, del
fatto che avesse trovato quel coraggio, di essersi creato quei piccoli frammenti
di lui da conservare nella sua mente.
Era una serata che normalmente non
avrebbero considerato speciale, loro, ma Demyx era stato così entusiasta di aver
scoperto che tra gli umani, il 31 Dicembre, si festeggiasse un evento chiamato
Capodanno che aveva insistito per festeggiarlo con tutta l’organizzazione; e
così avevano preparato una cena da far paura, avevano festeggiato, ballato, e
per una volta si erano dimenticati di essere degli insulsi e dimenticati Nobody.
Mentre la musica continuava a
battere nelle sue orecchie, Roxas se ne stava seduto in un angolo, il viso
completamente deformato dal pugno su cui era poggiato, gli occhi fissi solo su
una persona… anzi, su due persone… Axel… e Larxene…
Non era da molto che si erano
dichiarati a tutti, ma da quando Roxas aveva saputo che i due stavano insieme
quel pesante vuoto che troneggiava al posto del suo cuore era stato colmato da
una degradante sensazione di pesantezza e tristezza.
Ed ora era lì, che li fissava
mentre ballavano; lei giocava con i suoi capelli e, Roxas giurò per la prima
volta, rideva spensierata.
Sospirò, quasi rassegnato, quando
una mano improvvisa sulla sua spalla lo scosse, riportandolo alla
realtà
“Roxy!” gli fece Demyx, con un
sorriso radioso “che fai qui in un angoletto tutto solo, eh?”
“niente…”
Demyx voltò lo sguardo in direzione
di Axel e capì che era proprio quello che Roxas stava guardando; anche il
biondino sospirò, scrollando le spalle. Sapeva benissimo quello che Roxas
provava per Axel, molte notti era stato a sentire gli sfoghi del numero tredici,
e sapeva bene come doveva sentirsi in quel momento, mentre Larxene si stringeva
al rosso, decretando a tutti che era suo e solo suo.
“non mi pare un motivo per non
godersi la festa…” cercò di tirarlo su Demyx
“come faccio a godermi una festa in
cui, ovunque mi giri, vedo il ragazzo che amo stretto ad un’altra??” Demyx
sobbalzò. Roxas non lo aveva mai detto così apertamente, ed il biondino per un
secondo si rallegrò di vederlo così sincero, almeno con se stesso, per una
volta. Il numero nove si chinò su di lui, e facendogli l’occhiolino gli fece con
un sorrisetto
“non preoccuparti! Tu aspetta solo
ancora un po’…”
Roxas non capì cosa Demyx volesse
dirgli, così fece spallucce e guardò il compagno allontanarsi, sospirando per
l’ennesima volta.
Quando Larxene si decise ad andare
a dormire, e metà dell’organizzazione si congedò con lei, Demyx si voltò verso
Roxas, al quale parve di vedere uno strano luccichio negli occhi; il biondino
gli fece di nuovo un occhiolino, e poi prese Axel sottobraccio, portandolo in
una stanza con una bottiglia di vino in mano. I due si sentivano ridere da
dentro, ogni tanto si capiva anche qualche battuta stupida che Axel urlava
rumorosamente, finché la voce di Demyx non si fece più calma, fino a pronunciare
una sola parola leggera
“Roxas!”
Il ragazzo sobbalzò sentendo il suo
nome, e timorosamente aprì la porta della stanza, facendo capolino con la testa:
dentro, Axel era rannicchiato sul letto, coperto alla meno peggio con un piumino
e Demyx sorrideva in direzione del numero tredici, che confuso fissava i due
senza capirci più niente; stava per andarsene, quando la voce di Axel non lo
fermò, costringendolo a voltarsi di nuovo verso di loro
“perché non vieni qui” fece il
rosso, indicando il letto sotto di lui “a dormire con
noi?”
Chissà perché le sue parole avevano
tanto effetto su di lui! Roxas, senza lasciarselo ripetere, si sistemò accanto a
Demyx, tirandosi sopra un po’ di coperte. Da sotto il piumino sentì la mano di
Demyx dargli un leggero pugno sulla coscia, e si voltò a guardarlo; il biondino
sorrise e ridendo leggermente gli fece “buona fortuna Roxy!”
Prima che il ragazzo potesse
minimamente pensare a quale strano gioco Demyx stesse giocando, si ritrovò
chiuso a chiave in quella stanza, mentre Axel sbatteva la maniglia gridando
“perché mi lasciate da solo qui dentro?”
Quando il rosso si fu stancato di
urlare, si voltò verso Roxas, accorgendosi non essere solo in quella stanza
“chi è rimasto? Ah il piccoletto!
Roxy!!”
Roxas se ne stava seduto, le gambe
coperte dal piumino, mentre Axel si era buttato sul letto accanto a lui,
dandogli gli spalle; sembrava mugugnare qualcosa di incomprensibile, che alle
orecchie di Roxas parve un “ho freddo”.
Il ragazzo gli gettò addosso parte
della coperta, osservandolo sistemarsela alla meno peggio sulle spalle, e li per
lì rimase immobile a guardarlo respirare piano; poi sentì il desiderio di
smuovere quella situazione, così fece capolino dalla sua schiena e gli sussurrò
un leggero “che fai, dormi?”
“no…” mugugnò Axel, scrollando un
poco le spalle; Roxas lo guardò ancora un istante: aveva paura a toccarlo oltre.
Che avrebbe pensato lui? Come avrebbe reagito? Fissava le sue spalle, sentendo
un tremore sempre maggiore crescere dentro di lui e sciogliersi nelle sue mani,
mentre leggermente dissolveva il tocco sulla sua schiena.
Poi, ad un tratto, realizzò.
Realizzò nella sua mente che avesse continuato così per sempre non avrebbe mai
raggiunto nulla, che se per tutta la vita avesse continuato ad avere paura del
futuro non lo avrebbe mai afferrato per portarlo verso di sé; respirò
profondamente, il tremore nelle sue mani aumentò ancora, ma lui, senza
esitazione, afferrò saldamente Axel per le spalle e lo voltò, distendendolo con
la schiena sul letto.
“ma che sono questi scatti
improvvisi?” fece Axel, e per un momento Roxas ebbe timore, e lasciò andare la
presa su di lui, che subito tornò nella posizione
precedente.
Il ragazzo si maledì per aver
esitato un’altra volta, giurò che d’ora in poi non si sarebbe più fermato
davanti al primo imprevisto, così afferrò di nuovo le spalle di Axel e lo
riportò con la schiena sul materasso; ma sta volta, per assicurarsi che non
tornasse a dargli le spalle, si impose sopra di lui a cavalcioni, rimanendo
qualche secondo steso sul suo petto. Axel respirava leggermente, sembrava quasi
emettere un risolino, e quando Roxas si alzò verso di lui per vedere se stesse
effettivamente ridendo, si ritrovò il collo invitante di Axel servitogli su un
piatto d’argento: il ragazzo aveva coperto gli occhi con un braccio e aveva
reclinato da un lato la testa, mostrando i muscoli del collo tirati; la pelle
bianca sembrava chiamare a sé Roxas, che sentiva in lui il chiaro desiderio di
divorare quel collo a forza di baci. E non esitò. E non si trattenne.
Si allungò leggermente verso Axel,
si spinse fortemente contro di lui e iniziò a baciare quel collo bianco,
insinuando le sue mani tremanti tra i capelli rossi di Axel; sentì un risolino.
Il rosso gli accarezzò leggermente la schiena e rise sommessamente “ Roxas…
Roxas… mannaggia a te…”
Roxas non riusciva a staccarsi da
quel collo così invitante e perfetto, ma continuò la sua scalata verso le labbra
di Axel; e quando arrivò alla meta che si era prefissato, Axel lo spinse via,
facendolo cadere accanto a lui. Roxas si alzò a sedere sul materasso,
guardandolo con occhi interrogativi, quando vide lo sguardo di Axel posarsi
sulla finestra della stanza
“adesso esco dalla finestra!”
decretò lui, avviandosi verso di essa. Roxas per un attimo si sentì crollare
addosso ogni vana speranza; poi capì che se lui voleva, forse poteva ancora
sorreggere le macerie dei suoi sogni, bastava solo crederci! Si alzò di scatto
dal letto, si parò davanti ad Axel e gli fece in tono malizioso, ma deciso “se
ti lascio scappare!”
E dandogli una spinta precisa lo
sbatté contro il muro, guardandolo negli occhi; si sentiva così attratto, si
sentiva così eccitato, si sentiva così forte! Lo aveva sbattuto al muro con
troppa facilità, non capiva dove avesse trovato quella forza! Sentì le mani di
Axel scivolare sui suoi fianchi, ma subito dopo si
staccarono
“io sto con Larxene, non
posso!”
Ma stranamente quelle parole non
bloccarono più Roxas! Il ragazzo prese saldamente il rosso per il cappotto e lo
gettò sul letto, imponendosi su di lui; mentre tornava a leccargli il collo con
avidità, sentì le mani di Axel accarezzargli le natiche, e una scarica di
brividi, misti ad un’adrenalina mai provata, invasero Roxas, eccitandolo ancora
di più; e quando si sentì spingere contro la chiara erezione di Axel, Roxas non
fu più in grado di controllarsi, e si tuffò di nuovo alla ricerca delle labbra
di Axel.
Il rosso spostò di fretta una mano
sulla sua bocca, coprendola; dai mugolii che emise, Roxas riuscì solo a capire
un “la bocca no! Non puoi baciarmi!”
E fu lì che la sua voglia di
strappargli quel bacio si fece più forte! Gli prese prima una mano, poi l’altra,
gliele bloccò intrecciando saldamente le sue dita a quelle di Axel, e si sentì
estasiato nel sentire le sue parole
“non ho la forza… tra poco cedo!”
Roxas sorrise malizioso e si chinò
di nuovo su Axel, riuscendo a sfiorargli le labbra; quando sentì uno scatto da
parte del rosso, che lo costrinse a cadere di nuovo accanto a lui. Ma Roxas non
voleva più mollare, ormai era arrivato lì e non voleva di certo cedere! Lo prese
per le spalle, portando a suo vantaggio quella situazione: in breve Axel si
ritrovò steso sopra di lui, le loro bocche a pochi centimetri di distanza.
Axel tentò nuovamente di
divincolarsi dalle sue grinfie, ma Roxas riuscì ancora a gettarlo giù,
imponendosi su di lui.
“mi piace questa posizione” ansimò
Axel, portando le sue mani sui fianchi di Roxas e spingendolo verso di sé;
soddisfatto della conquista, il ragazzo si chinò a mordergli un orecchio, mentre
affannosamente gli slacciava il cappotto, insinuando la sua mano sui suoi
addominali scolpiti.
Quando mosse la sua mano verso i
suoi pantaloni e le labbra in cerca della sua bocca, Axel si riscosse,
lasciandolo cadere di nuovo sul letto. Poi si alzò e bussando alla porta ordinò
a Demyx di farlo uscire; poco dopo pochi scatti fecero aprire la porta e la
figura di Axel scomparve dalla vista di Roxas, seduto sul letto. Quando Demyx
entrò nella stanza lo vide che sorrideva leggermente
“ti va bene così??” chiese
incredulo il biondino.
Roxas annuì. Prima che Demyx
potesse chiedere un giustificato “perché”, il ragazzo socchiuse gli occhi e
alzando leggermente le spalle gli fece
“ho dimostrato a me stesso che non
sono un codardo, ho capito che lui non mi rifiuta del tutto…e poi…” si alzò dal
letto, imboccò la porta e voltandosi leggermente verso Demyx fece sorridendo,
con l’aria di chi sogna ad occhi aperti “ ho passato i dieci minuti più belli
della mia vita!”
FINE
Ci tengo a dire che quasta storia è molto sentita
da me, perchè legata ad una persona speciale e a una serata speciale, purtroppo
conclusasi proprio come la fan... Ma i ricordi di quella sera, il piccolo
frammento di lui che rimarrà per sempre nella mia mente e nel mio cuore ho
voluto impremerli per sempre qui, in questa fan! (io sarei Roxas,
naturalmente!)
Quindi siate buoni, vi prego! E commentate!
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