Blissfull Rhapsody/ regalo
BLISSFUL RHAPSODY
Endlessly: lo ammettoXD, come
miglioni di ragazze anchio mi sono innamorata di Twilight ed ecco cosa
ne esce fuori. Questo e il primo capitolo che si situa nel periodo di
buio compreso fra Twilight e New moon. Premetto che ho cercato di
essere completamente simile in tutto e per tutto allo stile e al
racconto della Meyer quindi immagino vi troverete bene a leggerlo.
Allora, è sempre raccontato dal punto di vista di Bella e...bhe
non voglio spoilerare niente.Il secondo capitolo è gia pronto
è lo postero fra un mese.
Ditemi cosa ne pensate, anche i commenti negativi sono utili l'importante e che lo facciate, per me sono importanti!
Buona lettura!
CAPITOLO I
REGALO
Sdraiata sul letto e abbandonata sul suo braccio così forte e
così freddo, non ostante sentissi il calore dell'estate sulla
mia pelle il contatto con la sua mi faceva rabbrividire ad ogni respiro.
Lo guardavo stordita, persa in quei suoi lineamenti così
perfetti da far paura, disteso accanto a me, con gli occhi chiusi,
mentre meditava sulle note di Chopin.
Sembrava estasiato e allo stesso tempo così calmo e
pacifico...un affascinante demone tentatore dai lineamenti di un angelo.
Non riuscivo ad evitare di fissarlo. Eppure sapevo che sentiva il mio
battito accelerare spaventosamente. N’ero conscia. Ma non ero in
grado di tralasciare, di smettere di pensare.
E sapevo che presto mi avrebbe chiesto il perchè di tutte quelle pulsazioni impazzite.
<< Bella? >>
“Merda!” pensai. La sua voce era dolce, calma, magnifica…inumana.
Alzò un sopracciglio sospetto rimanendo tuttavia immobile, disteso e con gli occhi chiusi accanto a me.
Ad un certo punto un sorriso, quel suo splendido sorriso sghembo, fece capolino sul viso di cristallo.
Il mio cuore prese il via dimenticandosi di avere un proprietario.
<< Mmm? >>> Cercai di sembrare il meno colpevole
possibile, ma tre lettere bastarono a smascherarmi. “Cosa
m’ è preso? Fare certi pensieri su di noi come se non
sapessi che è soltanto un desiderio assurdo”.
Dovevo essere sicuramente diventata di un rosso che sfiorava il
paonazzo, il sangue mi pulsava nelle vene veloce, le guance ardevano.
Mi sentivo svenire dall’imbarazzo.
Aveva ancora gli occhi chiusi e non riusciva a vedermi; purtroppo la
cosa non mi confortava, sapevo che sicuramente la reazione del mio
volto gli era tutt’altro che aliena.
Si girò di lato sfiorandomi il viso con il suo profilo. Eravamo
a pochi millimetri di distanza l’uno dall’altra. Il suo
respiro regolare e ghiacciato sprigionava quel suo intenso profumo sul
mio volto di cui io cercavo di non perderne nemmeno un istante. Mi
sentivo implodere. ”Accidenti dovrebbe essere vietato alla natura
creare essere così sfacciatamente attraenti!”.
Dischiuse la bocca per parlare, ma espirando per far nascere le parole s’interruppe improvvisamente.
Sorrise di un sorriso immenso e aprii gli occhi.
Mi guardò e io immediatamente sprofondai nelle sue iridi
d’ossidiana ormai completamente nere, incorniciate dalle solite
occhiaie sempre più evidenti e ormai sempre più simili ad
ustioni che a normali occhiaie. Era tanto che non andava a caccia e di
questo me ne sentivo in colpa dato che n’ero la diretta
responsabile. Non riuscivo ad allontanarmi da lui che provava la stessa
esitazione nel lasciarmi sola.
La sua mano candida e ghiacciata mi sfiorò la guancia con
movimenti illeciti che partivano dall’orecchio per morire sulle
mie labbra. Il suo sguardo cercava di dirmi qualcosa glielo leggevo in
faccia, ma era troppo difficile concentrarsi quando mi fissava in quel
modo e dopo pochi istanti ritornai a contemplare la sua bellezza. Si
avvicinò ancora di più, sfoderando lo sguardo più
intenso e seducente che aveva, si avvicinò finché non
raggiunse la mia bocca sulla quale adagiò le sue labbra artiche.
Istantaneamente si allontanarono da me.
Mi sentii come se m’ avessero strappato un arto o qualcosa del genere.
Edward di scatto si era nascosto accanto all’armadio. I miei
occhi nervosamente andarono in cerca di lui, in cerca della mia droga,
ma ormai abituata sapevo qual era il motivo del suo distacco.
-Charlie-
Esattamente come pensavo.
Un secondo dopo Charlie bussò alla porta aprendola, senza nemmeno esitare ad aspettare una risposta .
Sospirai rassegnata.
<< Bella posso vero? >> “Chissenefrega-della-privacy, giusto papa?!”
Aveva un grosso -no- immenso pacco in mano, con un imbarazzante fiocco
rosso sopra. << Ho una cosa per te. >> Il suo sguardo era
luminoso, pacifico con un vago sorriso accennato sulle labbra.
<< Ormai sei entrato. >> Grr.
Ignorò completamente il tono acido della risposta.
<< Tu e tua madre avete gli stessi gusti in fatto di musica
>>. Sospirò scrutando un punto incerto
dell’orizzonte.
Mi venne un colpo. Pensai che avesse intravisto la sagoma di Edward ma,
fortunatamente, tornò a fissarmi tranquillo. <<
Anche lei amava ascoltare musica classica quando viveva ancora
qui. >>
<< Se lo dici tu. >> Lo guardai torva, con un’espressione che ostentava la minaccia.
Interrompere così un bacio! Interrompere così uno dei
pochi momenti in cui potevo sentire Edward davvero mio! Comunque non me
la sentivo di discutere. Anche perché non potevo certamente
accusarlo di avermi interrotto mentre ero in camera da sola con Edward.
Per quanto ne sapeva Charlie, io ed Edward ci vedevamo soltanto entro i
limiti del coprifuoco ovunque tranne che in camera da letto e, anche se
non succedeva niente fra di noi, tranne qualche bacio, non era il caso
che tirassi in ballo la questione. Non n’era davvero il caso.
<< Ehm, che cosa sarebbe quello? >> La mia voce smascherò il disagio in cui nuotavo.
<< Bhè, Bella, questo… >> Prese fiato
<< è un regalo da parte di Phil e di tua madre. >> .
Il suo viso si accese in un sorriso.
Ci fissavamo nell’attesa di una qualche mia risposta. Tardai per un semplice motivo.
Mia madre.
Il solo ricordo bastò a riaprire le cicatrici del cuore.
Ero felice con mio padre, soprattutto perché accanto a me avevo
Edward -la mia unica ragione di vita- che mi aiutava nei momenti di
panico, nei momenti in cui mi sentivo sprofondare nei ricordi senza
riuscire a risalire. Lui era il mio angelo custode, mi aveva salvata
decine di volte dalla morte mi aveva fatto risalire ogni volta, ma mia
madre mi mancava.
Ovviamente ero in grado di resistere alla sua lontananza e,
probabilmente, quando Edward, l’essere più importante
della mia stessa vita, si fosse rassegnato a trasformarmi, come Alice
aveva visto nelle sue premonizioni, l’avrei poco a poco
dimenticata, così come avrei dovuto fare per Charlie
d’altronde.
Ma, per ora, lei era sempre la donna che mi aveva dato alla luce e che
con i suoi grandi occhi da bambina avevo abbandonato, per lasciarla
indipendente di poter seguire il suo amore, Phil.
Non volevo esserle di peso e soprattutto non mi ero mai pentita
della mia scelta, tutt’altro… semplicemente mi mancava.
Avevo nostalgia della mia migliore amica.
<< Davvero? >> Ero stupita. Non avevo mai ricevuto un vero
regalo da parte di mia madre, tranne qualche bizzarro gioiello comprato
in una qualche vecchia bancarella di chissà quale fiera ed i
modesti doni delle occasioni importanti. Purtroppo il suo povero
stipendio da maestra d’asilo non le aveva mai permesso di farlo,
ma ora che c’era Phil con lei ed io ero sotto la custodia di
Charlie, era plausibile che avesse i soldi per farmi un vero regalo.
<< Assolutamente. >> Annuì, facendomi capire che il
pacco nonostante tutto non era esattamente quello che si poteva
definire una piuma.
Lo prese e lo appoggiò sul letto –disfatto- mentre sbigottita guardavo quell’enorme pacco.
<< Sono >> cercai la parola migliore che potesse descrivere
ciò che sentivo << Si, sono confusa. Come mai mi hanno
fatto un regalo? E’ un giorno importante e io me ne sono
dimenticata? Ma il mio compleanno non è fra un paio di mesi? Non
capisco. >> “Possibile che mi sia sfuggito qualcosa?”
Stando qui, il tempo non lo percepivo, trascorreva troppo velocemente,
ma la questione mi insospettiva parecchio.
<< Calma Bella. Di cosa ti preoccupi? E’ solo un regalo.
>> Cercò di tranquillizzarmi, ma il sorriso che riempiva
il suo volto cambiò in uno meno estasiato, calcando
ulteriormente le rughe agli angoli della bocca.
<< Figurati papà non sono preoccupata. E’ solo che,
vedi, non mi capita di ricevere doni così: insomma senza che ci
sia un vero motivo dietro. >> gli risposi, fissandolo con aria
innocente.
<< Un motivo c’è >>.
<< Quale? >>
<< Apri il regalo poi ne parliamo. >> mi rispose indicandomi il pacco.
Presi il laccio del pomposo nastro rosso e lo slacciai.
Prima di scoprirne il contenuto mi voltai per esaminare lo sguardo di Edward nascosto accanto all’armadio.
Le sue labbra s’incurvarono in un sorriso apatico… strano.
Presi fiato.
Tolsi il coperchio alla scatola, scostai la carta velina e ne scoprii il contenuto.
Era un abito.
Vidi Edward ridacchiare compiaciuto davanti al mio stupore -
Naturalmente rimanendo sempre nascosto agli occhi di mio padre.-
Ovviamente anticipandosi la sorpresa avendo il dono di leggere
nel pensiero, in questo caso in quello di papà.
Charlie mi fissava pacato aspettando pazientemente la mia reazione.
Presi il vestito, lo appoggiai sul letto stendendolo in tutta la sua lunghezza.
Era bello…forse troppo.
Doveva essere lungo poco sotto le ginocchia, senza pizzi esaltati o
altro, era molto sobrio di quelli che scivolano direttamente sul
profilo, color pesca con un cinturino di stoffa beige e scollo a
V…di un tessuto molto simile alla seta.
<< Ora sono ancora più confusa. E’ davvero uno degli
abiti più belli che mi sia capitato di possedere ma, non riesco
proprio ad immaginare il motivo del loro regalo. >> Fissavo mio
padre speranzosa di una risposta un pò meno astratta.
Esamino per un secondo il pacco ormai vuoto poi l’abito ed infine si rivolse a me.
<< Bella, davvero non hai ancora capito? Ti ritenevo un po’
più perspicace. >> Sembrava beffarsi di me e la cosa mi
dava veramente su i nervi. Non capivo se sentirmi offesa o altro. Ma il
suo viso rifletteva ben altre emozioni, sembrava quasi allarmato.
<< Ma papà! >> Il tono della mia voce risultò
piuttosto alterato. Cercai di abbassarlo in modo da ottenerne uno meno
isterico. Mi schiarii la voce in silenzio. << No sinceramente non
mi viene in mente un motivo per il quale mi debbano regale un abito. A
quanto pare non sono così tanto acuta come pensi. >>
L’ultima riflessione sarebbe stato il caso lasciarla tra i
pensieri inespressi, ma la cosa mi stava realmente irritando.
<< Non preoccuparti, non volevo innervosirti. >> Si strinse
nelle spalle poi si passò una mano sulla fronte nel tentativo di
lisciarsi i capelli purtroppo troppo indomabili per eseguire gli
ordini. << Il fatto è che ho una brutta notizia, volevo
solo sdrammatizzare. >> sorrise preoccupato << il regalo
è un mezzo di tua madre per farsi perdonare, vedi… la
settimana prossima non puoi più andare a trovarla. >> poi
si affrettò ad aggiungere << comunque è
meglio se la chiami, vi chiarirete meglio...mi ha supplicato che la
chiamassi subito >>
Mi fissò nell’attesa di una risposta.
Dalla mia bocca non uscii altro che un singhiozzo.
A quelle parole avvertii un brivido percorrermi tutto il corpo.
Ero furiosa ma più che altro ero amareggiata. Capii che le
lacrime erano in procinto di scendere. Provai a fermarle, ma non
funzionò. Avevano già rotto gli argini delle palpebre per
rigarmi il viso.
<< Perché no? >>Le parole uscirono come un soffio tra i singhiozzi.
<< Per Phil. >> Abbassò imbarazzato lo sguardo,
spostandolo da me alle sue scarpe. Le esamino per qualche istante.
<< Dai, piccola, ormai sai come vanno le cose. Ha una trasferta
veramente molto importante a Los Angeles con la squadra che allena ed
ha bisogno del sostegno di tua madre, capisci no? >>.
Tornò a posare il suo sguardo inquisitore su di me.
Lo guardai avvilita.
<< Si. >>
Infondo capivo sempre.
Mi guardò rammaricato immaginando che forse fosse il caso che stessi un po’ da sola con i miei pensieri.
Uscii dalla camera, mesto, e si chiuse lentamente la porta alle spalle.
Edward immediatamente si materializzò accanto a me cingendomi
fra le sue braccia fredde e granitiche e nonostante tutto confortanti.
<< Sssh Bella sssh. Tranquilla, ci sono qui io con te. >>
Lo sconforto che provavo si stava lentamente dissolvendo, per sparire pian piano… mi sentii meglio.
Cos’avrei fatto senza Edward? Non riuscivo ad immaginare nessun
futuro senza di lui. Se un giorno non fosse stato più al mio
fianco probabilmente avrei preferito morire.
Mi tratteneva con una presa ferrea fra le sue braccia, appoggiai
il viso sul suo petto per riempirmi i polmoni della sua fragranza.
<< Grazie. >> Le mie parole furono un sospiro.
<< Perché? >>Chiese. Sembrava non capire ciò che per me era la cosa più ovvia del mondo.
<< Perché sei qui, con me…e mi fai sentire bene.
>> Accarezzò i miei capelli con le lunghe e flessibili
dita.
<< Bella, sono io che devo esserti grato per essere nata ed aver
dato un senso alla mia vita. >> Mi appoggiò sul cuscino e
si sdraiò, accostando il suo capo sul mio petto per
ascoltare i battiti del mio cuore. << Ti amo. >>
Mi sentii rinascere. << Anch’io ti amo… da morire. >>
Mi lanciò un occhiata disperata e tornò con il viso
sul mio petto. Mi calmai cullata dalle sue carezze, le sue
dita intrecciarono le mie giocose.
<< Ah infine è tornato normale. >> Era una constatazione.
<< Cosa? >> chiesi perplessa.
<< Il tuo cuore. >> Alzò gli occhi al cielo e mi sorrise beffardo.
“Oops”. Se n’ era accorto. E, al ricordo, riprese a battere ancora più prepotentemente di prima.
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