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ONCE UPON A HEDGEHOG
Mai più Chili Dog
(Seconda parte)
N.B. Si consiglia di installare il font Geddes per visualizzare la storia con i caratteri tipici di Once Upon a Time.
Nel Mondo Reale, sulla via per Segabrooke…
Sulla strada provinciale che collegava Station Square alla zona della
regione più vicina al confine, di norma circolavano una grande
varietà di vetture: semplici utilitarie, decappottabili di
lusso, fuoristrada, ciclomotori, camion delle consegne, sidecar e non
finiva qui. Era più che normale, considerando che Station Square
era una delle città più imponenti e popolose delle United
Federation. Tuttavia, mai era capitato a chi transitava per quella
strada di individuare nel traffico… un tandem giallo che
procedeva a passo di lumaca. Il sellino anteriore era occupato da un
riccio bianco che pedalava energicamente, mentre sul posto retrostante
si trovava una giovane volpe con due code, con l’aria per niente
soddisfatta.
- Puoi ricordarmi che lavoro fai? - domandò Miles Mills, detto
Tails, sovrastando il frastuono del traffico.
- Bè, a dire il vero, sono il collaboratore di un’azienda
rinomata nel campo della domanda/offerta all’interno del sistema
di approvvigionamento dei beni di prima necessità e mi occupo di
relazionarmi con il cliente e di offrire al suddetto una vasta gamma di
possibilità perché possa contribuire attivamente al
potenziamento dell’economia locale nel quadro di un disegno
improntato all’aumento del prodotto interno lordo della nostra
città! -
Tails ci rifletté un attimo su.
- Fai il commesso? - chiese infine.
- Faccio il commesso! - confermò Silver.
- Questo spiegherebbe perché siamo costretti a spostarci in bicicletta -
- Hai qualcosa contro i tandem, ragazzino? - incalzò il riccio,
vagamente offeso - Sono pratici ed ecologici e non hanno neanche il
problema del parcheggio o della benzina -
- Senza contare che costano poco! - completò Tails - E’
solo che… dovresti avere un mezzo di trasporto
più… regale -
- Cosa intendi dire? - disse il riccio, per poi girarsi un attimo per
vedere cosa stesse combinando il suo piccolo e saputello compagno di
viaggio, dato che sentiva che non stava pedalando.
Aveva i piedi poggiati sulla schiena di Silver e stava armeggiando con
un tablet argentato di ultima generazione. Sul retro del dispositivo,
in caratteri cubitali, c’era incisa la frase ONCE UPON A HEDGEHOG.
- Ti ringrazio per l’aiuto che mi stai dando a pedalare! -
commentò, sarcasticamente - Che cos’è quella roba? -
- Non sei ancora pronto - ribatté laconicamente lui.
- Non sono ancora pronto per un pugno di videogiochi? Ragazzino, ti
informo che da giovane sono stato campione regionale di Angry Nerds.
Sono arrivato al record di duecento nerds smutandati in tre minuti e
mezzo -
- Non sono solo semplici videogiochi - protestò Tails, di
rimando - E’ tutto quanto vero. E tu dovresti essere il primo a
crederci, dato che ci sei anche tu in questo gioco! -
- Davvero? E chi dovrei essere? Un prode cavaliere? Uno sterminatore di
demoni? Un idraulico in bretelle blu con la faccia da ebete capace di
ripetere sempre le solite frasi per quasi trent’anni? -
Tails sgranò gli occhi e cercò di trattenere
l’impulso irrefrenabile di scoppiare a ridere.
- E quest’ultima da dove l’hai tirata fuori? - domandò, stranito.
- E’ un mio incubo ricorrente, lascia perdere! -
- In ogni caso, quando appari nel gioco sei appena nato… e sei
il figlio di Rosaneve e del Principe Blu! -
- Ah-ah! Buona questa! - replicò Silver, con un ghigno
sarcastico - E sai anche dirmi quale è stata la mia prima parola
lì dentro? -
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Tails rivelò l’arcano.
- “It’s no use”! -
Nella Foresta Mobiana…
Le segrete del palazzo reale erano buie ed umide, il posto ideale per
rinchiudere un pericoloso stregone come il famigerato Shadowstiltskin.
Con un abile inganno, il Principe Blu e Rosaneve erano riusciti a
renderlo inoffensivo e ad intrappolarlo in una speciale cella in cui i
suoi malefici poteri non potevano avere effetto. Tuttavia, di fronte
alle minacce lanciate dalla rancorosa Rougina… cioè,
dalla Regina… insomma, da lei… era necessario ricorrere
ad estremi rimedi, anche se significava rivolgersi a lui.
Fu così che, scortati da un più imbronciato del solito
Knuckolo, i due ricci si fecero strada, muniti di fiaccole, nei tunnel
sotterranei che conducevano alla prigione dell’essere più
temuto della Foresta Mobiana.
- Ricordate di non avvicinarvi per nessun motivo alle sbarre! -
intimò loro il rosso Chaonano - L’ultima volta che gli ho
passato la cena e mi sono sporto troppo, mi ha infilato il dito bagnato
nell’orecchio. E’ stato davvero disgustoso! -
Arrivati a destinazione, aguzzarono tutti e tre lo sguardo per cercare
di scorgere nelle tenebre la figura dello stregone riccio, operazione
resa ancor più difficile dal colore nero inchiostro della sua
pelle che si confondeva con l’oscurità. Nonostante questo,
non avevano dubbi circa la sua presenza perché,
dall’interno della cella, proveniva l’eco della sua voce
acuta e squillante che cantava: - Ooh Eeh Ooh Ah Ah Ting Tang Walla
Walla Bing Bang -
- Sta recitando una specie di oscuro sortilegio! - esclamò subito il Principe, sfoderando la spada.
- Non è niente del genere - lo rassicurò Knuckolo - La
canta da settimane. Dice che vuole entrare a far parte di un quartetto
vocale e renderla un tormentone da milioni di Rings -
D’un tratto, dal soffitto in pietra della cella sbucò il
tanto temuto Shadowstiltskin, appeso a testa in giù come un
pipistrello, e improvvisamente intento a fare le boccacce ai suoi
più che perplessi ospiti.
- Vi piace il motivetto? - domandò, spalancando i suoi enormi
occhi e aguzzando le pupille infuocate di rosso - Pensavo di renderlo
il singolo di punta della mia band. Gli “Stiltskin Boys”,
che ne dite del nome? -
- Non siamo qui per questo - lo dissuase subito Rosaneve.
- Però devi ammettere che è piuttosto orecchiabile - le
sussurrò il Principe in un orecchio.
- Ma io lo so perché siete venuti a trovarmi - incalzò
Shadowstiltskin, afferrando le sbarre e infilando i piedi negli
interstizi, come a volercisi arrampicare - Siete preoccupati per le
brutte minacce cattive della regina Rougina -
- Puoi dirci che cosa ha intenzione di fare? -
- Può darsi, bambolina - cantilenò lo stregone, con un
ghigno divertito - Anche se quest’informazione non sarà
del tutto gratuita. Hai già dimenticato il mio tormentone
preferito? La pazzia ha sempre un prezzo… e nel vostro caso, la
mia pazzia si traduce in un Chili Dog di due metri con pomodoro,
lattuga, formaggio, cetriolini… e non fate gli avari con la
mostarda! -
- Sei un folle se pensi che ti consegneremo il bene più prezioso
del regno! - sbottò il Principe, inorridendo all’idea di
quell’essere maligno che si sbafava quella prelibatezza.
- Siamo nervosetti, eh? Allora, forse, potrei anche solo accontentarmi
di sapere il nome del vostro pargoletto in arrivo - e,
dopodiché, indicò con il suo indice sottile il pancione
di Rosaneve.
- Affare fatto! - acconsentì lei, ma suo marito intervenne subito per esprimere il suo disaccordo.
- Non accettare! So qual è il suo malvagio piano. Vuole sapere
il nome della nostra bambina per architettare qualche assurdo
soprannome da divulgare in tutto il regno, in modo che sarà
presa in giro a vita, cadrà in depressione, si rimpinzerà
di bomboloni al cioccolato e diventerà talmente obesa che nessun
principe vorrà più sposarla, cosicché la nostra
stirpe si estinguerà e lui potrà prendere il potere per
trasformare il regno nella dimora dei pasti macrobiotici e dietetici,
facendo circolare solo tofu e germogli di soia fino alla fine dei
giorni! -
- Preferisci dargli il panino? - incalzò Rosaneve.
Il Principe trasalì visibilmente e decise di mettere un broncio infantile.
- No! - protestò - Mio! -
- Siamo d’accordo allora - acconsentì la riccia rosa - Dicci quello che sai! -
- Il cielo è blu. L’acqua è bagnata. I piccioni
sono fastidiosi. Hai un ragno che sta ballando il limbo tra i tuoi
capelli. E la regina intende scagliare un sortilegio che ci
spedirà tutti quanti in un luogo orribile… un luogo
popolato da strane creature dalla pelle rosa e con cinque dita per ogni
mano. Dove rimarremo tutti bloccati nel tempo e dove tutto ciò a
cui più teniamo ci sarà portato via… proprio
così… saremo costretti a mangiare uova per il resto dei
nostri giorni! -
Di fronte a quella terrificante prospettiva, Knuckolo poggiò il
dorso della mano sulla fronte e piombò a terra, svenuto,
emettendo un verso da sensibile signora attempata.
- Come possiamo evitare che la nostra dieta venga stuprata in questo
modo? - domandò ancora Rosaneve, rabbrividendo al solo pensiero.
- Noi non possiamo fare un bel niente… a parte correre a zonzo
strillando come donnicciole. L’unica che può fare qualcosa
è la creaturina che porti sempre con te! -
- Intendi Mr. Prosciutto? - ribatté lei, tirando fuori dalle
pieghe del lungo vestito il maialino di pezza che portava sempre con
sé.
- Parlo di tuo figlio, sapientona! - sbottò Shadowstiltskin - Se
troverete il modo di farlo sfuggire al sortilegio, arriverà un
momento in cui verrà a salvarci tutti! -
Rosaneve e il Principe si scambiarono un’occhiata eloquente e determinata.
- Allora dobbiamo affrettarci a completare il suo corredo - disse il
riccio blu - Avrà bisogno dei suoi vestitini rosa e delle sue
bambole per l’impresa che aspetta la nostra speciale femminuccia
in arrivo -
- Avevamo un patto, piccioncini! - ringhiò improvvisamente
Shadowstiltskin - Voglio il nome del nascituro! -
- Silvana! - rivelò Rosaneve.
- Silvana? - ripeté lui - Ma che nome… osceno! Mi piace! -
Nel Mondo Reale, Segabrooke…
Dopo ore e ore di pedalata, Silver e Tails raggiunsero la città
di Segabrooke ad ora ormai tarda. Le strade erano deserte ed erano
fiocamente illuminate da lampioni che spuntavano come funghi dai quasi
ogni marciapiede. Seguendo le indicazioni del volpino, Silver
pedalò - o meglio, si trascinò faticosamente a bordo del
suo tandem giallo - verso la zona est della città, fino a
raggiungere una sontuosa villa a due piani, completa di giardino e
recinto di siepi. Accanto all’imbocco del vialetto lastricato,
c’era una placca in ottone che riportava il numero civico e la
dicitura “Sindaco Rougina”.
- Quando avevi intenzione di dirmi che sei il figlio del sindaco,
ragazzino? - domandò Silver, parcheggiando il tandem e
rivolgendosi a Tails con tono piuttosto seccato.
- Perché? - lo rimbeccò lui - Avrebbe fatto differenza? -
- Puoi dirlo forte! Se lo avessi saputo prima, mi sarei fiondato a
riportarti a casa e ad incassare una lauta ricompensa! -
- Se è solo per quello, puoi stare tranquillo - disse Tails, con
un lieve ghigno - Di certo una ricompensa l’avrai -
I due risalirono il vialetto a lenti passi, ma prima che potessero
raggiungere la porta, questa si spalancò e si affacciò
una donna pipistrello, pesantemente truccata e con indosso un elegante
e costoso tailleur blu. Non appena scorse il piccolo Tails, gli si
precipitò incontro e lo strinse in un soffocante abbraccio
materno.
- Miles! - esclamò, con la voce rotta dall’ansia - Dove ti
eri cacciato? Ti ho cercato dappertutto! Mi hai fatto venire un colpo! -
- Ero andato a cercare la mia vera mamma! - rispose il volpino,
sottraendosi all’abbraccio e mettendo su il broncio migliore del
suo repertorio.
- Cosa vuoi insinuare? - sbottò Rougina, prendendolo per le
spalle e fissandolo dritto negli occhi - Sono io la tua vera madre! -
- No, non lo sei affatto! -
E, subito dopo, Tails la superò e corse dentro casa, salendo ai
piani superiori, probabilmente verso la sua stanza. Le labbra di
Rougina assunsero una piega crudele e, non appena si voltò,
fulminò letteralmente Silver con lo sguardo.
- E lei chi è? - chiese, con ostilità - E cosa vuole
insinuare? Che è la vera madre di mio figlio? -
Silver alzò le mani e si mise subito sulla difensiva.
- L’ultima volta che ho controllato ero ancora un maschio, per
cui non posso aver partorito quel ragazzino. Però sostiene che
sono suo padre… cosa che potrebbe anche essere vera! -
Dalla porta d’ingresso ancora aperta, sbucò un’altra
figura: una donna gatto dal pelo violaceo, con i capelli raccolti in
una coda scompigliata, che indossava una giacca di pelle e portava una
cintura con un distintivo a forma di stella.
- Ci sono problemi, signora sindaco? - domandò, risalendo in fretta il viale.
- Cosa vuole insinuare, sceriffo Blaze? - rispose lei, sempre
più scontrosa - Che non sono capace di occuparmi di qualche
problema? -
- Nulla del genere! - ribatté pronta la gatta - Mi ha chiamato
per ritrovare suo figlio e, dato che è tornato a casa sano e
salvo, direi che il mio lavoro qui è finito! -
- Molto bene! Torni al suo ufficio ora. Ecco i suoi croccantini! -
Rougina infilò una mano in una tasca interna della giacca ed
estrasse una manciata di granulosi croccantini per gatto che
lanciò in direzione di Blaze. Lo sceriffo spalancò le
fauci e li inghiottì tutti in un colpo solo, scodinzolando
visibilmente per la contentezza.
- Quanto a lei - continuò, rivolgendosi a Silver - La ringrazio
per avermi riportato il mio piccolo, ma le consiglio di lasciar perdere
qualunque cosa le abbia raccontato. E’ un bambino con
un’immaginazione molto fervida. Fino a prova contraria, non
c’è nulla che la leghi a lui, quindi le suggerisco di
andare a portare le sue insinuazioni altrove! -
- Ma io non stavo insinuando nien… -
- Cosa vuole insinuare? - sbottò ancora una volta il sindaco -
Insinua di non stare insinuando nulla? -
Silver scrollò le spalle, cercando di mantenere la calma e
cominciando a sviluppare una sorta di allergia per tutte ramificazioni
della parola “insinuazione”.
- Ha ragione, non sono affari miei! - affermò infine - Ho solo
fatto il mio dovere di bravo cittadino. Infatti… in questi
casi… non sarebbe opportuno offrire una ricompensa? -
Rougina, contrariamente ad ogni aspettativa, gli rivolse un ampio sorriso.
- Quel che è giusto è giusto! - disse, prima di infilare
nuovamente la mano nella tasca - Ecco a lei. Prenda anche lei i suoi
croccantini! -
Silver spalancò la bocca ed ingoiò i croccantini.
Sapevano di pollo. I suoi preferiti. Non appena, però, si rese
conto che non c’era nulla di più sostanzioso di quello in
serbo per lui, fece dietrofront con il capo chino e si diresse
silenziosamente verso il suo tandem. Solo dopo qualche pedalata verso
la strada di ritorno, si rese conto che Tails aveva volutamente
lasciato agganciato sul sellino posteriore il suo zainetto:
all’interno c’era ancora il tablet ONCE UPON A HEDGEHOG che
aspettava soltanto di essere restituito al legittimo proprietario.
Nella Foresta Mobiana, il Castello di Rosaneve e del Principe Blu…
In seguito alle oscure minacce della Regina Cattiva e alle conferme
sinistre ricevute da Shadowstiltskin, Rosaneve e il Principe Blu
decisero di riunire la loro corte nella Sala Grande del palazzo per
decidere, insieme a loro, come fronteggiare la crisi incombente.
Radunati attorno alla grande tavola rotonda c’erano tutti i loro
fidati alleati. I sette Chaonani erano seduti uno accanto
all’altro ed occupavano la metà del tavolo: Knuckolo, il
burbero perenne, Vectolo, l’inguaribile allegro ottimista,
Espiolo, l’intellettuale del gruppo, Charmolo, in costante
ricerca di coccole, Mightolo, che non riusciva a fare a meno di
distruggere ogni cosa toccava a causa della sua grande forza, Biggolo,
la cui stazza aveva ben poco di nanesco, cosa che complicava
notevolmente le cose quando si addormentava di colpo, e la mascotte del
gruppo, Rayolo, un ingenuo mollaccione non ancora in grado di parlare.
Dall’altro lato del tavolo, invece, si trovavano, naturalmente,
Rosaneve e il Principe. In loro compagnia c’erano Eggy, il
bonaccione baffuto del regno, esperto artigiano, con la sua dolce -
almeno all’apparenza - nipotina Creamy, conosciuta ai più
con l’appellativo di Coniglietto Rosso, a causa del cestino pieno
di peperoncini rosso fuoco che portava sempre con sé. Chiudevano
il gruppetto Orbel e Cubel, i due inseparabili gemellini robotici,
grandi amici di Creamy.
- Possiamo davvero fidarci di ciò che dice Shadowstiltskin? -
domandò Espiolo, sollevando un ragionevole dubbio.
- Gli uomini che ho mandato in perlustrazione hanno riportato che gli
animali della foresta non stanno parlando d’altro - rivelò
il Principe, preoccupato - La Regina sta davvero architettando qualcosa
e dobbiamo essere pronti ad intercettarla in qualche modo -
- Ma come? - intervenne Knuckolo - Se questo sortilegio è
davvero così potente da condannarci a mangiare uova per
l’eternità in compagnia di orrendi mostri con cinque dita,
cosa possiamo fare per impedirlo? -
- La nostra bambina! - rivelò Rosaneve - E’ lei la chiave
per spezzare il sortilegio, stando a quanto dice lo stregone. Se solo
potessimo trovare il modo di proteggerla dall’incantesimo…
-
- Un modo potrebbe esserci! - esclamò una voce che proveniva dall’altro lato del salone.
Svolazzando con le sue sottili ali trasparenti, la Fata Tikalina
raggiunse gli altri membri della corte. Alle sue spalle, i prodi
soldati del regno stavano trascinando un carretto di legno che
trasportava un uovo gigantesco.
- Un uovo? - puntualizzò Knuckolo, scetticamente - Affidiamo la
nostra salvezza ad una frittata gigante? -
- Non è un semplice uovo - specificò la Fata,
pazientemente - E’ l’ultimo esemplare rimasto proveniente
dal Bosco delle Omelette. Il suo guscio ha proprietà magiche. Se
lavorato fino a renderlo un contenitore, potrà proteggere la
piccola da qualunque oscura maledizione -
Il Principe e Rosaneve si scambiarono un’occhiata speranzosa di
fronte alla prospettiva di poter portare in salvo la loro piccola
Silvana. La Fata Tikalina, però, non aveva finito di parlare e
la notizia che stava per dare loro non era così lieta come
avrebbero voluto.
- Tuttavia, la sua magia è sufficiente per proteggere solo una persona - aggiunse, gravemente.
- Vuoi dire che… non potremo andare con lei? - chiese il Principe.
- Sono spiacente. Non c’è niente che possa fare. Possiamo
solo avere fiducia nella vostra piccola, sperare che, quando il momento
sarà giunto, ci troverà nella terra in cui saremo spediti
e ci salverà dal sortilegio -
Rosaneve scoppiò in lacrime.
- Dovremo abbandonare la nostra bambina in un luogo così
tremendo e lasciarla crescere da sola? Cosa può esserci di
peggio? -
- Il pranzo è pronto! - esclamò Louie, il cuciniere
reale, entrando nella sala con un lunghissimo carrello pieno di piatti
coperti - Con tutto questo trambusto in cucina non hanno avuto tempo di
andare a fare la spesa, abbiamo dovuto arrangiarci con quello che
c’era. Quindi… zucchine in brodo per tutti! -
Dall’intera tavolata si levò un urlo di disperazione
così forte che raggiunse il vertiginoso soffitto.
CONTINUA...
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