親心
oyagokoro
La bambina è seduta
sulle sue ginocchia, le sopracciglia aggrottate nel tentativo di
leggere il testo che si presentava davanti ai suoi occhi.
Un’impresa difficile per la sua età, contando che
il libro riguardava la psicologia infantile ed era scritto in
complicati kanji che la bambina non conosceva affatto.
Kuroko inizialmente non
se ne capacita; Naomi preferiva sempre aggrapparsi alle spalle di
Kagami-kun durante la serata – e la cosa finiva puntualmente
con una lotta sul tappeto – oppure finire i compiti che ha
glissato durante il pomeriggio. La bambina non aveva mai fatto mistero
di chi fosse il suo genitore prediletto, e Tetsuya se n’era
fatto una ragione. D’altronde, il genitore che parla poco ed
è quello più avvezzo ad istituire le regole da
rispettare avrebbe sempre ricevuto un ruolo di comparsa nelle
successive memorie infantili.
La bambina pare essere
sangue del sangue di Kagami-kun, tanto gli è simile nel
comportamento. Una perfetta figlia della tigre. Se doveva essere
sincero, quando l’ha presa con sé, non
l’avrebbe mai detto. Naomi gli era parsa un piccolo uccellino
sperduto, e tale sarebbe sempre rimasta ai suoi occhi. Se doveva essere
davvero sincero, non pensava nemmeno che gli si addicesse la
paternità. Aveva quasi voluto rifiutare, quando il suo
insegnante gli aveva proposto di lavorare in un orfanotrofio per
guadagnare crediti.
Questa sera
è diversa dalle altre.
Naomi è
imbarazzata, quando lo fissa con insistenza, in attesa di un
immaginario permesso. Solo quando Kuroko le fa palesemente notare di
essere conscio della sua presenza Naomi decide di sedersi sulle sue
ginocchia. Il ticchettio dell’orologio scandisce il tempo,
accompagnato dal rumore delle padelle in cucina. La cena sarebbe sempre
stata puntuale.
« Otou-san.
» inizia allora la bambina, piegando la testa per fissarlo
decisa. Tetsuya decide che il suo libro può attendere, visto
che la figlioccia sembra piuttosto seria. Spera solo che non si sia
nuovamente accapigliata con il figlio di Akashi-kun – ormai
ha perso il conto di quante volte sia successo, e quante volte ha
dovuto porgere le sue scuse – e che
quell’atteggiamento serio sia solo una sceneggiata per farsi
perdonare più velocemente.
« Dimmi,
Naomi. » le labbra rosate della bambina si contraggono un
poco, segno di una bruciante esitazione. Naomi abbassa lo sguardo
nocciola, decidendo forse che il gioco non valeva la candela.
« Naomi. » la voce seria di Kuroko pare
riscuoterla, facendo piombare l’infantile testolina
nuovamente in confusione. Tetsuya quasi legge il caos che vortica
furiosamente nella mente della bambina.
«
Mmh… » borbotta lei, abbassando nuovamente il
capo. Sembra esausta in quel rimuginare, tanto da appoggiarsi al petto
del padre come per sostenersi.
« Naomi, lo
sai che se ci pensi troppo su ti verrà la febbre.
» ridacchia leggermente l’uomo, osservando Naomi
imbarazzarsi. La bambina gonfia le guance, guardandolo irosa.
« Non
è colpa mia se devo pensare a cose difficili! »
esclama, piccata. Kuroko passa una mano tra i suoi capelli
d’inchiostro, sorridendole incoraggiante.
« Allora, mi
vuoi dire a cosa pensavi? » l’imbarazzo torna sulle
gote di Naomi, che sospira affranta.
«
Pensavo… a una cosa. » Kuroko rimane in silenzio,
deciso a lasciarla parlare. « Ecco… pensavo
che… s-se a me piacesse u-un maschio, come te o tou-chan.
»
La sua voce tremula
spaventa un poco Tetsuya, che ora è in avida attesa del
proseguimento di quelle parole.
« S-se anche
a me, piacesse. Mettiamola così. » Tetsuya le
sorride leggermente, come per incoraggiarla. « Tu e tou-chan,
mi vorreste bene? Lo stesso? » Kuroko vorrebbe ridere, ma
grazie al cielo la sua natura stoica lo salva un poco. Naomi, con gli
occhi sbarrati, è in attesa di una risposta.
Tetsuya vorrebbe tanto
dirle che il suo comportamento, per la società, sarebbe
stato considerato normale. Che quelli “strani”
erano lui e Taiga-kun. Che non c’era niente di sbagliato, in
lei.
« Ti vorremmo
sempre bene, Naomi. Non dimenticarlo, per favore. » ed
è quella la risposta che gli sembra più giusta,
per il momento. La bambina pare essere più sollevata, tanto
da sorridere radiosamente nella sua direzione. « E ora, se
non ti dispiace, vorresti dirmi chi è questo
“maschio”? » commenta poi, una scintilla
di preoccupazione nella voce. Lui e Furihata-kun – e anche
Mayuzumi-senpai, che indirettamente tifava per loro – stavano
lavorando duramente per far andare le cose secondo i loro piani, e non
gli serviva nessun altro maschio. Naomi si ammutolisce, e sembra quasi
che si sia mangiata la lingua, tanto è divenuta muta.
Kuroko, allora, la afferra sotto le ascelle impedendole di sfuggirgli.
« N-non
è nessuno! » esclama all’improvviso lei,
riacquistando un poco di colore. Tetsuya la osserva con cipiglio
critico, facendola sudare freddo per lo spavento.
« Lo sai che
non bisogna dire bugie. »
« N-non ho
detto bugie! N-non ho detto che m-mi piace qualcuno! » Kuroko
non sembra tanto soddisfatto della risposta, tanto da prendere a farle
un poco di solletico. Naomi scoppia a ridere, una risata infantile che
risolleva un poco l’animo stanco di Tetsuya.
Teme di non poter
sempre essere un buon genitore per Naomi. Ha ancora più
paura che lui e Taiga-kun non le basteranno, un giorno. Eppure, come ha
detto, non smetterà mai di amare quella figlia che
all’inizio non ha veramente compreso.
Naomi ride ancora, e
per adesso Kuroko decide di sospendere la propria tortura. Si sono
divertiti abbastanza.
La bambina scivola via
dalle sue ginocchia, smaltendo dai polmoni le ultime risate.
E’ solo quando è abbastanza lontana che Tetsuya si
accorge che si è portata dietro anche il suo libro. Non
può fare altro, allora, se non inseguirla.
Fare il genitore
implicava anche quello, in fondo.
Amo scrivere
di Kuroko come genitore.
Credo che lui
sia perfetto per crescere figli. E' una sensazione che non mi ha mai
abbandonata.
Per il resto,
non trovo ci sia qualcosa in più da dire. Credo che, a
volte, i bambini si pongono domande del genere "se mi piace, i miei mi
vorranno bene lo stesso?". La situazione di Naomi, poi,
è abbastanza legittima per farsi certe domande.
E niente, see
ya!
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