Da un po’ il solitario
è diventato il mio gioco preferito.
Sei lì, solo tu e le
carte, nessun’altro.
Appunto NESSUN’ALTRO.
Sono sola, da tanto tempo, da una
vita.
Ma siamo tutti soli, vi starete
dicendo.
Ma voi la sentite la mancanza di
qualcuno al vostro
fianco, una
presenza onnisciente che vi
tiene stretta a se, ascolta il vostro respiro, posa le sue labbra sulle
vostre,
dolcemente, delicatamente?
Una persona che vi sussurra parole
dolci, ma non smielate,
che sa accettare i vostri difetti, i vostri scatti isterici, le vostre
paure.
Vi comprende, o almeno ci prova.
Ed è lì, sempre
pronto a difendervi, a rimanere al vostro
fianco.
Forse avete capito. Sto parlando di
lui, proprio lui, la
vostra anima gemella.
Perché dopo tanti sbagli,
tanti errori, chi è che non
continua, anche inconsciamente a cercare la propria dolce
metà?
Io in questo momento vorrei tanto
arrendermi, vorrei tanto
riuscire in qualche modo a buttare la spugna.
Vorrei poter vivere in uno di quei
libri, in cui la
protagonista non ha problemi, tristezze, incertezze,
sull’amore del suo
compagno. Vorrei provare almeno per una sola volta questa sensazione.
I libri ci illudono, sempre.
La verità di quelle parole
impresse sulla carta un po’ ruvida
sono menzogne.
Menzogne belle, che hanno un buon
sapore, dolce come il
veleno, che pian piano si insinua nelle tue membra, lacerandoti,
straziandoti;
menzogne che ti
convincono che forse nel
mondo non si è soli, che forse c’è
QUALCUNO in questa giungla, fatta di
grattaceli e animali civili, fatta di inganni e bugie.
E quando finisci quelle ultime parole
vorresti essere
proprio te la protagonista di quel libro:
bella, senza più problemi,
felice.
Felice. Che suono dolce ha questa
parola così ingannevole,
così finta.
Perché è solo
una parola. Niente di più.
Sono solo sillabe, lettere, messe
assieme che al solo
sentirle prende un moto di tristezza, amarezza, SPERANZA.
Secondo il mito di Pandora, quando
questa donna mitologica
aprì il vaso, contenente i mali di tutto il mondo, sul bordo
rimase incastrato
una piccola emozione, una piccola parte di tutti quei
flagelli che avrebbero distrutto
l’umanità:
la speranza.
Ed è proprio di speranza
che noi ci nutriamo per andare
avanti, per rialzarci quando cadiamo quando ci facciamo male. E vorrei
tanto
riuscire a non sperare più, riuscire a non infliggermi
più questo dolore
lancinante che mi spacca il cuore, mi pervade.
Fa male, tanto male.
E preferirei persino morire che
continuare quest’agonia.
Ma poi subito dopo questi pensieri
una domanda mi assale: e se
poi, dopo la morte non c’è quella pace che
aspettavamo, quella completezza che
cerchiamo da tempo?
Lo so posso sembrare pazza, paranoica.
O forse spero di esserlo, almeno
verrei rinchiusa in un
manicomio, lontana da questo mondo che mi arreca solo sofferenze.
Ma non è così,
purtroppo.
È come se fossimo tutti
sul filo di un rasoio: possiamo
cadere da un lato, oppure da un altro, non c’è
differenza, la fine sarebbe
sempre la stessa.
Ma su questa trave, in bilico, alcune
persone sono insieme,
si tengono per mano, si rassicurano a vicenda, illudendosi che tutto
andrà
bene. Alcuni sono anche pronti a buttarsi col proprio amato, in
quell’oblio
senza fondo che è sempre accanto a loro.
Li guardo, triste di non avere anche
io quella fortuna.
Troverò MAI anche io
qualcuno pronto a gettarsi con me?
Il
mio spazio
Lo so posso sembrarvi una pazza, una sclerata fuori di testa.
Ma non è così. Per me è un
pò un periodo di depressione, diciamo.
Di tristezza continua.
Ho pubblicato queste parole solo per comprendere se almeno qualcuno
condivide i miei pensieri, le mie delusioni.
Spero che non ci siano troppi errori, non ho rincotrollato molto. Non
voglio leggerlo per l'ennesima volta così da infliggermi
ancora altro dolore e tristezza.
Spero comunque vi piaccia.
Spero di averlo messo nella sezine giusta, al massimo potete contattate
l'amministratore per spostarlo o me per cancellarlo e ripostarlo in
un'altra sezione.
Baci Giulia.
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