Hunters
“Tu...
Non.. Mi vuoi?”
“No”
Era stato chiaro, non mi
voleva più, e forse, non mi aveva mai amata.
“Sarà come
se non fossi mai esistito”
Come hai
potuto farmi questo?
Dicevi di amarmi, dicevi
di voler rimanere per sempre con me, e allora perché adesso
non sei qui, con me, ad accompagnare i miei passi sordi con la tua
elegante figura al mio seguito?
“Ovviamente, a modo
mio, ti amerò sempre. Ma quel che è successo
l’altra sera mi ha fatto capire che è
l’ora di cambiare. Vedi, sono... stanco di fingere un
identità che non è mia, Bella. Non sono un essere
umano.”
Ma come: prima
mi distruggi l’anima dicendo che non mi volevi, e dopo mi
vieni a dire che a modo tuo
mi avresti sempre amata... Ma allora mi prendi in giro o
cosa?
E poi lo so perfettamente
che non sei umano, e sapevo perfettamente che non ero la persona giusta
per te, così bello, elegante, raffinato... Così
Dio...
Te l’ho sempre
detto che non ero adeguata a te. Ma tu no, rispondevi che mi amavi e
che sarei stata la tua compagna per l’eternità,
anche se non mi volevi trasformare.
E ora a cosa ci siamo
ridotti Edward? Per uno stupido incidente e per quello stupido e
fottutissimo taglietto, tu mi vieni a dire che non sono la persona
più giusta per te?
Oh, ma bene, vai
allora... Vattene e non tornare mai più. Trova una mortale o
un’immortale più adeguata ai tuoi standard e
rifatti una vita, rifatti una storia, e quando mi penserai mi
ricorderai per quella stupida umana che credeva ancora nelle favole...
Addio Edward...
Ormai erano ore che
camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che
ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai
arrossate e scheletriche.
Non mangiavo, non bevevo,
mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che
l’angelo della morte si accorga di quest’anima in
pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e
spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.
Ma ormai anche la
felicità è voltata via, con il nome di Edward
Cullen, che se l’è portata via con se. La mia
vita, si è portato via con se. E ormai non
c’è modo di riprendermela.
Camminavo da sola, senza
una meta. Girogavavo per la foresta di questa maledetta piccola e
insignificante cittadina, dove una volta, correvo libera in spalla a
colui che mi ha rovinato la vita, e che ora non
c’è più.
Mi fermai in uno spiazzo
libero da alberi e cespugli, dove potevo ammirare la luna,
così maestosa e sola, nel cielo, tra tante altre stelle
invidiose della sua bellezza.
Mi lasciai scivolare a
terra, nell’erba soffice e umida del prato, e portandomi le
ginocchia al petto, piansi quelle lacrime ancora non versate.
Piansi, urlai, lo
maledissi, per tutto quello che mi aveva fatto passare, e per avermi
fatto innamorare di lui, così tanto perfetto e unico.
Non c’era fine
al mio dolore...
All’improvviso,
una fitta infondo alla schiena mi fece fremere dal dolore.
Mi portai le mani a
quello strano tatuaggio che mi apparse misteriosamente una settimana
prima, proprio il giorno della sua partenza.
Il dolore si
moltiplicò, e piano piano incominciò a espandersi
in tutto il corpo, arrivando alla testa. Ma quello più forte
fu nel cuore, dove si intensificò anche lì,
insieme alla zona del tatuaggio, in fondo alla schiena.
Incominciai a dimenarmi,
non controllando più il mio corpo, che ora si contorceva in
posizioni strane.
Cominciai a tremare e
sudare freddo.
Il sangue nelle vene
prese a bruciare e la mia vista diventò sfuocata.
Gli occhi cominciarono a
dolermi, soprattutto l’interno dell’occhio, nella
zona dell’iride e della pupilla...
Mi sembrava che
si stesse sfacendo.
Non so come facevo a
sentirlo, ma lo sentivo.
Cominciarono a dolermi
anche le unghie e le dita di mani e piedi, la pelle mi tirava come si
tira un elastico e se provavo a toccarla bruciava da impazzire.
I capelli stavano
crescendo a dismisura, li potevo sentire intorno alla vita, soffici e
morbidi.
La cute
cominciò a bruciarmi così come le gengive, e i
denti mi facevano male.
La gola era secca e
pizzicava da far paura, i muscoli e i tendini di tutto il corpo erano
tesi come corde di violino, la mente oscurata da mille immagini di
gente con lunghe mantelle, i visi oscurati dai cappucci di diversi
colori: Rosso, Verde-oro, Giallo-oro, bianco e infine, quelli che
catturò la mia attenzione, cappucci neri.
Erano divisi a gruppi, e
ognuno di loro stavano nel gruppo del proprio colore.
Improvvisamente si
avvicinarono, e tenendosi per mano formarono una specie di pentagono, e
ai loro posti si materializzarono dei simboli, tutti uguali tra se, e a
quello che avevo io nella schiena, solo che erano per un colore diverso
per ogni gruppo, appunto quelli di prima.
All’improvviso
tutto si frantumò come uno specchio che si rompe, e io caddi
nel vuoto con un solo nome in mente...
...Isabella
Crucis...
... E il dolore sparì, per lasciarmi cadere
nell’incoscienza, non senza prima aver visto un paio di occhi
dorati con sulla pupilla una croce rossa.
...Bella
Crucis...
::Notine:::
Ciao^^
Lo
so, dovrei continuare l’altra ff su Twilight, ma sapete:
Quando viene l’ispirazione, come non accoglierla?
Bè,
questa era un idea che mi era venuta in mente la prima volta che ho
letto Twilight... Spero veramente che vi piaccia....
Fatemi
sapere che ne pensate, anche se per ora è poco...
Kiss
Egypta =)
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