Immortal love

di brenda the best
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“Miwako”. Mi svegliai di soprassalto, sentendo una voce che mi chiamava. Quella voce la conoscevo benissimo, quella era la voce di Matsuda. Era lo stesso tono che usava per chiamarvi quando doveva darmi qualche lezione di vita. Quando mi ripresi, guardai su nel cielo e vidi che era quasi l’alba. Vidi sul display del cellulare che mi aveva dall’ora. Erano le sei. Avevo passato la notte nel parco, mi ero addormentata piacendo. Pensavo che la mia vita fosse un vero schifo. Non avevo avuto molto fortuna. Il pensiero andò per primo a mia madre, lei ha fatto molto per allevarmi, da sola non era facile. I miei pensieri furono interrotti, quando il cellulare che trovai, iniziò a squillare. Ero presa dalla paura, ma la rabbia e la determinazione farsi strada in me. Premetti il pulsante per rispondere alla chiamata. Lo posi vicino all’orecchio e non dissi nulla.


“Ci sei bella poliziotta?” disse una voce maliziosa.


“Si” risposi con impeto.


“Perché non hai detto, pronto?” disse prendendosi gioco di me, per farmi impaurire.


Ma si sbagliava di grosso. “Dimmi quello che devo fare e basta” risposi determinata più che mai.


“Siamo di cattivo umore questa mattina, ahahaha, non hai avvisato la polizia vero? Sai a cosa andresti incontro” disse sadico.


“No tranquillo, non ho avvisato nessuno” dissi.



“Ascoltami bene dolcezza, non lo dirò una volta di più, hai capito bene?” disse nervosamente.



“D’accordo” dissi sicura più che mai.


“Alle undici, alle spalle della stazione di Haido Town, c’è un magazzino non più utilizzabile, recati lì, se vuoi che questi dodici milioni di persone non si facciano del male, prima di arrivare lì, devi fare una cosa però, dovrai dire ai tuoi collegati con una chiamata anonima, senza dire che sei tu, che c’è una bomba, alla banca centrale di Beika, devi fare questa chiamata per le dieci” disse.



“C-cosa? Non puoi chiedermi di fare q-“ dissi sconvolta, ma lui m’interruppe.



“NON MI SONO SPIEGATO BENE STRONZA?? SE VUOI SALVARE QUESTE PERSONE DEVI FARE QUELLO CHE DICO IO” disse urlando.



“Va bene” dissi non avendo altra scelta.



“Bene, segui quello che ho detto, una cosa sbagliata e boom” disse, chiudendo la chiamata.



Osservai il display del cellulare e le lacrime rigavano il mio volto. Che cosa voleva fare quel pazzo?? Non volevo mettere in gioco la vita degli abitanti di Tokyo e tanto meno i miei colleghi, soprattutto lui. Cosa devo fare papà?? M’inginocchiai e mi appoggiai vicino un albero, e piansi. Piansi lacrime amare. Nulla al mondo poteva aiutarmi. Solo io potevo fare qualcosa che potesse salvare questa città.




Scusate il ritardo, ma purtroppo sto studiando medicina nel mio paese natale, e aggiornare mi è difficile, cercherò di aggiornare al più presto questa storia. Non vi preoccupati, ho intenzione di finirla.





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