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father & Son
James
Sirius Potter in quella giornata aveva raggiunto quattro semplici
conclusioni:
odiava
la neve
odiava
la domenica
odiava
avere una petulante sorellina di un anno
ma
soprattutto odiava Albus e il suo raffreddore.
In
realtà non è che odiasse proprio la neve in sé e
nemmeno la domenica.
Odiava
solo quella neve e quella domenica.
Anzi,
a dirla tutta, quella domenica era iniziata nel migliore dei
modi.
Si
era svegliato, aveva tolto le coperte ad Al che dormiva ancora beato,
forte del suo metroediecicetimetri aveva aperto la porta, era
riuscito a fare qualche dispetto a Kreacher prima di convincerlo a
preparargli la torta di mele per colazione, aveva provocato tutto il
rumore necessario a svegliare i suoi genitori, Al e a far piangere la
piccola Lily da due piani di distanza.
Sì,
la giornata era iniziata proprio bene, per i gusti di James Sirius
Potter, terremoto di cinque anni di furbizia in perenne evoluzione.
Anzi, mentre facevano colazione sembrava proprio che la giornata
dovesse migliorare.
Harry
aveva aperto le persiane e James aveva potuto ammirare una miriade di
fiocchi di neve soffici che cadevano dal cielo imbiancando i
marciapiedi.
“Oh.
La neve.” aveva detto semplicemente Al, indicando la finestra e
spalmandosi la marmellata su tutto il pigiama.
James
aveva guardato il fratello con occhio contrariato: stava nevicando.
Tanti grossi, morbidi e perfetti fiocchi avrebbero ricoperto il
giardino ( e questo significava meravigliosi giochi) e quel tontolone
di suo fratello riusciva solo a dire “Oh. La neve”?
Per
forza reagiva così, si disse: aveva solo tre anni, lui.
Poi,
come se non bastasse, aveva avuto anche la bella idea di ammalarsi!
Aveva
iniziato a starnutire come un forsennato e l'ovvia conclusione era
stata che, per colpa sua, nemmeno James poteva uscire a giocare.
Lasciarlo
andare da solo era fuori discussione e, siccome Ginny non poteva
badare da sola a Lily e ad Al, James non poteva uscire con Harry.
James,
piuttosto arrabbiato, vagava per casa come un'anima in pena.
Nemmeno
disturbare Kreacher dava soddisfazione quando, per colpa di un
fratello raffreddato e di una sorella troppo piccola per stare sola,
si era costretti a guardare la neve cadere senza neppure poterla
toccare.
“Bieni
a giocare, Jamie?” domandò Al, salendo le scale con tre
cubetti delle costruzioni in mano.
“No.”
ribattè, fissando la neve che cadeva.
“Berchè?”
“Mi
annoio. E io odio le costruzioni.”
“Le
odi zolo berchè vinco io.” replicò Al che,
incurante del rifiuto tornò in salotto dal padre.
James
sbruffò: una giornata così meravigliosa rovinata da
quel mammalucco di Al!
E
lui odiava stare in casa. Come ci si poteva divertire in casa quando
il suo unico compagno di giochi era Al?
Non
poteva nemmeno più usare la scopa, la sua stupenda, magnifica,
fantasmagorica Nimbus Junior Deluxe 300, da quando aveva rotto un
paio di soprammobili.
Ok,
forse erano più di un paio.
Fatto
sta che quello stupendo manico di scopa era stato requisito,
sequestrato, messo sotto chiave.
Ma
forse...
James
saltò giù dal letto, andò in corridoio e
controllò che Al e suo padre fossero ancora impegnati con
quelle insulse costruzioni e che sua madre stesse ancora giocando con
Lily.
Appurando
che ogni cosa andava come previsto, James si fiondò nello
sgabuzzino , dove sapeva che sua madre aveva ritirato la sua
magnifica scopa.
La
porta era aperta e James vi si intrufolò, attento a non farsi
vedere.
Addocchiò
immediatamente quella meravigliosa scopa che era sua. Sua.
Non
di Al. Solo sua.
Stava
appesa su un chiodo ed era anche piuttosto in alto.
Per
nulla scoraggiato, James si alzò in punta dei piedi, senza
tuttavia raggiungere lo scopo prefisso: nonostante il
metroediecicentimentri rasentava appena la chioma di saggina.
Si
guardò intorno, alla ricerca di qualcosa su cui arrampicarsi,
ma sfortunatamente pareva che non ci fosse nulla, salvo qualche
secchio vecchio e vuoto.
James
ne afferrò uno e, salitocisi sopra, riprovò: nemmeno
questa volta riusciva ad arrivare al manico.
“E
va bene, l'hai voluta!” James si sporse più che potè,
con le mani sollevate.
“E
dai! Avanti! Vieni! Vieni!”
Come
mossa da una forza invisibile, la scopa si mosse, staccandosi dalla
parete e sollevandosi per aria.
“Oh.
Wow!” esclamò James, che per la sorpresa cadde dal
secchiello.
“Ora
vieni qui, però!”
La
scopa obbedì al comando, perdendo quota ed abbassandosi
all'altezza del suo proprietario.
“Credo
di aver fatto una magia! Ehi! Era la mia prima magia! Dovrei andare a
dirlo a qualcuno facendomi sgridare? No, mi sa che è meglio di
no. Pazienza, la festa sarà per la prossima volta. Però...
wow... sei un genio, James Sirius Potter!”
Ringalluzzito
dal successo ( “Ehi! Vic aveva già otto anni! E Ted
sette! E io sono il migliore!”), il bambino non abbandonò
il suo progetto.
Scacciato
via quell 'impiccione di Kreacher, che mai si faceva gli affari
propri, James raggiunse la porta sul retro.
Se
era in grado di usare la magia, per quale motivo doveva limitarsi a
volare in casa, col rischio anche di essere scoperto?
Avrebbe
potuto andare fuori e farsi un giro, prima di tornare in casa con
aria del tutto innocente.
Era
un genio, James Sirius Potter.
“Apriti,
apriti, apriti!” sussurrò alla chiave, sino a quando non
la vide girarsi.
“Wow...
sono il migliore.”
Spalancò
la porta, senza vedere che, dietro di lui, un'ombra alta correva a
nascondersi, ed inspirò l'aria fredda.
Il
giardino era completamente ricoperto e un manto di una ventina di
centimetri si estendeva immacolato.
Senza
indugiò, James inforcò la scopa, libero di volare tra
la neve.
Spalancò
la bocca e tirò fuori la lingua, assaporando i fiocchi che
incontravano la sua confusa traiettoria.
“James
Sirius Potter! Si può sapere cosa stai facendo?”
Harry
era comparso all'improvviso, del tutto impreparato, come del resto
suo figlio, al freddo.
“Ehi!
Ahi.. oh... papà!”
“James
Sirius Potter! Spiegami un po' come...-Harry si chinò per
terra- come prenderai questa!”
Scagliò
una grossa palla di neve contro James, che con una virata
spericolata, la evitò.
Harry
nascose la bacchetta in tasca: in fondo quello della porta poteva
restare un segreto... ma la scopa, bè... suo figlio era
semplicemente un genio.
La
sua prima magia per recuperare un manico di scopa.
Meglio
di un test di paternità. Poco ma sicuro.
“Papà!
Attento!”
Schiank.
Una
palla di neve più grossa ancora aveva appena ricoperto i suoi
occhiali ed Harry rise, rincorrendo il suo scalmanato primogenito,
reduce dalla sua prima magia.
E' il mio primo tentativo di
scrivere sulla next- generation. Non so esattamente come sia venuta
fuori, forse è stata suggerita dalla neve di questi giorni...
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