AVVISO AI NAVIGANTI
Ovvero,
un mucchio di noiosissime note introduttive.
Così vi potrete preparare a quel
che vi aspetta, ed eventualmente decidere di spendere più utilmente il vostro
tempo altrimenti.
Com’è strutturata questa fic?
In linea di massima, non
troverete un gran numero di episodi nuovi o diversi da
quelli della serie che ben conosciamo. Posso quindi affermare che, sotto
moltissimi aspetti, questa è una riscrittura, o
meglio ancora rilettura, di certi passaggi che a me personalmente sono molto
piaciuti, e che riguardano soprattutto il personaggio di Kikyou in rapporto ad
antagonista e protagonista della storia.
Questo lo dico,
in quanto mi sono interrogato sul senso che poteva avere mettere in scena cose
già viste e abbastanza note.
D’altra parte, io non sono certo
uno scrittore. Posso, al limite, giocare un po’ negli
spazi lasciati da un autore, ma nulla più.
Quindi.
Uomo avvisato mezzo salvato. Ci saranno alcune scene nuove, ci saranno idee
magari non presenti nella storia originale e che mi sono divertito a “infilare”
nella fic, ci sarà un angolo diverso dal quale vedere
il racconto. Specialmente all’inizio, noterete molta fedeltà rispetto
all’originale soprattutto nei dialoghi (anche se non mancheranno alcune
opportune modifiche, allo scopo di andare a parare dove mi interessa).
Poi la vicenda, pur seguendo
sempre le “orme” della storia, se ne affrancherà un
pochino di più.
E
giocherò molto sull’introspezione dei personaggi (che è, in fondo, quel che mi
riesce meglio).
Secondo punto.
La Kikyou di cui mi accingo a
raccontare e dalla quale mi muovo è quella dell’anime,
non quella del manga.
Non terrò conto, però, degli
episodi riempitivi (i cosiddetti filler), salvo due eccezioni che segnalerò a
suo tempo.
Pescherò certamente alcune cose
dal manga, e ovviamente mi ricongiungerò alla Kikyou del manga ad anime finito.
Ora, un po’ di spiegazioni
“tecniche”.
La struttura dell’anima per i
giapponesi (struttura che la Takahashi
usa nel racconto), è il seguente (prendetelo con un minimo di beneficio
d’inventario, ma così dovrebbe essere se non ho frainteso qualche punto).
L’anima è divisa in tre parti.
- haku.
Il soffio vitale. Questa parte dell’anima, che potrebbe essere definita energia
vitale/spirituale, è in sé un’energia inerte.
L’haku
è ciò che inizialmente Hakudoushi usa, come
ricorderete, per assemblare Mouryoumaru.
Privo delle restanti parti di anima, Mouryoumaru è solo un burattino. Hakudoushi
(nome significativo) manipola l’haku
per muoverlo e farlo agire, finché a Mouryoumaru non
viene fornito un ‘cuore’.
In mancanza di informazioni
più precise, do per scontato che Kikyou sia dotata di un haku,
preso da una parte di quello di Kagome, e che nell’haku
risieda sia la forza fisica che i poteri spirituali di cui è dotata.
- tamashii.
La parte spirituale, della coscienza di sé e dei sentimenti.
Assimilabile a quanto possiamo considerare anche noi anima.
Quando si parla della parte di anima propensa all’odio
che risiede nel corpo rianimato di Kikyou, la Takahashi
si riferisce propriamente a questo: la tamashii di
Kikyou è “spezzata” e questa porzione si annida nel corpo fabbricato da Urasue.
Infatti (come vedete, per una
volta ho sconfitto la pigrizia e fatto bene i compiti a casa) i capitoli del
manga nei quali Kikyou tenta di trascinare all’inferno
Inuyasha si intitolano Sukuwarenu Tamashii,
tradotto nelle scan inglesi Un’anima al di là della redenzione ma che letteralmente dovrebbe
suonare così: una tamashii
che non può essere curata.
Tamashii
è anche ciò che propriamente estrae Kikyou da Midoriko
nel tentativo di contrastare gli effetti del veleno di
Naraku.
- shinidama.
La parte di anima che muove il corpo fisico. Ovvero, ciò che permette alla tamashii di
manipolare l’haku per muoversi e agire. Kikyou
è del tutto priva di tale porzione di anima, ed è ciò
che i suoi insetti demoniaci, chiamati appunto shinidamachu,
raccolgono per lei.
Tuttavia, nella versione
giapponese, quando ci si riferisce alle anime raccolte da Kikyou vengono usati in maniera intercambiabile i due termini ‘shinidama’ e ‘tamashii’.
E,
propriamente, se è pur vero che Kikyou ha bisogno delle shinidama,
è altrettanto vero che raccoglie anime intrise di rimpianto e tristezza (chiaro
riferimento alle tamashii).
Perciò,
ho semplicemente deciso che gli shinidamachu prendono
entrambe queste parti dell’anima delle donne morte. Nel racconto userò il
vocabolo “anima” per intendere queste due parti dell’anima giapponese.
Divinità.
Nella religione scintoista, le
divinità sono chiamate “Kami”. Il termine divinità è
in parte fuorviante, così come quello di demone (youkai).
I più potenti tra i Kami sono comunque
assimilabili approssimativamente alle divinità greche, ed è in questa accezione
che userò il vocabolo.
Ma anche
le montagne, le tempeste, gli antenati, gli eroi (e l’imperatore del Giappone)
sono o possono essere Kami.
Aldilà.
Gli spiriti dei morti sono liberi
di reincarnarsi 49 giorni dopo la morte. Coloro che non hanno ricevuto un
funerale appropriato, o che sono legati al mondo dei vivi da catene di dovere
e/o passione, non si possono reincarnare.
Costoro rimangono nel Meidou, l’oscuro regno dei morti (Inferno, diciamo, o Ade che si voglia), ricordando tutto ciò che hanno odiato e
amato.
Il Kami
che governa il Meidou è conosciuto con il nome di Okuninushi.
NOTA: detto questo, io ho
intenzione di appropriarmi dei concetti che mi tornano
utili, per poi rielaborarli secondo i miei comodi. Non ho certo intenzione di
perdermi in un trattato sulla corretta interpretazione di questo corpus mitologico, che ho tratteggiato
in maniera molto sbrigativa.
Mischiare e inventare è molto più
divertente e meno faticoso che documentarsi troppo ^_^“
Per finire, un po’ di glossario. E se avete resistito fin qua, forse avete le spalle (spalle,
ho detto! Cosa andate subito a pensare, maliziosi!!)
per sopportare anche il resto.
Miko:
sacerdotessa scintoista;
Kuro miko: sacerdotessa oscura;
Bou:
monaco buddista;
Oni:
demone con un occhio solo simile a un orco;
Gumo:
ragno;
Naraku: inferno o “abissi
infernali”;
Shikon no Tama: la sfera dei 4 spiriti;
Kikyou: il nome di un fiore, la
campanella cinese. Ma anche, colei che è eccentrica;
Chihaya:
il costume tradizionale della miko
indossato da Kikyou;
Hakama:
la parte inferiore, rossa, del costume della miko (i
pantaloni);
Hitoe:
la parte superiore, bianca, del costume della miko
(il kimono);
Youkai:
demone/creatura sovrannaturale;
Hanyou:
mezzodemone;
Youki:
energia “demoniaca” di youkai e hanyou;
Juso:
maledizione;
Shikigami:
creatura artificiale che serve le miko;
Taijiya:
sterminatore di demoni;
Daimyo:
il capo di un clan, assimilabile al nostro “signore feudale”. La madre di Inuyasha è la figlia di un daimyo;
Ronin:
samurai senza daimyo;
Katana: spada del samurai;
Bokken:
la spada di legno, letale quasi quanto una katana.
–dono e –sama:
suffissi di saluto. In giapponese non esiste il lei e il voi (anche se io ho
tutta l’intenzione di utilizzarli). Il minore o maggior rispetto, all’interno
di una frase, si ottiene rivolgendosi in maniera più o meno formale
all’interlocutore. Dono è suffisso molto formale che si usa nei confronti di
una persona rispettabile con cui si ha poca o nessuna familiarità. Sama è anch’esso un suffisso di grande
rispetto, ma che implica una maggiore vicinanza.
Ringraziamenti:
a rosencrantz (aka Lara) per
l’apprezzamento e l’incoraggiamento;
a solandia (aka Elena) in quanto
questo racconto deve molto anche a tutti i fiumi d’inchiostro versati nei
nostri papiri a sostenere (io) le “ragioni” della scelta di Kikyou di rendere
umano Inuyasha e l’altra a ribadirne i “torti” e le ombre. Sempre un piacere ^-^