Nickname:
_Vintage_
Titolo: And I hope
you’ll come back
Fandom: Dragon Ball
Personaggi e/o Pairing: Bulma,
Yamcha
Titolo canzone:
Someone like you -
Adele
Rating: Verde
Genere:
Romantico/Triste/Song-fic
Avvertimenti:
Missing moments
Introduzione o note d'autore:
Bulma
era andata via. Non vi erano altre
sfumature per intendere la loro definitiva rottura, né
Yamcha cercò di
trovarle, consapevole di come fosse maledettamente debilitante
ammettere di avere una buona dose di colpe. Lui era stato superficiale,
troppo preso dalle altre donne per accorgersi della fortuna di avere
una come Bulma al suo fianco. E adesso lei era con il sayan
spietato e assetato di sangue che tanto aveva odiato, prima di
strappargli dal petto la poca umanità che possedeva,
facendogli
scoprire che, in fondo, non è così sbagliato
pensare di amare qualcuno.
Bulma si
era innamorata di lui.
Vegeta,
con tutti i possibili sbalzi d’umore tipici della sua indole,
si era innamorato di lei.
E lui era
rimasto solo.
[Partecipante al
contest
“L'amore, il laccio che unisce musica e
parole” indetto da Erika8304 sul Forum di EFP]
And I hope you'll come back
I hate to turn up out
of the
blue uninvited,
But I
couldn't stay away, I couldn't fight it,
I had
hoped you'd see my face,
And that
you'd be reminded that for me it isn't over.
La vide
ridere di gusto, mentre afferrava l’ennesimo biscotto dal
vassoio di
ceramica posto sopra al tavolino.
Indossava
il vestito rosso, il suo preferito; quello che piaceva tanto a lui,
seduto al suo fianco, freddo e impassibile come al solito. Si chiese
come fosse possibile che il sayan non fosse contagiato dal calore
esplosivo della giovane donna, che disinvolta si aggrappava al suo
braccio per cercare un appoggio, mentre le sue guance si imporporavano
di un invitante rosso scarlatto, l’effetto latente del troppo
vino
bevuto sotto al Sole cocente di Luglio.
Non posso credere che
lo ami.
Il
ragazzo li osservò dall’alto
dell’edificio posto di fronte alla Capsule
Corporation, scuro in volto. Non riusciva a concepire che Bulma, la sua
piccola e innocente Bulma, potesse essersi innamorata di un uomo come
Vegeta, l’essere meschino e disgustoso che aveva dato troppo
spesso
prova di essere inaffidabile, opportunista, plasmato secondo le rigide
tradizioni sayan che non gli avrebbero mai permesso di amarla come lei
si aspettava.
Yamcha
conosceva fin troppo bene il sogno d’amore a cui la turchina
tendeva le sue esili braccia.
Quale
tipo di fiaba avrebbe mai potuto regalarle un essere così
spregevole?
Bulma
aveva veramente deciso di assecondare l’insano turbinio di
emozioni che
l’avrebbero strappata all’innocenza di un amore
immacolato, spingendola
tra le braccia di un egocentrico scimmione che non sarebbe mai stato in
grado di capire quale fosse il confine capace di separare due cose
così
antinomiche come la lotta e l’amore?
Ti prego Bulma, apri
gli occhi.
Yamcha
non credeva di essere tanto diverso da Vegeta, in fondo. Era sempre
stato un egoista, abituato ad avere tutto ciò che il suo
animo viziato
chiedeva.
Ma le attenzioni della ragazza non le aveva mai sollecitate: avevano
bussato alla sua porta senza che si fosse preoccupato di aprire e lei
era entrata nella sua vita, incurante di ciò che lui avrebbe
potuto
pensare.
Non si
era innamorato di lei per la bellezza o per la briosa intelligenza che
la caratterizzavano, ma perché era la cosa più
semplice che potesse
fare; eppure non era stato in grado di apprezzarla perché,
col tempo,
aveva imparato a farne a meno, spostando la propria attenzione su donne
tremendamente più noiose. Comuni.
Com’era
possibile che si fosse ridotto a questo? Come aveva potuto permetterlo?
Aveva
sperato che, tornando sui suoi passi, Bulma avrebbe capito di essere
ancora importante, la scintilla vitale che gli aveva permesso di
tornare a esistere dopo tanto tempo passato da solo in compagnia di
Pual e di se stesso, senza sapere cosa fosse l’amore.
Ma, come
vittima di un insano inconscio recondito, Yamcha sapeva che non sarebbe
tornata per ricominciare a percorrere quel mare d’incertezze
a cui
l’aveva esposta, tempestoso, caotico, che non
l’avrebbe mai riportata
nel placido porto che tanto sognava.
E, mentre
lui rimaneva inchiodato all’incandescente cemento di quel
palazzo,
Bulma si allontanava sempre più inesorabilmente. Sempre
più sollevata.
Sempre più serena.
I heard
That
you're settled down…
…And
you're married now.
Stringeva
tra le mani un biglietto. Semplice, pulito.
Non aveva
avuto neanche il bisogno di aprirlo, un pezzo di carta come quello si
poteva inviare per una sola occasione. Unica al mondo. Quella che lei
aveva aspettato con troppa pazienza.
Rigirò la
busta che lo conteneva, mettendo a fuoco le iniziali dei nomi e, per
quanto consapevole di ciò che stava per leggere, la vista
gli si
annebbiò per qualche secondo.
Magari
non avrebbe dovuto. Sarebbe stato più semplice far finta di
niente,
strappare quell’oscena presa di coscienza e continuare
così, come aveva
fatto per tutti quegli anni.
Ma, come
sempre, era troppo tardi.
Vegeta
& Bulma
«Si
sposano…»
sussurrò, sorridendo.
Un
sorriso funesto, carico di dolore e disprezzo perché lei,
ancora una
volta, gli stava dimostrando quanto fosse semplice fare a meno di lui,
quanto poco potesse contare la sua presenza su quel pianeta,
così
troppo pieno di opportunità perché lei potesse
rinunciare a vivere solo
per rimanere al suo fianco.
Si alzò
dal divano, con le gambe terribilmente pesanti e il cuore trapanato da
una spaccatura insanabile – l’abisso che
l’avrebbe separato per sempre
da ciò che era stato fino a quel momento.
Quando Bulma, per
quanto lontana
e incurante di come stesse andando la sua vita, poteva ancora
appartenergli.
Ma quella
promessa, scritta dozzinalmente su una banale partecipazione di nozze,
era per sempre.
E il per
sempre presupponeva solamente due persone. E lui non era previsto.
Old friend, why are
you so shy?
It ain't like you to
hold back
or hide from the lie.
Lei era
lì.
Bella.
Triste.
Stringeva
la mano di un aitante bambino dagli occhi azzurri, belli come quelli di
sua madre, che gli sorrideva pur di celare quanto dolore potesse
sopportare un corpo così minuto.
«Trunks?»
lo chiamò, frenando un singhiozzo.
«Perché non vai a giocare con Goten?»
Il
bambino ubbidì a quel pacato comando celato da una sottile
richiesta di
non fare domande e di placare la curiosità che lo spingeva a
chiedersi
il perché sua madre fosse così angosciata.
Yamcha la
osservava da lontano, rapito dalla forza di volontà con cui
la donna
s’imponeva di mostrare un certo contegno e, quasi per paura
che potesse
svanire come un miraggio della propria mente, le si
avvicinò, timoroso,
con le mani sudate.
«Bulma…»
sussurrò, mentre le sue mani le stringevano la vita in un
abbraccio
timido, per paura che potesse spezzarsi.
«Yamcha»
disse lei, coprendosi il volto con le mani, incapace di frenare le
lacrime che silenziose scendevano a bagnarle il volto. «Non
potrò
dirglielo.»
«Devi
farlo. Trunks è grande ormai.»
«Ma
era…
suo padre» biascicò, respirando a malapena.
«Non posso farlo.»
Yamcha si
impose di rimanere impassibile, mentre il suo cuore implorava di
allontanarsi da quella situazione così infausta, dalla quale
avrebbe
ricavato solo del malsano dolore.
Sono un masochista,
si disse,
mentre Bulma si abbandonava sul suo petto, chiudendo gli occhi e
aspettando che quella disperazione passasse, come se potesse bastare
così poco per riportarle Vegeta.
«Bulma»
la chiamò infine, inspirando profondamente. «Devi
svegliarti. Non puoi
rimanertene qui a commiserarti. Devi reagire, come hai sempre fatto.
Devi farlo per te, per Trunks e soprattutto per Vegeta.»
Ci fu
silenzio per qualche secondo, prima che la donna tirasse su col naso e
si decidesse a rivolgergli la parola. «Cosa dovrei
dirgli?»
«Potrai
sempre raccontargli che…» Yamcha
deglutì a fatica, serrando le mani in
una vigorosa stretta attorno alla vita della giovane donna.
«Vegeta ci
ha salvati. E che è stato… un grande.»
La vide
alzare la testa per incrociare il suo sguardo e, nel perdersi in quelle
due pozze d’acqua azzurra, Yamcha non poté fare a
meno di notare quanto
riconoscimento potesse provare per lui, mentre si asciugava le lacrime
col palmo della mano.
«Grazie»
gli sussurrò, affondando il volto nella sua maglia.
Per una
frazione di secondo, Yamcha credette di aver ritrovato una parte di
sé.
You know how the time
flies,
Only
yesterday was the time of our lives,
We were
born and raised in a summer haze,
Bound by the surprise
of our
glory days.
Erano
fuori la
terrazza della Capsule Corporation, sommersi dalla vastità
di quel
firmamento trafitto da miliardi di punti di luce, stanchi e assonnati a
causa della lunga giornata.
Bulma
posò su un tavolino un vassoio di dolci, mentre si
abbandonava su una
sedia, al suo fianco.
«Ne
mancano solamente due. Poi tutto questo sarà
finito» disse, con un
sorriso dipinto sul volto.
Presto
Vegeta sarebbe tornato, ricoprendo il posto che gli spettava in quanto
marito. In quanto padre.
«Trunks
dorme?» le chiese, massaggiandosi le tempie con la punta
delle dita.
«Come un
ghiro. È crollato.»
«Sono
contento.»
Non era
vero. Yamcha non era affatto felice di quella situazione. Presto tutto
sarebbe finito e Bulma sarebbe tornata ad ignorarlo, Trunks avrebbe
smesso di ricercare la sua presenza e Vegeta non gli avrebbe permesso
di avvicinarsi ai membri della sua famiglia, consapevole di come il
sayan fosse geloso, ossessivamente possessivo verso le cose che credeva
appartenergli.
«Yamcha?»
lo chiamò la donna, mentre rideva. «Ma mi
ascolti?»
«Scusa.
Ero sovrappensiero.»
«A cosa
pensavi?» gli chiese, poggiando il mento sui palmi delle mani.
«A niente
di particolare… a noi» disse infine, non riuscendo
a frenare in tempo
la lingua. «A quanto siamo invecchiati.»
La vide
sorridere e voltare lo sguardo verso l’empireo stellato,
persa in
chissà quali pensieri.
«Abbiamo
fatto tanta strada. È incredibile essere giunti a questo
punto»
sussurrò, socchiudendo gli occhi. «Prima era tutto
più semplice, vero?»
L’uomo
annuì, incrociando le braccia al petto. «La vita
era meno impegnata.»
«Era
frenetica, eppure non ricordo un solo giorno in cui io mi sia sentita
triste o afflitta» continuò la turchina.
«Bastava poco per essere
felici.»
Yamcha la
fissava come se fosse l’esatta copia della Bulma vista la
prima volta,
tanti anni prima. Non fece caso alle prime rughe intorno alla bocca o
alla fronte leggermente corrugata; lei era sempre la stessa di sempre,
sportiva e sguaiata, incurante di ciò che avrebbe potuto
pensare la
gente. Non le era mai importato niente delle conseguenze o delle
responsabilità che sarebbero potute derivare dalle sue
azioni. Aveva
sempre ragionato per intuito e si era lasciata guidare da esso fino a
quel punto.
«Bulma»
la chiamò, frenando l’impeto che lo spingeva a
buttare giù quella
corazza d’indifferenza e ad ammettere di essere ancora
innamorato di
lei. «Tu… sei felice?»
La donna
lo fissò per degli istanti interminabili, fino a quando non
gli sorrise
timidamente, posando una mano sopra la sua.
«Sì.»
Amava
Vegeta. E non era certo un amore sbocciato per caso perché,
per quanto
paranoico ed egoista, il sayan aveva sempre considerato Bulma la sua donna, senza
mezzi termini. La
sua indole non gli avrebbe mai permesso di regalarle fiori o
cioccolatini, ma a lei andava bene così. Sapeva che non
c’era bisogno
di quelle formalità per capire quanto tenesse a lei, al
punto di farsi
ammazzare pur di salvare la sua vita e quella di Trunks.
La morte
era il gesto estremo per un amore sempiterno, che avrebbe precluso per
sempre il tentativo di Yamcha di poter tornare insieme a lei.
E questo
lui l’aveva capito perfettamente.
«Ti
ricorderò per sempre Bulma» disse infine,
distogliendo lo sguardo da
lei e rimanendo a fissare i pini del giardino sottostante.
«Che vuoi
dire?»
«Guardaci.
Tu hai una famiglia, un marito che presto tornerà da te. Un
bambino.
Una casa. Io non ho nulla di tutto questo, perché ho scelto
di non
volerti regalare questa favola. Lui
invece l’ha fatto. Ed è per questo che sei stata
per una settimana in
giro per il mondo nella speranza di ritrovare le sfere del drago,
perché non ti accontenti di una storia finita a
metà. Tu vuoi il “per
sempre felici e contenti” e non ti aspetti che sia la vita a
dartelo.
Te lo prendi, di prepotenza. Come sempre.»
Yamcha le
afferrò una mano, stringendola. «Sei sempre la
stessa, dopotutto. La
stessa che mi ha imposto l’amore, la stessa che ha fatto in
modo che
tutta questa storia delle sfere del drago potesse creare una nuova
famiglia, più grande, più
irragionevole… Io, Goku, Chichi, Tenshinhan,
Crilin… non saremmo mai stati niente senza di te. Testarda,
illogica,
istintiva. È questa la forza che ti ha spinto a cercare
qualcosa di
meglio nella vita, senza accontentarti. E, per quanto tu possa
cambiare, essere più matura, più meditabonda,
beh… per me rimarrai
sempre la stessa ragazzina di sempre, quella che ha incrociato il mio
sguardo e che ha pensato di trascinarmi con sé per il mondo,
sotto il
caldo cocente del deserto. Quella sarà sempre la mia
Bulma.»
Rimase in
silenzio, a fissarlo come non aveva mai fatto prima di allora. Poteva
avvertire la sua tensione, il disagio persistente che non le permetteva
di poter proferire frasi di senso compiuto.
«Yamcha»
sussurrò, reprimendo le lacrime.
Non c’era
bisogno che proseguisse, la verità aleggiava palese davanti
ai loro
occhi.
Lenta.
Placida.
Lui non
avrebbe mai potuto fare a meno di lei, ma quella donna che gli stava di
fronte non gli apparteneva più. In nessun modo.
E, quel
giorno, dirle addio era stata la cosa più giusta che potesse
fare.
I wish nothing but the
best for
you, too,
Don't forget me, I beg.
«A volte
dura, l'amore, ma a
volte, invece, fa male.»
«Cosa vuol
dire?»
Bulma lo
fissò, corrugando la
fronte. «Ma allora sei proprio tonto!»
Il giovane rise,
stringendole la
vita per avvicinarla a sé. «E allora smettila di
filosofeggiare.»
«E cosa
dovrei fare, secondo
te?» gli chiese, corrucciata.
Senza che ci fosse
più il
bisogno di parlare, le afferrò il volto con le mani,
premendo
dolcemente le proprie labbra contro le sue mentre le carezzava folti
capelli azzurri.
«Ti amo,
Yamcha» sussurrò lei,
mentre l’eco di quelle parole si perdeva nell'attimo di quel
bacio
rubato.
Lo so, molti di voi sono
ancora
sconvolti per un pairing talmente obsoleto da risultare stomachevole,
eppure mi sono sempre chiesta come potesse essere finita la storia di
questi due volponi, dato che Toriyama si è divertito a
nascondere il
perché Bulma abbia deciso di mettersi insieme a Vegeta -
magari dava
per scontato che fosse troppo figo per passare inosservato :D.
Ad ogni modo, spero che vi
sia
piaciuta, come sempre mi sono dilettata nel scrivere qualcosa
d'insolito per mettermi alla prova e spero di esserci riuscita in
maniera decente!
Besos :-*
_Vintage_
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