Fatemi sapere se la storia può interessare. Ringrazio anche
solo chi legge, ma gradirei avere commenti.
PROLOGO
-ATTENZIONE in questo libro niente è vero.
-In qualunque luogo qualunque persona od oggetto parla la
stessa lingua.
-Qualsiasi cosa faccia un drago, anche la più strana, non è
considerabile magia.
- Attenzione se dovreste sognare i mostri qui citati non
sarà colpa del libro.
-I draghi sono refrattari alla magia.
–Riferimenti a
fatti, persone o altro sono puramente casuali.
CAPITOLO 1
L’odore
della foresta nelle narici. Le mani appoggiate sull’erba umida. Nascosto
dietro quel cespuglio sentiva il sangue pompare, l’adrenalina salire al
cervello. Il nascondino, uno dei più antichi giochi per bambini. Eppure lui,
ragazzo sedicenne, ne aveva saputo farne un arte. Era tale la sua bravura che
da tutto il mondo venivano a sfidarlo. Gli unici momenti in cui si estraniava.
I suoi genitori, prima ancora degli abitanti del paese lo trattavano male.
Additavano la sua stranezza. Dolorosa la sensazione di essere diverso. Eppure quando era solo, in un luogo
introvabile, tutto diventava irreale e perfetto. Quel giorno però era successo
qualcosa di diverso. Di nascondiglio in nascondiglio Carlo, questo il suo nome,
si era allontanato troppo. Gli abeti millenari, già di per se alti, lasciavano
il posto a delle enormi sequoie. Conosceva a menadito quella foresta e gli
sembrava impossibile. “Che succede?”pensò avvertendo qualcosa di
diverso. Una densa nebbia scese come una coltre. Si azzerarono le già scarse
possibilità di tornare a casa. Carlo era sempre stato coraggioso, anche se non
incosciente. Faceva le cose come gli indicava il cuore, tralasciando a volte la
componente razionale. Quanti guai con gli insegnanti a scuola. Perennemente in
ritardo, a causa dell’autobus che lo portava alle Superiori dello
Scientifico della città in cui faceva il terzo anno. Non riusciva a stare zitto
alle ingiuste accuse che derivavano dal ritardo e mille volte era finito nei
guai. I suoi genitori avevano minacciato di non mandarlo più a scuola e lui gli
rinfacciava che guadagnava parecchi soldi con la sua particolare dote, soldi
che intascavano loro. In quella foresta però, per la prima volta, un brivido
gli scese lungo la schiena. Se non fosse riuscito a tornare a casa? Un ombra nella nebbia veniva proprio nella sua
direzione. Come al suo solito mandò alle ortiche ogni ragionamento. Non gli
importava potesse essere un malintenzionato o peggio. Per lui era solo qualcuno
che poteva sapere da che parte andare per il villaggio. Fu nel momento in cui
lo ebbe di fronte che si bloccò come una statua di sale. L’uomo che aveva
raggiunto stonava con le persone viste fino a quel momento, nel tutto
l’arco della sua vita. La pelle dello sconosciuto era lattea e sembrava
risplendere diafana. L’armatura nera e leggera faceva un netto contrasto.
Possedeva due profondi occhi viola e dei biondi capelli tagliati a baschetto.
Sarebbe stato un uomo bellissimo, ma l’effetto era rovinato da un sorriso
ebete stampato sul volto. La cosa che attirava di più Carlo erano le strane
orecchie a punta, quasi a ricciolo, che possedeva quello strano personaggio. Quello
si avvicinò a Carlo, con uno sguardo da bambino esaltato. “Ciao”disse,
mentre il sorriso ebete si accentuava. Carlo lo guardava senza capire, fissando
quegli strani occhi violi luccicare di una strana luce. Lo sconosciuto non si
avvide della mancata risposta e cominciò le presentazioni parlando a raffica. “Sono
Asches. Tu sei un essere umano vero? Non che non conosca altri come te. Ma per
un gran “umanologo”come me è sempre un piacere studiarvi. Siete
così diversi, cosi unici, rispetto a noi elfi”. Riuscì a dire questo a
velocità folle, senza nemmeno fermarsi a riprendere fiato. “Frena, frena.
Che stai dicendo? Che mi significa “umanologo” o studiarvi? Che cavolo
vuol dire che sei un elfo?”chiese Carlo con lo stesso tono che usava con
i bulli che lo additavano a scuola. Forse fu troppo brusco, ma quella
situazione non gli piaceva affatto. Va bene che era cresciuto in un paesello di
campagna. Ma da qui a credere all’esistenza degli elfi, una storiella
inventata molti secoli prima. Era pur sempre il 21 sec.! Si rese conto di aver
mortificato il nuovo “conoscente”. Ci mancava solo un adulto che lo
guardava come un cane bastonato guarda il padrone. “Scusa se sono stato
scortese. Ma mi sono perso”tentò di giustificarsi sbuffando. Il morale di
quello si riaccese di colpo. “Scusami tu. Se mi segui ti porto con me
alla “valle della magia”. Lì mi farò dire dove si trova il tuo
villaggio”disse con un contegno più consono a un elfo. Carlo cominciava
ad essere stanco e non mangiava dall’ora di pranzo, perciò decise di
assecondare quello strano individuo. Un qualunque genitore avrebbe insegnato ai
propri figli che non è cosa consona seguire gli sconosciuti soprattutto se
dimostrano segni di stranezza, forse follia e si è sperduti in un bosco. I
genitori di Carlo però se n’erano sempre infischiati e il ragazzo aveva
imparato a difendersi. Sapeva fare a botte come nessun’altro e sebbene
non amasse menar le mani, se quel tipo strano si fosse messo strane idee in
testa ne avrebbe pagato le conseguenze.