Tutto
in una notte
Buio.
Ogni tanto
qualche fugace lampo in lontananza seguito da un brontolio.
Stava per
piovere, il cielo era coperto da nuvole plumbee che avevano accorciato
notevolmente la giornata.
Harry, Ron e
Hermione erano in viaggio da un paio di mesi, ormai; agosto si era
trasformato pigramente in settembre e la temperatura, soprattutto di
notte, cominciava ad irrigidirsi.
“Fermiamoci
qui per stasera,” decretò Harry quando raggiunsero
una casupola diroccata sul ciglio della strada.
“Dove
siamo?” domandò Ron, avvicinandosi a Harry e
stringendosi il mantello sulle spalle.
“Non
lo di preciso, ma dovremmo trovarci ancora dalle parti di
Godric’s Hollow, credo,” rispose Harry, muovendo
qualche passo verso la porta di legno muffito e aprendola con una
spallata.
Ron e Hermione
lo seguirono all’interno e riaccostarono alla meglio
l’uscio divelto, poi rimasero a guardare l’amico
che esplorava la casa.
“Sembra
tutto a posto,” annunciò Harry, scendendo le scale
dopo aver esaminato il piano superiore. “Polveroso e sporco,
ma non troppo pericolante.”
“Allora
iniziamo a sistemarci,” disse Hermione, slacciandosi il
mantello e lanciandolo senza tanti complimenti su un divano sfondato
lì accanto.
Accese uno dei
suoi fuochi portatili mentre Harry e Ron si davano da fare per
sprangare le finestre contro la pioggia battente che aveva appena
incominciato a scendere.
“Colloportus,”
mormorò infine Harry alla porta.
Gettando un
ultimo sguardo all’esterno, gli parve di notare un movimento
nel buio; pensando di essersi sbagliato, lasciò perdere e
tornò da Ron e Hermione, che si erano già
sistemati alla meno peggio sul divano e avevano Evocato qualcosa da
mangiare.
“Chi
fa il primo turno di guardia, stasera?” domandò
Ron, addentando un sandwich al tacchino. Quanto gli mancava la cucina
di sua madre.
“Inizio
io,” rispose Hermione.
Ron la
guardò di sottecchi; ultimamente si comportava in modo un
po’ strano, era fredda e formale, come se tutta quella
situazione non la riguardasse, come se trattasse solo di un compito
scolastico da svolgere al meglio e il prima possibile.
“Se
vuoi comincio io, Mione,” le propose Ron conciliante.
Lei lo
fulminò con lo sguardo.
“Pensi
che non possa farcela?” scattò subito.
“No,
volevo solo essere...camminiamo da stamattina...”
balbettò Ron. Sospirò e si arrese.
“Come
non detto. Vai tu.”
Harry aveva
ascoltato solo con un orecchio il battibecco tra Ron e Hermione; aveva
preferito rimanere concentrato sul movimento che aveva nuovamente
percepito fuori dalla finestra.
Ormai ne era
certo: qualcuno li stava pedinando.
Evocò
un pezzo di pergamena e una piuma e scribacchiò un messaggio
per Ron e Hermione.
“Qualcuno
ci sta seguendo e, molto probabilmente, origliando. Continuate a
comportarvi normalmente mentre io vado fuori a dare
un’occhiata. Se non torno entro venti minuti, venite a
cercarmi.”
Lo
passò ai due amici, che lo lessero sbalorditi, e lo
bruciò appena ebbero terminato.
“Forse
hai ragione, Ron. Non è una buona idea che faccia io il
primo turno,” disse Hermione allusiva.
“Concordo,
Mione. Vedi che ogni tanto ho ragione anche io?”
rincarò Ron.
Harry li
guardò sorridendo, mentre si riallacciava il mantello e si
sistemava la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans.
“Fallo
tu il primo turno, Hermione,” le disse Harry uscendo.
“Io torno subito.”
Ron e Hermione
rimasero a fissare la porta che si chiudeva, poi la risigillarono con
cura e tornarono a sedersi attorno al fuocherello.
“Sono
preoccupata,” mormorò infine Hermione.
Senza una
parola, Ron le cinse le spalle con un braccio e iniziò a
baciarla.
Harry si era
lanciato all’inseguimento di un’ombra nel bosco,
una figura umana nascosta dietro un albero. Purtroppo anche il
pedinatore si era accorto di essere pedinato e ora se l’era
data a gambe tra le scheletriche forme dei tronchi.
“Stupeficium!”
gridò ad un tratto Harry quando credette di avere a tiro la
figura; c’era un che di familiare in quei movimenti, come se
avesse già vissuto quella scena.
Poi
udì la risata e finalmente Harry capì con chi
avesse a che fare.
“Non
sperare nemmeno per un momento di acchiapparmi, Potter! Ti sono
già sfuggito una volta, ricordi?”
Draco Malfoy
lo guardava con la solita aria spavalda e derisoria dal centro della
radura in cui si era appena fermato.
Harry
percepì un’ondata di rabbia così
intensa da restarne sorpreso lui per primo e si lanciò
dritto su Malfoy, purtroppo consapevole del fatto che non avrebbe fatto
in tempo a raggiungerlo.
Draco si era
infatti fermato solo per provocare ancora di più Harry; un
attimo prima di trovarsi a tiro d’incantesimo, si
Smaterializzò sogghignando ed esclamando malignamente:
“Porterò i tuoi saluti al professor Piton! Muore dalla voglia di
vederti”
Poi scomparve,
lasciandosi dietro solamente l’eco della sua risata maligna
che si smorzò pian piano e Harry rimase ad ascoltare il
proprio respiro affannato mescolato al morbido ticchettio delle gocce
di pioggia sulle foglie del boschetto, il pugno ancora contratto sulla
bacchetta.
Ron indugiava
piano con le labbra sul collo di Hermione e le accarezzava lentamente
il braccio sotto la manica, mentre lei aveva chiuso gli occhi e si era
appoggiata obbediente contro lo schienale del divano.
Hermione
accarezzò le spalle del ragazzo, scendendo fino a trovare
l’orlo della sua maglietta, e iniziò a tirarla
verso l’alto; Ron lasciò momentaneamente la presa
dal suo braccio per facilitarle il compito. I loro respiri si fecero
più affannosi, quando Ron, a torso nudo, la prese tra le
braccia e la stese sotto di sè, sopra ai cuscini coperti dai
loro mantelli. Ben presto anche la maglietta di Hermione fece la stessa
fine di quella di Ron e il ragazzo avrebbe volentieri continuato a
baciarle la pancia se solo un tuono particolarmente vicino non li
avesse fatti sobbalzare e tornare alla dura realtà.
“Accidenti!”
borbottò Hermione, scrollandosi di dosso Ron e affannandosi
alla ricerca dell’indumento perduto.
“Quanto
tempo è passato?” domandò dopo averlo
ritrovato vicino al caminetto polveroso ed esserselo infilato alla
svelta.
Ron, ancora
seduto sul divano, si passò frustrato una mano sul viso e
controllò l’orologio. “Venti
minuti”
“E’
ora di andare a cercare Harry,” disse Hermione, lanciandogli
la maglietta addosso.
Ron la
fissò inebetito per un attimo, aprì la bocca come
per dire qualcosa, poi ci ripensò e desistette, preferendo
non contraddire Hermione. Si rivestì velocemente e fece per
prendere anche il mantello, quando si udirono dei tonfi alla porta.
“Harry?”
domandò cautamente Hermione, avvicinandosi
all’uscio.
“Sì,
sono io, Hermione,” rispose la voce di Harry dal di fuori.
“Provalo”
Pausa.
“Ehm...Se
lo sguardo potesse uccidere, sarei morto quando Ron mi ha visto uscire
dalla camera di sua sorella la mattina della nostra partenza.”
Altra pausa.
Ron
sbuffò e fece cenno a Hermione di farlo entrare; lei schiuse
la porta ridacchiando e Harry, completamente fradicio, si
precipitò accanto al fuoco per asciugare i vestiti.
“E
ci credo,” bofonchiò Ron “Ginny aveva
solo la vestaglia addosso.”
Anche Harry si
concesse il lusso di una risatina, poi iniziò a raccontare a
Ron e Hermione quello che era appena successo.
Buio.
L’unico
rumore era il ticchettio di un paio di stivali sul freddo pavimento di
pietra.
Neppure lo
scorrere della pioggia riusciva a trapassare la pesante coltre di
isolamento che avvolgeva il maniero dei Lestrange ormai diroccato.
Il ticchettio
degli stivali si arrestò di fronte ad un enorme portone
intagliato.
“Signorino
Malfoy,” disse ossequioso Codaliscia, spostandosi di lato per
lasciarlo passare.
“Minus,”
rispose sbrigativo Malfoy.
Entrò
nella stanza, richiuse il portone con un tonfo sordo e si
avvicinò con deferenza al calderone bollente pieno di un
luminoso liquido madreperlaceo sopra al quale si levavano spirali di
vapore.
“Sì,
Draco?”
Una figura
alta e sottile, dai lineamenti serpenteschi si materializzò
dall’ombra.
“Mio
Signore.”
Malfoy cadde
in ginocchio di fronte a Voldemort, gli occhi bassi. “Ci sono
tutti, ragazza compresa. E Potter si mi ha inseguito come era stato
programmato.”
“Eccellente,
eccellente,” commentò compiaciuta la voce acuta e
glaciale di Voldemort.
Una seconda
figura, stavolta dal naso aquilino e dai lunghi capelli neri e unticci,
si avvicinò al calderone, mescolando piano la potente
pozione al suo interno. Draco alzò appena lo sguardo per
riconoscere Severus Piton e notare poco più in là
un grosso serpente strisciare sul pavimento e avvicinarsi al suo
Signore.
“Certo,
Nagini,” continuò poi Voldemort, quando il
serpente gli si avvolse addosso a larghe spire. “Non
preoccuparti, la prossima volta farai anche tu la tua parte, aiutando a
distrarre i nostri due piccoli Auror che giocano a fare gli eroi in
modo che lascino quella sporca Babbana di nascita da sola.”
Voldemort
sospirò di piacere, ancora più compiaciuto.
“E
poi tu, Severus, una volta che quella lurida smorfiosa sarà
sola, la porterai qui da me, la tratterai con ogni riguardo e le farai
bere quell’ingegnosa pozione che stai mescolando con tanta
cura.”
“Amortentia,
mio Signore,” rispose Piton.
“Precisamente.”
Voldemort accarezzò pigramente il collo di Nagini.
“Alzati, Draco”
Malfoy si
sollevò immediatamente e Voldemort gli poggiò le
lunghe dita diafane sulle spalle.
“Mi
hai servito bene, questa sera, giovane Malfoy. Non lo
dimenticherò. Continua così e non
dimenticherò neppure questo. Come vedi,” e qui
indicò Piton, ancora accanto al calderone, “sono
riconoscente con coloro che mi sono fedeli.”
Sogghignò
spaventosamente e i suoi occhi scarlatti scintillarono ai bagliori
dell’Amortentia. “Ora vai. Tua zia e tua madre ti
aspettano nei sotterranei. Quando sarà il momento della
seconda parte del nostro piano, ci penserò io a
contattarti.”
“Sì,
mio Signore.” Malfoy sprofondò in un lungo inchino
prima di congedarsi. “Grazie, mio Signore.”
SPAZIO
DELL’AUTRICE
Ok, ora vi
spiego.
Questa
one-shot è stravecchia, risale all’uscita di Harry Potter e il Principe
Mezzosangue. È un prequel,
un’introduzione, una missing moment... non lo so nemmeno io
come classificarlo, ma viene comunque prima della long-fic a cui
appartiene.
Soprattutto,
è molto, molto diverso da quella long-fic.
Questa storia
è molto più vicina ai temi che sono solita
affrontare adesso, l’altra è stata la mia
primissima fanfic, una spensierata commediola in rosa.
Volevo fare
dunque questo “esperimento” e postare, a distanza
di ben due anni (...più o meno ^_^), questo mio primo
lavoro, sia per mostrare come io stessa sia cambiata nel corso del
tempo, sia per vedere la reazione di voi lettori/trici.
Detto
così, sembra terribilmente ufficiale, quindi torno alla mia
mode on preferita, quella che scruta, avida di recensioni, chiunque
passi di qui.
Mi dite se
vale la pena di continuare, ricordandovi che il seguito
sarà, però, di un altro genere?
Grazie a
tutti!!!
Alla prossima,
Lucy Farinelli.
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