Tutto
in un abbraccio
Bo
Evito
di guardarti perché so che
se lo facessi leggeresti nei miei occhi tutta la mia paura.
Coglieresti la
supplica che vorrei rivolgerti, ma che non ho il coraggio di
esternarti. Eppure
lo dovresti sapere bene ormai. Mi conosci meglio di chiunque altro. Ci
sono
situazioni nelle quali ho bisogno di te più che mai. Come adesso.
Tu hai sempre avuto tutte le risposte. Il mio compito è solo
quello di fare
domande. E a volte non ce n’è neanche bisogno. Sai
sempre quello che voglio
dirti, sai sempre cosa rispondermi.
Me
ne sto qui in piedi come un
perfetto idiota. Asciugo un piatto dopo l’altro, ma non ci
sono le stoviglie
nei miei pensieri. C’è solo questa dannatissima
giornata, cominciata come tante
altre e non ancora finita.
C’è
solo lui, lontano da casa
come non mai.
E’
sempre stato presente nella mia
vita, è sempre stato tanto forte.
Buono,
severo, intransigente,
generoso.
Non posso
immaginarlo disteso su di un letto d’ospedale, ma non riesco
a togliermi quell’immagine
dagli occhi. Lo vedo se li tengo aperti, lo vedo se li chiudo. Non
pensavo si
potessero mettere nella stessa frase parole come: incidente,
coma, zio Jesse.
Non
riesco a credere che il
medico lo abbia davvero definito anziano.
Oggi per la prima volta ho realizzato che lui non
è più tanto giovane e che
non ci sarà per sempre. Dovrò dirgli addio prima
o poi, ma non adesso.
Adesso
non voglio.
Adesso
è troppo presto.
Ti
vedo riflesso nella finestra
che ho di fronte. Sei alle mie spalle e fai finta di niente, ma so che
mi stai
osservando. Sento i tuoi occhi pungermi la schiena. Mi attraversano. Mi
arrivano
dritti all’anima. Tu sai già tutto, non
è vero? Sai già come mi sento. Conosci
uno ad uno i pensieri che mi affollano la mente. Probabilmente dentro
di te è
già partito il conto alla rovescia alla fine del quale sai
che mi volterò e mi
butterò tra le tue braccia singhiozzando come un moccioso.
Vorrei dimostrarti
che sono un uomo ormai, che le mie spalle sono solide. Che puoi
aggrapparti a me, per una volta. Ma io non sono come te. Ho un bisogno continuo di
essere
rassicurato, ho bisogno di sentirmi amato e di amare. Cerco
continuamente il
contatto fisico con le persone a cui tengo perché sono
sempre stato convinto
che niente comunichi più di un abbraccio.
Non
credo che cambierò mai.
Ero
così da bambino, sarò così da
vecchio.
Zio
Jesse mi ha sempre detto che
un uomo che si sforza di non piangere mai, non è forte,
è solo sciocco. Non dimostra la sua virilità, ma
solo la sua idiozia. Tu non sei né sciocco, né idiota. Perchè non ti lasci mai andare? Cos'è che ti divora dall'interno? Io metto
continuamente a nudo i miei sentimenti e la mia anima, non ci trovo
niente di
male. Sono fatto così.
Non
credo possa diventare più
asciutto di così questo piatto. Saranno cinque minuti buoni
che lo strofino con
vigore. Lo ripongo nella credenza e mi volto. Sei davanti a me. La tua
fronte è
corrucciata e poco più sotto si è già
fatto largo il tuo solito sguardo: lo
stesso che hai ogni volta che ti aspetti qualcosa da me.
Ogni
volta che sai che ti farò
una domanda alla quale solo tu puoi rispondere.
Però
adesso c’è anche dell’altro.
C’è
tristezza, vero?
Quelli
sono occhi lucidi, Luke?
Lo
vedi come sono fatto? Volevo
tenere duro stavolta. Davvero. Credevo ci sarei riuscito. Ma non posso
resistere ancora. Se anche tu stai provando quello che provo io,
significa che
la situazione è davvero drammatica. Significa che anche tu hai
paura.
Paura
di dovergli dire addio
troppo presto.
Paura
di perderlo.
Finalmente
cedo. Non ho alcun
controllo sulla mia voce. Esce flebile e tremolante e tradisce
irrimediabilmente tutta la mia inquietudine: “pensi che zio
Jesse si salverà,
Luke?”
Abbassi
lo sguardo e sospiri. Perché
lo fai? Sapevi che la domanda sarebbe arrivata. A chi altri avrei
potuto rivolgerla? Ti passi una mano tra i capelli, sembri stanco. Ti avvicini e
sussurri: “non lo so, Bo. Proprio non lo so.”
Luke
Ho
le mani immerse completamente
nella schiuma a cercare qualche posata superstite sul fondo del
lavandino. L’acqua
è diventata fredda, questo significa che ho impiegato almeno
venti minuti per
lavare tre piatti.
Non
mi stai guardando, ma sento
comunque la forza del tuo pensiero. Ti aspetti qualcosa da me, non
è vero? Ti
aspetti una parola di conforto. Ti aspetti che io prenda in mano la
situazione.
Non
ne ho la forza, mi dispiace.
Sono
stanco di essere 'il
maggiore dei tre'.
Il
più responsabile.
Quello
che sa tutto.
Per
una volta vorrei essere io
quello che si lascia andare.
Ma
perché recriminare adesso? Non
me lo sono forse scelto io questo ruolo? O forse me lo avete dato tu e
Daisy?
Non è poi così
importante.
Sapessi
quanto ti invidio, Bo.
Sempre così aperto, così solare. Ti si legge
sempre in faccia quello che provi.
Io non sono come te. Come un funambolo, cammino continuamente su di un
filo
teso al massimo. Sapessi quante volte ho desiderato cadere.
Zio
Jesse dice sempre che non si
può definire forte colui
che non cade
mai, ma solo colui che quando cade ha la forza di rialzarsi. Malgrado
quello
che possiate pensare tu e Daisy, io non so se quella forza ce
l’avrei, per
questo continuo a fare l’equilibrista sul mio maledetto filo.
Ti
aspetti sempre così tanto da
me. E mi fa piacere, ne sono lusingato. Ma non puoi chiedermi adesso
qualcosa
per cui non ho una risposta.
Lascio
che l’acqua defluisca giù
per il tubo di scarico, mi volto e cerco qualcosa per asciugarmi le mani. Alzi la
testa e
mi osservi usando la finestra come specchio. Sapevo che avrei trovato
quell’espressione
sul tuo volto. Vedi come ti conosco?
Distolgo
lo sguardo perché so che
ci troveresti un'emozione insolita per me.
So
che leggeresti tutta la mia
tristezza.
Ma
non è necessario fuggire dai
tuoi occhi, tu l’hai già capito. Non ti serviva
altro.
Ti
avvicini e con un filo di voce
mi chiedi: “pensi che zio Jesse si salverà,
Luke?”
Cosa
vuoi che ti risponda, Bo? Magari
potessi rassicurarti senza ombra di dubbio. Ma la verità
è che ho paura.
Paura
di farmi carico di troppe
responsabilità.
Paura
di perderlo.
E’
troppo presto, io ho ancora
bisogno di lui.
Sento
di avere gli occhi lucidi,
mi bruciano perché con forza tento di ricacciarmi indietro
le lacrime. Abbasso
la testa e mi passo una mano tra i capelli. Non ti mentirei mai, questo
lo sai
vero?
E
allora ti rispondo nell’unica
maniera possibile: “non lo so, Bo. Proprio non lo
so.”
Daisy
E’
la quinta volta che ripiego la
stessa federa. Sarà meglio posarla e passare agli altri
panni. La tua camicia
zio Jesse, quella che metti sempre la domenica per andare in chiesa.
Domani
mattina ti prometto che la stirerò e te la ritroverai pronta
all’uso nel tuo
armadio, come sempre.
Perché
tu tornerai a casa, non è
vero?
Tu
lo sai meglio di chiunque
altro quanto sia sempre stato difficile per me essere l’unica
donna di casa. Mi
sono sempre sentita in dovere di essere all’altezza di Bo e
Luke. Ho sempre
cercato la loro approvazione. Ho sempre cercato la tua approvazione.
Soltanto
ieri sera te ne stavi
seduto sotto il portico ad intagliare un pezzetto di legno. Eri in
ansia per i
ragazzi, ma mi infondeva forza e fiducia la tua presenza.
Ora
non sei qui eppure ti sento
accanto a me come non mai.
Un
giorno Bo maturerà. Diventerà
grande e responsabile. La smetterà di cacciarsi
continuamente nei guai e
comincerà ad usare anche la sua testa, non solo quella di
Luke.
Luke
ti succederà. Prenderà in
mano le redini perché è qualcosa che ha nel
sangue. Si occuperà della fattoria,
dei campi, della sua famiglia proprio come hai sempre fatto tu.
Io
rimarrò vicina ai miei cugini.
Forse riuscirò a sposare quel principe azzurro che sogno da
quando ero
bambina. O forse no. Ma ti prometto che, anche se dovessi separarmi
fisicamente
da loro, non li abbandonerò mai.
Ma
tutto questo succederà fra tanto tempo.
Non
adesso.
Non
è ancora il momento.
Osservo
i nostri ragazzi, sono in
cucina. Uno lava i piatti, l’altro li asciuga. Dovresti
vederli. Hanno tutti e
due un bisogno disperato di conforto eppure stanno in piedi come due
idioti
cercando di mostrarsi forti e decisi. Conoscono ognuno i pensieri
dell’altro e,
se il momento non fosse così drammatico, mi verrebbe quasi
da ridere.
Bo
vuole un abbraccio.
Luke non sa come chiederlo.
Io
ne ho un bisogno feroce.
Lascio
che i jeans di Bo mi
scivolino dalle mani e mi avvicino a loro: “zio Jesse
è forte. Si rimetterà. Ne
sono certa.”
Mi
guardano entrambi come se
avessero visto un fantasma. Bo si schiarisce la voce e poi mi domanda:
“come
fai a dirlo, Daisy? Il dottore non ci ha dato molte speranze.”
Il
mio adorato Bo. Il viso di un
angelo non può essere rigato di lacrime per questo mi
affretto ad aggiungere: “lui
lo sa che non siamo ancora pronti per camminare con le nostre gambe.
Lui non ci
abbandonerebbe mai così all’improvviso.”
Luke
mi guarda e mi sorride. Ha
il potere di irradiare serenità quando sorride. Lo stesso
potere che hai tu, zio
Jesse.
Allarga
le braccia. Non aspetto
che me lo chieda. Accolgo il suo invito e mi avvinghio a lui. Mi volto
e mi
accorgo che Bo mi ha imitata. Desideravamo tutti e tre questo
abbraccio, non ci
staccheremo tanto facilmente.
Attingiamo
forza gli uni dagli
altri.
Questa
è la nostra essenza.
Questo
è ciò che tu ci hai
insegnato.
Fine
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