Morgan Adams era
in piedi sul ponte di coperta, i lunghi riccioli corvini che scintillavano nella
brezza marina mentre teneva i piedi bilanciati sul ponte oscillante guardando la
donna ammantata di bianco che la salutò dolce e solenne con un gesto rituale
mostrandole il cerchio alato che recava impresso nel palmo della mano. I suoi
occhi di brace, velati della mistica malinconia insinuatasi in quell’anima
ardente prigioniera di una dimensione senza tempo e di un destino congelato per
sempre, attorniata da un equipaggio silenzioso ed assente che le obbediva senza
più parlare, erano fissi nella
profondità ascetica di quelli di Enoah.
Fu Enoah a parlare
per prima.
“Sai perché sono
qui, Morgan Adams”
Era
un’affermazione, non una domanda.
“Lui è in
pericolo, non è vero?” le rispose la corsara.
“Sì, Morgan Adams.
Tu lo ami ancora.”
“Sei venuta a
torturarmi l’anima, principessa?” chiese la corsara, contraendo le sottili
labbra rosso sangue in una smorfia di dolore.
“No, Morgan. Non
potrei mai essere tanto meschina. Io sono qui per offrirti una scelta. So quale
promessa gli facesti”
“Ed io la ricordo,
la ricordo più che mai da quando sono intrappolata in questo nulla…” rispose
Morgan, mentre le lacrime le scendevano sul viso senza che la sua innata
fierezza potesse arrestarle.
“Non avresti
dovuto sfidare la Luce”
“Non avrei dovuto
soffrire fin da bambina… la Luce non fece nulla allora…”
“Tu puoi fare
qualcosa adesso, ma ad un prezzo. Ricordi cosa gli promettesti?”
“Sì… una notte,
mentre facevamo l’amore nella mia cabina, gli giurai che, se fosse stato in
pericolo, sarei tornata anche dall’inferno per combattere insieme a
lui…”
“Tramite me, la
Luce potrebbe permetterlo ma… in cambio la tua anima potrebbe essere dannata per
sempre… qui perlomeno non può succederti nulla di più…”
“Dovresti provare
tu, a vivere in questa noia orribile! E sia! Dannatemi, tu e la tua Luce,
torturatemi, frustatemi, gettatemi nelle fiamme ma… fatemi essere con lui,
fatemelo riabbracciare, fatemelo baciare, anche solo per un’istante!”
“Vita breve ma
intensa, Morgan Adams… sei certa che un istante valga un’eternità?”
Morgan si
avvicinò, il vento che le apriva la scollatura della camicia mostrando il suo
petto prosperoso e tornito che sobbalzava per i sospiri di passione. Le fiamme
dei suoi occhi neri si riflessero nella giada di quelli di Enoah.
“Che io sia
maledetta! Che io sia dannata! Si! Sì! Sì, maledizione! Sì! Voglio baciarlo
ancora una volta! Voglio stringerlo sul mio petto e dopo fatemi quello che
volete… di me non mi importa più niente… solo di lui!”
Gli occhi di Enoha
si vellutarono di commozione.
“Sia come
desideri, corsara innamorata…”
Geronimo afferrò
Françoise per un braccio e la rimise in piedi.
“Ora basta,
ragazza!”
“E’ colpa mia!
Mia!” gridò disperata.
“No!!!” Gridò
Geronimo.
Françoise tacque,
sbigottita.
“E’ inutile
recriminare! Non puoi impedire qualsiasi cosa! In questo momento siamo tutti
sacrificabili, tranne te! Non sto dicendo di abbandonarlo! Cerca di
localizzarlo!”
Françoise obbedì,
portandosi le mani alle tempie.
“Lo vedo… la frana
lo ha portato due livelli più sotto… è privo di sensi, spero, e non è sepolto,
almeno può respirare…”
“Bretagna!
Contatta il Dolphin. Chiedi l’intervento di Albert con la talpa meccanica. Ci
penseranno loro, noi dobbiamo proseguire!”
“Come possiamo
abbandonarlo? Io… io…” gemette Françoise.
“Piunma ha
accettato il rischio come tutti… se non portiamo a termine la nostra missione
saremo sopravvissuti solo per vedere lo Spettro Nero annientare tutto ciò che
amiamo… c’è il mondo in gioco, ed anche il popolo di Enoah. 008 lo sapeva, ha
accettato il rischio come me e te, ha messo in gioco la sua vita perché tu
potessi proseguire… se ci fermiamo il suo sacrificio, ammesso e non concesso che
sia morto o in serio pericolo, sarà stato inutile. Albert lo soccorrerà, non è
abbandonato…”
“Ma i soldati
nemici lo troveranno…”
“Se gli sono
addosso, noi non possiamo comunque intervenire in tempo… Albert ha comunque più
chance di noi”
“Chang può scavare
un tunnel!”
“Ma non potrebbe
portarlo via di lì. Si metterebbero in trappola in due; inoltre, senza Chang,
potremmo non riuscire ad entrare nella Camera del Cristallo, se dovesse essere
necessario fondere un strato spesso di roccia”
“Ivan potrebbe
teletrasportarlo”
“Sta dormendo!”
intervenne Bretagna, che era in contatto con il Dolphin “Svegliarlo sarebbe
molto pericoloso, ammesso che sia possibile…”
“Françoise” le
disse Geronimo “E’ una scelta terribile, lo so, ma abbiamo una responsabilità
troppo grande sulle nostre spalle”
Col cuore
sanguinante, Françoise annuì.
Nota: la scena che
segue è un omaggio alla memoria dello scrittore texano Robert Ervin Howard,
creatore di personaggi ed avventure indimenticabili, racchiuse in cicli di
racconti pubblicati tra gli anni venti e trenta sulle riviste pulp americane e
successivamente recepite da fumetti e cinema. Il suo personaggio più noto è
quello di Conan il Cimmero, ma, fra i tanti (nella sua breve vita fu autore di
almeno cinquecento scritti), spicca anche, per chi lo conosce un poco più a
fondo, la figura di Solomon Kane, lo spadaccino dell’Inghilterra puritana che
gira il mondo affrontando nemici naturali e sovrannaturali armato solo della sua
spada, delle sue pistole gemelle e della sua incrollabile fede religiosa. Il
ciclo di Solomon Kane comprende anche due poesie, una delle quali, intitolata
“Il Ritorno di Sir Richard Grenville”, fu ispirata da una poesia di Lord
Tennyson intitolata “The Revenge”. E’ appunto questa poesia l’oggetto della mia
semplice trasposizione. Howard fu anche il creatore del personaggio di Steve
Costigan, l’avventuroso pugile-marinaio che ha ispirato il mio nickname.
Caro vecchio
“Two-Gun Bob”, come ti chiamavano i tuoi amici, non voglio plagiarti, con questo
scritto. Voglio invece dirti grazie per tutti i folli amici che hai saputo
regalarmi ed i mondi incantati e terribili che mi hai fatto visitare. La scena
che segue è solo merito tuo.
Costigan.
Piunma giaceva
esanime fra le macerie di un maestoso salone adorno di splendide sculture e
glifi misteriosi. Giaceva come addormentato, quando l’affusolata mano di Morgan
Adams gli toccò il polso. Nell’oscurità greve delle ombre del destino, la dolce
voce della sua sirena lo destò dal sonno, e l’uomo d’ebano vide quel caro volto
chino su di lui. Parlò con meraviglia, senza timore, perdendosi in quello
sguardo ardente e dolce, sfiorando con la mano quelle labbra di corallo che gli
sorrisero fiere.
“Come può
camminare colei che morì, mia dolce sirena, amore dei vecchi tempi, tu che
cadesti tanto tempo fa… come puoi essere qui al mio fianco?”
“In piedi, in
piedi, mio corsaro!” rispose lei stringendogli la mano “i levrieri del destino
sono liberi e gli assassini vogliono la tua testa per farne la loro
polena!”
Piedi veloci
premevano sulle lastre di roccia, dove le ombre erano tetre e nude, e uomini
corazzati che cercavano il sangue si lanciavano attraverso l’oscurità.
Allora il
guerriero di ebano balzò in piedi con una rapidità che nessuna lingua può
descrivere, e Morgan Adams gli lanciò una spada.
Il suo laser
balenò mortale, e in quegli scoppi di fiamme vide i volti ardenti di odio di
un’orda vestita di nero con teschi sul petto ed elmi minacciosi. Parevano
fantasmi usciti dall’inferno.
E mentre quei
mastini si avventavano, la sua spada e il suo laser erano come il tocco del
cobra, e la morte ne cantava la melodia, ed il suo braccio resisteva come
acciaio. Ma accanto a lui un’altra lama cantava, ed un’agile forma gridava e
colpiva, e i nemici urlanti cadevano come foglie per dibattersi nella polvere
insanguinata.
“Il loro attacco
era stato silenzioso come la morte
silenziosi come la
notte essi fuggirono
e nella radura
calpestata rimasero
solo i morti
dilaniati”
Robet Ervin Howard
E l’uomo chiamato
Piunma lasciò cadere la spada e si voltò, e vide la sua donna a terra, con la
mano premuta sul seno, ed un torrente cremisi si spandeva sulla camicia bianca.
Piunma accorse e
le sollevò il capo. Lei gli donò il suo stiletto ingemmato.
“Vita breve ed
intensa, amore mio…. ricordami per sempre, dammi un bacio d’addio… mi aiuterà a
sopportare l’eterna pena che ho scelto… come prezzo per poterti abbracciare di
nuovo…….”
Lui la baciò
piangendo, ne sentì il calore, e subito dopo la forma di lei si fece di nebbia,
si mantenne un istante e si dissolse.
E al guerriero
d’ebano, inginocchiato in lacrime col suo pegno d’amore stretto sul petto,
apparve la principessa di un impero dimenticato, la fronte adorna del Cerchio
Alato.
“Si è dunque
dannata per me, la mia corsara?” chiese il guerriero.
“No. Il vostro
amore l’ha salvata… ha meritato il perdono… per aver amato te più di se stessa…
è felice, ora, riposerà in pace, e verrà il giorno in cui vi riabbraccerete per l’eternità… il
giorno in cui entrambi sarete bellissimi spiriti fatti di luce”
Con queste dolci
parole anche Enoah scomparve, ed una grande punta rotante d’acciaio sfondò la
parete di pietra. Da essa uscì un soldato in uniforme rossa, anche lui compagno
di tante battaglie.
“Albert!”
“Piunma, amico
mio! Che ti succede, perché sei in lacrime?”
“Un giorno ti
narrerò una splendida leggenda, amico mio… ma ora andiamo… o avrò reso vano un
grande sacrificio”
Albert gli
sorrise, e gli toccò la spalla.
“Non ti comprendo
amico mio…”
“Non occorre, per
ora, non occorre… ragione ed occhi a volte ingannano… l’azione ci chiama, e noi
rispondiamo… vita breve ed intensa, mi disse una donna meravigliosa…”
Albert
sorrise.
“Una bella frase,
fatta per gli eroi… sia come vuoi, amico mio… non è questo il momento di
parlare… ma di contare gli uni sugli altri!”
Ed il dolore di
Piunma si fece dolce, come le parole di Enoah… come l’amore del guerriero in
rosso a fianco del quale l’inquieta Morgan cadde, amando e lottando, per trovare
la pace.
Le macchine da
corsa oscillavano come pendoli da
un margine all’altro del percorso mentre salivano e scendevano dalle curve
paraboliche. L’effetto centrifugo era tanto intenso da mantenerle inchiodate
all’asfalto anche quando il pilota aveva il proprio orizzonte visivo sfasato di
novanta gradi rispetto a quello reale. Dopo aver terminato insieme a Romy i tre
giri su una parabolica a spirale che portava ad un livello più basso, Ken si
accodò nuovamente ad Ayab. La biposto rossa di Joe lo raggiunse, accoppiata alla
macchina di Jet. Ken avrebbe voluto che Joe e Jet restassero in pista, era
esaltante correre in squadra con loro, ma sapeva che non era possibile. Erano
entrati nel rettilineo prestabilito. Dietro di loro, il grosso degli altri
concorrenti arrivò sciamando. Gantetsu e Kamikaze si stavano aprendo la strada
verso il gruppo di macchine in testa. Gantetsu, infastidito da una macchina
della Black Shadow, se ne liberò con un urto ed un doppio sorpasso. Il fiume di
auto in corsa, guidato da Ken e Ayab, entrò in un rettilineo con una corsia di
disimpegno. Permetteva l’accesso ad un controtunnel utilizzato per il soccorso e
la manutenzione. Joe e Jet simularono un incidente fra le loro macchine, e Jet
usò la sua auto come un ariete per sfondare una paratia metallica. Misero a
frutto il suggerimento di Hilda, che non aveva dimenticato proprio tutto. Un
istante prima dell’impatto, Jet saltò dalla macchina, e Joe entrò nel
controtunnel con un testa-coda. Anche lui scese. Sotto le tute avevano le loro
uniformi rosse. Le resero visibili ed estrassero i laser. Da qualche parte,
nelle vicinanze, come Hilda aveva segnalato ed Ivan aveva confermato, c’era la
base del Fantasma Nero. Dovevano paralizzare le truppe che davano la caccia a
Françoise e agli altri mettendo fuori uso il centro di comando. Attraverso le
telecamere, Baron li vide, un istante prima che gli acceleratori li facessero
scomparire, ed inviò un contingente di riserva a combatterli: soldati robot,
carri armati e cyborg, anche quelli dotati di acceleratori.
Enoah
e Nesia erano immobili davanti al portale d’ingresso della Camera del Cristallo…
era giunto il momento… l’attimo in cui tutto si sarebbe concluso, nel bene o nel
male… non dovevano fallire…
Enoah
prese le mani della sorella tra le sue, chiedendole con voce dolce: “Sei pronta
ad affrontare la tua sorte, Nesia?”
Aveva
gli occhi velati di lacrime mentre pronunciava quelle parole… che cosa la stava
obbligando a fare?... In fondo era poco più di una bambina e stava mettendo in
gioco la sua vita… ebbe la tentazione di tornare indietro, per una frazione di
secondo si soffermò a pensare che forse era stato tutto un incubo e che presto
si sarebbe svegliata nella sua dimora, al sicuro nel suo
letto…
Purtroppo
era tutto vivido e reale, come il sole che nasce e muore ogni giorno… cacciò
indietro il pianto e quando i suoi occhi si abituarono di nuovo all’ambiente
circostante, vide che Nesia la stava guardando… e lei
comprese…
Non
era più una bambina… il suo sguardo rifletteva amore, coraggio ed una fede
incrollabile in quello che stava per compiere… una certezza che solo qualche
istante prima Enoah aveva sentito vacillare dentro di sé…
Nesia
alzò una mano ed accarezzò delicatamente la guancia della sorella, mormorando:
“Abbi fiducia in me… devi avere fede, cara… andrà bene… andrà tutto
bene…”
In
quell’attimo, un altro volto si sovrappose a quello di Nesia… era identico al
suo, ma i suoi capelli erano biondi come l’oro… Françoise… le due donne
parlavano in simbiosi, unite dal legame di sangue tra loro… un vincolo
indistruttibile nonostante lo scorrere dei secoli…
Enoah
annuì, incapace di esprimere con le parole la gioia che stava
provando…
Si
voltarono ambedue verso il grande portale, poggiando una mano ciascuna sul
disegno del cerchio alato impresso nel legno antico più del mondo… il portone si
aprì immediatamente e Nesia, ergendosi in tutta la sua regalità, varcò la soglia
del suo destino…
Quando Joe
accelerò, il nemico alla carica prese a danzare leggero a ritmo di moviola,
sparando proiettili proporzionalmente veloci ed in teoria pericolosi, ma sempre
diretti dove il cyborg 009 si era trovato un istante prima. Jet, più lento di
Joe ma veloce rispetto agli avversari, si trasformò all’istante in una stella
filante che scagliava folgori, facendo esplodere alcuni soldati robot. Un carro
armato irruppe nel tunnel e fece fuoco provocando un crollo. Jet smise di
volare, lo spazio era poco per le sue consuete evoluzioni e prese a combattere a
terra come Joe. Concentrarono i loro laser sul cingolo del carro,
immobilizzandolo, ma la scia di proiettili di una mitragliera prese ad
incalzarli con un gran volume di fuoco. Joe sfondò una parete con una microbomba
e scomparve nell’anfratto. Jet lo seguì volando, lo afferrò per le spalle
portandolo con sé e volò rasoterra.
Disattivarono gli
acceleratori, ed il mondo accelerò fino a sincronizzarsi con loro.
“C’è qualcosa che
non va!” esclamo Joe.
“Troppo facile?”
azzardò Jet.
“Pare che la loro
strategia consista solo nel tenerci impegnati. Hanno mandato quella truppa alla
sbaraglio. Serve probabilmente a preparare una sorpresa con qualche altra arma…
dannazione!”
Jet intuì.
Attivarono gli acceleratori appena in tempo per vedere altri cyborg accelerati
che si avventavano contro di loro.
Joe parò il colpo
di taglio dell’avversario in uniforme nera e rispose con un calcio volante. Jet
prese il volo e fece fuoco. Il suo avversario decollò a sua volta ed iniziarono
uno spettacolare duello aereo a colpi di laser.
L’avversario di
Joe prese a correre, ma 009 lo raggiunse. I due si studiarono per pochi istanti,
si separarono per evitare un ostacolo, ed in quel breve lasso di tempo fecero
tre volte il giro del cantiere. Joe comunicò con Jet attraverso la trasmittente
interna.
“002, pronto per
la manovra incrociata al mio segnale!”
“Ricevuto,
009”
L’avversario di
Joe cambiò direzione e velocità all’improvviso, portandosi dietro di lui per
fare fuoco. Joe saltò sul tetto della cabina di pilotaggio di una gru, poi sul
braccio di sollevamento usandolo come trampolino per un lunghissimo salto.
“Ora,
002”
Joe si lanciò
verso l’avversario di Jet, mentre Jet picchiò verso il basso. Senza alcun
preavviso, si scambiarono gli avversari, liberarono le rispettive linee di fuoco
e spararono all’unisono abbattendo i cyborg nemici. Jet riprese quota ad un
soffio dallo schianto e raccolse al volo Joe, che stava ricadendo verso un punto
pericoloso. I due presero terra ansimando. Avevano messo i loro acceleratori a
dura prova.
“Andiamo” disse
Joe “non è certo finita qui!”
Françoise venne
contattata da Ivan…. o il contrario? 003 se lo stava chiedendo, mentre si
guardava il palmo della mano destra. Geronimo arrivò di corsa. Inseguito da una
raffica di scariche di laser.
“Anche questo
passaggio è sbarrato. Sono troppi!”
“Che facciamo,
003?” chiese Bretagna.
“Tratteneteli per
pochi minuti… Ivan è sveglio, ora”
Ivan sentì
arrivare il pensiero di Françoise.
“Ivan, piccino,
sono Françoise”
“Mamma…
”
“Sì, caro…., Ivan,
sono troppi, qui c’è tutto l’esercito del Fantasma Nero… e purtroppo abbiamo
perso 008”
“No, 003… Piunma è
salvo, è con Albert sulla talpa meccanica del Dolphin”
“Ivan, ascolta.
Piunma è in grado di riconoscere la Camera del Cristallo, anche lui l’ha vista…
è stato lì… beh, sai cosa intendo… puoi fare da tramite fra me ed Albert, Ivan?
Io devo poter pilotare al suo posto la talpa… dovrò controllare il suo corpo…
contattalo”
“Françoise, come
puoi farlo?”
“Non sarò io a
farlo, ma il cristallo attraverso me, cioè Nesia…”
Françoise pareva
in trance.
“Cosa devo fare,
003?”
“Pensa
intensamente a lui ed a me, con tutta la tua forza…”
Françoise chiuse
gli occhi, e quando li riaprì vide l’abitacolo della talpa meccanica, e Piunma
accanto a lei. Mosse le mani sui comandi, mani che non erano le sue. Una era
metallica e la impacciava un poco.
Albert vide invece
un corridoio, e le schiene di Bretagna, Geronimo e Chang che sparavano sui
nemici. Si guardò le mani, due delicate mani femminili… che sensazione strana
riassaporare due mani naturali dopo così tanto tempo. Ebbe paura, ma la voce di
Ivan nella sua mente gli disse di non temere.
“Vi siete
scambiati le menti, 004”
“E’
follia…”
“Da quanto tempo
non facciamo più una vita normale?…Io non dovrei forse starmene spensierato in
una culla, sorridendo alla mia mamma, non dovrei giocare con lei ed un papà con
le mia manine?…ed invece in questo momento sono su un aeromobile da guerra
comandato direttamente dalla mente della tua fidanzata e bersagliato da
aviogetti robot… non appellarti alla normalità, 004”
“Sono nel corpo di
Françoise?”
“E lei nel tuo…
ancora per poco”
Piunma notò sul
volto di Albert un’espressione un poco… come dire… femminile, ma si disse di
essere già abbastanza scosso dagli eventi per poterlo dire con certezza.
Tuttavia notò che la talpa aveva preso a scendere.
“Non stiamo
risalendo, 004” osservò Piunma.
“No, 008” fece
Albert con un gesto della mano che Piunma notò perché gli dava una bizzarra
sensazione di familiarità, dato che quel gesto gli era noto ma era strano
associarlo ad Albert.“Andiamo in un posto che conosci bene”
Piunma
esitò.
“Vuoi dire che ci
stiamo dirigendo verso la Camera del Cristallo? Ci intercetteranno, se ci
avviciniamo con questa macchina. Con la scia di vibrazioni che ci lasciamo
dietro, li avremo tutti addosso, ci intercetteranno e ci faranno fuori, ed
oltretutto indicheremo loro la posizione di quella dannata camera. E poi è
necessario portarci 003! Non vorrai mica che balli io al suo posto?!”
Albert rise di
cuore, diversamente da come faceva di solito.
Il professo
Gilmoure li contattò dal Dolphin.
“004, perché
scendi in profondità?”
“Professore, qui
003, il cristallo mi sta guidando…”
“Non fare lo
stupido!”
Ivan
intervenne.
“Non sta
scherzando, professore. Abbiamo scambiato le loro menti. 003 è nel corpo di 004
e viceversa”
Il Professore fece
un salto e contattò il corpo di 003.
“E’ vero,
Françoise, cioè Albert?”
“Qui Albert, è
vero… sono una donna… cioè, voglio dire… temporaneamente. Diamine, se incontro
Joe, quello mi bacia… Cristo santo!”
“Dio mio” pensò il
Professore “Questi mi manderanno nella tomba prima del tempo!”
Poi si rivolse ad
Ivan.
“Interrompete il
transfer il più presto possibile o quei due subiranno danni
irreparabili!”
“Ci siamo quasi
Professore. La Talpa ha trovato l’accesso”
“Strano che il
Fantasma Nero non ci fosse già riuscito… a meno che quella parte del complesso
non fosse totalmente isolata da tutte le altre… quelle rocce devono avere
qualche anomalia quantistica a livello subatomico, anche se non saprei dire
quale… per questo gli strumenti non la segnalavano… gli Spettri Neri credevano
che il sito della Camera del Cristallo fosse un volume di roccia
compatta”
“Avete ragione,
Professore”
Dagli altoparlanti
di plancia, la voce di 004/Françoise li avvertì che la talpa era entrata nel
corridoio che portava alla camera e trasmise loro la posizione.
“Ivan, un ultimo
sforzo, teletrasporta sul posto il gruppo di Françoise…. E se puoi, anche Joe e
Jet”
“Per 009 e 002 non
ho abbastanza forza, Professore. Rischierei di cadere addormentato. Devo
rimanere sveglio dopo aver teletrasportato il gruppo di 003”
Il Professore
spiegò brevemente a Joe la situazione. Benché il Professore gli avesse proposto
di ritirarsi, Joe decise di raggiungerli seguendo il tunnel lasciato dalla
talpa. Due livelli più in alto, tre chilometri in direzione 167 gradi, la talpa,
nella sua discesa, aveva intersecato un corridoio. Joe e Jet corsero insieme a
velocità accelerata, mentre Hilda dava loro indicazioni servendosi del GPS del
Dolphin, inseguiti da un esercito al rallentatore che continuava a vomitare
fuoco.
La talpa meccanica
perforò la parete del corridoio che portava alla camera del Cristallo. I suoi
potenti fari illuminarono l’ambiente. Piunma riconobbe le due teorie di sfingi
lungo le pareti, alternate alle nicchie dei gruppi scultorei, raffinate ed in
parte indecifrabili. Era il corridoio che aveva percorso con Morgan…
Quasi nello stesso
istante le sagome indistinte di Françoise e degli altri, teletrasportati da
Ivan, si materializzarono e si stabilizzarono. Albert e Françoise guardarono
ciascuno il proprio corpo dagli occhi dell’altro, in silenzio, con
un’espressione indecifrabile sul volto.
Infine arrivarono
Joe e Jet, rotolando uno addosso all’altro fuori dal buco lasciato dalla talpa.
Joe si rialzò,
vide Françoise e fece per correrle incontro.
Rimase
esterrefatto quando la vide alzare le mani per fermarlo e ritrarsi impaurita
chiamandolo per cognome.
“Shimamura, no,
aspetta! Non farlo”
Al contempo Albert
gli tese le braccia dicendogli
“Amore mio, sei salvo!”
Anche Jet era
senza parole.
Poi li vide
bloccarsi, chiedergli entrambi di aspettare un attimo e portarsi le mani alle
tempie. Ivan rimise le cose a posto.
Françoise scosse
leggermente il capo e si volse verso Joe.
“Oh, amore
mio!”
“Ora le cose
quadrano” pensò Joe.
Poi si volse ad
Albert.
“Albert, da quanto
tempo sei innamorato di me? Non lo sai che sono già impegnato? Bretagna invece è
libero!”
“Joe, lascia che
ti spieghi…” intervenne Françoise.
“Ah, gia! Spiegami
cosa non dovevo fare!”
“Joe, il
Cristallo… ed Ivan… hanno fatto sì che io ed Albert ci scambiassimo i
corpi…”
“Vuoi dire
che…”
“O accetti questa
spiegazione” replicò Françoise “O dovrai supporre che Albert ti ami.”
“Non è affatto uno
scherzo, 009” puntualizzò Albert “Ho vissuto in prima persona
quell’esperienza”
Françoise si
guardò intorno.
“Ci siamo. In
fondo a questo corridoio c’è la Camera del Cristallo. L’abbiamo
trovata!”
“Muoviamoci,
allora” esclamò Joe “Sei pronta, Françoise?”
“Sì… io… sì!
Andiamo…”
“Vieni, ti
accompagno. Sicuramente siamo stati seguiti, e non tarderanno ad irrompere qui,
ma dovranno scavare. Io e Jet abbiamo disseminato di microcariche il tunnel
scavato dalla talpa, facendolo crollare in più punti. Quando li avremo di
fronte, ci penseremo noi a trattenerli.”
“La Luce ci
proteggerà… non temete. Non siamo in trappola.” rispose lei, facendo il saluto rituale
con la destra.
Quando fu di
fronte al grande portale, Françoise appoggiò la mano sul cerchio alato, ed i battenti chiusi da millenni si
ritirarono silenziosamente dentro le pareti. Si aprirono su una tenebra tanto
densa da sembrare liquida.