Konoha
Konoha: alberi verdeggianti, adrenalina, kunai.
L'oscurità
che mi avvolge non mi ha fatto dimenticare cosa ho lasciato;
l'oscurità che mi circonda quasi si dissolve
quando chiudo gli occhi: la libertà che ho cercato quando
sono fuggito la ritrovo ora pensando solo al villaggio della foglia.
"Foglia",
mormorò ad alta voce, sapendo di essere solo e di poter
gustare un attimo la sensazione di quella parola senza sentirmi in
dovere di pronunciarla con disgusto per sembrare convinto della mia
scelta.
Konoha: sorrisi, accademia,
coprifronte.
Mi tocco
la fronte, da tanto tempo spoglia di quella precauzione. L'adrenalina
dello scontro, degli allenamenti, non la provo da un bel po' ora che
non devo dimostrare niente a nessuno se non a me stesso... e
a Itachi.
Stringo il pugno,
pensando che sono quasi stanco di odiare mio fratello, soprattutto
quando associo il suo ricordo al volto di mia madre in cucina,
sorridente.
Konoha:
pomodori, ramen, Naruto.
Adoro i pomodori e i
colori caldi dell'estate... è da tanto che non assaporo la
calda brezza sulla pelle, il torpore del piacevole sole che scalda il
viso.
I capelli di Naruto
biondissimi, la sua tuta arancione e il suo innato ottimismo, il suo
credo ninja.
Mi trovo a sorridere,
poi sento l'amarezza sopraggiungermi: ho scelto io questa strada, ho
scelto io di allontanarmi dal mio amico. Un amico che ancora
è sulle mie tracce, che ancora non ha perso la speranza e
forse rimane tutt'ora la mia unica speranza. Averlo lasciato in vita
non è servito solo ad esaudire un capriccio per fronteggiare
mio fratello a modo mio, ma anche e soprattutto perchè
così so per certo che un giorno, da vivo o morto,
tornerò lì, a respirare quell'aria di infanzia
che solo crescendo riuscirò a percepire.
Konoha:
primavera, fiori di ciliegio, Sakura.
Sorrido, questa volta
più apertamente, cosa che ormai riesco solo a fare di
nascosto, in uno di quei momenti, come ora, che mi sembra di non aver
mai lasciato Konoha, con i suoi alberi, con le sue eterne stagioni
luminose, con i suoi alberi di cliegio e tutto quel rosa che ti
avvolge, che ti accarezza.
Chissà come
è diventata Sakura, chissà se è
rimasta l'eterna bambina noiosa e isterica, chissà se
picchia ancora Naruto, chissà se ha ancora la foto del team
7 vicino al letto come tutti noi, come la mia, ancora sul davanzale
della finestra. A volte vorrei averla portata con me, ma i legami vanno
recisi.
Chissà se
Sakura pensa ancora a me...
Mi torna alla mente il nostro ultimo incontro, quando ha dichiarato di
amarmi: ripenso all'impulso insano che mi era preso dopo averla fatta
svenire, dopo aver pronunciato un "Grazie" come unica dimostrazione di
non odiarla davvero, di provare dell'affetto.
L'impulso di non essere dimenticato, di non essere sostituito, mi ha
fatto scandire quella parola lentamente, per lasciarle qualcosa.
Riapro
gli occhi di scatto a quell'ultimo pensiero, cercando di bloccare gli
altri che potrebbero riaffacciarsi: i suoi capelli rosa che ora
svaniscono appena mi ricordo del luogo reale in cui mi trovo, sfuma il
ricordo di quelle labbra che ero tentato di baciare un' unica volta
prima che ci separassimo, senza che lei lo sapesse, senza che ci
fossero delle conseguenze.
Konoha:
nostalgia, legami, casa.
La mancanza si fa
sentire, ma i legami sono stati recisi, mi convinco.
L'adrenalina
è stata sostituita dal bianco della morte, che mi accompagna
nei vestiti oltre che nei gesti.
Ho lo sharingan per
portarmi un pezzo di distruzione, un pezzo di famiglia, un pezzo di
me...e il rosso dei pomodori lo ritrovo solo nel sangue che
vedrò sgorgare dal corpo di Itachi quando
giungerà il momento.
I capelli di Naruto,
sono sostituiti al giallo degli occhi serpenteschi di Orochimaru, che a
breve pretenderà il mio corpo.
E il rosa... non
c'è più niente di rosa , persino il colore della
mia pelle è sempre più spento.
E il verde... quando
mi alleno con Orochimaru vedo le foglie, le foglie verdi, quasi
più sull'arancione, che appassiscono, così come i
miei pensieri verso Konoha, come l'importanza stantia che ora riservo
al mio villaggio.
La porta si apre e io
non mi muovo di un millimetro, avvertendo la presenza di qualcuno il
cui chakra non mi è nuovo: deve essere il bamboccio che
Orochimaru si è portato dietro dopo lo scontro con Naruto.
Parla in modo
fastidioso, fin troppo chiaro, senza una punta di paura nella voce,
dichiarando che il suo compito sarebbe quello di uccidermi, ma che ora
vuole salvaguardare il legame che ho con Naruto.
Tempismo perfetto con
i miei pensieri: questa non deve essere la mia giornata.
Mi alzo e me ne vado
non calcolandolo minimamente, senza mostrare che in fondo un barlume
infinitesimo delle sue parole sono riuscite a smuovermi qualcosa
dentro, con lui che, imperterrito, continua a seguirmi, anche quando
esco da quel covo buio, per vedere il sole più che per
prepararmi agli allenamenti con Orochimaru.
Sono quasi del tutto
lontano quando una voce mi blocca sul posto, una voce inconfondibile,
che mi fa sussultare dentro.
Mi volto e la vedo
mentre fa una delle sue solite strigliate, per difendermi, proprio come
ai vecchi tempi e quasi mi viene da sorridere.
Non sono solo in
camera, però, quindi non posso tradire emozioni; nonostante
questo, un impulso di curiosità, deve essere sicuramente
quello il motivo, mi spinge a chiamarla per nome, a salutarla.
"Ciao, Sakura!",
gustandomi la sua reazione, gioendo del sussulto udibile, l'eco del mio
interiore, lieto che ora non riesca più a ricordarsi nemmeno
del motivo per cui stava litigando con la mia brutta copia.
Un senso di indicibile
soddisfazione mi pervade quando si volta verso di me a occhi sgranati
mormorando "Sasuke", facendo trasparire tutto il suo stupore, uno
stupore che le inebedisce i sensi al punto da non riuscire a credere o
a sperare di essere davvero di fronte a me.
Leggo nella sua espressione il dolore, l'aspettativa, l'attesa, la
paura... tutto, ma non indifferenza: non ha mai smesso di pensare a me.
La guardo
negli occhi e per poco non mi tradisco: eccole le foglie eternamente
verdi, ecco l'eterna Konoha, ecco l'eterna casa.
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